lunedì 9 maggio 2022

Ma che bel castello...domenica 8 maggio

Si arriva a San Secondo Parmense in una giornata dall'umore variabile. E' un piccolo centro della pianura emiliana tra un intreccio fluviale, ad est il fiume Taro divide il territorio da quello di Sissa Trecasali, a nord il torrente Stirone funge da divisione amministrativa con Roccabianca mentre a ovest è il torrente Rovacchia a segnare il confine comunale con Soragna. Solo a sud la divisione con Fontanellato è puramente politica. D'improvviso appare la Rocca dei Rossi, maestoso maniero a pochi passi dal cuore storico del borgo. Dell'antico ingresso del castello si conserva soltanto l'arco con la prima delle tre arcate che in origine si aprivano sul ponte che scavalcava il fossato, accanto svetta l'antico mastio. La storia della casata parte dal 1365 quando il vescovo di Parma, Ugolino dè Rossi cede le terre al nipote Bertrando dando inizio alla dinastia dei Conti di San Secondo. Nel sedicesimo secolo il casato raggiunge il massimo splendore e il castello si trasforma in una sfarzosa residenza. Nel 1817 l’ultimo conte dei Rossi, Gian Girolamo, indica come unico erede il Conte Ferdinando Vaini e tutta la proprietà passa alla nuova famiglia che nell'impossibilità di sostenere i costi di gestione, vende gli arredi demolendo una vasta zona del maniero occupato oggi da un parco ottocentesco. Nonostante questa perdita, la parte più bella del castello è ancora oggi visitabile, con il piano nobile e la zona di rappresentanza, e riscoprire così i fasti della nobile famiglia come il grande condottiero Pier Maria II, detto il Magnifico, che fece costruire tra il 1448 e il 1460 il castello di Torrechiara (allora chiamata Rocca di Torchiara), con la cosiddetta Camera d'Oro creata per l'amante Bianca Pellegrini. Nello stesso periodo ricostruì il castello di San Secondo e, più tardi, fece edificare la Rocca dei Rossi a Roccabianca.
La Sala delle Gesta Rossiane è la più importante e maestosa del castello. Un capolavoro di ben 1200 mq di affreschi eseguiti da alcuni tra gli artisti più importanti dell’epoca (Cesare Baglione, Orazio Samacchini, Ercole Pio, Jacopo Zanguidi detto il Bertoja). Un susseguirsi di grottesche e allegorie interrotto da tredici quadri-arazzo dalle grandi dimensioni raffiguranti altrettanti episodi fondamentali della famiglia Rossi, in un arco di tempo che va dal 1199 per arrivare al 1542, e l'imponente camino in marmo rosso e bianco dove si trova lo stemma di famiglia. In questa magnifica cornice scenografica - al termine della visita guidata - si propone il concerto dei Mandolinisti di Parma, sotto la direzione della vicentina Maria Cleofe Miotti con un repertorio che spazia dalla struggente melodia tratta dal film "La vita è bella" ai motivi della canzone napoletana di fine Ottocento in un crescendo emozionale. E' ora di ritornare sui nostri passi, in direzione di Brescia, ma è all'altezza del comune di Pralboino, che l'attenzione viene catturata dall'antica Villa Fontanili Morelli costruita sul finire dell'Ottocento dall'avvocato Pietro Morelli, in realtà un castello con echi bizzarri di architetture gotiche e medievali. Castello pieno di fascino e mistero in balia di piante rampicanti e degli agenti atmosferici, abbracciato dall'immenso prato incolto, non riesce comunque a cancellare una sua originale bellezza. E con molte storie da raccontare, confermate dalle parole del signor Angelo. Un incontro casuale il nostro con questo arzillo ottantacinquenne, profondo conoscitore di questi luoghi dove ha trascorso la sua infanzia. Peccato perché il castello merita di essere rivalutato ma l'ultimo degli eredi di quel Morelli si è cocciutamente opposto alla sua vendita preferendo lasciarlo andare alla mercé del tempo. Peccato davvero. 

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