domenica 30 novembre 2014

Grandi Donne: GERDA TARO, una fotografa rivoluzionaria

Davanti agli occhi fermi immagine di vita e morte, attimi divenuti icone immaginifiche. La bella mostra cremonese "La nascita di Magnum" celebra una delle più famose agenzie fotografiche, la Magnum Photos, figlia di una straordinaria combinazione di grandi fotografi, Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger, ma è anche l'occasione per togliere la polvere del tempo sulla figura di Gerda Taro, impavida reporter misconosciuta al grande pubblico ma che in quegli anni creò i presupposti per la futura nascita della creatura di Capa, condividendone gli ideali giovanili e la vorace coscienza politica. Fotoreporter coraggiosa è entrata di diritto nella storia della fotografia per i suoi spericolati reportage durante la guerra civile di Spagna dove morì giovanissima. Gerda, il cui vero nome era Gerta Pohorylle, nasce a Stoccarda nel 1910 da una famiglia di ebrei polacchi. Nonostante le origini borghesi, entra a far parte dei movimenti dei lavoratori socialisti mentre in Germania il nazismo sta salendo al potere. Finisce in carcere per le sue idee politiche e così decide di rifugiarsi in Francia. Qui conosce Endre Friedmann un rampante fotografo ungherese, poi mettici la magia di Parigi, l'amore, un pizzico di incoscienza e il loro reciproco entusiasmo e insieme vanno ad inventarsi il personaggio Robert Capa, un fantomatico ma celebre fotografo americano giunto a Parigi per lavorare in Europa. Di colpo questo espediente fa decollare la loro carriera moltiplicando le commesse professionali. 
Nel luglio del '36 decidono di documentare sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola, conflitto che inciderà profondamente sulle loro vite. In terra iberica realizzano numerosi servizi fotografici pubblicati da periodici importanti. Gerda è rispettata fra le milizie antifranchiste per il suo coraggio e la sua bellezza, rischiando sempre in prima linea. Mentre Capa si trova a Parigi, Gerda Taro realizza un eccezionale reportage durante la battaglia di Brunete. L'articolo pubblicato dalla rivista Regards restituisce grande risonanza alla reporter tedesca. Al ritorno dal fronte di Brunete, la terribile fine. Gerda viaggia aggrappata al predellino esterno della vettura del generale polacco Walter Swierckinsky, comandante delle Brigate Internazionali. Ad un certo punto aeroplani nazisti volano a bassa quota sul convoglio pieno di feriti mitragliandolo, seminando il panico e provocando il caos. Un carro armato repubblicano urta, nel trambusto generale, l'auto alla quale è aggrappata Gerda che cade sotto i cingoli del tank rimanendo schiacciata. 
Le cronache raccontano che la giovane reporter non perse mai conoscenza e durante il trasferimento all'ospedale inglese di Madrid si tenne le viscere con la pressione delle proprie mani. L'infermiera che la vegliava le fece somministrare tutta la morfina disponibile per non farla soffrire, poi Gerda si spegne all'alba del 26 luglio 1937. Aveva 26 anni. Il suo corpo fu condotto a Parigi con tutti gli onori e tumulato al Pere-Lachaise. La lapide funebre, realizzata dallo grande scultore Andrea Giacometti, riportava l'epitaffio "morì sul fronte spagnolo nell'esercizio della sua professione". Robert Capa piegato dalla sua morte, continuerà a viaggiare fotografando tutti i grandi conflitti del Novecento e trovando la morte nel 1954 durante la guerra di Indocina. Alcuni dei loro scatti sono riuniti nel volume "Death in the Making", pubblicato da Capa nel 1938. La tomba della famosa reporter fu profanata dalla mano nazi-fascista durante l'occupazione in Francia nel '42,  poi per Gerda iniziò un lungo oblio, involontariamente oscurata dalla fama mondiale di Robert Capa. Spesso le fotografie della fotografa tedesca furono attribuite al più famoso compagno di lavoro e di vita, ma la recente riscoperta della figura di Gerda Taro ha permesso di restituirci un profilo di donna e di artista unico, al di sopra delle convenzioni e dei ruoli grossolanamente definiti dalla società dell'epoca rendendo giustizia a lei e in qualche modo a tutte le fotogiornaliste di guerra che ne hanno seguito le orme.



Un ottimo libro di Irme Schaber "Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola" (editore: DeriveApprodi, 2007) rende finalmente merito a questa grandissima fotografa. 

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