lunedì 7 aprile 2025

CHIUSE LE PRENOTAZIONI!!!

SQULLINO LE TROMBE
RULLINO I TAMBURI !!
QUEST'ANNO SI FESTEGGIANO
15 ANNI DI MARMOTTE!!
GRANDE EVENTO IN VISTA!!!
In occasione dei 15 anni di attività
 delle Allegre Marmotte, domenica 4 maggio 
a partire dalle ore 12.30 
Grande Festa con musica, giochi e balli! 
Menu con aperitivo di benvenuto, l'ottimo spiedo con patate e polenta, vini d'eccellenza e con un occhio di riguardo per le vegetariane. Prezzo: 25 euro
Location: Casavacanze "Sole&Luna", via San Zeno n°31 a Montichiari (BS)

mercoledì 2 aprile 2025

Ripartiamo con un altro grande cesto (su richiesta di alcune marmotte) con estrazione sulla Ruota del Lotto di Napoli, SABATO 17 MAGGIO.

Il primo numero estratto si aggiudicherà un cesto di ottimi prodotti unito ad una gift card dei SUPERMERCATI LIDL, presenti su tutto il territorio nazionale, del valore di 80 EURO!!
COME SEMPRE ANCHE IL 2°-3°-4° E 5° ESTRATTO RICEVERANNO UN PREMIO DI CONSOLAZIONE
Info e prenotazioni al 347 1527671, sulle nostre pagine Facebook e su questo blog

domenica 30 marzo 2025

Sfida a bowling lombardo-veneta!!! - VENERDì 4 APRILE

Venerdì 4 aprile
"Torneo di bowling tra lombarde e venete" al Gran Canyon Bowling Biliard (3° piano) del Centro Commerciale LA GRANDE MELA, via Trentino 1 a Sona (VR) ore 20.30. Si gioca tutte contro tutte! Premi alla vincitrice (col miglior punteggio finale) e alla seconda e terza classificata ma importante è comunque divertirsi, strikes o canaline che siano!! La partita costa 7 euro a persona. Prima della disfida, a scelta libera, si cena in una delle ristorazioni
all'interno del centro commerciale.
Iscrizioni ed info al 347 1527671, sulle nostre pagine Facebook e su questo blog

sabato 29 marzo 2025

Pasquetta in Lessinia!!! (lunedì 21 aprile)

Anticipiamo il programma del pranzo di Pasquetta (lunedì 21 aprile) alla Locanda Viaverde, via Viaverde 9 a Velo Veronese nei Lessini. Abbiamo prenotato dei posti ma vi consigliamo di prenotarvi con largo anticipo al 347 1527671, sulle nostre
pagine Facebook e su questo blog.
Menù alla carta!

Visto i prezzi "non proprio abbordabili" di b&b, hotel ed affittacamere si è deciso di spostare il SENTIERO DELL'INFINITO (da Portovenere a Rio Maggiore in Liguria) al week end 6-7 settembr
e prenotando già 2 camere (4-5 ospiti) € 45 a testa compresi di tassa di soggiorno. Chi fosse interessata ci contatti al 347 1527671, sulle nostre pagine Facebook e su questo blog

L'allenamento di mercoledì 26 marzo al Bowling Leonessa di Brescia....Forza marmotte della Lombardia, del Veneto e magari del Trentino! Appuntamento al Gran Canyon Bowling Biliard, all'interno del centro commerciale La Grande Mela, via Trentino n°1 a Sona (VR) ore 21.00. Euro 7 ogni partecipante. Premi alle prime tre col miglior punteggio e...tante risate in bella compagnia! Chi desidera si mangia qualcosa insieme prima del match all'interno del centro commerciale!!

Info e prenotazioni al 347 1527671, sulle nostre pagine Facebook e su questo blog 

venerdì 21 marzo 2025

Prossimamente...con le marmotte

PROGRAMMA 2025
- Torneo di burraco con sede e data in definizione
- Torneo "interregionale" (Lombardia vs Veneto) di bowling - venerdì 4 aprile
- Escursione al Rifugio Mirtillo (BG) – domenica 6 aprile
- Pasquetta alla Locanda Viaverde a Velo Veronese - lunedì 21 aprile
- Trekking al Monte Sparavera - giovedì 1 maggio

….e fra le altre proposte: Il sentiero dell’infinito in Liguria (6-7 settembre), la Valle D’Aosta (13-15 giugno), La Viel del Pan in Val di Fassa (1-2 giugno), Trekking ai tre castelli di Appiano (21 settembre), due tappe del Cammino di Oropa (settembre/ottobre),  e soprattutto…

DOMENICA 4 MAGGIO si festeggiano i 15 anni delle marmotte con lo spiedo da “Sole&Luna”, via San Zeno n° 31 a Montichiari (ore 12.30) con tanta musica!!

Le escursioni in montagna tra le Dolomiti e le prealpi lombarde, le cene, pranzi e apericene saranno inseriti di volta in volta nel programma considerando anche il venerdì sera e il sabato 

Seguiteci sulla nostra pagina Associazione Allegre Marmotte e anche sul profilo Facebook Linda Mian (Allegre Marmotte)

Il nostro blog: allegremarmotte.blogspot.com
Per contatti telefonici: 347 1527671


Qualche suggerimento? Un viaggio interessante? Una meta da raggiungere? Scrivete alla nostra mail allegremarmotte@gmail.com !!

lunedì 17 marzo 2025

Le atmosfere sospese di Felice Casorati a Palazzo Reale di Milano - domenica 16 marzo

