lunedì 26 maggio 2025

Le malghe alte tra Erbezzo e Ala - domenica 25 maggio

Malga Lessinia (mt 1616) è il punto di partenza di un itinerario che attraversa le malghe alte tra i comuni di Erbezzo e Ala, a cavallo quindi tra le regioni Veneto e Trentino Alto Adige. Lasciato il parcheggio limitrofo alla malga si prosegue per poche centinaia di metri raggiungendo il Ridotto del Pidocchio (sentiero 250), parte di un caposaldo militare sapientemente recuperato dall'Associazione Nazionale Alpini e ora visitabile in tutto il suo articolato sviluppo. Si procede in leggera salita raggiungendo il bivio di Castelberto, e da qui si risale la dorsale al soprastante Rifugio Castelberto (mt 1765) fedele ricostruzione di un ex caserma della prima guerra mondiale. Si tratta della punta terminale, verso nord, dell’altopiano dei Monti Lessini. Nonostante il cielo si mantenga grigio con brevi sprazzi di sole la vista spazia dalla Val d’Adige e la sottostante Val dei Ronchi alle vicine cime del Pasubio e del Carega. Tutta la Lessinia è visibile, la Valpolicella e il lago di Garda verso Sirmione. A ovest, la tipica cornice del Monte Baldo, l’Altissimo, le cime meno vicine dell’Adamello, con il Carè Alto e la Presanella. Verso nord, inconfondibili le sagome delle dolomiti del Brenta, Bondone e Paganella. Il tempo di un buon bicchiere di rosso e torniamo sui nostri passi recuperando la forestale del giro delle malghe in direzione di Malga Coe di Ala (mt 1660). La malga è formata da due edifici, una casara settecentesca e un baito costruito in due tempi.
Dietro al caratteristico baito la strada prosegue in discesa, affiancando una bella casara in pietra, in direzione di Malga Revoltel (1547 metri) una delle malghe trentine dei Lessini. Posta su un dosso isolato altamente panoramico è un po’ defilata e quasi sempre non vi si passa davanti ma la si aggira, ma è di particolare importanza storica perché limitrofa ai resti di un grande caposaldo militare. Il fortilizio faceva parte della linea di difesa arretrata italiana che sarebbe entrata in funzione in caso di sfondamento del fronte da parte dell’esercito imperiale, ma questo non successe, nemmeno in occasione della Strafexpedition nel maggio/giugno del 1916. 
Il sentiero prosegue verso sud attraversando una folta abetaia fino a raggiungere Malga Lavacchione a quota 1402 metri. Ha una costruzione diversa dalle altre in quanto in un unico stabile sono concentrate casara, baito, stalla e porcilaia. Si continua in secca discesa lungo il Vaio delle Cisterne attraverso un bosco di grandi faggi secolari, e nel ritornare in Veneto, il sentiero piega decisamente a sinistra, riprende a salire con decisione per poi sboccare in una conca prativa. Il tracciato è fiancheggiato dai cippi che segnavano il confine tra il Regno d'Italia e l'Impero Austro-ungarico, e ci ricordano come questa zona sia stata per secoli terra di frontiera tra due stati.
Raggiungiamo malga Lavacchietto (mt 1487), un baito dismesso che merita particolare attenzione essendo unica nel suo genere in quanto è l'ultimo rimasto di una particolare tipologia di edificazione, quella a laste in piedi tipica dei casoti della Lessinia Occidentale, ovvero per la costruzione dei muri portanti sono state utilizzate delle grandi lastre in pietra conficcate nel terreno. Si continua su traccia erbosa cercando di non disturbare un gruppo di placide mucche, prima di entrare in Malga Campo Retratto (mt 1653), gestita da più di trent’anni dalla famiglia Giacopuzzi che porta le proprie bovine in alpeggio nei mesi estivi. In malga si produce un formaggio tipico, dall’ottimo sapore e dalle caratteristiche organolettiche uniche in quanto il latte usato non è pastorizzato e
 viene utilizzato nella sua forma naturale, senza essere sottoposto a trattamenti termici che eliminino i batteri salvaguardando la sua biodiversità. La malga la si trova aperta da giugno a settembre. Risaliamo fino alla Pozza Morta, un grande invaso funzionale all'abbeveraggio del bestiame di ben quattro malghe, ed ora solo pochi metri ci separano da malga Lessinia, costruita nel 1915 come caserma per i finanzieri durante la Grande Guerra, dove andiamo ad onorare la loro cucina con un eccellente tagliere di salumi e formaggi
a chilometri
 zero che racconta, con gusto e semplicità, la storia e le tradizioni della meravigliosa Lessinia.

