Vicenza, un filo di trucco solare e la splendida Basilica Palladiana si veste di colori. I colori di Vincent Van Gogh. La mostra "Van Gogh. Tra il grano e il cielo" si presenta con un numero importante di opere del grande pittore olandese, ben 43 dipinti e 86 disegni, grazie soprattutto all'apporto fondamentale del Kröller-Müller Museum. Il percorso espositivo ricostruisce l’intera vicenda biografica del pittore olandese ponendo in rilievo gli anni 1880-1885 che rappresentano una vera e propria via crucis nel dolore e nella disperazione del vivere. E' come entrare nell’anima di Van Gogh e in questo luogo segreto ci si addentra attraverso le lettere che Vincent inviava in modo particolare al fratello Théo, lettere che costituiscono di fatto, come pagine di un diario, il filo conduttore della mostra rendendola forse eccessivamente didascalica. Dalle missive del settembre 1880, quando appaiono i suoi primi disegni, fino a quella conclusiva trovatagli in tasca quando si spara un colpo di rivoltella, alla fine di luglio di dieci anni dopo a Auvers-sur-Oise. Sin dai primi passaggi espositivi la mostra pone, oltre che alla pittura, particolare attenzione al disegno occasione unica dato che i disegni stessi non sono mai stati esposti. Questi fogli sono lo snodo cruciale per spiegare gli anni della sua formazione, quasi autodidatta, attraverso lo studio di libri e riviste a cominciare dal corso di disegno di Charles Bargue, vero e proprio abbecedario per Van Gogh.
Lo stesso Vincent che nell’estate del 1880, a ventisette anni, comunica in una lettera al fratello Théo che ha “deciso di diventare un pittore” in una parabola che lo porterà in un unico decennio, caso assolutamente unico, a tracciare la vicenda più breve e tormentata dell’intera storia dell’Arte. Ma è anche la breve intensa vita di un genio assoluto. Probabilmente nessun altro pittore ha saputo rappresentare nei suoi quadri un vero e proprio scandaglio dell'animo umano espresso in immagini, fossero gli interni dei ristoranti a Parigi, i volti nei ritratti, le nature morte, i mulini, la vita dura della campagna, gli ulivi di Provenza o i campi di grano ad Auvers. Lungo le belle sale palladiane sfilano quadri famosi del periodo parigino, del tempo provenzale tra Arles e Saint-Rémy e dei settanta giorni conclusivi della sua vita a Auvers-sur-Oise dove morirà alla fine di luglio del 1890. Soprattutto la natura sarà il riferimento di un mondo che non è soltanto tema della visione dell'esterno ma si configura nella parte più nascosta della sua anima fino a morirne. Quello spazio riempito di colori, di visioni, di sospiri e respiri singhiozzanti, di improvvise e così brevi accensioni di felicità. Quello spazio che solo Van Gogh ha saputo e voluto dipingere in questo modo.
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