lunedì 13 novembre 2023

Il bellissimo borgo medievale di Soncino (CR) - domenica 12 novembre

E' di scena il bel borgo di Soncino (CR) le cui origini non sono ancora molto chiare. L'arrivo dei celti (V-III secolo a.C.coincide, probabilmente, con la nascita di una zona di confine con gli etruschi, che erano per lo più stanziati sulla sponda bresciana e mantovana del fiume Oglio. Raggiungiamo il
 centro storico, aperto al traffico automobilistico ma che non compromette la possibilità di girare il borgo con una certa tranquillità, attraversando Porta di San Giuseppe, una delle quattro antiche porte, ora ricordate da possenti pilastri bianchi elevati al loro posto, raccordate dalla possente cinta muraria costruita dalla Serenissima nel 1453 e ultimate un secolo dopo da Francesco Sforza. La storica porta si trovava in prossimità di una cappella dedicata a San Giuseppe lungo la strada esterna al borgo, abbattuta nel 1784 per questioni di viabilità. Si arriva brevemente al Portico Rosso il cui nome è legato alla pavimentazione rossa in mattoni in cui si svolgeva il mercato di pollame e ortaggi e di segiuto alla vicina Piazza Garibaldi. Qui affaccia il Palazzo Comunale che si presenta come una aggiunta di diversi corpi di fabbrica di epoche diverse. Il terremoto del 1802 causò gravi danni al Palazzo Vecchio, danneggiando anche una parte del Palazzo dei Consoli e alterando irrimediabilmente il prospetto della piazza, che venne demolito e ricostruito con la facciata visibile tuttora, dotata di torretta del 1506 con installati sopra gli automi, conosciuti come Matéi, legati alla dominazione della Serenissima. Oggi sulla torretta è presente un orologio zodiacale del 1977. Al suo interno il Palazzo ospita la bella Sala della Giunta impreziosita da un arredo ligneo, l'Archivio storico con documenti dal 1311 ai giorni nostri ed una quadreria. E la Torre civica che venne costruita nel 1128 a canna quadrata per poi nel 1575 rialzarla sino alla quota attuale di 41,80 metri. 
Proseguendo per via Tinelli raggiungiamo la Pieve di Santa Maria Assunta indicata come una delle chiese più antiche della diocesi cremonese. Le fonti storiche riportano che nel 605, dopo la conquista longobarda di Cremona, il vescovo Anselmo scappò dalla città e si ritirò nella pieve di Soncino. Il forzato esilio del vescovo rese la pieve sede vescovile poi elevata al rango di collegiata nell'anno 828. Nel 1580, la chiesa fu rimaneggiata con allungamento del coro verso est e la costruzione a sud delle cappelle laterali e decorata dai manieristi cremonesi Giulio Calvi, che affrescò la navata centrale, e Uriele Gatti, che si occupò della controfacciata in modo da adattarla alle disposizioni approvate durante il concilio di Trento. Alla fine dell'Ottocento l'architetto Carlo Maciachini dette alla chiesa l'attuale aspetto costruendo l'imponente cupola ottagonale e sulla cuspide della torre campanaria venne posta la statua in rame realizzata da Carlo Riva con la facciata riportata ad un aspetto medievale. L'interno si presenta in forme davvero solenni. La vistosa policromia delle volte venne realizzata nel 1897 in stile neobizantino. Tra le opere pittoriche presenti nella chiesa, di grande pregio è la tela seicentesca del pittore fiammingo Matthias Stom che raffigura un soggetto insolitamente non ecclesiastico La liberazione delle catene di Flavio Giuseppe ad opera dell'imperatore romano Vespasiano. Nell'altare neoclassico è inserita una tela del Cinquecento raffigurante la Trinità con Angeli e Santi di Uriele Gatti. Sopra l’antico fonte battesimale si trova un affresco degli inizi del sedicesimo secolo raffigurante la Santissima Trinità. La particolarità iconografica con le Tre Persone assolutamente identiche, secondo la più diffusa rappresentazione medioevale in luogo di quella del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, indussero l’autorità ecclesiastica nell'età della Controriforma a far coprire l’immagine, che venne ritrovata solo nel 1843 durante i lavori di rifacimento della cappella.
Poco lontana ecco l