Con le sue atmosfere sospese ed enigmatiche Milano ospita dopo 36 anni l'importante retrospettiva nell’universo poetico di Felice Casorati, e lo fa nelle splendide sale di Palazzo Reale dove - a detta dei curatori Giorgina Bartolini, Fernando Mazzocca e Francesco Poli - costituiscono il contesto perfetto per ricostruire la dimensione silenziosa, fatta di pause, contrappunti e vuoti, emanata dalle opere stesse. Oltre cento le opere esposte che propongono una rilettura complessiva della sua arte attraverso un percorso espositivo che si snoda lungo quattordici sale, e che documentano l’avvicendarsi di stili e fonti di ispirazione, dal verismo al simbolismo, dal neoclassicismo alla fase espressionista orientata dalle deformazioni picassiane, sino al ritorno al sintetismo e alle stesure à plat, caratteristiche della produzione di fine carriera. Opere provenienti da prestigiose raccolte private e da importanti collezioni pubbliche come 
il Ciclo delle Grandi Tempere, per esempio, insieme a Ritratto di Raja, Conversazione platonica e Annunciazione, in arrivo da una collezione privata ed esposto per la prima volta dopo molti anni. Fondamentale la stretta collaborazione con l’Archivio Casorati che ha fornito il supporto scientifico nonché la consultazione dei materiali documentari storici. 
Il percorso espositivo si apre con le prime opere caratterizzate da uno spiccato realismo, tra cui il celebre Ritratto della sorella Elvira  (1907) esposto con successo alla Biennale di Venezia o Le ereditiere (1910) proveniente dal  Mart di Rovereto.
Un focus importante sarà dedicato agli anni trascorsi a Verona, dove l’artista si trasferisce con la famiglia nel 1911. 
Dopo essere stato esposto all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia del 1912, Le signorine, considerato il suo capolavoro giovanile, mostra i primi segni della svolta simbolista di Casorati
. Il ciclo delle Grandi tempere (1919-1920) presenta l’evoluzione dello stile e del linguaggio pittorico dopo il definitivo trasferimento a Torino a seguito della tragica morte del padre. Qui, nel 1919, Felice Casorati si stabilisce nella casa-studio dove vivrà per tutta la vita. Per la prima volta sono accostati in un trittico ideale tre importanti dipinti caratterizzati da una dimensione spaziale nuda e desolata e da un senso metafisico di inquietante solitudine: Una Donna (o l’Attesa), Un uomo (o Uomo delle botti) e Bambina (o Ragazza con scodella) della collezione della GAM di Torino dove è conservata la più ricca e significativa raccolta museale di opere di Casorati. 
A questi si aggiunge la maestosa Colazione che raffigura una famiglia di sole donne con una resa “algida, tersa, spesso indagata nei più minuti dettagli, talmente realistica da rivelarsi inevitabilmente inquietante e straniante” che riassume lo stato emotivo e psicologico di Casorati pervaso da un senso di lutto tipico dei primi anni del dopoguerra. Uno dei suoi capolavori di questa fase è il Ritratto di Silvana Cenni del 1922, icona metafisica ispirata, soprattutto nel volto della Madonna, al Polittico della Misericordia di Piero della Francesca. Risale anche a questo periodo la collaborazione di Casorati con Riccardo Gualino, collezionista, mecenate e imprenditore, per il quale l’artista dipinge i ritratti di famiglia e progetta, insieme all’architetto Alberto Sartoris, il piccolo teatro privato nella loro residenza torinese. Questo sodalizio è presente in mostra con i tre ritratti dei Gualino, quello di Alfredo Casella, compositore e pianista, e delle danzatrici Raja e Bella Markman fuggite dalla Rivoluzione russa, protagoniste con Cesarina Gualino delle esibizioni di danza libera sotto i fregi casoratiani del teatrino.
Nel 1924 Casorati partecipa alla Biennale di Venezia ottenendo un grande successo e la mostra di Palazzo Reale dedica a questa importante avvenimento un’intera sala con cinque delle opere che vennero esposte, Meriggio del 1923 con ispirazione all’arte quattrocentesca (il nudo femminile che compare sulla destra è ispirato al Cristo morto di Andrea Mantegna), Natura morta con manichini, Ritratto di Hena Rigotti , Duplice ritratto  e Concerto del 1924. La celebre Conversazione platonica, nel quale accanto a un sensuale nudo femminile disteso siede un uomo con un cappello nero, è stata protagonista di un lungo tour espositivo con l’esordio alla Prima mostra del Novecento italiano a Milano nel 1926, dove aveva destato molto scalpore, e tappe a Dresda (1926), a Ginevra, Zurigo e Pittsburgh (1927), a New York (1928) e all’Expo di Barcellona (1929), dove viene premiata con una medaglia d’oro. In mostra t
orna visibile al grande pubblico l’Annunciazione (collezione privata), scelta dall’artista per l' esposizione d’arte italiana del 1927 al Musée Rath di Ginevra e poi alla Kunsthaus di Zurigo. La pittura si apre al paesaggio e Casorati ritrae la moglie nello splendido Daphne a Pavarolo (1934). La donna è dipinta all’interno di una stanza che si affaccia sulle colline.
Nel riflesso del paesaggio sui vetri della finestra si colgono frammenti cubisti.
 Nello stesso decennio le figure di fanciulle, rappresentate in una sospesa dimensione di malinconica solitudine, sono tra i soggetti che caratterizzano la pittura di Casorati, Donne in barca del 1934 e Le sorelle Pontorno  (1937), entrambi caratterizzati da una donna che allatta, immersa in atmosfere sospese e intime. Gli ultimi anni della sua carriera sono documentati da nature
morte con la gamma cromatica ormai estremamente ridotta, i colori stesi in campiture uniformi, le forme racchiuse entro uno spesso contorno nero, nelle quali torna il tema antico delle uova e del cimiero – con Natura morta con l’elmo (1947), Uova e limoni (1950), Uova su fondo rosso (1953) – e nuovi soggetti come Eclissi di luna (1949) e Paralleli (1949). Da sempre appassionato di musica, Felice Casorati non fu solo un eccezionale pittore e un appassionato pianista ma anche scenografo, al lavoro tra gli anni Trenta e i Cinquanta, per il Maggio Musicale Fiorentino, l’Opera di Roma e la Scala di Milano. Provengono proprio dagli Archivi storici della Scala numerosi dei suoi bozzetti, realizzati per opere come Le Baccanti e Fidelio, o per balletti su musiche di Petrassi o de Falla: un nucleo che, a chiusura della mostra, permette di conoscere l'aspetto di un artista poliedrico.

(fonte: finestresullarte.info)

sabato 15 marzo 2025

Estrazione del lotto Ruota di Bari
di SABATO 15 MARZO
54-73-63-32-79
COMPLIMENTI ALLE VINCITRICI!!!!

giovedì 6 marzo 2025

Il 4 maggio Grande Festa per i 15 anni delle Marmotte!!! - domenica 4 maggio


In occasione dei 15 anni di attività delle Allegre Marmotte, domenica 4 maggio dalle ore 12.30 Grande Festa con musica, giochi e balli!
Menu con aperitivo di benvenuto, l'ottimo spiedo con patate e polenta, un buffet generoso, vini d'eccellenza e con un occhio di riguardo per le vegetariane e similari
Prezzo: 25 euro
Location: Casavacanze "Sole&Luna", via San Zeno n°31 - Montichiari (BS)
LE PRENOTAZIONI SONO APERTE DA OGGI CON TERMINE MASSIMO il 14 aprile 2025 al 347 1527671, su queste pagine Facebook e sul nostro blog allegremarmotte.blogspot.com con una caparra di € 15 da dare "brevi manu" in occasione dei nostri eventi oppure tramite versamento sulla nostra Postapay Evolution n° 5333 1712 2956 3610 a nome Teodolinda Mian
(causale FESTA 15 ANNI DELLE MARMOTTE 4 MAGGIO 2025)
IBAN: IT20P3608105138244435344441 (verrà emessa regolare ricevuta della caparra)

