venerdì 25 dicembre 2020
sabato 28 novembre 2020
RIFERIMENTO IMPORTANTE PER TUTTE LE MARMOTTE E/O SIMPATIZZANTI
Se le marmotte delle aree gialle - le regioni che mantengono in sicurezza le possibilità di spostamento - volessero organizzare o segnalare qualche avvenimento da proporre sotto l'egida dell'Associazione Allegre Marmotte in questo, speriamo, breve periodo di transizione hanno tutta la nostra attenzione quindi potete contattarci al 347 1527671, poi alla nostra mail allegremarmotte@gmail.com ,
sulle pagine facebook o su questo blog
lunedì 23 novembre 2020
In cima al monte Summano - domenica 22 novembre
Mattinata fredda ma limpida lungo un sentiero tra i più classici e suggestivi del vicentino che partendo dal centro abitato di Piovene Rocchette (VI) raggiunge la cima del monte Summano a 1296 metri, ultima propaggine orientale delle Prealpi che si stacca dalla dorsale del Pasubio per riversarsi su tutta la catena dei Colli Vicentini fino al Carega ed al Pasubio, il bellissimo altipiano del Tretto di Schio e, verso nord, Tonezza, la Valdastico e tutto l'altipiano di Asiago fino a raggiungere visivamente il monte Grappa. Solcato da una rete sentieristica che permette numerose alternative al classico Sentiero dei Girolimini (Cai 459), si decide per il sentiero dei Barchi (Cai 460) che da Piovene Vecchia sale alla Trattoria dell'Angelo e da qui al Santuario (mt 533) al cui interno è conservata una
bellissima e antica immagine lignea della "Regina Montis Summani" portata dal dismesso Santuario dei
Frati Gerolimini. La comoda forestale sale in mezzo al bosco sino in località Barchi (mt 740). Uno squarcio tra gli alberi e si intravede la valle, il sasso di Meda e tutta la costa del Monte Cengio dalla parte opposta della valle. Un tintinnio di campanacci rivela la presenza di un gruppo di capre dalle corna maestose lungo il sentiero e nei brevi pianori sparse a brucare. Si continua oltre Campigolo (mt 1040), il paesaggio è mutato e al bosco si è sostituito il pascolo, faggi isolati si stagliano contro il cielo azzurro. Raggiungiamo il Santuario di Santa Maria del Summano (mt 1188) con il suo vivace intonaco dai profili arancioni, la cui origine è oscura. Secondo la tradizione nell'anno 77 del I secolo d.c. San Prosdocimo, primo vescovo di Padova, giunse sulla vetta del monte per abbattere un tempio pagano dedicato a Plutone (Summus Manium) e costruire un sacello intitolato a Maria. A questo punto una parte del gruppo decide di non proseguire per la cima, ci sono ulteriori cento metri di dislivello, ma chi arriva alla vetta - dominata da un impressionante Cristo in acciaio, opera dello scultore Giorgio Sperotto di Marano Vicentino - viene letteralmente abbracciato dalla spettacolare visione della vallata. Il ritorno, considerato in origine lungo il sentiero dei Girolimini, si preferisce percorrerlo sullo stesso sentiero dell'andata.
