Dopo la canonica sosta caffè, ripartendo da piazza Venturi ci addentriamo nella stradina che collega la Val Ponsara con la Valle dell'Acqua. Limitando le curve dei colli veneti il gruppo schiamazza variamente, poi il falsiopiano s'impenna e ora la salita si fa dura. Su su sempre più su, andando in debito d'ossigeno e offrendo le spalle ad una palla di fuoco incredibilmente rovente, sino a raggiungere il Capitel del Foscarin ai piedi di un costone brullo, il più elevato della zona (mt. 201) mitigato solo dalle fronde vivaci dei numerosi ulivi. Le gambe segnano i ritmi, qualcuna ti guarda supplicante, altre testa bassa avanzano imperiose, arriva velatamente qualche "non c'è la faccio più". Lo strappo c'è e si sente ma al suo culmine finalmente scema leggero, lasciamo il quarto capitello "Regina Coeli" e imboccando l'ultimo tratto del percorso cogliamo in lontananza il profilo dominante del castello di Soave e sul litorale una linea di ciliegi che fiancheggiano la mulattriera. Il gruppo ritrova forza da vendere, la foto di gruppo quasi obbligata ma ahimè non composta nell'agitazione delle partecipanti. La monumentale opera fortificata che segna il cielo azzurro merita un piccolo sforzo! Entrando dal ponte levatoio protetto da una torre possente detta di San Giorgio respiriamo l'aria della Storia. Il castello, uno dei migliori esempi di struttura castellana del Medioevo, è stato per secoli teatro di aspri scontri e battaglie e ora di proprietà della famiglia Camuzzoni che lo ha riportato, dopo un periodo di abbandono, all'antico splendore. Dal bellissimo mastio si gode il più bel panorama dei Monti Lessini. I click sfuggono al controllo, le gambe magari scricchiolano paurosamente ma in tutte le marmotte la fatica ha lasciato il passo al sorriso. E dopo un'indovinatissima puntatina in un'enoteca dove "il vino è la poesia della terra" a detta della penna arguta di Mario Soldati, tutte alla trattoria "Alla Rocca", famosa per i suoi bigoli casalinghi e la squisita cordialità!
martedì 30 aprile 2013
I dieci capitelli di Soave (25 aprile)
Dopo la canonica sosta caffè, ripartendo da piazza Venturi ci addentriamo nella stradina che collega la Val Ponsara con la Valle dell'Acqua. Limitando le curve dei colli veneti il gruppo schiamazza variamente, poi il falsiopiano s'impenna e ora la salita si fa dura. Su su sempre più su, andando in debito d'ossigeno e offrendo le spalle ad una palla di fuoco incredibilmente rovente, sino a raggiungere il Capitel del Foscarin ai piedi di un costone brullo, il più elevato della zona (mt. 201) mitigato solo dalle fronde vivaci dei numerosi ulivi. Le gambe segnano i ritmi, qualcuna ti guarda supplicante, altre testa bassa avanzano imperiose, arriva velatamente qualche "non c'è la faccio più". Lo strappo c'è e si sente ma al suo culmine finalmente scema leggero, lasciamo il quarto capitello "Regina Coeli" e imboccando l'ultimo tratto del percorso cogliamo in lontananza il profilo dominante del castello di Soave e sul litorale una linea di ciliegi che fiancheggiano la mulattriera. Il gruppo ritrova forza da vendere, la foto di gruppo quasi obbligata ma ahimè non composta nell'agitazione delle partecipanti. La monumentale opera fortificata che segna il cielo azzurro merita un piccolo sforzo! Entrando dal ponte levatoio protetto da una torre possente detta di San Giorgio respiriamo l'aria della Storia. Il castello, uno dei migliori esempi di struttura castellana del Medioevo, è stato per secoli teatro di aspri scontri e battaglie e ora di proprietà della famiglia Camuzzoni che lo ha riportato, dopo un periodo di abbandono, all'antico splendore. Dal bellissimo mastio si gode il più bel panorama dei Monti Lessini. I click sfuggono al controllo, le gambe magari scricchiolano paurosamente ma in tutte le marmotte la fatica ha lasciato il passo al sorriso. E dopo un'indovinatissima puntatina in un'enoteca dove "il vino è la poesia della terra" a detta della penna arguta di Mario Soldati, tutte alla trattoria "Alla Rocca", famosa per i suoi bigoli casalinghi e la squisita cordialità!
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