lunedì 3 marzo 2025

Brescia si colora di rosa! - domenica 2 marzo

Nessuno è qui per caso. Le maglie rosa indossate con orgoglio, gli striscioni che ricordano le battaglie ancora da vincere. Chi è presente in piazza Vittoria in questa prima 
domenica di marzo è perché ha deciso di partecipare con convinzione alla 16esima edizione della Corsa Rosa, la manifestazione dedicata alle donne e ai loro diritti, raccontata in diretta sulle frequenze di Radio Bresciasette. Sono quasi ottomila le iscritte, fra loro tanti uomini, intere famiglie, gruppi associativi, tra cui anche il nostro, ed anche i fedeli amici a quattro zampe. Ad aprire la mattinata anche gli interventi istituzionali della sindaca Laura Castelletti. "Siamo orgogliosi che abbiate scelto di mettere sulla maglia la nostra Loggia. Ho incontrato molte di voi per strada e so che arrivate da tutta la provincia, grazie!". Il biscione rosa è partito puntualissimo da piazza Vittoria alle 10.30 seguendo un anello di sei chilometri nel centro storico bresciano.
L'impetuoso fiume rosa si stacca veloce dagli spazi aperti di Piazza della Vittoria, progettata nel 1929 dall’architetto Marcello Piacentini emblema architettonico del Ventennio, si vanno a superare i centralissimi palchi del Teatro Grande, affianca l'imponente Castello che domina la città dalla sommità del colle Cidneo, si ferma stupito davanti al Capitolium, importante sito archeologico eretto da Vespasiano nel 73 d.C., mentre rallenta il passo al cospetto della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, splendido esempio rinascimentale con la facciata in pietra di Botticino, oltrepassa il portale d'ingresso del Palazzo del Broletto, fa capolino su piazza Paolo VI fiancheggiando allegramente le navate del Duomo Nuovo, scivola oltre la Loggia sino a raggiungere una rumorosa Piazza Vittoria, presa d'assalto dalla festosa marea rosa. Ma c'è ancora tempo per riflettere sulle motivazioni di questa corsa simbolica. 
Quella della violenza sulle donne è una piaga che viene da lontano.
Affonda le sue radici nella storia, c’è sempre stata da che se ne ha memoria. A ben vedere, ogni volta che le donne hanno provato ad alzare la testa per far capire che erano soggetti pensanti dotati di intelletto e intuito, qualcuno ha provato a fermarle con qualunque mezzo: normativo, religioso, punitivo. Oggi se ne parla ed è già una buona notizia. Sono nati movimenti che danno voce al mondo femminile, tante barriere sono state abbattute e i progressi si vedono. Eppure, nonostante i passi avanti, strisciante più che mai, continua a fluire un astio, un fastidio per queste donne che si permettono di reclamare posizioni e diritti che, in fondo, buona parte del mondo non vorrebbe concedere loro. Ma molto dipende anche da noi donne. Investiamo per creare una rete che ci unisca le une alle altre, una sorellanza che ci aiuti a difendere le nostre idee e a portare avanti piccole e grandi rivoluzioni. Non siamo nemiche, navighiamo lo stesso mare e affrontiamo le stesse tempeste. Come sostiene Malala Yousafzai “
ci accorgiamo della nostra voce solo quando siamo messe a tacere”. Allora usiamola, quella voce, per cambiare il mondo.

lunedì 24 febbraio 2025

Anello del Monte Ricco e del Monte Castello a Monselice (PD) - domenica 23 febbraio

Il Sentiero del Monte Ricco e del Monte Castello è costituito da un percorso lungo circa sette chilometri privo di tratti in grossa pendenza. Il Monte Ricco, situato tra Monselice ed Arquà Petrarca, è una delle cime sud orientali dei Colli Euganei. Dal parcheggio della stazione ferroviaria di Monselice si attraversano le sbarre del passaggio a livello e mantenendo la sinistra si va a prendere la strada asfaltata (Via Monte Ricco) che segna la partenza del Sentiero numero 6 del Monte Ricco e del Monte Castello. Arrivate in prossimità di una Casa Rossa, proseguendo verso ovest, incontriamo una larga forestale dal fondo sassoso, che sopraggiunge alla meravigliosa terrazza sorvegliata dalla statua di Ercole che regge il mondo. Ad oriente svetta la Rocca di Monselice mentre ad ovest si erge il profilo del campanile di Calaone, situato in una zona pianeggiante tra il monte Cero e il monte Castello di Baone. La posizione isolata del monte rispetto al complesso dei Colli Euganei consente allo sguardo di spaziare in tutte le direzioni. Purtroppo l'attività estrattiva del cementificio, presente ai piedi del colle, ha profondamente segnato il profilo dei suoi versanti e da qualsiasi angolazione lo si guardi, si vedono le ferite causate dall'attività dell'uomo. Alle spalle della terrazza panoramica una lunga scalinata, fiancheggiata da due filari di maestosi cipressi, conduce all'Eremo di Santa Domenica dei frati francescani le cui origini risalgono al 1203, quando il comune di Monselice donò dei terreni per la fondazione di un cenobio dedicato a San Giovanni Evangelista, divenuto nel corso del Duecento monastero benedettino appartenente al vescovado di Padova.
La posizione strategica del colle attirò l’attenzione di Ezzelino III da Romano che allontanò i monaci e fortificò il luogo a scopo di difesa il novum castrum abbattendo il monastero di S. Giovanni. Terminata la tirannide ezzeliniana, nel 1257 i monaci tornarono al loro monastero, rimanendovi fino al 1431. Dopo alterne vicende storiche nel 1920, il conte Vittorio Cini vi costruì una villa, poi donata ai frati Minori Conventuali, chiedendo che venisse denominata Eremo di Santa Domenica. La struttura, ora di proprietà privata, vige in uno stato di semi abbandono ma lascia trasparire un profondo senso di religiosità. Scese nuovamente al  paesaggio polisemico della terrazza, si procede a sinistra imboccando il sentiero boschivo verso Monte Castello avvicendandosi in falsopiano tra querce e castagni. Da qui si diramano diverse tracce di sentieri e al successivo bivio, in corrispondenza di un cambio di versante, si risale a destra e, percorrendo un sentiero a zig-zag, ci si ricongiunge all'anello superiore del monte Ricco. Dopo aver incontrato un primo impluvio con relative staccionate protettive, la vegetazione alterna selve ombrose di castagno a boschi termofili di querce, faggi ed ornielli mentre nei punti più assolati, compare la macchia mediterranea con lecci e corbezzoli. Il sentiero dopo una breve salita diventa una comoda forestale che conduce agilmente alla strada asfaltata, da cui siamo salite, e da qui raggiungere la stazione ferroviaria. Ogni tanto tra la vegetazione si apre un varco da dove è possibile ammirare il panorama verso i Colli, in direzione di Battaglia Terme, Monselice, oppure sulla pianura ad est dove nelle giornate più limpide (non oggi purtroppo) si può intravedere il mare all'orizzonte. 
Conclusione all'Archivio 62, nel cuore storico di Monselice, con salame nostrano (portato da casa), patatine e grissini (non avevano pane!) accompagnate da un ottimo rosso.
PARTENZA: Stazione di Monselice mt 10
SEGNAVIA: 6
DIFFICOLTA': T
DISLIVELLO: mt 315
ALTITUDINE: mt 325
LUNGHEZZA: km 8