lunedì 26 ottobre 2020
Da Breonio al monte Pastelletto - domenica 25 ottobre
Definito come la porta della Lessinia, Breonio - frazione del comune di Fumane (VR) - è un piccolo borgo dove la correlazione tra uomo e natura è quanto mai viva a dispetto del tempo che passa e della velocità che sembra travolgere ogni equilibrio. Una zona che si presta ottimamente a punto di partenza di belle escursioni tra le antiche contrade dell'alta Valpolicella e sulle dorsali della Lessinia occidentale. Dall'ampio piazzale della chiesa parrocchiale deviamo per ammirare l'antica splendida chiesa di San Marziale del dodicesimo secolo ora chiusa per rischio di crollo causato da cedimenti strutturali anche a causa del terremoto del 1882 poi si attraversa la parte vecchia del paese costituita da case con i caratteristici tetti a lastroni di pietra della Lessinia o pietra Prun dal nome della principale località di estrazione, Malga de Sora e poco più avanti la bellissima Fontana del Coaleto prima di raggiungere il punto dove si dirama il sentiero Cai 240 - contrassegnato come anello Azzurro, uno degli anelli sentieristici organizzati dalla locale pro loco - che si alza al vicino monte Crocetta (mt 952) tra campi di sfalcio e fitta vegetazione. Sulla cima ci si ferma ad ammirare le imponenti pareti del dirimpettaio monte Baldo e di fronte a noi il Santuario della Madonna della Corona con la grande chiesa incastonata nell'enorme nicchia rocciosa, in lontananza la parte meridionale del lago di Garda e dalla parte opposta il profilo aguzzo del Corno d'Aquilio.Pochi passi e una grande croce si ammira a memoria dell'anno santo 1933. Si scende in direzione sud costeggiando tutto il boscoso versante dei contrafforti rocciosi del monte Pastelletto (mt 1030), la cui sommità è sormontata da antenne e ripetitori, non prima di calarsi nel bosco al sottostante Coal de la Maia, una suggestiva cava naturale raggiungibile seguendo una piccola traccia a destra dell'incrocio. In zona sono presenti numerosi resti di trincee della Prima Guerra Mondiale e molti ripari in grotta avvolti nella fitta vegetazione arborea. L'itinerario ora prosegue lungo il comodo sentiero che solca tutto il dorsale occidentale della montagna fino a raggiungere la testata del Vaio Boralunga e poi scendere fino alla contrada Paroletto. Oltrepassato uno stradello erboso si entra nel fitto di un bosco di carpino raggiungendo località le Rive, sentiero Cai 238, ci si ferma ad ammirare l'eleganza di alcuni cavalli al pascolo e poi attraversare la stradaprovinciale raggiungendo in breve la base di partenza. E chiusura al wine bar Sapori della Valpolicella di Fumane
PARTENZA: Breonio (mt 860)
SEGNAVIA: Cai 238-240
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 170
ALTITUDINE: mt 1030
LUNGHEZZA: km 6
giovedì 22 ottobre 2020
I castelli da Vigoleno a Sarzanello - 18-20 ottobre
Castello di Vigoleno |
Castello di Bardi |
Pontremoli |
![]() |
Castello del Piagnaro |
![]() |
le Statue Stele lunigianesi |
Fortezza di Sarzanello |
Castello di Montereggio |
lunedì 19 ottobre 2020
Le nostre mascotte!
Ecco le nostre marmottine di peluche by Alpes (altezza circa cm. 15), in prenotazione al prezzo di cinque euro!
Contattateci al 347 1527671
lunedì 12 ottobre 2020
Sotto il diluvio il castello di Contignaco (Parma) - domenica 11 ottobre
Il Castello di Contignaco è una antica fortezza che risale all'XI secolo. Si erge su una collina di 317 metri posta sulla sinistra del torrente Ghiara, lungo la strada che da Pellegrino Parmense scende verso Salsomaggiore Terme. Dall'altro lato del torrente si trova la chiesa di San Giovanni Battista, antica pieve romanica del medesimo secolo. La costruzione, esempio di architettura militare medioevale, si sviluppa su una pianta regolare intorno a un cortile interno quadrato. Accanto all'attuale portone d'ingresso si alza il mastio, alto circa trenta metri, innalzato intorno al 1030. Nonostante la pioggia battente il paesaggio intorno al castello è suggestivo, circondato da splendidi esemplari di querce, cedri, cipressi e allori. Notevole la quercia ultra centenaria con un tronco di oltre due metri di diametro, posta all'ingresso del cortile del castello e classificato tra gli alberi monumentali della Regione Emilia-Romagna. Costruito da Adalberto Pallavicino con funzione di controllo e difesa delle saline situate a Salsomaggiore e a Salsominore, il castello fu determinante per le fortune dei Pallavicino che gestirono per secoli l'estrazione e il commercio del sale - nel medioevo era così prezioso che veniva utilizzato come moneta di scambio, da qui la parola "salario" - da cui ricavarono gran parte delle loro ricchezze. Conteso a lungo fra i vari discendenti del Pallavicino, nel 1315, dopo una cruenta battaglia il castello venne conquistato dagli Aldighieri di Parma.
