giovedì 22 ottobre 2020

I castelli da Vigoleno a Sarzanello - 18-20 ottobre

Castello di Vigoleno
Un territorio ricco di
 testimonianze storiche ma anche di tradizioni culturali ed enogastronomiche all’insegna delle convivialità e della buona tavola, il tutto racchiuso in un contesto naturalistico di rara bellezza, dal fondovalle sino alle cime più alte dell’Appenino. Lo spazio del viaggio si muove  tra paesaggi immersi nella nebbia, le province si ingarbugliano, il grande fiume Po gonfio delle recenti piogge poi quasi improvviso il panorama muta, il sole torna ad abbracciare i dolci pendii collinari dove appare bellissimo il castello di Vigoleno. Domenica 18 ottobre Un imponente complesso fortificato tra Piacenza e Parma, nel comune di Vernasca (PC) sorge sul crinale tra la valle dell'Ongina e quella dello Stirone a guardia delle colline circostanti, esempio di borgo fortificato medievale p
ervenutoci intatto. La sua fondazione risale al decimo secolo ma la prima data documentata è il 1141 quando era avamposto del Comune di Piacenza. Il borgo è completamente circondato dalla cinta muraria e interamente percorribile sull'antico cammino di ronda. Ha un unico accesso attraverso un rivellino che proteggeva il portale d'ingresso. Il cuore del borgo è la piazza, con la bella fontana centrale, su cui si affacciano il mastio, la parte residenziale del castello, l'oratorio e la cisterna. Proseguendo si raggiunge un piccolo gruppo di case strette intorno alla pieve di San Giorgio, uno dei punti di riferimento del romanico piacentino, menzionata in due pergamene, datate rispettivamente 1223 e 1284, caratterizzata dall’impianto basilicale a tre navate con altrettante absidi semicircolari e torre campanaria quadrangolare, sulla cui campata centrale domina l'affresco di San Giorgio che uccide il drago attribuito ad un ignoto maestro locale del XV secolo. Da Vigoleno ci si sposta verso la val di Ceno in direzione del Castello di Bardi, maestosa fortificazione che sovrasta dall'alto dello scoglio di diaspro rosso il punto in cui il torrente Noveglia confluisce proprio nel Ceno.
Castello di Bardi
Anche se oggi Bardi appare defilata dalle grandi rotte commerciali, nel medioevo si trattava di un'importante tappa sul percorso della via degli Abati e non lontano transitavano i pellegrini della via Francigena. L'esistenza di una fortezza risale al regno di Berengario del Friuli. Nell'898 viene venduta al vescovo di Piacenza Everardo che ne fa un sicuro rifugio dalle scorribande predatorie degli Ungari. 
Fino al XII secolo il castello fu governato da una consorteria di nobili locali - conosciuti come conti di Bardi - fino a quando nel 1257 viene acquistato, con il vicino castello di Compiano, dal ghibellino Ubertino Landi di Piacenza. Ai piedi delle possenti mura si svolsero molte battaglie contro i guelfi, sconfitti tra l'altro nel 1313. Sul finire del sedicesimo secolo, per volere di Federico Landi, il castello diventò una residenza principesca dotata di pinacoteca, archivio di famiglia, biblioteca ed esposizione di armi conferendogli l'aspetto attuale. Nel 1691 con l'intermediazione dall'ambasciatore conte Fabio Perletti, il feudo passa ai Farnese, e successivamente, dal 1732 ai Borbone di Spagna. Nel corso dell'Ottocento il castello, persa ogni funzione difensiva, subisce una progressiva decadenza interrotta col suo recupero nei novecenteschi anni Sessanta. La rocca è un complesso cresciuto nel tempo intorno alla mole del mastio, completamente circondato dalle mura scarpate e dotate di cammino di ronda interamente percorribile, la cui forma irregolare segue la conformazione dello sperone roccioso. L'interno comprende vari edifici, posti su diversi livelli: la residenza, gli alloggi delle milizie, la cappella, la sala della tortura, collegati tra di loro da tortuose e strette scale che, come espediente difensivo, girano tutte verso destra. Proseguiamo il viaggio attraverso boschi rosseggianti poi dal fondovalle dell'Alta Val Taro, al confine con la Lunigiana e le Cinque Terre, lo sguardo si alza verso un colle: ecco il borgo antico di Compiano e appena più in alto il castello, luminoso nella notte ma che non riusciremo a visitare. 