martedì 18 febbraio 2025

La splendida mostra "PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo" al Castello di Novara - domenica 16 febbraio

"Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo" 
è il titolo della mostra che al Castello di Novara esplora l’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia, dagli anni venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento.
Superato il vedutismo settecentesco e la visione neoclassica e romantica del paesaggio si approda al paesaggio moderno che non si limita a cogliere la bellezza della natura ma si sofferma sulla trasformazione antropica dei paesi. 
La nascita del paesaggio "moderno" nella pittura italiana del secondo Ottocento si frammenta, in verità, su molteplici correnti nel concorso d'intenti più che nella sostanza di esiti davvero omogenei, schematizzati in convergenze di ricerche, visioni e militanze artistiche e riferite alla geografia dei luoghi che le videro nascere: dalla scuola di Resina a quella macchiaiola (Castiglioncello e Piagentina), dalla scuola piemontese di Rivara a quella genovese di Carcare. Le sale espositive dunque si tramutano in cromatiche sezioni di viaggio che ripercorrono le tappe salienti di questa trasformazione mettendone in risalto i principali temi - la predilezione per la pittura dal vero, le ricerche dedicate alla resa delle atmosfere e agli effetti di luce e colore - riunendo oltre settanta opere straordinarie provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private.
Ad aprire la mostra è Filippo Carcano, con Pianura lombarda (1887), capolavoro assoluto del Naturalismo lombardoche introduce lo spettatore a
lla prima sezione "La Pittura di paese: dalla veduta al paesaggio" dedicata al paesaggio di età romantica rappresentato da alcuni dei più valenti artisti di area settentrionale. Tra le opere presenti in sala La morte del conte Josselin di Montmorency (1825) del torinese Massimo D’Azeglio che ha per soggetto la Crociata del 1187 e per protagonista la bella Matilde, sorella del re Riccardo d'Inghilterra, e la mirabile Veduta della laguna di Venezia presa dal Campo di Marte (1838) di Giuseppe Canella. Nella sala rossa si prosegue con Il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano che offre il giusto spazio agli apporti fondamentali della pittura di paesaggio romantico naturalistica di area mitteleuropea. Ed ecco il ginevrino Alexandre Calame con Paese con macchia (1850) e il tedesco Julius Lange (Paesaggio nordico con montagne - 1852) presenti fin dai primi anni cinquanta alle esposizioni braidensi che influenzeranno la nuova generazione di paesaggisti operante nel nord ovest italiano, di cui sono esempio Angelo Beccaria (Alla Pesca - 1855) proveniente dalla Collezione del principe Odone di Savoia e Gaetano Fasanotti con il bucolico Strada di montagna (1862). La sezione si chiude con Antonio Fontanesi e lo straordinario Vespero (1859).
Nella successiva sezione Incontri, amicizie e sodalizi artistici. Dallo studio ginevrino di Alexandre Calame a Rivara e Carcare oltre a Fontanesi (Aprile. Sulle rive del lago del Bourget, in Savoia - 1864) e al genovese Tammar Luxoro (La via ferrata - 1870) , tra i fondatori nel 1849 della Società Promotrice di Belle arti di Genova, Alexandre Calame e la sua prestigiosa scuola attirano la maggior parte dei giovani pittori paesaggisti. A parte Carlo Pittara, qui presente con Le imposte anticipate (1865), che si trasferisce a Ginevra e si perfeziona frequentando lo studio del pittore animalista Charles Humbert, per le nuove leve della pittura di paesaggio Ginevra è la Scuola di Calame. Tra i primi a seguire le sue lezioni il portoghese Alfredo de Andrade (Motivo sulla Bormida - 1865), lo spagnolo Serafin de Avendaño (Sulle alture. Primavera - 1881) e il genovese Ernesto Rayper (Sulle rovine dell’antico castello a Volpiano - 1869) tutti presenti nella sala. La quarta sezione espositiva si muove 
Verso la pittura di impressione, infatti dalla prima metà degli anni settanta il paesaggio diviene il luogo privilegiato per il confronto con il vero anche per un pittore di scene di genere come era stato considerato fino ad allora Filippo Carcano che si spingerà, in compagnia di Eugenio Gignous qui presente con l'olio Il ruscello (1879), a lavorare en plein air nelle terre dei laghi lombardi, nei dintorni di Stresa, sulle alture del Mottarone, cercando di elaborare un nuovo linguaggio: La quiete del lago (1878) e L’isola dei Pescatori (1880) ne sono due splendidi esempi.
Nella successiva sezione ecco 
Il trionfo del naturalismo lombardo e la diffusione del nuovo linguaggioPartendo proprio da Carcano la sezione presenta alcune tra le opere più significative di Pompeo Mariani Il porto di Genova da Palazzo Doria (1884), di Achille Befami Formis Sulla Strona (1887), di Giorgio Belloni Nei campi (1889) e di Lorenzo Delleani con due deliziosi quadretti Giochi di bimbi e Capitombolo, ambedue del 1885, lavori che documentano anche la vita, gli usi e i costumi dei popolani. La sala successiva, Il naturalismo nel paesaggio urbano: tra i Navigli e il Carrobbio, è dedicata ad alcuni scorci del paesaggio urbano milanese divenuto oggetto di indagine pittorica. Presente colui che diventerà il maestro del Divisionismo, Giovanni Segantini con Il Naviglio al Ponte San Marco (1880) e Nevicata (1880-1881), La prima neve (1890) di Mosè Bianchi e le lavandaie di Emilio Gola (Naviglio a Milano 1890-1895) . Tra vita en plein air e intimità familiare. Leonardo Bazzaro all’Alpino la settima sezione è interamente dedicata a Leonardo Bazzaro e accompagnano il visitatore tra le alture della montagna verbanese, nella campagna nei dintorni di Gignese, tra i fiori del giardino del villino del pittore all'Alpino – costruito proprio sulla strada che da Gignese conduce al Mottarone – luogo amatissimo da Bazzaro e dalla moglie, la nobildonna Corona Douglas Scotti della Scala qui ritratta ne Tra le ortensie (1902). La penultima sala Dalle Prealpi all’alta montagna presenta alcuni dipinti eseguiti negli anni novanta, tra questi la grande tela de il Lago del Mucrone (1890) di Lorenzo Delleani, due straordinari dipinti di un ormai celeberrimo Filippo Carcano, Dall’alto (1895) e Il ghiacciaio di Cambrena (1897), e le raffinate sfumature di Ludovico Cavaleri (Dalle montagne del Lago Maggiore - 1898).
L’ultima sezione della mostra, Il paesaggio divisionista: dal vero al simbolo, è dedicata alle opere di autori che hanno operato in ambito divisionista come Giovanni Segantini con Mezzogiorno sulle Alpi (1891), manifesto ufficiale di questa mostra novarese, Carlo Fornara poesia cromatica della tela Fine d'autunno in Valle Maggia (1908) e soprattutto Giuseppe Pellizza da Volpedo, Sul fienile (1893-1894), il primo quadro in cui Pellizza cerca di applicare meticolosamente il divisionismoLa mostra è parte di un percorso di celebrazione della figura di Pellizza avviato da METS Percorsi d'arte congiuntamente alla GAM di Milano. Proprio a questo itinerario “pellizziano” è dedicata l’ultima sala della mostra di Novara che ospita anche La Clementina (1906-1907) un dipinto che non si vedeva dalla Biennale di Venezia del 1909. Il percorso proseguirà con l’uscita nelle sale del docufilm con Fabrizio Bentivoglio diretto da Francesco Fei, "Pellizza Pittore da Volpedo", prodotto da METS e Apnea Film e si concluderà a Milano nell’autunno del 2025 con un'ambiziosa mostra monografica organizzata congiuntamente da METS e dalla GAM, con l'opera simbolo di Pellizza, Il Quarto StatoQuesto variegato itinerario offrirà al pubblico l'opportunità di conoscere e apprezzare i molteplici volti del pittore che deve essere giustamente collocato tra i più grandi artisti europei del suo tempo. Conclusione di giornata all'ottima Trattoria Risorgimento a Caltignaga!

