martedì 29 agosto 2017

Brentei-Alimonte-Tuckett: i rifugi delle Dolomiti di Brenta (21-22 agosto)

Un cambio turno inaspettato mi consente di aver due giorni interi tutti per me, decido così di spenderli facendo ciò che più amo: la montagna.
Da un po’ desidero percorrere i rifugi del Brenta e trascorrere la notte all’Alimonta il più alto fra questi, e le gambe...quest’anno le gambe vanno a mille!
Per il sacco a pelo mi rivolgo ai miei nipoti, hanno tutto: invernale ed estivo,  singolo e matrimoniale, alta e bassa stagione, a castello, ad acqua, sacco a pelo panoramico e chi più ne ha più ne metta. Non ricordo quanti secondi di campeggio abbiano fatto nella loro vita, ma me lo cedono con entusiasmo.
Parto dal parcheggio della Vallesinella a Madonna di Campiglio e in due ore raggiungo il rifugio Brentei e visto che sono in anticipo sui tempi decido di proseguire direttamente per l’Alimonta.
Il sentiero sale con una notevole pendenza in mezzo alle rocce, dopo qualche minuto mi oltrepassa un allegro escursionista che sale cantando e dall’alto mi urla suggerimenti sul menù del rifugio, sembra che la specialità principale dello chef sia l’omelette cucinata in modi diversi, assicurandomi inoltre che in cima lo spettacolo è garantito.
Proseguo attorniata da pareti enormi e ad un certo punto mi accorgo di essere uscita dalla traccia del sentiero per cui mi ritrovo costretta ad arrampicare con gambe e braccia nel canalone in mezzo a stretti passaggi fra le rocce portando con me una coppia di milanesi, con i quali poi mi ritroverò a cena, e tre tedeschi costringendoli a salire come stambecchi…ma penso che in fondo un po’ di spirito d’avventura renda tutto più entusiasmante.
Terminata l’arrampicata mi ritrovo in un anfiteatro di pareti verticali che danno le vertigini e in un silenzio assoluto affascinante e straordinario dove il Brenta sembra accoglierti nel suo grembo dopo averti attesa per molto tempo.
Sono sempre stata convinta che la montagna “chiama”.
Dopo venti minuti di cammino raggiungo il rifugio posizionato sopra un enorme pianoro di roccia attorniato dalle splendide guglie degli Sfulmini, dalla Torre di Brenta, dalla cima d’Armi e dalla parte terminale della cima Tosa e dal Crozzon di Brenta che dal rifugio Brentei s’innalzano poderose sbucando proprio all’Alimonte…uno spettacolo incredibile.
Purtroppo il ghiacciaio che scende dalla Bocca d’Armi è solo l’ombra di se stesso come sta accadendo ovunque. Accanto ad esso un ghiaione scivoloso mette a dura prova chi torna dal sentiero delle Bocchette. Dall’Alimonta infatti partono i sentieri più belli di tutte le Dolomiti: le Bocchette Alte e le Bocchette Centrali mentre dalla parte opposta s'incunea il sentiero attrezzato Sosat che porta al rifugio del Tuckett.
Trascorro il pomeriggio in esplorazione avvicinandomi alle cime e osservando chi scende e sale dal ghiaione o chi tenta il ghiacciaio. Nel frattempo arriva l’elicottero del Soccorso Alpino. Hanno recuperato un alpinista che si è fratturato un braccio durante l’ascesa al Campanile Alto,  al rifugio gli viene steccato il braccio e via di corsa verso l’ospedale. Veramente tanti complimenti a questi soccorritori che in breve tempo effettuano numerosi salvataggi…troppi forse.
Verso sera il rifugio si riempie di persone in arrivo da vari sentieri e a cena mi ritrovo con la coppia milanese che mi aveva seguito sul sentiero sbagliato e due simpatici mantovani giunti dal Sosat e diretti verso il rifugio Tosa Pedrotti attraverso le Bocchette Centrali.
E’ una serata veramente gradevole tra scambi reciproci d’informazioni su percorsi, tempi, condizioni dei sentieri e tanto altro. L’amico milanese è molto interessato al lago di Aviolo in Valcamonica dove sono tornata recentemente e dove qualche mese fa una cantina della Franciacorta ha avuto l’idea di immergere per almeno un anno, ad una profondità di undici metri, ben  2.200 bottiglie di vino e 30 bottiglie di spumante Magnum ricavo della vendemmia 2016. Non si sa se con dei buoni e importanti risultati o solo per una trovata pubblicitaria…si vedrà!
Io nel frattempo spero tanto in una notte stellata, ma mentre si fa buio il cielo si riempie di nuvole per cui mi rassegno e rimando l’appuntamento con le stelle ad un’altra occasione.