Pontremoli
Lunedì 19 ottobre - La nebbia mattutina avvolge campagne e boschi intorno al b&b Cossalta, poi dirada entrando in terra toscana. Raggiungiamo Pontremoli il cui centro storico è raccolto nella sottile striscia di terra in cui il torrente Verde confluisce nel fiume Magra. Di qui passa l’itinerario originario della via Francigena descritto da Sigerico, vescovo di Canterbury, e percorso a partire dall’undicesimo secolo dai pellegrini diretti a Roma e in Terra Santa. Rappresentata dai suoi innumerevoli ponti tra cui il Ponte della Cresa, probabilmente il più famoso di Pontremoli, che scavalca il torrente Verde mettendo in comunicazione i quartieri nuovi con il centro storico. Si tratta di un ponte in pietra costruito nel corso del Trecento che, a dispetto delle frequenti piene del torrente, si è preservato pressoché intatto fino ai giorni nostri. E l'ottocentesco Ponte dei Quattro Santi alle cui estremità sono situate le statue che raffigurano quattro santi, san Francesco d’Assisi, santa Zita, san Francesco Fogolla e san Gemignano. Apprezziamo il silenzio mentre percorriamo il centro storico caratterizzato dalla seicentesca concattedrale di Santa Maria Assunta. La grande cupola, alta oltre 40 metri, è ben visibile praticamente da ogni punto di Pontremoli e, come anche il castello e la torre di Cacciaguerra detta anche il CampanoneQuesta torre si trova oggi proprio fra piazza del Duomo e piazza della Repubblica ed in passato era parte integrante di un’imponente costruzione militare, una delle tre torri della cosiddetta fortezza di Cacciaguerra, una sorta di cortina che tagliava in due Pontremoli, da fiume a fiume. La realizzazione di questo sbarramento, voluto da Castruccio Castracani nel 1322, si era reso necessario per placare le violente lotte fra guelfi e ghibellini, che nel XIV secolo coinvolgevano anche Pontremoli. Il Campanone, unica testimonianza superstite di questa fortezza, fu poi rialzato nel Cinquecento e dotato di una cella campanaria vera e propria.
Castello del Piagnaro
Una stradella si inerpica verso il Castello del Piagnaro in
 posizione strategica dove la via di Monte Bardone risaliva verso il Passo della Cisa. Dalle sue mura il panorama è spettacolare. Il suo nome singolare deriva dalle piagne, lastre in pietra arenaria dal caratteristico colore grigio, che ricoprono il tetto del castello, e il primo documento che riporta il suo nome Planele risale al 1262. La parte più antica del castello è il mastio datato intorno al 1435 e ricostruito da Niccolò Piccinino mentre il resto del complesso architettonico è il risultato di rifacimenti dei secoli successivi. Questo corpo contiene l'attuale ingresso al castello e, sul retro, un vasto cortile con un antico pozzo dal cortile e da qui tramite una gradinata, si sale sulla terrazza dominante la vallata e l'abitato di Pontremoli. Nel corso dei secoli il castello viene abbandonato e il suo recupero ebbe inizio quando si decise di adibirne una parte per la realizzazione del Museo delle Statue Stele lunigianesi, nato nel 1975 per volontà del suo fondatore Augusto Cesare Ambrosi, poi nel 2015 completamente rinnovato e riaperto al pubblico con un allestimento firmato dall'architetto Guido Canali. Riunisce 42 delle complessive 82 statue-stele finora conosciute e si avvale di strumenti multimediali per la comunicazione. Parte delle stele più antiche sono esposte nello scenario intatto della manica medievale ove le tessiture murarie antiche in pietra fanno da cornice naturale a queste antiche sculture preistoriche, suggestivo ammirare al piano superiore le sette stele di Groppoli, visibili in un ambiente appositamente oscurato per ricrearne l'antica sacralità. Lasciamo Pontremoli e una manciata di chilometri più a sud ci incuriosisce Virgoletta (anticamente Verrucola Corbellari), frazione di Villafranca in Lunigiana, in provincia di Massa-Carrara. Situata sul Colle Vignale tra i torrenti Bagnone e Vigesola, è un minuscolo centro di 333 anime.
