Domenica 10 settembre - L'Aquila di Vaia, opera maestosa creata per dimenticare la tremenda catastrofe che ha abbattuto interi boschi il 29 ottobre 2018 anche sulla piana di Marcesina, è l'ultima opera di Marco Martalar e si trova in località Barricata, nel comune di Grigno (Trento). L'artista ha impiegato 1800 viti, 100 metri di tavole e murali in larice coperti con 1500 pezzi di radici e altro materiale raccolto nel raggio di un chilometro. Raggiungiamo il rifugio omonimo, dove ci fermiamo a pranzo con i piatti tipici accompagnati dall'immancabile polenta, salendo dalla strada per Enego. Dal rifugio si arriva all'Aquila con una breve camminata lungo un comodo sentiero. Marco Martello in arte Martalar trae ispirazione dai boschi e dalla forte natura dell’Altopiano di Asiago dove vive e lavora. Pini, faggi e larici scendono dal versante fin quasi dentro al suo laboratorio posto a Mezzaselva di Roana, mentre rami e radici riprendono vita nelle sue mani... Meta finale della giornata è il Monte Lisser (mt 1633), una delle ultime montagne collocate nella parte orientale dell'Altopiano dei Sette Comuni, sulla cui sommità tra il 1911 e il 1914, viene edificata una fortezza a protezione del vecchio confine di Stato.
Superato il tratto boschivo si giunge in prossimità dei grandi pascoli che cingono il monte: il percorso, dopo località Làmbara, permette di spaziare visivamente verso sud con vista sulla sottostante frazione di Stoner e sul Monte Grappa. Raggiunti i ruderi delle ex caserme che ospitavano la guarnigione del forte, ad ovest spicca il massiccio delle Melette. Continuando in notevole salita si raggiunge la vetta. Da quassù è possibile ammirare uno dei panorami più belli dell'intero Altopiano con la vista che si apre anche verso nord con la Piana di Marcesina e la catena montuosa Cima Dodici-Ortigara. D’obbligo visitare il Forte Lisser, recentemente restaurato. Denominato da Emilio Lusso il Leone dell'Altopiano, rappresenta una tra le più belle e meglio conservate fortezze delle montagne venete e trentine. La struttura faceva parte dello sbarramento Brenta-Cismon ed aveva il compito di chiudere l'accesso alla Valsugana orientale in caso di attacco nemico. Tuttavia, data la distanza dal fronte, come i dirimpettai Forte Cima Lan e Forte Cima Campo, all'inizio del conflitto fu in parte disarmato. Nel maggio 1916 durante l'offensiva di primavera, fu parzialmente riarmato con delle batterie posizionate all'esterno della fortezza che aprirono il fuoco contro le truppe imperiali (2 giugno 1916). I tiri troppo corti, come scrisse anche Emilio Lussu nel suo libro di memorie “Un anno sull'Altipiano”, colpirono però le linee italiane. La fortezza venne danneggiata pochi giorni dopo, l'8 giugno, quando venne centrata da alcuni colpi da 305 mm. Con la fine dell'offensiva e il ritiro delle truppe austroungariche su posizioni più arretrate il forte si trovò nuovamente distante dal fronte. Il 13 novembre 1917 durante la seconda battaglia delle Melette, scatenatasi in seguito ai fatti relativi allo sfondamento dell'Isonzo (disfatta di Caporetto)Forte Lisser fu occupato dal III Battaglione dell'81º Reggimento fanteria austroungarico senza trovare alcuna resistenza in quanto gli italiani lo avevano abbandonato poche ore prima. Rimase in mano degli imperiali che lo utilizzarono come deposito munizioni e materiali fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.La maestosità delle montagne e l’immensità dei cieli fanno da sfondo e cornice a mura silenti, venendone nel contempo snaturate e violate, dove l’erba e i boschi hanno riconquistato a fatica i loro spazi. Cominciata in nome di grandi emozioni e di grandi ideali, la guerra grande per antonomasia fu la prima guerra totale, l’incubazione dei fantasmi del Ventesimo secolo, che queste cattedrali della guerra di artiglierie sembrano a modo loro incarnare. E questi custodi, oggi muti, del silenzio sembrano evocare per contrasto i micidiali scoppi che diedero inizio al secolo e tornarono più volte a dilaniarlo (Antonio Gibelli)
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