sabato 15 febbraio 2025

il "torneo" di bowling a Brescia - venerdì 14 febbraio

Serata divertente al Bowling Leonessa di Brescia. Altezzosamente denominato "torneo" ha visto fronteggiarsi ben dieci concorrenti su due belle piste. La battaglia a colpi di bocce ha decretato la vittoria di Gabry, un gradino più in basso la mitica Bice e terza Susanna, poi via via tutte le altre. E ora ci aspetta il torneo interregionale con le venete!

mercoledì 5 febbraio 2025

 SONO APERTE LE ISCRIZIONI PER IL TORNEO DI BURRACO!

Date e location verranno comunicate quando si raggiungerà un numero di iscritte pari a 12 o più partecipanti!!
Info e prenotazioni al 347 1527671, sulle nostre pagine Facebook e su questo blog

lunedì 3 febbraio 2025

“La Belle Epoque. L’arte nella Parigi di Boldini e De Nittis” a Brescia - domenica 2 febbraio

Come da tradizione, Palazzo Martinengo a Brescia ha inaugurato l'anno delle grandi mostre in Italia, allestendo nelle sale dello storico palazzo cinquecentesco nel cuore di Brescia la mostra "La Belle Époque. L’arte nella Parigi di Boldini e De Nittis" dedicata ad un periodo durato poco meno di quarant’anni, a cavallo tra Ottocento e Novecento, caratterizzato da un tumultuoso sviluppo e da una incrollabile fede nel progresso, da prodigiose scoperte scientifiche, dalla nascita del turismo di massa e dal grande fulgore artistico. I curatori, Francesca Dini e Davide Dotti, hanno ideato un avvincente percorso espositivo articolato in nove sezioni e ricco di oltre ottanta opere, per lo più provenienti da collezioni private, solitamente inaccessibili, e da importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova.
Oltre a celebri dipinti quali il Ritratto di signora in bianco di Giovanni Boldini, Accanto al laghetto dei giardini del Lussemburgo di Giuseppe De Nittis e Al Café Nouvelle Athènes di Federico Zandomeneghi, ci siamo ritrovate immerse nel fermento culturale della Belle Époque grazie alla selezione di elegantissimi abiti femminili realizzati negli atelier dei sarti parigini più in voga, 
luoghi di ritrovo esclusivi dell'alta società, e attraverso le opere di celebri illustratori come Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich e Adolfo Hohenstein, che evidenziando l’importanza della grafica nell’arte visiva della Belle Époque. Completano l’esposizione i vetri artistici di Emile Gallé e dei fratelli Daum, realizzati con tecniche raffinate come incisioni, dorature e smalti che adornavano le abitazioni della ricca borghesia parigina e testimoniano l’eccellenza del design dell’epoca. Nel corso del diciannovesimo secolo la Francia è il centro propulsore dell’arte contemporanea e costituisce per molti paesi un modello ineguagliato di civiltà. Les Italiens de Paris - termine coniato dal critico d’arte Diego Martelli - si muovono sulla scena parigina a partire dal 1870  imponendosi all’attenzione internazionale inventando il genere pittorico della “tranche de vie”, è il caso di De Nittis e di Boldini che dipingono momenti della vita parigina lungo i boulevard, nell’intimità di giardini privati e di salotti esclusivi, ora lasciandosi sedurre dal linguaggio impressionista del veneziano Zandomeneghi, che con la sua originalissima tavolozza trasforma la donna parigina in una icona di moderna femminilità. Mentre Mancini con i suoi fanciulli del sud incanta con il suo virtuosismo, il più giovane Corcos infonde nelle sue tele la felicità stessa di un'epoca segnata dal trionfo dell’eleganza e del lusso in una Parigi mitizzata e sognata in ogni angolo del pianeta.
Il percorso espositivo, organizzato per sezioni monografiche dedicate a ciascun autore, si apre con le esperienze di De Nittis e Boldini.
