lunedì 1 maggio 2023

Il Lago di Santa Giustina e il suo eremo, Castel Nanno, il Lago di Tovel...insomma, la splendida Val di Non - domenica 30 aprile

Il lago di Santa Giustina è al centro della Val di Non ed è un bacino artificiale ottenuto sbarrando le acque del torrente Noce. Immerso in un meraviglioso scenario naturale tra meleti, campi coltivati, boschi, montagne verdeggianti e da Castel Cles che domina l’intera vallata, rappresenta oggi il più grande bacino artificiale del Trentino e, in termini di volume d'acqua, quello principale tra tutti i laghi della regione. Se il livello dell’acqua del bacino è particolarmente basso, sotto i 530 metri sul livello del mare, si può osservare emerso il medioevale Pont della Mula sul Rio di San Romedio ma anche scoprire il Ponte Alto sul torrente Noce e il Ponte di Banco sulla strada del Regai. Entrata in funzione nel 1951 ha rappresentato a lungo la diga più alta di tutta Europa grazie ai suoi 152,5 metri. Il progetto era talmente importante che vi collaborò anche l’architetto Giò Ponti, per la società elettrica Edison. Nei pressi della diga la gola è scavalcata anche dal ponte di Santa Giustina, costruito in ferro tra il 1886 e il 1889 ed oggi rivestito in calcestruzzo e dal ponte di Mostizzolo della ferrovia Trento-Malé-Mezzana inaugurata nel 1964 in sostituzione della preesistente tranvia.
L’escursione all'Eremo di Santa Giustina è una semplice ma suggestiva passeggiata con punto di partenza il piccolo parcheggio della stazione di Tassullo. Da qui prendiamo la stradina che passa sotto la ferrovia dove è presente la segnaletica Cai 529 per l'eremo. Il primo tratto costeggia la ferrovia, poi si snoda in leggera discesa tra i meleti e, alla fine della zona coltivata, inizia una ripidissima discesa nel bosco. In molte parti ci sono dei cordini metallici che agevolano la discesa e in poco tempo si perde tantissimo dislivello sino a raggiungere le rive del torrente Noce che qui scava una possente forra dominata da alte pareti di roccia. Lo attraversiamo su un ponticello di legno e iniziamo la risalita sull'altro versante raggiungendo le vicine rovine dell'eremo.
L’eremo di Santa Giustina era composto dalla residenza dell’eremita, affiancata da una scuola e una piccola chiesa dedicata ai Santi Cipriano e Giustina e assunse anche la funzione di ospizio per i viandanti collegato all'eremo di Santa Emerenziana all'imbocco della Valle di Tovel e con Madonna di Campiglio attraverso il Passo del Grostè. L'eremo è nominato per la prima volta negli Atti visitali del 1537 (il principe vescovo Bernardo Clesio dette inizio alla prassi delle visite pastorali sul territorio diocesano i cui verbali confluivano in una serie denominata appunto Atti visitali) ma in realtà è molto più antica soprattutto dando credito alla tradizione che vuole il luogo abitato sin dal VII secolo dal monaco Secondo da Trento, confessore e consigliere della regina Teodolinda, ivi rifugiatosi e morto nel 612. Con i secoli l’eremo venne abitato solo nei mesi più caldi: dal 1617 al 1782 infatti gli eremiti trascorrevano gli inverni alla vicina Dermulo. Successivamente l’eremo venne abbandonato cadendo in rovina, così come li possiamo vedere ancora adesso, un cumulo di rocce che dà forma a diverse strutture ammassate alla parete verticale della montagna. Anche se ora sono rimasti solo dei ruderi, la posizione di questo eremo è incantevole. Il sentiero attraversa tutta la zona dell'eremo e sale, per un po', tra rocce e sassi fino a sbucare nel bosco. Da questo punto non seguiamo le indicazioni per Dermulo, ma andiamo a prendere un tracciato sulla sinistra che si immerge tra i meleti e che finisce nei pressi della curva del ponte di Santa Giustina. Lo attraversiamo (panorama stupendo dall'alto su tutta la forra) e raggiungiamo la zona commerciale Polygon.  Da qui svoltiamo a sinistra proseguendo su stradina che ci riporta alla stazione dei treni.
Pochi chilometri più avanti, in posizione panoramica al centro della Valle di Non svetta l'elegante Castel Nanno. E' una proprietà privata e l'accesso è consentito in occasione delle visite guidate organizzate dall’Apt Valle di Non ed infatti lo troviamo aperto. Posto in linea d’aria con Castel Valer, deve il suo attuale aspetto alla ristrutturazione avvenuta tra il 1520 e il 1530 per volere di Giovanni Gaudenzio Madruzzo. Il castello medievale venne costruito per volontà dei Signori d’Enno. Nel 1274 i figli di Ropreto da Denno, Niccolò e Giordano, acquisiscono il castello assumendo il cognome "da Nanno" rimanendo molto a lungo tra i loro possedimenti tranne una breve parentesi nella seconda metà del XIV secolo in cui passerà tra i beni degli Spaur. Nel 1447 Riprando da Nanno viene investito anche del feudo di Castel Madruzzo segnando l'inizio dell'importante casata dei Madruzzo. Oggi si presenta come un’elegante residenza cinquecentesca i cui canoni architettonici rispettano quelli del Rinascimento italiano. La struttura quadrata è composta dall'imponente torre centrale e dalla cinta merlata, ai cui angoli si inseriscono quattro torri di controllo. Dell’originario castello medievale rimane il mastio, parzialmente diroccato, visibile sulla facciata nord-est dell’edificio. Castel Nanno è noto anche per le sue leggende, si narra infatti che, tra il 1611 e il 1615, fu teatro dei processi alle streghe, durante i quali vennero giustiziate tre donne del paese accusate di stregoneria.
In una sala al primo piano del castello si trova una pietra con l’incisione di tre croci, a testimonianza di quanto accaduto. Sembra anche che tra le mura del castello furono murati vivi i due giovani Melisenda e Ludovico, colpevoli di amarsi nonostante la rivalità tra le loro famiglie. La leggenda vuole che, ancora oggi, nelle notti di maggio, sia possibile udire i lamenti e i pianti dei due innamorati.
Concludiamo la giornata recandoci prima al Lago di Tovel, ancora in carenza d'acqua ma in condizioni decisamente migliori rispetto alla grave siccità delle precedenti settimane, che rischiava di compromettere il delicato ecosistema del fondale e poi, ritornando sui nostri passi, si punta verso la Terrazza dei Sapori con vista panoramica sul lago di Santa Giustina e sull'intera vallata. Questo agriturismo è in mano all'azienda agricola Savinelli che con amore, cura e dedizione, coltiva da anni la terra per produrre frutta e verdura ad impatto zero, prodotti che arrivano direttamente dalla terra alla forchetta. Ottimi i piatti della tradizione trentina con i decisi abbinamenti ai rossi più famosi di questo territorio.

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