Da questo momento nel tronco di questa famiglia si innesta così un nuovo ramo, detto degli Aldighieri di Contignaco. Gli Aldighieri proseguiranno nei loro lucrosi commerci di sale mettendosi sotto l'ala protettrice degli Sforza ai quali assicurano "fedeltà, amicizia e servitù" fino al 1537, quando Gian Matteo Aldighieri, sposato con Caterina Rossi di San Secondo, muore senza lasciare figli maschi. Si estingue così il ramo degli Aldighieri di Contignaco e la Camera Ducale di Milano passa ogni diritto sul feudo a un ramo della famiglia Pallavicino che assumerà il nome di Sforza-Pallavicino. Successivamente il castello diventa proprietà dei Terzi di Sissa che si estinsero a loro volta nel 1758, poi della Camera Ducale Farnese. Nel 1762 Filippo di Borbone lo vende ai marchesi Ponticelli di Sasso, nella persona dell'archiatra di corte Silvestro Antonio Ponticelli. In pessime condizioni di conservazione nel 1834 viene offerto, suo malgrado, al capitano Alberto Leva per poi venire acquistato, alla fine del diciannovesimo secolo, da Luigi Boschi che ne fa dono non alla sua discendenza maschile ma all'unica figlia Maria, cosa inusuale per l'epoca. La curiosità di questo castello è legato al sommo poeta Dante Alighieri. Infatti gli Aldighieri di Parma, signori del castello per più di due secoli (1315-1537) appartenevano alla stessa famiglia da cui discende Dante Alighieri. Si narra che proprio Dante, durante gli anni del suo esilio, abbia soggiornato presso il maniero, fatto di cui non esiste alcuna documentazione storica. Il legame di Dante con queste zone è corroborato dalla presenza nella Biblioteca Nazionale di Napoli, di un codice miniato della Commedia a firma di Giovanni de' Gambis, un chierico fidentino che nel 1411 vergò una delle sette migliori versioni della Commedia fra le seicento esistenti.
Attualmente il castello domina i campi e i vigneti dell'azienda vitivinicola della famiglia Romanini, discendenti di Maria Boschi e proprietari del Castello di Contignaco. Tra i loro vini sono da segnalare il Rosso del Sasso, rosso robusto dal sapore intenso, il carico ma anche leggermente amabile Rosso del Rio dei Predoni e il Bianco del Conte, spumante brut ottenuto col metodo classico. I Romanini sono impegnati anche nella produzione di latte. L'allevamento è composto esclusivamente da capi di razza Bruna Italiana e segue il rigido disciplinare del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano che mira a mantenere costantemente alte la qualità e la genuinità del prodotto. Prima di riprendere la via del ritorno una visita alle "Antiche Bontà da Renato", a due passi dal casello di Fidenza, i migliori salumi e formaggi della zona accompagnati dai frizzanti rossi emiliani
(fonte: www.castellodicontignaco.it)
lunedì 5 ottobre 2020
Villa Pisani: la regina delle ville venete - domenica 4 ottobre
Lungo la Riviera del Brenta, importantissima via acquea che collega la città di Padova con la laguna, protagonista suo malgrado di non poche le battaglie in passato per il suo controllo, sorgono splendide ville e Villa Pisani, della famiglia dei Pisani di Santo Stefano, a Stra (Venezia) ne è uno dei più celebri esempi. Sin dal Cinquecento le famiglie più nobili di Venezia presero possesso delle rive del Brenta per le loro ville. Inizialmente erano legate all'attività agricola ma nei primi decenni del Settecento vengono ridisegnate dove il fasto del barocco si coniuga all'armonia della classicità. Una volta contenuto il problema delle piene del fiume, le sponde del fiume si trasformarono in uno dei paesaggi storici veneti più importanti caratterizzati da splendide ville con giardini, barchesse e frutteti. Villa Pisani viene costruita a partire dal 1721 su progetto di Gerolamo Frigimelica e, successivamente da Francesco Maria Preti. Al suo interno è visibile lo splendido affresco del Salone delle Feste, l'Apoteosi della famiglia Pisani di Giambattista Tiepolo, realizzato nel 1761, un grande e infinito cielo azzurro con grosse nuvole e personaggi arricchiscono il maestoso salone. Al centro della raffigurazione troviamo la Madonna con la Fede, la Carità, la Speranza e la Sapienza intenta a leggere un libro. Vicino alla Madonna è rappresentata la famiglia Pisani in abiti settecenteschi. I Pisani, dopo essersi impadroniti dei terreni adiacenti alla villa già esistente sul progetto del Frigimelica realizzano i primi padiglioni del giardino. Quest'ultimo muore nel 1732 e, dopo la sua scomparsa, Alvise Pisani incarica dei lavori il giovane e nobile architetto Francesco Maria Preti: la progettazione degli spazi e della facciata del palazzo evidenziano il nuovo rigore architettonico neopalladiano e intorno al 1756 i lavori vengono completati. Con la Rivoluzione francese il Settecento si chiude con la perdita di importanza economica e politica di Venezia determinando l'impoverimento delle casse dei Pisani anche a causa di debiti di gioco. Nel luglio 1807 Villa Pisani viene acquistata da Napoleone I Bonaparte, inserita tra i beni della Corona francese e ceduta a Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone, e alla sua consorte la principessa Augusta di Baviera che ne disposero il rinnovamento.
