Un grazie di cuore alle marmotte presenti ieri sera all'apericena svoltasi alla trattoria Damaro di Vicenza. Replicheremo sabato 9 luglio a Montichiari (BS)
lunedì 6 giugno 2022
venerdì 3 giugno 2022
Le trincee del Monte Stino (lago di Idro - BS) - giovedì 2 giugno
Raggiungiamo il Rifugio Monte Stino (mt 1416) dal sottostante Lag
o di Idro prima di cavalcare le vecchie trincee ormai divorate dal tempo e dalla vegetazione, e attraversare boschi silenziosi seguendo i resti di antiche mulattiere di guerra. Concluso il giro delle linee trincerate andiamo a scollinare decisamente in modo da seguire una traccia prativa che segue parallela il sentiero 478B sino a raggiungere Cima delle Frate (mt 1447) dove si apre uno splendido respiro panoramico sulla Valle di Piombino, una stretta e selvaggia vallata che si insinua profondamente tra le contorte pendici de Monte Stino, a sud, e quelle altrettanto tortuose del Cingolo Rosso a nord, e del Bezplel a nordest. Un antico sentiero ne percorre il fondo oggi ancor più solitario e selvaggio che in passato. Alzando gli occhi un capriolo scompare velocemente nella boscaglia. Superato il vallo erboso raggiungiamo le fortificazioni di Bocca Cocca (mt 1328) che successivamente dipana sul sentiero 478 di chiara origine militare, supera cenge erbose e tratti scavati nella roccia, tra balze e costoni che precipitano in basso, poi si va ad imboccare il sentiero 456 ed in risalita si raggiunge lo sperone del Monte Stino (mt 1466), dove sventola permanentemente il tricolore, e il bellissimo pulpito panoramico sul lago di Idro. Nonostante una leggera foschia il paesaggio è di prim’ordine con le Prealpi Bresciane, i monti della Valle del Caffaro e la monumentale Rocca d'Anfo. In vetta è stata posta una targa con l'indicazione "Monte Stino" ma in realtà è solo uno sperone sottostante la cima vera e propria, in fondo un modesto rialzo ricoperto di vegetazione circondato da un vasto pianoro, perché si trova una quarantina di metri più in basso. Il complesso fortificato, corredato da diverse bacheche illustrative, merita davvero una visita. Interessanti le trincee e le postazioni dei cannoni recuperate. Nelle due gallerie sotto l'anticima è stato allestito un piccolo museo permanente di reperti di guerra del '15-'18, anche se il grosso del materiale è stato trasferito in una apposita sede a Capovalle. Lasciamo il complesso fortificato procedendo lungo il crinale in discesa. Si passa accanto ad un casolare cintato e si prosegue diritto lungo la stradina sterrata che in pochi minuti di cammino ci riporta al Rifugio Monte Stino dove a trionfare è la polenta con i suoi tradizionali "contorni": brasato, funghi porcini, capriolo, salamine e formaggio alla piastra. Ma anche affettati e formaggi locali freschi e stagionati accompagnati da ottimi rossi per concludere in bellezza.
o di Idro prima di cavalcare le vecchie trincee ormai divorate dal tempo e dalla vegetazione, e attraversare boschi silenziosi seguendo i resti di antiche mulattiere di guerra. Concluso il giro delle linee trincerate andiamo a scollinare decisamente in modo da seguire una traccia prativa che segue parallela il sentiero 478B sino a raggiungere Cima delle Frate (mt 1447) dove si apre uno splendido respiro panoramico sulla Valle di Piombino, una stretta e selvaggia vallata che si insinua profondamente tra le contorte pendici de Monte Stino, a sud, e quelle altrettanto tortuose del Cingolo Rosso a nord, e del Bezplel a nordest. Un antico sentiero ne percorre il fondo oggi ancor più solitario e selvaggio che in passato. Alzando gli occhi un capriolo scompare velocemente nella boscaglia. Superato il vallo erboso raggiungiamo le fortificazioni di Bocca Cocca (mt 1328) che successivamente dipana sul sentiero 478 di chiara origine militare, supera cenge erbose e tratti scavati nella roccia, tra balze e costoni che precipitano in basso, poi si va ad imboccare il sentiero 456 ed in risalita si raggiunge lo sperone del Monte Stino (mt 1466), dove sventola permanentemente il tricolore, e il bellissimo pulpito panoramico sul lago di Idro. Nonostante una leggera foschia il paesaggio è di prim’ordine con le Prealpi Bresciane, i monti della Valle del Caffaro e la monumentale Rocca d'Anfo. In vetta è stata posta una targa con l'indicazione "Monte Stino" ma in realtà è solo uno sperone sottostante la cima vera e propria, in fondo un modesto rialzo ricoperto di vegetazione circondato da un vasto pianoro, perché si trova una quarantina di metri più in basso. Il complesso fortificato, corredato da diverse bacheche illustrative, merita davvero una visita. Interessanti le trincee e le postazioni dei cannoni recuperate. Nelle due gallerie sotto l'anticima è stato allestito un piccolo museo permanente di reperti di guerra del '15-'18, anche se il grosso del materiale è stato trasferito in una apposita sede a Capovalle. Lasciamo il complesso fortificato procedendo lungo il crinale in discesa. Si passa accanto ad un casolare cintato e si prosegue diritto lungo la stradina sterrata che in pochi minuti di cammino ci riporta al Rifugio Monte Stino dove a trionfare è la polenta con i suoi tradizionali "contorni": brasato, funghi porcini, capriolo, salamine e formaggio alla piastra. Ma anche affettati e formaggi locali freschi e stagionati accompagnati da ottimi rossi per concludere in bellezza.
