lunedì 3 ottobre 2022

Oh che bel castello! - domenica 2 ottobre

E' sufficiente uscire dal perimetro delle grandi metropoli per scoprire panorami unici, fatti di antichi borghi immersi nel verde e nella quiete: a meno di 40 chilometri dal capoluogo lombardo, arroccato su uno sperone di roccia, ci appare Trezzo sull'Adda caratterizzato da un'atmosfera totalmente differente da quella metropolitana. Il territorio di Trezzo è legato indissolubilmente alle acque del fiume sul quale si specchia e conserva tracce di un passato ricco di eventi e tra i suoi primi abitanti, i Celti nel IV secolo a.c. e si suppone che Trezzo deriverebbe infatti da "trecc", un termine celtico utilizzato per indicare un promontorio, quello sul quale sorge la città. Il Castello, simbolo dell'importanza storica cittadina, ci appare come complesso caratterizzato da un marcato grado di frammentarietà, contraddistinto dalla presenza di notevoli "emergenze" architettoniche come quelle dell’imponente mastio, a pianta quadrata alto 42 metri, delle splendide casematte incastonate sotto la scoscesa riva orientale dell’Adda, il pozzo fatto costruire nel 1400 dal castellano Vercellino e i suggestivi sotterranei, e di precari lacerti murari risparmiati dallo scempio ottocentesco dei pregiati blocchi di ceppo d’Adda reimpiegati in altre costruzioni mentre alcuni frammenti decorativi si riconoscono in edifici annessi alla Villa Reale di Monza. Proprio questo carattere frammentario ed episodico regala al complesso un fascino particolare, al quale contribuiscono la splendida cornice paesaggistica e la parsimoniosa cura dell'attuale proprietà. Nel corso del tempo il castello fu più volte oggetto di contesa fra schieramenti opposti, come fra Federico Barbarossa e la città di Milano. L'imperatore, entrato in possesso del castello nel 1158, commissiona un ampliamento della struttura che viene fortificata e dotata di torri. I resti attuali invece si riferiscono alla costruzione del 1360 di Bernabò Visconti. Bernabò porta a termine un complesso militare immenso fortificando tutto il promontorio trezzese e facendone sua residenza di caccia, divenuta poi la sua prigione fino alla morte nel 1385 ad opera del nipote Gian Galeazzo Visconti.
Circondato per tre lati dal fiume, il castello era difeso via terra da imponenti mura e dalla grande torre. Il vero capolavoro ingegneristico però rimane l’ardito ponte ad una sola campata di 72 metri di lunghezza che collegava le due sponde dell'Adda, di cui oggi sono visibili solo la spalla e l’attacco: il ponte infatti venne inutilmente distrutto dal condottiero Francesco Bussone conte di Carmagnola durante l'assedio del 1416 al tempo dell'occupazione dei territori orientali dell'Adda da parte di Filippo Maria Visconti. Nel 1891 il castello viene acquistato dall'industriale tessile Cristoforo Benigno Crespi e l'antica fortezza ormai in rovina diviene parte integrante dell'imponente centrale idroelettrica Taccani.
Nel Museo longobardo, all'interno del castello, sono esposte le immagini dei reperti archeologici di epoca longobarda, come la tomba del gigante, testimonianza di uno dei più importanti ritrovamenti archeologici in Italia del Ventesimo secolo. Dalle ossa rinvenute si capisce che la persona doveva essere alta più di due metri! Oggi l’area del Castello ci regala un meraviglioso parco ricco di Lilium arancioni, fiori presenti e amati in tutte le epoche storiche che, con il loro aspetto signorile aiutano a donare al contesto il sapore nobile e storico che il luogo merita di trasmettere.
Da Trezzo sull'Adda ci spostiamo verso la bergamasca andando a visitare la splendida basilica di Santa Maria del Fonte a Caravaggio dove apparve la Madonna alla giovane contadina Giannetta de' Vacchi il 26 maggio 1432. Le cronache del 1516 descrivono la cappella quivi costruita come una chiesa veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e pitture venerande, come recitano le parole del privilegio concesso da papa Leone X al Santuario. L'attuale tempio mariano, fortemente voluto dall'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, iniziò nel 1575 dietro progetto dell'architetto Pellegrino Tibaldi mentre nell'aprile 1906 papa Pio X lo elevò alla dignità di basilica minore. Il grandioso tempio monumentale sorge al centro di una vasta spianata circondata da portici simmetrici su tutti e quattro i lati che corrono con 200 arcate, per quasi ottocento metri. Nel piazzale antistante il viale di collegamento con il centro cittadino si trova un alto obelisco in marmo con putti bronzei, opera di Rustico Soliveri.
Poco oltre l'obelisco una fontana di grandi dimensioni la cui acqua che passa sotto la chiesa, raccoglie quella del Sacro Fonte. All'interno la basilica si presenta ad una sola navata con una caratteristica pianta a croce latina, ed è caratterizzata da uno stile classico, con pilastri dai capitelli ionici. La decorazione è opera dei pittori caravaggini Giovanni Moriggia e Luigi Cavenaghi. Il tempio appare diviso in due corpi separati: quello occidentale, più vasto, ospita quattro cappelle riccamente decorate per lato, le cantorie e l'ingresso principale e quello orientale, di dimensioni minori, consente la discesa alla cripta. Le due parti sono separate dal maestoso altare maggiore, progetto originario dell'architetto Filippo Juvarra, che si ispirò agli studi di Michelangelo per l'altare della Confessione della basilica vaticana, e realizzato fra il 1735 ed il 1750 dall'ingegnere milanese Carlo Giuseppe Merlo. Al di sotto dell'altare maggiore si trova il Sacro Speco che ospita il gruppo statuario ligneo dell'apparizione. L'opera, dello scultore di Ortisei Leopoldo Moroder, fu inaugurata nel 1932 in occasione dei festeggiamenti per il quinto centenario dell'apparizione. Un luogo di grande spiritualità.

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