![]() |
Salone delle Feste |
martedì 29 settembre 2020
Tour Barolo - domenica 27 e lunedì 28 settembre
Domenica 27 settembre - Colazione e via alla volta di Albaretto della Torre, ad una mancia di chilometri da
Lequio Berria, situato su una dorsale collinare posta
tra le valli del Belbo e del Talloria, è rappresentato dal torrione risalente al Duecento, che ancora svetta a dominare la piazza e la chiesa parrocchiale, quello che resta di un castello costruito dai signori Del Carretto e distrutto pare nel 1630 dalle artiglierie francesi, impegnate nelle Langhe durante la guerra di successione del Monferrato. A pianta quadrata, ingentilito unicamente da una serie di archetti sulla sommità, recentemente è stato reso possibile il pubblico accesso anche se le scale sono particolarmente ripide nell'ultimo tratto e sconsigliata la salita a chi soffre di vertigini. Si continua lungo la provinciale 57 raggiungendo Monforte d’Alba, sosta d'obbligo alla novecentesca Chiesa della Madonna della Neve in stile tardo gotico poi si sale a piazza Antica Chiesa dove sono presenti la Torre Campanaria, l’Oratorio di Sant’Agostino, Palazzo Scarampi - edificato dai marchesi Del Carretto sui resti di un antico castello - e l’Oratorio di Santa Elisabetta. Racchiuso tra questi monumenti un anfiteatro naturale a gradoni dall'acustica perfetta ricavato dalla pendenza morfologica naturale del terreno inaugurato nel 1986 dal famoso pianista Mieczyslaw Horszowski. Ci spostiamo a Barolo e a piedi scopriamo la bellezza
della natura e l’esaltazione del gusto attraverso le storiche vie e la
maestosità di Castello Falletti, castello che domina l’ampio sistema di colline coltivate ad uve Nebbiolo. Il nome del paese deriverebbe dal celtico "bas reul" (luogo basso) in posizione pedecollinare rispetto ad altri paesi della zona. La costruzione del castello viene fatta risalire al X secolo, quando, a seguito delle scorrerie ungare e saracene, Berengario I di Provenza concesse ai feudatari ed ai religiosi della zona la possibilità di erigere torri ed opere di difesa. Nel 1250 lo ebbero in feudo i marchesi Falletti, che nel tempo vantarono la loro signoria su altri cinquanta luoghi nel solo Piemonte. L’attuale zona del Barolo fu pressoché per intero di loro proprietà. La dinastia si estinse nel 1864 con la morte dell’ultima marchesa, Giulia Colbert, che diede nome e lustro al vino Barolo. All’interno del castello oggi ha sede l’Enoteca Regionale del Barolo dove è selezionata la produzione più pregiata dei vini locali. Risaliamo la collina verso La Morra, famosa in tutto il mondo per i pregiati vitigni del rosso Barolo, e ci imbattiamo nel Castello della Volta, a cavallo della dorsale che conduce da La Morra a Novello, in una meravigliosa posizione purtroppo non pari al suo attuale stato di abbandono. Tante sono le leggende che lo circondano. Il castello, tra il sedicesimoe la fine del diciottesimo secolo, viene progressivamente occupato da una serie di edifici di servizio, con adeguamento degli ambienti medievali già esistenti. Con il decadimento della dinastia dei Falletti il castello viene abbandonato e mai più recuperato. Procediamo per la provinciale nuovamente verso Serralunga d'Alba dove andiamo a raggiungere la famosa tenuta di Fontanafredda, in cui giganteggia un grappolo d'uva, monumento al Nebbiolo, creato da Giuseppe Carta, tenuta che si divide tra degustazioni, importante resort e passeggiate nel Bosco dei Pensieri. Fontanafredda è un mondo di oltre cento ettari di terreno collinare situato tra Serralunga d'Alba, Barolo e Diano d'Alba, nel cuore di quell'antico Piemonte che è insieme
artefice della storia d'Italia e della sua tradizione enologica più nobile. La storia di Fontanafredda come azienda vinicola ha però inizio
solo più tardi, nel 1878, grazie alla passione di Emanuele Guerrieri
conte di Mirafiori, nobile figura di imprenditore che si dedica al vino con un approccio
assolutamente moderno. L'azienda oggi conserva intatte le testimonianze del suo nobile passato - la residenza di
