mercoledì 26 ottobre 2022

Isola d'Elba, l'isola dei tesori - (21-25 ottobre)

L'isola d'Elba è insieme all'isola del Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Gorgona e Giannutri una delle sette perle che compongono l'Arcipelago Toscano. Meta incantevole per la sua natura selvaggia e incontaminata che unisce la bellezza del mare all'entroterra montuoso. Definita in passato Piccola Trinacria per la sua conformazione geografica. Sul litorale occidentale chiamato Costa del Sole, una delle zone più frequentate dai turisti per la bellezza delle spiagge, appaiono d’improvviso come un fulmine colorato di verde e azzurro i "Tre Laghi", uno dei panorami più indimenticabili dell'Elba. Si tratta di una superba quinta prospettica, con tre specchi di mare in successione divisi da promontori che si rincorrono verdeggianti: i golfi della Biodola e del Viticcio insieme al profondo canale di Piombino. Il versante orientale dell'isola, denominato Costa che brilla, è caratterizzato dalla presenza delle ex miniere di ferro, con i colori particolari delle spiagge, bellissime e ancora poco frequentate dal turismo di massa. La storia dell'isola si rifà all'era protostorica con gli Ilvati di etnia ligure che le hanno dato il nome. Poi si susseguirono gli Etruschi e successivamente i Romani che apprezzarono molto l'isola per i suoi giacimenti di ferro e per i fanghi termali.
E l'isola è ricca di testimonianze del suo passato documentati dai tanti reperti archeologici conservati nei musei, dalle imponenti architetture militari, il medievale Castello del Volterraio, e dalle splendide residenze napoleoniche come la Palazzina dei Mulini, e di Napoleone si parla visto che dopo la rovinosa battaglia di Lipsia e a seguito del trattato di Fontainbleau del 14 aprile 1814, è costretto ad abdicare dal trono di Francia e accettare l'esilio sulla piccola isola toscana. L'arrivo dell'imperatore nelle acque di Portoferraio avviene il 3 maggio 1814 a bordo della fregata inglese "Undaunted", accolto con solennità dalle autorità locali e dagli stessi elbani consapevoli dell'eccezionalità del momento storico. Il periodo di esilio di Napoleone durerà solamente nove mesi - ripartì infatti il 26 Febbraio 1815 - ma durante la sua permanenza il sovrano si adoperò per apportare delle migliorie nell'isola. Piombino si trova nel tratto finale della Costa degli Etruschi e da sempre è una importante base marittima. Agli inizi del '800 Piombino fu assegnata da Napoleone a sua sorella Elisa Bonaparte Baciocchi che divenne così reggente del Principato di Lucca e Piombino. La principessa amava chiamarla "la mia piccola Parigi" e nel periodo del suo regno la città visse un periodo di grande splendore. Il centro, piuttosto raccolto, si visita molto bene a piedi. In attesa del traghetto (venerdì 21 ottobre) raggiungiamo il Torrione ovvero l'antica porta di ingresso alla città. Detta anche porta di Sant'Antonino, risale al Duecento ed è il monumento più antico di Piombino.
Accanto il quattrocentesco Rivellino, un'imponente costruzione semicircolare di rinforzo. Sul proseguimento ecco il Palazzo Comunale e l'adiacente Torre dell'Orologio e continuando verso il mare si arriva ad uno dei punti panoramici più belli di tutta Piombino: la terrazza di Piazza Bovio. Costruita su uno sperone roccioso la piazza è uno spettacolare balcone con vista sull'isola d'Elba e nelle giornate più limpide (ma non oggi) si riescono a scorgere anche l'isola di Montecristo, del Giglio, di Capraia e la Corsica. Alle nostre spalle il castello si trova dalla parte opposta di Piazza Bovio. Per arrivarvi saliamo lungo la strada panoramica sul mare (viale del Popolo). Il castello risale al XIII secolo, mentre la fortezza fu aggiunta nella metà del '500 per ordine di Cosimo de’ Medici. Allungandoci verso il promontorio si raggiunge il Faro della Rocchetta costruito dove un tempo sorgeva la Rocchetta di Piombino, storica fortificazione difensiva che venne demolita negli anni Venti del Novecento per lasciare posto all'attuale piazza che si apre verso il mare. Ma ora è tempo di raggiungere il porto e l'isola d'Elba si trova a soli 10 chilometri dalla costa! Intorno il mare appena mosso e i gabbiani ad accompagnarci per un bel tratto di navigazione.
Arriviamo a Portoferraio che è scesa la sera e l'isola essendo prevalentemente collinare e montuosa, ci regala, salvo rare eccezioni,delle strade che non sono esattamente dei rettilinei ma arriviamo giusto in tempo per la cena all'Ottavo, delizioso ristorantino a San Piero in Campo paesino situato sulle colline antistanti il golfo di Marina di Campo ad un'altezza di 227 metri. E’ come se fosse incastonato in un rialto granitico dello sperone sud-occidentale del Monte Capanne, la vetta più alta dell'isola. Proprio il Monte Capanne, considerato una meta del nostro viaggio, si negherà alla visione, avvolto da un fitto ammasso nuvoloso per tutti i giorni della nostra sosta. In realtà del programma iniziale manteniamo che pochi appuntamenti complici le giornate decisamente calde. Grazie alla sua posizione strategica il Volterraio è il sito più suggestivo dell'isola (sabato 22 ottobre). La fortezza svetta dai suoi 395 metri incastonata nella roccia da cui emerge come per incanto. Il luogo fu scelto dagli Etruschi per edificare la prima postazione di avvistamento ma la struttura assunse una fisionomia definitiva alla fine del  Duecento quando la Repubblica Marinara di Pisa ne decise la riqualificazione. Una fortezza imprendibile ieri, una suggestiva terrazza sull'Elba e sulle altre isole dell'Arcipelago Toscano oggi. Un panorama mozzafiato mostra il profilo della dorsale orientale dell'isola e all'orizzonte la forma esile dell'isola di Pianosa e l'austera sagoma di Montecristo. Di fronte a noi le morbide colline centrali, gli ampi golfi meridionali e l'inimitabile morfologia del golfo di Portoferraio con alle spalle il massiccio imponente del monte Capanne.
