lunedì 23 gennaio 2017

"Da Hayez a Boldini, Anime e volti della pittura italiana dell'Ottocento" a Palazzo Martinengo (Brescia) - domenica 22 gennaio

Non è un'operazione facile riuscire a riassume le tante sfaccettature della ricca e qualitativamente altissima pittura Ottocentesca italiana in una unica esposizione. Una prova l'ha tentata la mostra "Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell'Ottocento" a Palazzo Martinengo. Il giovane curatore Davide Dotti è riuscito a far centro anche questa volta seguendo due precise direzioni. La prima è stata quella di portare nelle sale dell'esposizione dipinti provenienti soprattutto da collezioni private offrendo così la possibilità di godere di opere inedite e spesso sorprendenti per la loro bellezza, e la seconda quella di mettere in evidenza nella scelta delle opere alcuni aspetti culturali, legati a tradizioni locali dell'epoca, in particolare lombarde e venete, seguendo quanto possibile l'ordine cronologico. L'allestimento propone cento capolavori realizzati dei maggiori esponenti, da Canova a Hayez, da Fattori a Segantini, da Pellizza da Volpedo a Morbelli, da Inganni a De Nittis, da Appiani fino a Boldini e ogni sala sviluppa e contiene la ricerca delle correnti che hanno caratterizzato il secolo: il Neoclassicismo, il Romanticismo, la Scapigliatura, i Macchiaioli e il Divisionismo fino agli albori dell'Impressionismo.
Il percorso espositivo si apre con Amore e Psiche stanti, capolavoro di Antonio Canova, copia in gesso preparatoria per la scultura marmorea esposta al museo dell' Ermitage di San Pietroburgo, in cui è possibile ammirarne i dettagli e l'accuratezza delle soluzioni, tra cui le fattezze della farfalla tenuta in mano dai protagonisti, simbolo di passione e purezza. Non è l'unica opera del maestro veneto presente in mostra, un curioso dipinto rappresentante le Tre Grazie è esposto nella parete a fianco del gruppo scultoreo. La tela, datata 1799, che propone un tratto pittorico leggero e vibrante, porta la firma "A. Canova  sc", in alto a sinistra. Con le due lettere aggiunte, appunto "sc", l'artista voleva ribadire la sua più importante vocazione, quella scultorea, come a scusarsi per essersi concesso anche il vezzo pittorico. Ma il dipinto in realtà stupisce per la modernità e la profonda indagine psicologica espressa nella costruzione dei volti. Attorno alla scultura ruotano alcune tele tra le più rappresentative del neoclassicismo tra cui Andrea Appiani, pittore prediletto da Napoleone, nella splendida Venere che allaccia il cinto a Giunone.
La stanza successiva presenta la sezione dedicata al Romanticismo che vede come protagonista assoluto Francesco Hayez, e in particolare il dipinto Maria Stuarda sale al patibolo, capolavoro di tre metri per due, che è giunto eccezionalmente a Brescia.
Mentre a Milano si affermavano gli Scapigliati, a Firenze si faceva largo un gruppo di giovani artisti che, per reagire alla stanca pittura accademica, diede vita al movimento dei Macchiaioli, con Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini presenti nella sala successiva. Proseguendo nel percorso ecco i dipinti a soggetto orientalista e poi le toccanti scene di vita quotidiana immortalate in primis dal bresciano Angelo Inganni, presente con diversi lavori tra cui la splendida coppia di Vedute di Piazza della Loggia e una suggestiva Donna che cucina lo spiedo primizia della cultura gastronomica locale.
La mostra si chiude con la rievocazione del frizzante clima culturale parigino della Belle Époque che si respirava nei caffè e lungo i boulevard della capitale francese dove vissero e lavorarono maestri del calibro di Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis e Giovanni Boldini. Di quest’ultimo, geniale anticipatore della modernità novecentesca, sono esposti i sensuali ritratti nei quali esaltò la bellezza femminile, svelandone l’anima più misteriosa, tra cui il Ritratto della baronessa Malvina-Marie Vitta eseguito con la tecnica del pastello su seta e il magnifico Ritratto della principessa Radziwill con il suo sguardo seducente rivolto allo spettatore.
Alla visita della mostra è poi seguito un aperitivo allo "Storico Caffè", nello splendido scenario di Piazza Duomo, mentre scendevano le prime ombre della sera e di conseguenza anche i gradi atmosferici (eravamo sedute all'esterno), comunque supportate dalle calde coperte gentilmente offerteci dallo staff del bar.

Nessun commento:

Posta un commento