caccia, il borgo, le ampie cantine, i vigneti - ma continua a rinnovarsi perfezionando ciò che la natura e la storia hanno tramandato, l'espressione di una cultura del vino che nasce dalla terra e dal vigneto, e che si affina grazie al lavoro e alla creatività dell'uomo. Alba è vicinissima quindi perchè non andare nella città delle nocciole e, di rimando, della Ferrero? E mentre il tramonto disegna con mille accesi colori il paesaggio dei ricchi vitigni ci avviciniamo a Cerreto Langhe o meglio alla Trattoria del Bivio dove, a dispetto del nome, troviamo eccellenze culinarie e servizio di gran classe. Lunedì 28 settembre - Ultimo giorno nelle Langhe. Da Lequio Berria salutiamo l'Alta Langa - non prima di essere passate da Cascina Valcrosa, da generazioni produttrice principalmente di nocciole e in minore quantità di miele e vino, dove facciamo incetta dei loro buonissimi prodotti - ripercorrendo la statale in direzione Barolo per l'acquisto di prodotti del territorio, di seguito si raggiunge strada Fontanazza, in mezzo i vigneti, dove scopriamo la particolarissima Cappella delle Brunate. La cappella è un edificio mai consacrato a luogo di culto e, dopo anni di abbandono, restaurato nel 1999 dagli artisti Sol LeWitt e David Tremlett. Sul prosieguo raggiungiamo Castiglione Falletto dominato dal possente castello dei marchesi di Saluzzo. È uno dei castelli più segreti e affascinanti delle Langhe. La prima volta che viene citato in un documento risale al 1191 e da allora la sua massiccia struttura caratterizzata da tre imponenti torrioni circolari domina il paese. Da sempre di proprietà privata, pochi fortunati hanno avuto l’occasione di varcare la soglia del maniero e visitare il suo panoramico giardino pensile, i saloni di rappresentanza, le prigioni, le torri e le cucine medievali. A pochi passi ecco la Cantina Comunale che promuove i vini del territorio degustandoli in ambiente semplice ed informale, quel che facciamo anche noi con un eccellente Barolo, sulla terrazza che spazia visivamente su splendidi vitigni. Poco lontano un ottimo spuntino al Bar da Enza prima di recuperare la via del ritorno, osservando da lontano Roddi e il suo massiccio castello.
Tour Barolo - sabato 26 settembre
La Regione Piemonte è una terra ricca e fertile, capace da sempre
di donare grandi prodotti enologici, e quando si parla di Piemonte saltano
subito alla mente i grandi rossi delle Langhe. Qui ci sono i vini rossi a fare la parte del leone, Nebbiolo d’Alba, le DOCG Barbaresco e Barolo, fiore all’occhiello della zona insieme al
Tartufo Bianco d’Alba e ai tanti importanti formaggi e poi anche il Dolcetto tipici di questa zona mentre della
Langa Astigiana lo è il Moscato d’Asti. Ci avventuriamo nella terra del Re
Barolo con questi carismi - sabato 26 settembre - la trattoria La Salinera a pochi passi dal castello di Grinzane Cavour pranzando su una terrazza che si perde sulle vigne sottostanti e con menu saldamente ancorato al territorio. Assolutamente da provare i famosi tajarin al ragu. Il Castello
di Grinzane Cavour, che visitiamo più tardi, sorge in uno dei paesaggi più
pittoreschi della Langa. Estremamente scarse le notizie storiche sulle sue origini, c'è chi lo colloca nel tredicesimo secolo e chi sostiene che la costruzione della torre risalga al 1350 e il resto ad epoca successiva. Attorno al Quattrocento il castello e i circostanti terreni appartenevano al marchese di Busca, i cui stemmi mobiliari furono infatti scoperti sotto gli intonaci di alcune stanze. Il castello passò poi numerosi proprietari finchè nell'Ottocento ospitò per quasi vent'anni un personaggio illustre del Risorgimento, Camillo Benso conte di Cavour che vi giunse nel 1830, ospite degli zii, la famiglia De Tonnerre. Incaricato di amministrare questi beni di famiglia, dimostrò capacità organizzativa impostando tecniche innovative all'agricoltura della zona: tracciò canali e fece piantare duecentomila nuove viti. L’imponente costruzione si ammira in
tutta la sua bellezza dopo gli importanti restauri iniziati nel 1960, in occasione del
primo centenario dell’Unità d’Italia. A giugno 2014 il Castello ha ricevuto il
prestigioso riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. All'interno del castello ha sede l'Enoteca Regionale Piemontese Cavour, costituita nel 1967,
e ogni anno, agli inizi di novembre nel castello si svolge l'Asta mondiale del Tartufo Bianco
d'Alba che non ha finalità di lucro visto che il ricavato viene devoluto in beneficenza. Dolci colline accompagnano il nostro viaggio verso Serralunga d'Alba dove abbiamo il secondo appuntamento castellano. Slanciato
e maestoso il suo castello domina uno dei borghi più belli delle Langhe,
circondato da meravigliosi vigneti ancora carichi di frutti.
