Un "tour leggero" che viaggia senza programmi scritti e con un itinerario flessibile. Un approccio al viaggio che privilegia la libertà e la spontaneità, permettendo di scoprire nuovi luoghi senza la rigidità di un percorso predefinito. Sabato 17 maggio - Con queste premesse andiamo alla scoperta della Franciacorta, un territorio di colline tappezzate di vigneti e modellate da piccoli borghi in pietra, torri merlate, castelli, prestigiose cantine, antichi palazzi e silenziosi monasteri a due passi dalle sponde meridionali del lago d'Iseo. Territorio e vino. Due parole che accostate in sequenza formano un connubio rilevante. Il prodotto diventa occasione per conoscere e valorizzare un territorio in un panorama contemporaneo in cui la richiesta non è più soltanto quella di degustare, ma anche quella di entrare in contatto con il luogo dove il prodotto trae origine, per scoprirne la storia e le caratteristiche più autentiche e genuine. Ed allora si va tra le colline moreniche, tra Brescia e il Sebino, in una delle realtà vinicole più prestigiose di questa terra: la cantina Berlucchi a Borgonato di Corte Franca. Fondata nel 1955 da Guido Berlucchi, discendente della nobile famiglia dei Lana de’ Terzi, insieme all’amico Giorgio Lanciani e all’enologo Franco Ziliani, è l’inizio di una storia leggendaria: dalle intuizioni di Franco Ziliani e dal suo desiderio di creare una bollicina “alla maniera dei francesi” nacque nel 1961 il primo Pinot di Franciacorta, capostipite di tutti gli spumanti Franciacorta. Il grande successo riscontrato dalla Guido Berlucchi spinse, nel corso degli anni, altri produttori a intraprendere la stessa strada trasformando il territorio in quello che rappresenta la culla del Metodo Classico italiano. Nella cantina storica, scavata a dieci metri sotto il livello del suolo dagli antenati Lana de’ Terzi nel 1680, le bottiglie trovano l’ambiente ideale per l’affinamento. Accanto alle antiche cantine sorge il Palazzo Lana, un’affascinante dimora seicentesca impreziosita da fregi, affreschi e antichi arredi. La visita si conclude con un'ottima degustazione di splendide bollicine. Dalle terre franciacortine si segue blandamente la costiera dell'Iseo con le sue acque cristalline e la vegetazione rigogliosa. Una curiosa segnaletica ci porta diritto alla “Big Bench” di Sale Marasino, una panchina gigante arancione, posizionata in località Maspiano a circa 300 metri di quota all'interno di un bel bosco che regala una vista mozzafiato sul Sebino e su Monte Isola. L’installazione è parte del progetto Big Bench Community Project del designer americano Chris Bangle, che vive a Clavesana nelle Langhe dove ha costruito nel 2010 la prima panchina gigante di colore rosso. A dire il vero molti prendono le distanze dalla proliferazione incontrollata delle panchine giganti che si sta verificando nei nostri territori con le loro tonalità improbabili...La serata si conclude nella saletta dell'agriturismo "I due Angeli" di Ome, splendidamente insediato su una terrazza naturale tra vigneti e rilievi collinari che si perdono nell'infinito orizzonte della pianura, in un viaggio sensoriale alla scoperta di piatti tipici del territorio della Franciacorta reinterpretati in chiave contemporanea nel pieno rispetto delle materie prime locali. Domenica 18 maggio - Riprendiamo il nostro placido peregrinare risalendo la bassa Valcamonica in direzione del Lago Moro, compreso nel territorio tra Darfo Boario Terme e Angolo Terme, a 381 metri di altitudine. E' un piccolo e incantevole lago alpino adagiato tra le colline delle Sorline e di Rodino, al di sotto dei monti Pora e Altissimo. L'unico centro costiero (abitato solo da poche decine di persone) è il caratteristico borgo di Capo di Lago, presso la punta orientale del lago. E da questo punto si parte per una tranquilla escursione che porta, tra stradicciole e sentieri, alla scoperta del suggestivo