lunedì 20 novembre 2023

Le Torbiere del Sebino e il Monastero di San Pietro in Lamosa (Provaglio d'Iseo) - domenica 19 novembre

Visitiamo la Riserva Naturale Torbiere del Sebino in una assolata domenica di novembre,  avvolte da una vera esplosione di colori che caratterizzano l’autunno e i cui riflessi sugli specchi d’acqua quasi sembrano raddoppiarne la meraviglia. L'itinerario di circa cinque chilometri (ma si può anche fare l'anello completo di nove chilometri), 
prevede la partenza dal bellissimo monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo, che visiteremo a fine percorso. Scendendo per la strada sterrata che si trova ai piedi delle mura del monastero si attraversa un ponticello di legno in corrispondenza del ponte della ferrovia e si prosegue verso il Percorso Centrale, il più suggestivo in quanto si snoda direttamente nel cuore della riserva attraverso scenografiche passerelle in legno che collegano le diverse lingue di terra tra le vasche. Attraversati pontili e varie postazioni di birdwatching, al bivio si seguono le indicazioni per il Percorso Nord, superiamo il Centro accoglienza visitatori continuando lungo il percorso dove si snoda il sentiero che lambisce una zona a canneto sulla destra, mentre sulla sinistra si possono notare arbusti da frutto piantumati per favorire la biodiversità. Raggiungiamo brevemente il bivio che porta alla Torretta di avvistamento. Questa piccola deviazione consente, percorrendo un bel sentiero risalente al periodo dell’estrazione della torba, di ammirare buona parte delle vasche e godere del panorama immersi nel silenzio.
Questo sentiero termina alla Torretta, quindi bisogna ritornare sul percorso principale. Riprendendo il Percorso Nord che affianca la strada provinciale s
i costeggiano dapprima alcune vasche dove è consentita la pesca, poi una zona con prati stabili (utili per gli insetti impollinatori grazie alla grande quantità di fiori presenti), un’area boschiva ed infine un’altra zona con camminamenti di legno sospesi sull’acqua, l’ultimo tratto prima di attraversare la ferrovia e ritornare al monastero. 
La Riserva Naturale Torbiere del Sebino è un area naturale ubicata sulla sponda meridionale del lago d'Iseo che costituisce la zona umida più significativa per estensione ed importanza ecologica della provincia di Brescia. Si tratta di una piccola area di 360 ettari composti prevalentemente da canneti e specchi d’acqua circondati da campi, strade e abitazioni, e comprende le Lame (una distesa di canali e vasche di acqua profilati da argini nella parte meridionale del lago d'Iseo, caratterizzata dalla presenza di fitti canneti e vegetazione molto varia risultato dell’escavazione di un giacimento torboso), le Lamette (una sorta di acquitrino che si trova proprio a diretto contatto con il lago d'Iseo tra i paesi di Iseo e Clusane), alcune vasche, risultato degli scavi di depositi argillosi profonde fino a 10-15 metri e dall’aspetto più limpido, in alcune delle quali è tuttora permesso pescare, alcuni prati e coltivi adiacenti. A seguito della comparsa del lago d'Iseo, avvenuta sul finire dell'ultima era geologica, il Quaternario, compresa fra settantamila e diecimila anni fa e del progressivo ritiro delle acque a sud del Sebino rimase una depressione paludosa intermorenica caratterizzata da distese acquitrinose.
Nei successivi millenni l'abbondante vegetazione cresciuta permise la crescita di uno spesso strato di torba il quale andò via via sostituendosi all'acqua trasformando la zona in un'estensione di prati umidi. Verso la fine del Settecento, scoperto che la torba, una volta essiccata, aveva una resa calorica superiore alla legna si incominciò l'estrazione massiccia da utilizzarsi come combustibile. La torba divenne col passare degli anni un materiale prezioso per l'economia della zona dato che era in grado di sostituire quasi completamente l'utilizzo del carbone. Prima dell'avvento del petrolio e dell'energia elettrica veniva infatti utilizzata per molteplici scopi, nelle filande, nelle fornaci, ad uso domestico e in alcuni casi anche per alimentare i treni della linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo questo fino alla prima guerra mondiale. La riduzione dell'interesse verso questo combustibile e la completa trasformazione di flora e fauna della zona portarono intorno al 1950 all'abbandono delle attività estrattive della torba e negli anni Settanta si istituiscono i primi vincoli di salvaguardia ambientale che oggi ci permette di ammirare un paradiso di inestimabile valore faunistico. Le specie che lo popolano sono diverse decine, dalle residenti alle migratorie che ogni anno fanno della riserva il loro punto di appoggio. Il cigno reale, che con le sue movenze eleganti e gentili fa sempre un bell’effetto e poi gli aironi, i cormorani, il germano reale...Durante la passeggiata non è stato difficile avvistarli. 
Completato il percorso naturalistico andiamo a visitare il Monastero di San Pietro in Lamosa, un gioiello medievale nel cuore della Franciacorta.
Fondato su un rialzo roccioso che domina le Torbiere e legato anche nel nome (Lamosa) alla natura paludosa dei luoghi, il monastero è il più antico delle fondazioni cluniacensi del Sebino. Nel 1083 Ambrogio e Oprando de Tocingo donano ai monaci dell'ordine di Cluny la chiesa romanica del casato
. Il 1535 è un anno cruciale per la storia del monastero visto che vengono poste le basi per il cambio di gestione dell’intero complesso che passa dalla dipendenza dell’abbazia di Cluny alla congregazione dei Canonici regolari di S. Salvatore di Brescia. Verso la fine del Settecento, dopo alterne vicende storiche, 
il cenobio passa di proprietà alla famiglia Bergomi. Il complesso religioso è oggi quasi interamente in possesso della comunità provagliese. Il monastero è costituito dalla navata centrale (ampliata all’incirca a metà del sedicesimo secolo), da quella laterale a nord con quattro cappelle e dall’imponente campanile. A sud della chiesa si trova l’elegante chiostro bianco. La navata maggiore termina con un coro ad abside fiancheggiato da due altari barocchi insediati in due absidiole. In parte, sono stati recuperati nel tempo gli affreschi che ornano la chiesa, alcuni dei quali rivelano le influenze del Gambara, del Foppa e del RomaninoPregevole il ciclo di affreschi dell’Historia salutis (XV-XVI secolo) nell’attiguo oratorio di Santa Maria Maddalena. L’abbazia ci appare come un luogo di quiete capace di effondere una singolare pace interiore. Uscendo dalla chiesetta, solleviamo lo sguardo e rimaniamo sovrastate dalla Balöta del Coren (mt 611), un pinnacolo roccioso sul quale sorge una panoramicissima croce bianca che si staglia nel cielo blu e, poco più in basso, dalla cinquecentesca chiesa della Madonna del Corno che sorge su una parete a strapiombo.

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