PARTENZA: Malga Lessinia (mt 1616)
SEGNAVIA: 250, Giro delle Malghe
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 470
ALTITUDINE: mt 1765
LUNGHEZZA: km 12,5

Prossimamente...con le marmotte

PROGRAMMA 2025

- Il Sentiero dei Grandi Alberi (lunedì 2 giugno)
- Festival del cammino in Franciacorta (domenica 8 giugno)
- Lago del Mis (organizzatrice Daniela) - 13-14-15 giugno
- I laghi Seroti in Val Camonica (21-22 giugno)
- Trekking al Passo della Presolana (BG) - sabato 28 giugno
- Pranzo alla Trattoria Locrino (Torri del Benaco) - domenica 29 giugno
- Trekking al Rif. Fiori del Baldo - domenica 6 luglio
- Torneo di bowling (venerdì 11 luglio)
- Pranzo all'Agriturismo "I due Angeli" Franciacorta - domenica 13 luglio

…e fra le altre proposte: Il sentiero dell’infinito in Liguria (6-7 settembre), due tappe del Cammino di Oropa (settembre), la Viel del Pan (inizi ottobre) e tanti altri programmi
Le escursioni in montagna tra le Dolomiti e le Prealpi lombarde, le cene, pranzi e apericene saranno inseriti di volta in volta nel programma considerando anche il venerdì sera e il sabato
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martedì 20 maggio 2025

La Valcamonica, dove antico e moderno si intrecciano (sabato 17 e domenica 18 maggio)