Più a destra la selvaggia isola di Capraia e, sullo sfondo, le montagne della Corsica con Capo Corso proteso verso il nord. Domenica 23 ottobre invece tagliamo a metà il famoso anello occidentale e si va a prendere una strada stretta e ripida attraverso il bosco che passa per il Monte Perone per poi scendere a Marina di Campo, ma complice una fitta nebbia e un blocco sulla strada causata da un mezzo pericolosamente in bilico sullo strapiombo, bisogna tornare  indietro spostandoci verso Marciana dove si sta svolgendo la Festa d'Autunno in piazza For di Porta e nelle piazzette adiacenti. Il territorio comunale di Marciana si distende lungo le pendici del Monte Capanne e occupa la parte nord-occidentale dell'isola d’Elba, un territorio montuoso e impervio, caratterizzato da una natura rigogliosa e incontaminata, ma che tende ad addolcirsi nel raggiungere il mare, fino ad arrivare alla piana in cui si trovano spiagge spettacolari. Si respira uno stile di vita "all'antica" dai ritmi lenti e rilassati totalmente in sintonia con la natura. E poi le spiagge: quella di Procchio una sabbia fine che traccia un arco dorato accarezzato da un mare smeraldino e limpido, specie quando soffiano i venti meridionali che rendono piatta la superficie dell'acqua. Quella di Bagnaia tutt'uno con il piccolo borgo dominato alle sue spalle dall'imponente Fortezza di Volterraio. Racchiusa tra il promontorio di Punta Pina e Punta degli Scarpellini permette di godere di una bellissima vista sul golfo di Portoferraio. E poi l'arena di Pomonte uno degli angoli isolani più selvaggi suddivisa nel raggio di un chilometro in tre piccole spiagge.
La prima è quella di Pomonte che si incontra alla fine della strada che dalla chiesa del paese conduce verso il mare. Sulla sinistra, oltrepassando un ponticello, le altre due spiagge: Relitto e Ogliera, famose perché a pochi metri dalla riva sotto all'omonimo scoglio dell'Ogliera è adagiato il relitto dell'Elviscot, un mercantile affondato negli anni '70. Quella di Sant'Andrea sulla provinciale che da Marciana porta a Marina di Campo. Dall'alto il panorama si perde visivamente sulle calette sottostanti e nei profumi della macchia mediterranea. Le isole di Capraia e la lontana Corsica fanno da cornice. Curva dopo curva, scendendo verso il mare, ci si lascia sempre più alle spalle l'Elba e si entra in una realtà di un'isola dentro l'isola: la rinomata località turistica di Sant'Andrea con il granito che fa da padrone ci lascia senza parole. La spiaggia, seppur di modeste dimensioni, è graziosa e formata da una chiara sabbia granitica lambita da un mare turchese. Le lisce rocce granitiche, chiamate dagli elbani Cote Piane, si prestano a bagni fuori stagione. E poi Porto Azzurro e la grande piazza Matteotti dove guardare il tramonto sorseggiando un drink, le proposte di  incantevoli trattorie com Cacio e vino a San Piero di Campo e su tutto questo l'odore intenso del mare e il libeccio che ci ha spesso accompagnato in questo breve viaggio.
Ritornate sulla terraferma (martedì 25 ottobre) un ultimo tocco di bellezza con la visita al complesso composto dall'Eremo o Rotonda di Montesiepi e, soprattutto, dai spettacolari resti della Grande Abbazia di San Galgano uno dei siti più suggestivi che si trovano in Italia. La Rotonda di Montesiepi fu edificata tra il 1182 ed il 1185, sopra alla capanna sulla collina ove il nobile cavaliere Galgano Guidotti, dopo aver rinunciato alla propria vita fatta di agi e di ricchezze visse il suo ultimo anno di vita. Il momento culminante della conversione avvenne nel giorno di Natale del 1180, quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l'arma in una croce, spada ora preservata da una teca trasparente. Solo nel 1220 invece venne iniziata la costruzione della vicina Abbazia. I lavori di costruzione durano fino al 1268, quando venne ufficialmente consacrata dal Vescovo di Volterra Alberto Solari. tanto che alla metà del XIII secolo l'abbazia di San Galgano era la più potente fondazione cistercense in Toscana.
Poi prima la carestia del 1328 poi la peste del 1348, che vide i monaci duramente colpiti dal morbo, portò all'arresto dello sviluppo del cenobio a cui seguì una lenta decadenza data dalla sventurata pratica della Commenda. Nel 1503 l'abbazia venne affidata al governo degli abati commendatari una scelta che accelerò la decadenza e la rovina di tutto il complesso tanto che uno di loro, alla metà del secolo, fece rimuovere per poi vendere la copertura in piombo del tetto della chiesa. A quel punto le strutture deperirono rapidamente. Infatti nel 1781 crollò quanto rimaneva delle volte e nel 1786, dopo che un fulmine lo aveva colpito, crollò anche il campanile. Tre anni dopo fu sconsacrata e da lì in poi venne usata come stalla, fino a quando nel 1926 lo Stato italiano ne riconobbe il valore culturale...e tutto questo al termine di 
un viaggio ricco di colori e di gusto.

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