Giuseppe De Nittis ha celebrato i riti della vita moderna, esaltando il vivere borghese dei salotti parigini, ma anche ritraendo con un vedutismo nuovo e personale, gli angoli più pittoreschi ed eleganti di Parigi, come quelli dei suoi parchi e giardini  (Accanto al laghetto del giardino del Lussemburgo, 1877) dove si incontrano amazzoni e cavalieri, dame eleganti a passeggio o in conversazione sulle panchine (Sulla panchina agli Champs-Élysées, 1875). La rassegna non manca di dare conto delle opere dedicate all'amata moglie Leontine (Léontine che pattina, 1875) e quelle che evidenziano la sua fugace adesione all’impressionismo con Boulevard Haussmann a Parigi (1877) e Campo di neve (1880). A questi lavori, De Nittis alterna un nuovo slancio creativo che lo porta a sperimentare tecniche pittoriche come l’acquerello e il pastello Ritratto di signora in giardino (1882) e ad indagare con inediti tagli visivi angoli di Parigi. Giovanni Boldini giunge a Parigi nel 1871 con un bagaglio di esperienza decennale trascorsa tra le fila dei macchiaioli. Nel giro di pochi mesi Boldini intraprende una propria strada che lo porta a creare un nuovo genere pittorico fortemente influenzata dal fascino della metropoli che Boldini dipinge con il suo stile nervoso e sensuale. Di questa fase sono esposte alcune opere importanti come L’ultimo sguardo nello specchio (1873), Berthe esce per la passeggiata (1874), o l’acquerello Al parco (1872). Sul finire degli anni Settanta ottocenteschi il linguaggio di Boldini si evolve per appropriarsi di una spazialità più ampia, di una più disinvolta mobilità del segno nel tentativo di cogliere una modernità più attuale e il senso dell’evoluzione stilistica del ferrarese è chiaramente percettibile nelle tele Carro con cavalli alla Porte d’Asnières (1887) e Alle Folies Bergère (1885). Sul finire del secolo Boldini perfeziona il ritratto mondano nel segno di una eleganza estrema che tende ad astrarre il personaggio raffigurato in una dimensione a parte. Ne sono un esempio, tra gli altri, lo splendido ritratto di Miss Bell (1903), La passeggiata al Bois de Boulogne (1909) e Ritratto della principessa Radziwill (1910). Ad arricchire la schiera degli Italiens de Paris, giunge nel 1874 Federico Zandomeneghi con alle spalle l’avanguardia macchiaiola.
Già nel 1876 le sue prove pittoriche rivelano un’apertura verso l’impressionismo che si traduce nei primi anni Ottanta in straordinari capolavori come Al caffè Nouvelle Athènes (1885), Visita in camerino (1886), Place du Tertre (1880), Il tè (1892). Il percorso espositivo si completa ripercorrendo le vicende artistiche di due autori quali Antonio Mancini che con i suoi scugnizzi napoletani commuove e incanta per  l'eccezionale virtuosismo pittorico, Scugnizzo con chitarra (1877) e Il piccolo Savoiardo (1877) ed infine Vittorio Corcos, qui presente con alcuni dei suoi capolavori più famosi, Le istitutrici ai Campi Elisi (1892), Messaggio d’amore (1889) e Neron Blessé (1899) capaci di trasmettere la felicità di un’epoca, segnata dal trionfo dell’eleganza e del lusso, in una Parigi, città mitizzata e sognata in ogni angolo del pianeta. Del resto già i contemporanei erano consci di vivere un periodo di sfarzo e frivolezza. Il critico Jules Claretie, nel suo libro "La Vie à Paris" descrive la Parigi della Belle Époque come un’era in cui la città sembrava essere il centro del mondo, aggiungendo che la Belle Époque c’était l’époque des rêves éveillés, de la foi en l’avenir et de l’amour de la beauté sous toutes ses formes / era l‘epoca dei sogni a occhi aperti, della fede nel futuro e dell’amore per la bellezza in tutte le sue forme
La mostra di Palazzo Martinengo è un invito ad un viaggio affascinante, ispirate dalla ricchezza delle tele e dei manufatti, veri e propri crocevia culturali di un'epoca dove storia, arte moderna, immagine si fondono per offrire ai visitatori esperienze culturali indimenticabili. Conclusione ugualmente importante alla "Locanda dei Guasconi", nel cuore storico di Brescia per assaporare l'autentica brescianità a tavola.

(fonte: Arte.it)

lunedì 27 gennaio 2025

Al Castello di Thiene nel vicentino - domenica 26 gennaio

Domenica condizionata dalla pioggia, peccato perché il Castello di Thiene è davvero molto bello, quindi si è considerato di organizzare un piccolo tour al Castello, al bellissimo Duomo, la settecentesca Villa Fabris e al santuario Madonna dell'Olmo ad inizio primavera. Pranzo confermato alla Cà Vecchia dove ieri si è mangiato benissimo!

mercoledì 22 gennaio 2025

"Unseen, le foto mai viste di Vivian Maier" . La splendida mostra alla Villa Reale di Monza - domenica 19 gennaio