le Statue Stele lunigianesi
Il piccolo colle è conformato ad onda con due cime: su quella in direzione del comune di Bagnone è situato il 
Castello Malaspina, su quella in direzione del comune di Villafranca la chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Portasio. Nel mezzo una sella accoglie l'antico portale d'accesso detto degli scaleri. L'abitato cinge queste due emergenze con un susseguirsi di case fortificate e alti terrazzi detti volti cinti. Intorno all'XI secolo dovrebbe essere sorto il borgo di Verrucola Corbellariorum. I Corbellari, subfeudatari degli Obertenghi, esercitarono il loro potere sul borgo in un periodo antecedente all'avvento dei Malaspina. Nel dopoguerra Virgoletta, come tutta la Lunigiana, vide il fenomeno migratorio dei cosiddetti barsan (bresciani) ovvero i venditori ambulanti di vestiti che dalla Toscana portavano le merci in Lombardia e di conseguenza il centro si spopolò. Dopo il Giubileo del 2000 molti pellegrini hanno ripreso a percorrere gli antichi tracciati per Roma lungo la via Francigena (o Romea) che in una delle sue varianti attraversa anche Virgoletta. Mentre si procede sulla statale 62 si presenta ai nostri occhi un tragico spettacolo, il ponte di Albiano Magra collassato nell'aprile 2020 i cui drammatici resti nel fiume rimangono a testimonianza dell'incuria umana. Eccoci ora in Liguria. La segnaletica ci porta alla fortezza di Sarzanellofortificazione militare nei pressi di Sarzana, in provincia di La Spezia, che domina dall'alto la Val di Magra. L'esistenza di una struttura a scopo militare è menzionata per la prima volta in un diploma dell'Imperatore Ottone I, in cui viene concesso al Vescovo di Luni il possesso di sei castra, tra i quali quello de Sarzano. 
Fortezza di Sarzanello
Nel periodo che va dal 1314 ed il 1328 fu plenipotenziario della zona il vicario imperiale Castruccio Castracani, figura nella quale Niccolò Machiavelli avrebbe identificato "Il Principe". Con la vittoria nella guerra di Serezzana dei medicei sulla Repubblica genovese e dopo aver fortificato la città, erigendovi la Cittadella, emerge la necessità di ristrutturare radicalmente la vecchia rocca e di adeguarla alle nuove esigenze belliche. Francesco di Giovanni detto il Francione e Luca del Caprina vengono incaricati di porre mano al progetto della nuova struttura. Quando nel 1494 Piero dei Medici consegnò Sarzana e Sarzanello a Carlo VIII, la fortezza era ancora incompleta. L'opera fu ripresa successivamente dal genovese Banco di San Giorgio e curata da Pietro Biancardo e Matteo Civitali che la terminarono nel 1502, seguendo fedelmente il progetto fiorentino. Completata la costruzione della fortezza, con i tre torrioni ai vertici, si iniziò la realizzazione del rivellino che probabilmente inglobò l'antica torre del castrum. Fu solo allora che la fortezza raggiunse la sua compiutezza formale, in uno straordinario equilibrio di volumi. Nel 1814, con il passaggio al Regno di Sardegna, venne deciso il ripristino della struttura che possiamo ammirare oggi in tutta la sua maestosità. Il mare è a due passi e quindi raggiungiamo la vivacissima Versilia... Martedì 20 ottobre - Risaliamo dalla Toscana verso i passi emiliani con un cielo cupo incapace però di smorzare il multicolor autunnale. Un'indicazione all'entrata di un fitto bosco porta al Castello di Montereggio. Frazione del comune di Farini (PC) si trova in alta val Nure, a 691 metri di altezza. A partire dal IV/V secolo sorse in località Castello di Montereggio ad opera dei monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio dietro concessione ricevuta da parte del re longobardo Agilulfo, la pieve romanica dedicata ai santi Gervaso e Protaso, ora Chiesa di Sant'Anna, che era in origine affiancata ad un castello poi andato distrutto da cui deriva il toponimo del luogo.
Castello di Montereggio
Per molti chilometri la strada corre tra due ali boschive interrotta talvolta da brevi scorci appenninici, un falco d'improvviso plana davanti a noi, poi si raggiunge i
l passo di Santa Barbara (metri 1136)un valico dell'Appennino ligure situato nel comune di Coli (PC), che mette in comunicazione la val Trebbia con la val Perino. La grande statua di Santa Barbara, dotata da spada e ali per cui viene indicata anche come l'Angelone, è posta al centro della rotonda da cui si dipartono quattro strade. Noi prendiamo in direzione di Bobbio, città sede dell'Unione montana Valli Trebbia e Luretta. Famosa meta turistica ha mantenuto intatte le caratteristiche del borgo medievale. Simbolo della cittadina è il Ponte Vecchio detto anche Ponte Gobbo (o Ponte del Diavolo), un ponte in pietra romanico che attraversa il fiume Trebbia con 11 arcate irregolari, di origine ignota anche se negli archivi storici bobiensi si trova un documento datato 6 aprile 1196 che ne testimonia la manutenzione. Nella parte alta del paese domina il castello Malaspina-Dal Verme, la cui possente costruzione quadrangolare la si deve a Corradino Malaspina nei primi anni del Trecento e inserito, come tutti gli altri castelli visitati, nel circuito dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli. Ma di questo e di altri antichi manieri ne parleremo più avanti.

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