Considerato uno degli esempi meglio
conservati di castello nobiliare trecentesco del Piemonte già nel XII secolo una torre sovrastava e difendeva il borgo. Nel 1340 Pietrino Falletti riceve il feudo quale ricompensa per il proprio impegno militare, fa abbattere la torre ed erigere il castello. La costruzione dell’edificio doveva essere terminata nel 1357 sulla base di alcuni documenti rinvenuti in loco. Le favorevoli vicende storiche ce lo hanno consegnato inalterato nella sua struttura originale di roccaforte medioevale. Più che un ruolo militare, però, il castello ha svolto nei secoli una funzione di controllo sulle attività produttive del territorio, come dimostra la sua ardita verticalità, tesa a sottolineare il prestigio della famiglia Falletti. Il castello già a fine Trecento presenta il palacium, edificio principale compatto e allungato, costituito da ampie sale sovrapposte, una torre cilindrica ed una pensile con finalità di avvistamento, una torre a base quadrata e la corte con il ponte levatoio. Il Salone dei Valvassori è la sala principale del castello, caratterizzato dal bel soffitto a cassettoni e dal pavimento in terracotta. Il salone è ornato dagli antichi affreschi della cappella votiva della metà del XV secolo, raffiguranti il Martirio di santa Caterina d’Alessandria, affiancato dalla figura di san Francesco sulla parete di fondo ed è sormontato dal simbolo dell’Agnus Dei. su una delle pareti un camino del 1500 ed un vano nel muro probabilmente utilizzato come cassaforte o archivio. All’interno dell’adiacente torre circolare c’è traccia del cosiddetto pozzo rasoio, ultima meta dei condannati a morte. Al piano sommitale si sviluppa il cammino di ronda, inizialmente aperto e protetto dai merli e successivamente coperto dal tetto, da questo punto la vista è spettacolare dalle Langhe fino all’arco alpino. Dal 1949 il castello è proprietà dello Stato, che lo ha acquistato dall’Opera Pia Barolo, l’ente istituito per volontà testamentaria della marchesa Giulia di Barolo, ultima erede della famiglia Falletti. Sotto il castello la Chiesa di San Sebastiano nel Borgo. Putti musicanti, santi, nobili sabaudi come il Duca Amedeo IX di Savoia, Adamo ed Eva scacciati dal paradiso terrestre sono alcuni dei soggetti ancora riconoscibili nelle pareti laterali, sulle volte e nella zona del coro, realizzati in epoche diverse. Ricostruita nel Seicento sull’antico impianto medioevale e restaurata tra il 1886 e il 1888, ha linee essenziali e sobrie, lontane dallo stile barocco di metà Seicento. Riprendiamo la provinciale 125 in direzione Roddino, lungo la strada s'incontra una bianca chiesetta campestre, la Cappella della Madonna della Neve poi finalmente dirette verso Lequio Berria, minuscolo centro a 715 metri di altezza il cui nome deriva dalla parola celtica "leak" (pietra miliare) forse perché la posizione del paese lo rendeva luogo strategico per dominare il territorio circostante e quindi passo obbligato per gli eserciti che si contendevano un tempo queste lande. In posizione dominante ecco l’Albergo Ristorante dei Bersaglieri dove alloggiamo e dove è possibile riscoprire i sapori della cucina tradizionale delle Alte Langhe, le nocciole tonde gentili, i salumi artigianali. le delicate grappe e il Dolcetto e il Nebbiolo fantastici signori dei vini di questa zona.
Castello di Grinzane Cavour |
Iscriviti a:
Post (Atom)