lago, uno specchio d’acqua che dal fondovalle rimane nascosto dalle montagne che lo circondano tra castagneti, casette e punti panoramici mozzafiato. Questa zona è di grande pregio naturalistico perché vi si ha la più alta concentrazione di biodiversità d’Europa, trovandosi a metà strada tra il Lago d’Iseo, con il suo clima mediterraneo, e l’Adamello, con il suo clima glaciale, una condizione favorevole che si riflette anche sulle produzioni di formaggi, miele, olio locali. Più a nord ci si cala nelle atmosfere medievali del Castello di Breno. Ad attenderci in cima, dopo una breve camminata dal centro cittadino, il bel castello arroccato su un colle con vista spettacolare sul gruppo montuoso della Concarena. Come tutta la Langobardia Maior, la Val Camonica entra a far parte
dell'Impero carolingio nel 774 mentre l'imperatore Federico Barbarossa nel 1164 le concede ampi privilegi considerandola come un'entità unitaria e omogenea distinta
dal bresciano. A partire dal 1337 l’intero territorio bresciano, inclusa la vallata camuna,
entra definitivamente a far parte dei domini dei Visconti ma è durante la dominazione della Serenissima che i veneziani realizzano consistenti opere di consolidamento consapevoli che il castello avesse un
interesse strategico per il controllo dell'intera valle.
L'evoluzione delle armi da fuoco, delle tecniche e delle tattiche di guerra, diminuì
l'importanza strategica della rocca tanto che nella seconda metà del Cinquecento il castello risultava inhabitato, poi con un atto di cessione datato 16 aprile 1598, si vendette il terreno entro le mura castellane, venne assegnato al comune brenese. Il sito su cui si erge il castello ha un'origine ben più antica. Al di sotto del torrione ghibellino sono stati trovati i reperti di una abitazione neolitica, di forma trapezoidale, larga cinque metri appoggiata a guanciali laterali di roccia. Superata la torre di avvistamento ci si affaccia allo spiazzo aperto
recintato di mura. Le due torri maggiori sono in parte diroccate, mentre il torrione dell’ingresso
principale si presenta in buon stato di conservazione. Nella parte sud-ovest dell’area del castello venne costruito nel XIII secolo un edificio signorile dove sopravvivono solo tratti di murature. Poco distante si trova una piccola torre. Già verso il 1250 l’intera cima della collina
doveva essere stata chiusa con un muro di cinta, come indicano i tratti
superstiti di bella muratura ordinata. La maggior parte di ciò che oggi si vede nel
castello corrisponde alla sua funzione di fortezza militare. Le tracce si osservano soprattutto nella parte superiore dei muri, i cosiddetti “merli ghibellini”. All’interno si possono ammirare i resti della chiesa di San Michele, di origine longobarda poi ampliata in periodo romanico. Gli altri edifici, di cui rimangono soprattutto i muri perimetrali e i sotterranei con volte a botte, vennero aggiunti durante la dominazione veneziana. Torniamo verso Bienno e il suo bellissimo cuore medievale tra vicoli stretti, vecchi mulini e palazzetti rinascimentali. Reso fatato dalla luce delle torce, il borgo si accende l’ultima settimana di agosto con la Mostra Mercato dell’Artigianato e dell’Antiquariato dislocata lungo la suggestiva cornice del centro storico. Ora saliamo al soprastante Colle della Maddalena dove la possente scultura in oro zecchino di Cristo Re, con i suoi otto metri d'altezza, abbraccia un lembo meraviglioso della valle dell’Oglio. Opera dello scultore camuno Timo Bortolotti venne costruita per solennizzare la conciliazione tra lo Stato del Vaticano ed il Regno d’Italia attraverso i Patti Lateranensi. Terminati i lavori il 29 giugno 1931 iniziarono i festeggiamenti che proseguirono per un'intera settimana. La Valcamonica è un gioiello di eccellenze, naturali, gastronomiche e culturali, e il viaggio non può e non si deve fermare qui.
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