L’amico mantovano mi suggerisce di caricare la sveglia alle tre di notte assicurandomi che il cielo sarebbe stato sereno e mi sarei potuta godere la mia notte stellata…personalmente l’avrei anche fatto ma divido la camera con due giovani tedeschi molto stanchi, uno moro molto gioviale e uno biondo che inizia a russare dal primo momento in cui chiude gli occhi fino a quando si sveglia il mattino seguente salutandomi con un allegro”Good morning”.
A tratti riesco a schiacciare dei brevi pisolini avvolta nel sacco a pelo e due belle coperte, una delle quali gentilmente donatami dal tedesco moro prima di coricarsi…La temperatura all’esterno è fredda e dopo aver fatto un doccia gelata ci voleva un po’ di tepore.
Spesso mi sono chiesta come avrei dormito accanto a quelle cime giganti e devo dire che è stato molto bello, mi sentivo avvolta e protetta e cercavo d’immaginare questo posto in inverno con la neve nel silenzio totale rotto soltanto dal rumore del vento e da qualche rapace in volo.
Il risveglio è alquanto movimentato già dalle prime ore,tutti si preparano ad affrontare la giornata nelle varie direzioni.
La cima Tosa e il Crozzon di Brenta sono illuminate splendidamente dal sole ed emergono dalla nebbia che avvolge le quote più basse mentre il rifugio è ancora nell’ombra e fa parecchio freddo.
Saluto i miei compagni di camera e dopo colazione esco a godermi lo spettacolo vagando qua e là sul pianoro guardando emozionata il risveglio della montagna e i vari giochi di luce che si alternano alla nebbia che scende e sale non arrivando mai però a coprire il rifugio che rimane rischiarato da un bellissimo cielo blu.
Rimango affascinata ad osservare chi con entusiasmo si prepara ad affrontare le Bochette con casco e imbragatura: è un’immagine bellissima vederli tutti allontanarsi in gruppo o in coppia verso il ghiaione e risalirlo lentamente, fra di loro ci sono anche i due amici mantovani, padre e figlio, e mi trasmette tenerezza il loro percorrere insieme le montagne…mi soffermo ad osservarli mentre, dopo esserci salutati, si allontanano lentamente ma con passo sicuro. Io invece mi preparo a ridiscendere al Brentei e prendo la direzione opposta alla loro, mi giro pensando che la prossima volta prenderò anch’io la direzione del ghiaione decisa ad affrontare la paura e le vertigini. 
E’ proprio vero quando si dice che i limiti esistono per essere abbattuti…gradualmente…ma abbattuti e per la prossima stagione sono più che mai decisa a farlo…la montagna mi chiama…
Affronto la discesa nella nebbia, per fortuna non così fitta da impedirmi di vedere le preziose tracce bianco-rosse facendo bene attenzione a non distrarmi e perderle come il giorno precedente.
Oltrepasso le inconfondibili ante verdi e bianche delle finestrelle del Brentei e mi dirigo verso il Tuckett attraverso un percorso mai affrontato, oltrepasso una bellissima pineta di mughi poi il sentiero si addentra tra le rocce in un sorprendente labirinto dove le tracce vogliono giocare a nascondino facendomi sbucare dopo una cinquantina di minuti dietro al rifugio.
Per ritornare al parcheggio scendo dal sentiero opposto rispetto a quello dal quale sono salita fermandomi per alcuni minuti al Rifugio Casinei per far riposare le spalle dal peso dello zaino. Qui ritrovo i due escursionisti incontrati all’Alimonta e una coppia ligure di anziani settantenni conosciuta al Tuckett e tutti insieme ci sediamo a fare uno spuntino. La montagna non è solo cammino, cime, vento, albe o tramonti ma è  incrociare anche solo per pochi istanti la propria vita con quella di altre persone che probabilmente non rivedremo più ma con cui si sono condivise le stesse emozioni...
L’umanità ha bisogno di nutrirsi di bellezza e di condividerla con i propri simili e in questo la montagna e la natura sono le principali protagoniste.
L’emozione principale di questi giorni?
Gioia, nient’altro che gioia e un altro piccolo limite abbattuto ma quale sia questo limite me lo tengo nel cuore.
Mentre termino di scrivere questo testo ho già effettuato un’altra bellissima escursione con una splendida compagnia al Rifugio Larcher nel Parco Nazionale dello Stelvio, sotto il ghiacciaio dell’Ortles Cevedale visitando durante il percorso quattro meravigliosi laghi (domenica 27 agosto)…...Sveglia alle ore 4.30 ma come al solito ne è valsa la pena...

(foto e testo di Annalisa Rizzini)

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