PARTENZA: Rifugio Monte Stino (mt 1416)
SEGNAVIA: 456-478-478B
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 325
ALTITUDINE: mt 1466
LUNGHEZZA: km 6
martedì 31 maggio 2022
Il castello di Scipione e Salsomaggiore Terme - domenica 29 maggio
Scipione è un piccolo borgo di origine medievale sulle colline che dominano il Parco regionale dello Stirone e del Piacenzano, a pochi minuti da Salsomaggiore Terme, a ridosso dell'imponente castello dei marchesi Pallavicino le cui origini vengono fatte risalire al 1025 con l'audace condottiero Adalberto Pallavicino, capostipite della millenaria casata di cui sono narrate le lodi nella Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto , maniero ancora oggi abitato dai suoi diretti discendenti. Costruito secondo la leggenda sui ruderi della villa romana appartenuta al console Gneo Cornelio Scipione Calvo, zio di quel Publio Cornelio Scipione Africano che sconfisse il generale cartaginese Annibale nella battaglia di Zama. Il castello di Scipione, uno tra i più antichi della regione, ebbe una considerevole importanza strategica durante tutto il Medioevo per la difesa delle saline, elemento al tempo indispensabile per la conservazione del cibo, di cui i Marchesi Pallavicino erano i maggiori produttori. Arriviamo al borgo in una giornata carica di pioggia all'esterno dell'originario torrione d'ingresso su cui campeggia, fra le alte fessure che un tempo ospitavano i bolzoni del ponte levatoio, un affresco raffigurante un'aquila bicipite incoronata, stemma dei marchesi Pallavicino. Nell'alto muro di destra si apre l'elegante portale d'accesso ad arco seicentesco che conduce direttamente al Cortile d'Onore, da dove ha inizio la visita. In corrispondenza dell'angolo settentrionale del castello, si innalza una torre a pianta quadrata recuperata durante i restauri più recenti mentre nell'angolo posto a sud, si innalza una torre di forma cilindrica, detta "Piacentina", anch'essa edificata intorno alla metà del XV secolo. Dal Cortile d’Onore un portale circondato di rose si apre sul grande giardino panoramico, mentre la maestosa Scalinata dei Cavalli porta all'ampia terrazza fiorita e all'elegante loggiato seicentesco, affacciato sul paesaggio collinare. Davanti a noi si innalza uno scalone in pietra che conduce agli splendidi ambienti interni del maniero che sono anche utilizzati per un soggiorno ricco di storia immerso in un’atmosfera romantica di un suggestivo borgo medievale. Dopo alcuni anni di abbandono nel 1969 il maniero fu acquistato dal conte Christian Frederik Pier von Holstein che ne fece dono alla moglie Maria Luisa Pallavicino, discendente dell'antico casato. Negli anni successivi sono stati avviati i lavori di restauro che hanno portato alla riscoperta di alcune decorazioni quattrocentesche sotto uno spesso strato di vernice bianca, che ricopriva due soffitti lignei ma anche il ritrovamento di due portali affrescati, il restauro delle pitture murali e degli stucchi seicenteschi ed il recupero dei colori originali sulle pareti. Uscite dal castello ci accorgiamo di una targa inusuale dedicata a Demetrio Stratos, sperimentatore vocale, polistrumentista nonché frontman dei Ribelli negli anni '70. Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori greci il musicista ebbe modo di vivere i suoi ultimi anni proprio a Salsomaggiore Terme con la moglie Daniela Ronconi. Morì nel 1979 appena trentaquattrenne a causa di una grave forma di anemia aplastica. E' sepolto nel piccolo cimitero del borgo. Lasciamo il castello per raggiungere Salsomaggione Terme. Sotto un cielo plumbeo la cittadina emiliana, un tempo perla del termalismo europeo e ritrovo del jet set, pare ripiegata su se stessa. "Il termalismo sociale è tramontato alla fine degli anni Ottanta, prima di allora era possibile usufruire di cicli completi di cure termali rimborsati totalmente dal sistema sanitario nazionale, soggiorno compreso, ma lo Stato ha smesso di investire introducendo il ticket, fino ad arrivare a liberarsi delle terme alla fine degli anni Novanta". Eppure riesce a sorprenderci con la prorompente bellezza decò di Palazzo Berzieri, ovvero il centro termale, progettato dagli architetti Ugo Giusti e Giulio Bernardini. Inaugurato nel 1923, deve la sua magnificenza allo straordinario apporto artistico di Galileo Chini, maestro del Liberty Italiano, ceramista, pittore e decoratore di fama internazionale che dalla sua esperienza in Oriente presso la Casa Reale, trasse l'ispirazione per le meravigliose decorazioni che qui si incontrano. La cura del dettaglio che contraddistingue il corpo centrale prosegue in un trionfo di marmi e maioliche anche in quelli laterali e lungo i fianchi del complesso. E per concludere la vicina Chiesa di San Vitale dalle forme futuriste su progetto degli anni Trenta dell'architetto piacentino Giulio Ulisse Arata che si ispirò al movimento futurista di Marinetti.