Un "tour leggero" che viaggia senza programmi scritti e con un itinerario flessibile. Un approccio al viaggio che privilegia la libertà e la spontaneità, permettendo di scoprire nuovi luoghi senza la rigidità di un percorso predefinito. Sabato 17 maggio - Con queste premesse andiamo alla scoperta della Franciacorta, un territorio di colline tappezzate di vigneti e modellate da piccoli borghi in pietra, torri merlate, castelli, prestigiose cantine, antichi palazzi e silenziosi monasteri a due passi dalle sponde meridionali del lago d'Iseo. Territorio e vino. Due parole che accostate in sequenza formano un connubio rilevante. Il prodotto diventa occasione per conoscere e valorizzare un territorio in un panorama contemporaneo in cui la richiesta non è più soltanto quella di degustare, ma anche quella di entrare in contatto con il luogo dove il prodotto trae origine, per scoprirne la storia e le caratteristiche più autentiche e genuine. Ed allora si va tra le colline moreniche, tra Brescia e il Sebino, in una delle realtà vinicole più prestigiose di questa terra: la cantina Berlucchi a Borgonato di Corte Franca. Fondata nel 1955 da Guido Berlucchi, discendente della nobile famiglia dei Lana de’ Terzi, insieme all’amico Giorgio Lanciani e all’enologo Franco Ziliani, è l’inizio di una storia leggendaria: dalle intuizioni di Franco Ziliani e dal suo desiderio di creare una bollicina “alla maniera dei francesi” nacque nel 1961 il primo Pinot di Franciacorta, capostipite di tutti gli spumanti Franciacorta.
Il grande successo riscontrato dalla Guido Berlucchi spinse, nel corso degli anni, altri produttori a intraprendere la stessa strada trasformando il territorio in quello che rappresenta la culla del Metodo Classico italiano. Nella cantina storica, scavata a dieci metri sotto il livello del suolo dagli antenati Lana de’ Terzi nel 1680, le bottiglie trovano l’ambiente ideale per l’affinamento. Accanto alle antiche cantine sorge il Palazzo Lana, un’affascinante dimora seicentesca impreziosita da fregi, affreschi e antichi arredi. La visita si conclude con un'ottima degustazione di splendide bollicine. Dalle terre franciacortine si s
egue blandamente la costiera dell'Iseo con le sue acque cristalline e la vegetazione rigogliosa. Una curiosa segnaletica ci porta diritto alla “Big Bench” di Sale Marasino, una panchina gigante arancione, posizionata in località Maspiano a circa 300 metri di quota all'interno di un bel bosco che regala una vista mozzafiato sul Sebino e su Monte Isola. L’installazione è parte del progetto Big Bench Community Project del designer americano Chris Bangle, che vive a Clavesana nelle Langhe dove ha costruito nel 2010 la prima panchina gigante di colore rosso. A dire il vero molti prendono le distanze dalla proliferazione incontrollata delle panchine giganti che si sta verificando nei nostri territori con le loro tonalità improbabili...
La serata si conclude nella saletta dell'agriturismo "I due Angeli" di Ome, splendidamente insediato su una terrazza naturale tra vigneti e rilievi collinari che si perdono nell'infinito orizzonte della pianura, in un viaggio sensoriale alla scoperta di piatti tipici del territorio della Franciacorta reinterpretati in chiave contemporanea nel pieno rispetto delle materie prime locali. Domenica 18 maggio - Riprendiamo il nostro placido peregrinare risalendo la bassa Valcamonica in direzione del Lago Moro, compreso nel territorio tra Darfo Boario Terme e Angolo Terme, a 381 metri di altitudine. E' un piccolo e incantevole lago alpino adagiato tra le colline delle Sorline e di Rodino, al di sotto dei monti Pora e Altissimo. 
L'unico centro costiero (abitato solo da poche decine di persone) è il caratteristico borgo di Capo di Lago, presso la punta orientale del lago. E da questo punto si parte per una tranquilla escursione che porta, tra stradicciole e sentieri, alla scoperta del suggestivo lago, uno specchio d’acqua che dal fondovalle rimane nascosto dalle montagne che lo circondano tra castagneti, casette e punti panoramici mozzafiato. Questa zona è di grande pregio naturalistico perché vi si ha la più alta concentrazione di biodiversità d’Europa, trovandosi a metà strada tra il Lago d’Iseo, con il suo clima mediterraneo, e l’Adamello, con il suo clima glaciale, una condizione favorevole che si riflette anche sulle produzioni di formaggi, miele, olio locali.
Più a nord ci si cala nelle atmosfere medievali del Castello di Breno. Ad attenderci in cima, dopo una breve camminata dal centro cittadino, il bel castello arroccato su un colle con vista spettacolare sul gruppo montuoso della Concarena. Come tutta la Langobardia Maior, la Val Camonica entra a far parte dell'Impero carolingio nel 774 mentre l'imperatore Federico Barbarossa nel 1164 le concede ampi privilegi considerandola come un'entità unitaria e omogenea distinta dal bresciano. A partire dal 1337 l’intero territorio bresciano, inclusa la vallata camuna, entra definitivamente a far parte dei domini dei Visconti ma è durante la dominazione della Serenissima che i veneziani realizzano consistenti opere di consolidamento consapevoli che il castello avesse un interesse strategico per il controllo dell'intera valle. L'evoluzione delle armi da fuoco, delle tecniche e delle tattiche di guerra, diminuì l'importanza strategica della rocca tanto che nella seconda metà del C
inquecento il castello risultava inhabitato, poi con un atto di cessione datato 16 aprile 1598, si vendette il terreno entro le mura castellane, venne assegnato al comune brenese. Il sito su cui si erge il castello ha un'origine ben più antica. Al di sotto del torrione ghibellino sono stati trovati i reperti di una abitazione neolitica, di forma trapezoidale, larga cinque metri appoggiata a guanciali laterali di roccia. Superata la torre di avvistamento ci si affaccia allo spiazzo aperto recintato di mura. 
Le due torri maggiori sono in parte diroccate, mentre il torrione dell’ingresso principale si presenta in buon stato di conservazione. Nella parte sud-ovest dell’area del castello venne costruito nel XIII secolo un edificio signorile dove sopravvivono solo tratti di murature. Poco distante si trova una piccola torre. Già verso il 1250 l’intera cima della collina doveva essere stata chiusa con un muro di cinta, come indicano i tratti superstiti di bella muratura ordinata. La maggior parte di ciò che oggi si vede nel castello corrisponde alla sua funzione di fortezza militare. Le tracce si osservano soprattutto nella parte superiore dei muri, i cosiddetti “merli ghibellini”. All’interno si possono ammirare i resti della chiesa di San Michele, di origine longobarda poi ampliata in periodo romanicoGli altri edifici, di cui rimangono soprattutto i muri perimetrali e i sotterranei con volte a botte, vennero aggiunti durante la dominazione veneziana. Torniamo verso Bienno e il suo bellissimo cuore medievale tra vicoli stretti, vecchi mulini e palazzetti rinascimentali. Reso fatato dalla luce delle torce, il borgo si accende l’ultima settimana di agosto con la Mostra Mercato dell’Artigianato e dell’Antiquariato dislocata lungo la suggestiva cornice del centro storico. Ora saliamo al soprastante Colle della Maddalena dove la possente scultura in oro zecchino di Cristo Re, con i suoi otto metri d'altezza, abbraccia un lembo meraviglioso della valle dell’Oglio. Opera dello scultore camuno Timo Bortolotti venne costruita per solennizzare la conciliazione tra lo Stato del Vaticano ed il Regno d’Italia attraverso i Patti Lateranensi. Terminati i lavori il 29 giugno 1931 iniziarono i festeggiamenti che proseguirono per un'intera settimana. La Valcamonica è un gioiello di eccellenze, naturali, gastronomiche e culturali, e il viaggio non può e non si deve fermare qui.