a Chiesa di San Giacomo originariamente romanica, sull'area di un più antico ospizio per pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela sulla tomba del santo e che presenta oggi vestigia cinquecentesche. Si deve ai Canonici Agostiniani (XIV secolo) la costruzione dello splendido campanile ettagonale, ovvero a sette lati, probabilmente unico in Italia mentre tra il 1456 ed il 1468, su progetto del domenicano Maffeo Caleppio, venne costruito il chiostro. In contrasto con la facciata poco appariscente, l'interno della chiesa è stupendamente affrescato in stile barocco e dominato dall'imponente gradinata completa di balaustre intarsiate del 1733. La presenza di una cripta sotto al presbiterio sopraelevato rende però evidente l'origine più antica della chiesa. Nella cappella a destra dove è collocato il cinquecentesco gruppo scultoreo Compianto su Cristo morto dello scultore cremasco Agostino de Fondulis, si trovano tracce di un affresco rappresentante L’Addolorata, uno dei pochissimi brani pittorici che testimonia la decorazione della chiesa precedente ai restauri realizzati tra Cinquecento e Seicento. D'obbligo una fermata all'Enoteca 5 Frati in uno splendido complesso del Quattrocento collegato alla Cappella dei Barbò, un luogo magico che fonde il calore rustico della cucina locale con la particolare attenzione alle etichette vinicole meno note. 
Praticamente adiacente all'ingresso della Rocca si trova un altro punto di particolare interesse, la ex filanda Meroni che per la sua valenza storica è stata riproposta come moderno percorso ricreativo e culturale ospitando, oltre all'ufficio turistico di Soncino, il museo della seta, trasformandosi nel baricentro architettonico tra la stessa e la rocca, vero simbolo della città. La costruzione della Rocca Sforzesca di Soncino avviene nel 1473 su volere di Gian Galeazzo Maria Sforza e ancora oggi rappresenta l’esempio di architettura militare meglio conservata di tutta la Lombardia. Nel 1536 l'imperatore Carlo V d'Asburgo elevò Soncino a marchesato e lo passò in feudo alla famiglia milanese degli Stampa che lo trasformarono nei secoli successivi sempre più in una dimora patrizia. Nel 1876 la Rocca passò al Comune con un atto testamentario dell'ultimo discendente della nobile famiglia milanese, ma già con i segni di un importante degrado strutturale. Nel 1883, il Regio Ministero della Pubblica Istruzione incaricò l'architetto Luca Beltrami di progettarne il ripristino. L'intervento del Beltrami rappresenta un esempio di ricostruzione condotto sulla base di una rigorosa documentazione storica che oggi ci restituisce la magnifica possanza di questa rocca. Il borgo di Soncino vede scorrere al suo fianco il fiume Oglio e nelle estreme vicinanze delle mura, è bagnato dal naviglio Pallavicino. Il naviglio ha una lunghezza di circa trenta chilometri e venne creato allo scopo di irrigare i terreni delle province di Bergamo e di Cremona. La sua costruzione risale ai primi anni del Cinquecento su iniziativa del marchese Galeazzo Pallavicino. Proprio la presenza del naviglio Pallavicino ha fatto sì che fiorissero i mulini lungo il suo corso.
Ci allunghiamo esternamente alle mura fino alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie. La chiesa sorge alta sul terrazzo alluvionale della valle dell’Oglio, con vista verso la piana sottostante e la rocca sforzesca. Arrivate davanti alla chiesa ci troviamo davanti ad una facciata a capanna estremamente semplice in pietra. Questa risale agli inizi del XVI secolo quando i frati carmelitani iniziarono la costruzione con i fondi raccolti tra le famiglie nobili di Soncino. Gli interni, ad unica navata, vennero riccamente affrescati nel 1527. Di grande rilevanza è soprattutto la decorazione delle dieci cappelle all’interno della chiesa che si devono a Francesco Scanzi e Giulio Campi. Sulla controfacciata è presente il meraviglioso affresco del Giudizio Universale ad opera di Francesco e Bernardino Carminati. Siamo agli sgoccioli della visita a Soncino. Ritornando verso Porta San Giuseppe ammiriamo in successione l'esterno del quattrocentesco Palazzo Azzanelli, dalle belle finestre ad arco, e Palazzo Zardina-Cropello, un lungo edificio giallo con stemmi, balconcini dotati di ringhiere in ferro battutto risultato di una ristrutturazione settecentesca del vecchio Ospedale dei Pellegrini. Al termine dell’edificio si trova invece una vecchia torre dalla facciata in cotto che ospitava al suo interno l'arsenale privato della famiglia nobile Barbò.

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