martedì 24 maggio 2022
Sulla cresta di Naole (Monte Baldo) - domenica 22 maggio
Grazie alle sue caratteristiche morfologiche molto varie, dalla macchia mediterranea sino agli alti pascoli alpini, il Monte Baldo si è guadagnato l'appellativo di "Giardino d’Europa" e nello specifico la fascia montana fra i 700 e i 1500 metri è una combinazione di fioriture meravigliose in particolare del croco bianco, della genziana, della antillide vulneraria, le endemiche carice del Baldo, l'anemone del Baldo e la rara Pianella della Madonna. Le creste di Naole sono una bella e non troppo impegnativa escursione sulle ultime elevazioni del Baldo meridionale, quelle che da San Zeno di Montagna portano al parcheggio di località Due Pozze (mt 1282), dove è presente una pozza d'alpeggio - una volta erano due - particolarmente ricca di anfibi che qui vengono a riprodursi durante la primavera-estate ai piedi della modesta Cima Mandra. Nei giorni tersi si possono scorgere le lontane Dolomiti di Brenta mentre più ravvicinata appare a nordest la Cima di Costabella. Il percorso (sentiero 51) segue la vecchia strada che sale fino al bivio per l'ex Forte di Naole immergendosi nella boscaglia dopo brevi sprazzi panoramici sul Garda. Superati i Baiti di Ortigari si prosegue sul sentiero 655 in direzione del Rifugio Fiori del Baldo fino ad arrivare ad una svolta sulla sinistra che conduce alla valletta sospesa tra le creste di Naole lungo la strada militare ancora in parte selciata che sale al forte. Costruito dagli italiani nel 1913 contro un possibile attacco austriaco dal vicino confine, la fortezza sorge a 1675 metri a sud della Bocchetta di Naole, a dominio della vallata di Ferrara-Spiazzi.Nel 1914 il forte era dotato di una caserma di alloggiamento delle truppe e di due appostamenti per artiglieria, uno a nord e l'altro a sud. Da alcuni anni nella parte più alta sono stati installati alcuni ripetitori televisivi, mentre la parte più meridionale è stata impiegata anche come stalla estiva per poi trasformarsi in rifugio, attualmente chiuso. Ci fermiamo per una sosta nel breve pianoro del forte, sotto di noi un lungo muretto a secco che arriva fino a Bocchetta di Naole. Questa sorta di muraglia aveva la funzione di confine e di protezione del bestiame dai precipizi. Da questa posizione in giornate terse si può godere di un ampio panorama che spazia da Novezza a settentrione fino alle colline dell'anfiteatro morenico di Rivoli. Ma non oggi. Partite col sole dopo poco un vento freddo ha cominciato a soffiare sulla cresta portando fitte nuvole. Rimontando il facile pendio prativo della Bocchetta di Naole (mt 1688) si raggiunge il punto più alto della dorsale che regala, nonostante l'ammasso nuvoloso, ampi respiri panoramici dalle Prealpi Bresciane all'Adamello e sul basso Garda, mentre dietro di noi i sovrastanti rifugi Fiori del Baldo e il Chierego giocano a nascondino con le nubi. Da qui si sviluppa il sentiero 662 all'interno di un solco racchiuso tra le due creste erbose. Si supera il cippo dell'Anpi che ricorda i caduti della brigata partigiana "Vittorio Avesani" impegnata nella Resistenza durante la seconda guerra mondiale e al termine delle creste raggiungiamo un modesto valloncello erboso a sinistra del Monte Sparavero (mt 1516). La cima ci sovrasta per poche decine di metri mentre scendiamo sino ad un cancello di legno lasciando alla nostra sinistra i Colonei di Pesina, si recupera il sentiero che scende in moderata pendenza tra prati e frazioni boschive fino a sbucare su una larga strada bianca in prossimità di un abbeveratoio dove troviamo in senso inverso le indicazioni per "Naole" su una roccia (sentiero 64). Si riprende la comoda mulattiera che entra nella boscaglia e facilitate dai deboli avvallamenti del percorso superiamo Malga Zocchi (m 1282) sino a raggiungere la faggeta delle Due Pozze.
PARTENZA: loc. Due Pozze
(mt 1282)
SEGNAVIA: 51-64-655-662
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 405
ALTITUDINE: mt 1688
LUNGHEZZA: km 12
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