Direttamente da New York arriva in Italia la più grande mostra mai dedicata a Vivian Maier. "Unseen, le foto mai viste di Vivian Maier" è il tributo che la Villa Reale di Monza dedica a una delle pioniere e massime esponenti della street photography attraverso 220 fotografie, divise in nove sezioni espositive, che esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile, dagli autoritratti alle scene di strada, dalle immagini di bambini alle persone ai margini della società, avventurandosi anche in aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale. La mostra si compone di un nucleo importante di fotografie in bianco e nero e a colori, molto rare e fino a pochi anni fa mai esposte in pubblico, alle quali si aggiungono filmati in formato Super 8, provini a contatto, audio con la sua voce e vari oggetti che le sono appartenuti come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica. "È nel cuore della società americana, a New York dal 1951 e poi a Chicago dal 1956, che Vivian osserva meticolosamente il tessuto urbano che riflette i grandi cambiamenti sociali e politici della sua storia - spiega la curatrice Anne Morin - È il tempo del sogno americano e della modernità sovraesposta, il cui dietro le quinte costituisce l'essenza stessa del lavoro di Vivian Maier"
Con la scatto silenzioso della sua Rolleiflex, Vivian Maier ha immortalato per quasi cinque decenni il mondo che la circondava. Gli oltre 150.000 negativi scattati nel corso della sua esistenza coprono una immensa gamma di soggetti occupandosi di documentare meticolosamente ogni aspetto della vita ovunque andasse. Eppure il suo lavoro è rimasto sconosciuto sino alla casuale scoperta nel 2007 di John Maloof, giovane filmaker, che acquista ad una asta pubblica di Chicago per 380 dollari una scatola contenente centinaia di negativi appartenuto all'artista. Maloof comincia a svilupparne alcuni rendendosi conto di trovarsi di fronte ad una straordinaria fotografa e ne divulga l'eccezionale bravura con il bellissimo documentario "Finding Vivian Maier" (2014), candidato all'Oscar, diretto insieme al regista Charlie Siskel dando a Vivian Maier fama mondiale.
Capace di unire l’approccio umanista europeo (in Francia, paese d’origine della madre, dove trascorse l’infanzia) al richiamo moderno della street photography americana, Vivian Maier ha costruito un corpus di opere che la rendono oggi, a tutti gli effetti, una delle più grandi fotografe del XX secolo, al pari di artisti come Robert Frank, Diane Arbus, Robert Doisneau o Henri Cartier-Bresson. Il percorso espositivo è stato allestito al terzo piano della Reggia di Monza, chiamato sontuosamente Piano Belvedere, nonostante fosse uno spazio adibito alla servitù, è stato interessato da opere di riqualificazione e restauro conservativo conferendogli un grande impatto visivo. Le sale, i corridoi, i locali d'angolo e le aree di risulta sono state lasciate il più possibile aperte in un ambiente in cui proprio tutto è a vista, dalle gigantesche capriate in legno del Piermarini alle strutture lignee residuali rispetto ad antichi allestimenti perduti, dai tubi in acciaio degli impianti ai graffiti impressi sui muri ai tempi della Biennale delle Arti decorative e a quelli lasciati dalle famiglie istriane che hanno occupato la Villa Reale durante gli anni dell’abbandono, che conferisce all’ambiente una visione architettonica di ampio respiro e pronta, come in questo caso, ad esposizioni artistiche di rilievo. Ma adesso addentriamoci nei temi della bellissima mostra.
VIVIAN SONO IO
La mostra si apre con il nucleo di lavori forse più iconici dell’artista, quelli con cui ricerca se stessa per mezzo della fotografia. Autoritratti ricavati attraverso diverse soluzioni e processi visivi che raccontano della sua capacità creativa e intuitiva, come gli scatti alla propria silhouette proiettata, alla forma della sua ombra, al riflesso in uno specchio o in un vetro. Un vocabolario di situazioni che utilizza per affermare la sua presenza in un determinato momento e in un determinato luogo. Un lavoro particolarmente rilevante nell'era dei social media, con i suoi autoritratti che risuonano con la cultura del selfie contemporanea.
UNO SGUARDO RAVVICINATO E SINCERO SU UN'EPOCA PASSATA
Prima a New York, tra il 1951 e il 1956, poi a Chicago, Vivian Maier ama perdersi passeggiando nei quartieri popolari della città, avventurandosi nel luogo dove per eccellenza va in scena il quotidiano: la strada. Gli attori sono una serie di soggetti inconsapevoli che Maier segue, osserva e immortala in gesti e reazioni spontanee, suscitando possibili narrazioni. Tra queste molte donne, di estrazione umile o benestanti, di cui Maier riusciva a raccontare la bellezza, la profondità e la saggezza dei loro visi solcati dal tempo.
L'AMERICA DEL DOPOGUERRA E LA FACCIATA DEL SOGNO AMERICANO
Nelle sue frequenti passeggiate lungo la città, accompagnata dai bambini di cui si occupa, lo sguardo di Maier si posa su coloro che vivono ai margini del Sogno americano, la grande utopia da cui sono esclusi. Lontani dai classici ritratti con soggetti in posa e agghindati, l'autrice ritrae i suoi soggetti sorprendendoli, precedendo il momento in cui, accorgendosi di lei, avrebbero perso spontaneità.
Concentrandosi spesso su un dettaglio corporeo, sono iconici gli scatti in cui immortala la figura di spalle, un taglio che oggi le si riconosce come distintivo del suo stile.
IL SUPER 8 E LA VIVACE TRAMA UMANA DEGLI SPAZI METROPOLITANI
Negli anni sessanta Vivian Maier affronta più compiutamente il linguaggio cinematografico, filmando frontalmente, senza artifici né montaggio, la realtà che osserva durante le sue peregrinazioni urbane. In un avvicendarsi che diviene stimolo reciproco, Maier alterna la macchina da presa Super 8 e la Rolleiflex, muovendosi e riprendendo inesorabilmente ciò che le si pone davanti e, una volta attratta da un elemento in particolare, immortalandolo in uno scatto.
TUTTI COLORI DELLA STRAORDINARIA VITA ORDINARIA
Se il suo lavoro in bianco e nero è profondamente silenzioso, il colore è per l'autrice il Blues che percorre le strade di Chicago, in particolare quelle dei quartieri operai, che restituisce in un gioco cromatico estremamente ricco. L'utilizzo di una Leica 35 mm, il cui formato rettangolare differisce notevolmente da quello quadrato della Rolleiflex, conferisce un marcato dinamismo alla composizione di queste immagini, esposte pochissime volte in pubblico e tra le più rare della sua produzione.
BAMBINI NEL TEMPO
Istitutrice per quasi quarant'anni, Maier ha spesso documentato la vita dei bambini di cui si è presa cura, scoprendo e rappresentando il modo autentico con cui guardano il mondo. I volti, le espressioni, le mimiche, gli sguardi, le lacrime, i giochi: tutto ciò che costituisce la vita del bambino è passato sotto l’obiettivo della fotografa, che ha saputo restituirne lo spirito più intenso e genuino.
L’ASTRATTO VISTO DA VICINO
L'ultima sezione della mostra raccoglie fotografie di dettagli così piccoli e ravvicinati da perdere il legame con la realtà e sfociare quasi nell'astratto. Sono primi piani di oggetti, dettagli precisi, che Maier guarda così da vicino e con tale intensità da farne talvolta perdere i contorni. Si tratta di scatti poetici e documentaristici che mostrano l'abilità innata di Maier nel comporre rapidamente le sue foto con piccole stranezze e sottili trucchi fotografici. 
La sua storia umana corre su binari differenti e la visione del docu-film "Finding Vivian Maier" offre più interrogativi che risposte. Una cosa, però, è certa. In una delle sue tante registrazioni, si sente Vivian chiedere ad un bambino "E ora dimmi, come si fa a vivere per sempre?" Ecco, adesso avrebbe la risposta.
LA MOSTRA E' STATA PROROGATA SINO AL 21 APRILE
(fonte: Arte.it)