sabato 17 maggio 2025

CINQUINA VINCENTE di sabato 17 maggio

14-48-6-45-81
I numeri vincenti sono stati comunicati
alle dirette interessate!
Al primo numero estratto un buono del valore di 80 euro spendibile nei supermercati LIDL.
Come di consueto anche il 2°-3°-4°e 5° numero estratto avranno un premio di consolazione.
BUONA FORTUNA A TUTTE!!!

mercoledì 14 maggio 2025

Il previsto tour in Valle d'Aosta(12-15 giugno) purtroppo lo dobbiamo spostare a fine estate. Abbiamo una bella alternativa organizzata dalla nostra marmotta Daniela con una tre giorni (13-14-15 giugno) sotto le stelle alla Valle del Mis, una vallata dolomitica della provincia di Belluno che collega Sospirolo, in Valbelluna, a Sagron Mis in provincia di Trento. Rappresenta una delle principali vie di accesso al Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
Abbigliamento trekking, sacco a pelo e trekking. Ma chi volesse qualcosa di più comodo ci sono diversi b&b in zona
RITROVO: Stop Bar-Ponte Mas (Via Ponte Mas 242 a Sospirolo - BL) ore 10.30. Contributo alla organizzatrice € 5
(per contatti Daniela 339 8475378)
Info anche al 347 1527671, su queste pagine Facebook e sul nostro blog allegremarmotte.blogspot.com

lunedì 12 maggio 2025

Il giardino monumentale di Valsanzibio - domenica 11 maggio

Stupefacente universo paesaggistico, il giardino barocco di Valsanzibio viene realizzato tra il 1665 e il 1696 dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo e soprattutto dal figlio Gregorio, vescovo di Padova, affidando l'alta simbologia del progetto all'architetto Luigi Bernini, fratello del celeberrimo Gian Lorenzo. Nel 1631 la famiglia Barbarigo, che era già proprietaria di gran parte delle terre in Valsanzibio, si rifugia in questo luogo per sfuggire al contagio della peste nera che imperversava a Venezia ed in tutta Europa, che aveva già ucciso Lucrezia Lion, moglie del Barbarigo. In quella occasione Zuane Francesco Barbarigo con solenne voto, promise la costruzione di un'opera grandiosa per glorificare la grandezza di Dio se fossero stati risparmiati dalla terribile pestilenza. Lo splendido giardino, mantenuto integro nei secoli, conta di oltre sessanta statue scolpite nella pietra d'Istria, opere in gran parte del Merengo - lo scultore tedesco della Vestfalia Heinrich Meyring - ed altre sculture che si integrano tra architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d'acqua e peschiere su oltre dieci ettari di superficie.
L'itinerario inizia dal Padiglione di Diana, il principale ingresso via acqua alla tenuta dei Barbarigo.
Qui c'era l'approdo delle barche che arrivavano attraverso la valle da pesca di santo Eusebio, un tempo estesa a tutta la pianura ma oggi limitata al laghetto preservato per rispecchiare l'elegante costruzione. Varcato l’ingresso solenne si costeggia il Bagno di Diana, la Fontana dell’Iride (che, grazie all’incrocio di quattro zampilli, rivela l’arcobaleno) e la Peschiera dei Venti. Attraverso l'arco di Sileno, si percorre il Decumano sino a raggiungere la Fontana della Pila che va ad intersecarsi con il Viale Centrale: a sinistra si fiancheggia il Labirinto di bossi, simbolo iconografico ricco di significato che ha accompagnato l’uomo fin dall’antichità, che si sviluppa per circa un chilometro e mezzo, e sull'altro fronte la simbolica Grotta dell'Eremita con il suo maestoso e secolare platano. Imboccando alla nostra destra il Gran Viale, in direzione della Villa, troviamo l'Isola dei Conigli, l'unica garenna di ispirazione antico romana oggi esistente, a sinistra e su un'altura alla nostra destra è collocato, fulcro del cammino salvifico, il Monumento al Tempo.
Si raggiunge così il piazzale davanti alla Villa dove otto allegorie fanno da corona alla Fontana dell'Estasi meta finale di un percorso ricco di fascino, metafore e mistero. Infine tagliando dalla Fontana delle Insidie, tra gli innumerevoli vialetti immersi nella ricca vegetazione dove sono presenti molti alberi piantati nel Seicento (oltre il 60% delle piante fanno parte del progetto originale del Bernini), raggiungiamo le Scuderie dove si trova un punto ristoro sotto fronde ombrose. Nel 1804 la casata si estingue e dopo alcuni passaggi di proprietà, dal 1929 i nobili Pizzoni Ardemani prendono in mano le sorti del monumentale complesso riparando i disastri causati dalla seconda guerra mondiale e ripristinando tutti i trentatre punti d'acqua del giardino compromessi da ottanta anni di progressivo impoverimento sorgivo. 
Una perla dei Colli Euganei. Consigliata la visita guidata per scoprire la storia del giardino e i suoi simbolici significati. 

giovedì 8 maggio 2025

 Un grazie di cuore a tutte le marmotte

 per la splendida Festa dei nostri 15 bellissimi anni!!


giovedì 1 maggio 2025

Auguri marmotte!


Care allegre marmotte...a chi cammina con noi sin dai primissimi passi, a chi si è appena unito nel tracciato, a chi ha percorso solo un pezzo di strada, a chi si è fermato per un lungo tratto per poi ritornare, a chi ha trovato forti motivazioni nel viaggio...
Un grazie a tutte voi care allegre marmotte per aver reso speciale questa splendida avventura!