lunedì 13 gennaio 2025

Lo splendido "Grande Anello della Storia " a Montorio (VR) - domenica 12 gennaio

Lasciata l'auto nel grande parcheggio del Castello di Montorio si sale verso il portone d'ingresso tramite una scalinata contrassegnata dalla sigla AS si svolta sul sentierino di sinistra arrivando in breve presso una diroccata porta in mattoni e costeggiando il muro di cinta di Villa Zoppi Pavesi seguiamo la stradella fino ad immergerci sull'ampia carrareccia sterrata che risale la dorsale della collina. Fatti circa duecento metri intravvediamo sulla destra, invasa da una folta vegetazione, i ruderi della chiesetta del XIII secolo di San Venerio. Oltrepassata la chiesetta troviamo la deviazione a sinistra della breve mulattiera che porta al forte austriaco denominato in origine Forte John, attualmente conosciuto come Forte Preara (dal nome Preara ovvero cava di pietra). Aggirato il forte si torna sulla strada della dorsale, che seguiamo verso nord per raggiungere dopo circa un chilometro la Prèa Fita, comunemente chiamata Piloton, un monolite di probabile origine preistorica. Si continua in salita, sempre in direzione nord seguendo le indicazioni del sentiero Cai 264 per Maroni, che ci accompagna per un buon tratto di cammino. Si risale la dorsale fino ad incrociare una strada asfaltata, ora giriamo a sinistra seguendo sempre il sentiero lungo la strada che sale verso località S. Fidenzio. Si svolta a destra seguendo la strada in salita fino all'ultimo ampio tornante dal quale si stacca a sinistra una stradina asfaltata con le indicazioni Cai per Maroni che seguiamo fino in prossimità di due vecchi pilatri in cemento dove la strada si biforca. Si scende a sinistra passando in mezzo a delle coltivazioni di lavanda, dopo aver affrontato due tornanti la strada scende rettilinea fino ad arrivare in prossimità di una curva a gomito. Procediamo a destra sulla carrareccia che si stacca dalla curva e che sale passando sotto ad una casetta bianca, per poi immergersi su una più comoda sterrata con muretto di sasso.
Poco dopo la strada diventa asfaltata e conduce alla località Maroni dalla quale si può godere uno splendido panorama sulla valle sottostante. Oltrepassata una deliziosa scalinata contornata di cipressi, consigliamo di scendere al  belvedere, si passa sotto il muro di alcune abitazioni e dopo una curva si lascia l'asfalto per riprendere a sinistra uno sterrato che scende con una serie infinita di tornarti, tanto da aver acquisito il nome di Piccolo Stelvio, sino a raggiungere la chiesa di Santa Maria in Stelle, dove accanto alla piazza troviamo l'Ipogeo, comunemente chiamato Pantheon, ed anche degli splendidi lavatoi in pietra. Attraversiamo il paese seguendo la sua direttrice principale e tralasciando tutte le deviazioni laterali. In prossimità di una semicurva la strada si restringe costeggiando il muro di cinta di Villa Cà Vendri. Alla curva successiva la strada si biforca, al capitello si sale a sinistra, per poi girare a destra sulla prima laterale che incontriamo così da raggiungere la chiesetta di San Zeno. La chiesetta  sorge su un precedente tempio romano del I sec. d.C. Gravemente danneggiata dai terremoto del 1117 e del 1183, venne ricostruita tra il XII e XIII secolo. Alla sinistra della chiesetta, stretto tra la recinzione di una casa ed il bosco, troviamo un sentiero che prenderemo per sbucare poco dopo su una stradina asfaltata in prossimità della fontana di Vendri. La strada in salita diventa sterrata e poco dopo al bivio si segue il ramo di destra che sale piacevolmente fino ad incrociare una più ampia carrareccia. Dopo un breve tratto pianeggiante la strada diventa cementata e scende decisamente, passando davanti all'ingresso di una azienda agricola. Poche centinaia di metri e ci immergiamo nel bosco che passa sotto ad un agriturismo.
Poco oltre circa  la sterrata si collega con la strada che sale verso San Fidenzio e che noi prendiamo scendendo alla nostra destra verso il paesino di Novaglie. In prossimità dell'abitato la strada si restringe tra le case fino a una piazzetta dove troviamo degli antichi lavatoi. Sulla parete di una casa un grande affresco della Madonna. Dalla piccola piazza ecco la stradella asfaltata che scende in direzione est, il percorso è quasi pianeggiante con un bel panorama sulla campagna sottostante e la splendida villa settecentesca di Balladoro. Costeggiando il muro di cinta della villa si giunge alla Fontana del Franzago, denominata dalla tradizione popolare delle Strje, luogo ricco di mistero e di leggende. Continuiamo sul percorso principale ormai in prossimità del Piloton. A questo punto si ripercorre a ritroso il tracciato, seguendo la strada della dorsale ma questa volta in direzione sud. Transitiamo poco dopo a sinistra del Forte Preara mentre il cielo è un chiasso 
di colori al tramonto, rimanendo sulla direttrice
principale fino a incontrare la strada asfaltata che sale al Castello di Montorio e che ci riporta in breve al parcheggio da dove siamo partiti.

PARTENZA: Castello di Montorio
SEGNAVIA: AS - Cai 264
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 200
ALTITUDINE: mt 310
LUNGHEZZA: km 17.5

sabato 11 gennaio 2025

Venerdì 10 gennaio bellissima serata "bowling e biliardo" al Fun City Family Bowling di Rubano (via Antonio Rossi 2/5/BiS) non prima di essere andate a cena al Ristorante Pizzeria Le Torri in via Provvidenza 106 sempre a Rubano (PD).




domenica 5 gennaio 2025

Passeggiata lungo il Brenta...- sabato 4 gennaio

Una delle più belle passeggiate nel padovano è quella che si snoda lungo il fiume Brenta, dal laghetto Finesso al lago Camazzole, e complice una soleggiata, anche se fredda, giornata invernale, ci ritroviamo al parcheggio Grantorto posto al termine di via Principessa Jolanda dell'omonima località. Entriamo a sinistra nella ciclopedonabile, situata a sud dei laghi, in un contesto paesaggistico di rilevante importanza. Infatti il Parco del Brenta si pone l'obiettivo di tutelare il territorio il sito "Natura 2000 Grave e Zone Umide del Brenta" agendo su fronti diversi, dalla sorveglianza e gestione dei rifiuti agli interventi di conservazione degli habitat del 
fiume. Si segue il sentiero della ciclabile raggiungendo in breve tempo il laghetto Finesso. Proseguendo passiamo sotto il ponte della ferrovia e successivamente quello della statale e svoltate a sinistra si raggiunge una stradella asfaltata dove troviamo un pannello informativo del parco. Molti i ciclisti che ci sfrecciano sulla ciclabile. Continuiamo diritto passando accanto ad una impresa di scavi e più avanti giriamo a destra, dove incrociamo un gruppo di cavalieri, proseguendo sullo sterrato in direzione del lago di Camazzole dalle acque smeraldine tanto da meritarsi l'appellativo di "Caraibi del Veneto". Raggiungiamo il lago nel silenzio più assoluto, e utilizzando uno dei tanti sentieri ancora umidi di rugiada, ne facciamo il perimetro fino a rimetterci sulla stessa ciclabile che ora sì accompagnate da un tiepido sole, ci riporta al parcheggio. In totale sedici bellissimi chilometri.