martedì 8 marzo 2022

Dagli schianti di Vaia, il Drago più grande d'Europa - domenica 6 marzo

Folgaria, Lavarone e Luserna, conosciuti come "Alpe Cimbra", si trovano su un vasto pianoro nel Trentino sud-orientale comprendente cime il Monte Cornetto, Monte Cimone, Cima Campo e Cima Vézzena. Un altopiano soleggiato, da scoprire in ogni stagione, un territorio dall'antica origine, testimoniata dai forti legami con il passato. L'elemento di maggior forza che storicamente accomuna questi terrazzi alpestri è la cultura tedesco-cimbra. Di questa cultura, che ha le sue radici nel XI secolo, Luserna/Lusérn è un'isola linguistica tutelata da un'apposita legge provinciale assieme alle altre minoranze linguistiche presenti nella regione, i mòcheni e i ladini. Per molto tempo si è creduto che i Cimbri fossero discendenti di guerrieri in fuga rifugiatisi sui monti, in realtà sono gli eredi di quei boscaioli, carbonai e contadini che a partire dall'Undicesimo secolo presero a scendere dalla Baviera per collocarsi in tempi diversi sulle alture dei Sette Comuni Vicentini (Asiago) e dei monti dei Tredici Comuni della Lessinia Veronese occupando progressivamente anche territori confinanti come gli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna, la Val di Terragnolo, la Vallarsa e la valle di Ronchi. Ed è in questo contesto che nasce il Drago di Vaia, l'opera realizzata da Marco Martalar, scultore del legno e uomo di boschi, con legname recuperato dai boschi martoriati dalla tempesta Vaia - 29 ottobre 2018 -  un evento meteorologico estremo proveniente dall’Atlantico che ha provocato la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. Un avvenimento terribile che ha segnato lo scultore nel profondo tanto da raccontarne la furia, e da quella furia è nato il drago, il più grande d'Europa, alto sei metri e lungo sette, realizzato sull'Alpe del Tablat con 2000 pezzi di radici e scarti della tempesta (e 3000 viti) ma anche quelli dell'Avez del Prinzep, l'abete bianco più alto d'Europa, abbattutosi un anno prima a causa di una terribile perturbazione. 
Arriviamo in una fredda ma soleggiata giornata nel parcheggio a due passi dal municipio di Lavarone, in località Gionghi. Un breve tratto d'asfalto fino a raggiungere l'albergo Fior di roccia dove si trova la segnaletica del Sentiero del Drago. Si supera la targa di Fritz Jung e in leggera salita entriamo nel bosco, con qualche tratto ghiacciato, continuando fino ad un incrocio di sentieri: a destra si prosegue per il drago mentre a sinistra si va alla baita Tana Incantata dove andremo al ritorno. Ecco un altro bivio dove sono presenti due piccole case che si lasciano a sinistra, e in brevissimo tempo si raggiunge il pianoro dove si materializza il maestoso Drago di Vaia. Il colpo d’occhio è davvero notevole. La grande spianata su cui si trova il drago si apre su tutto il paesaggio circostante come in un grande abbraccio. Il legno utilizzato per la realizzazione dell’opera non è stato trattato e proprio per questo motivo il drago col passare delle stagioni arriverà a decomporsi, humus per nuovi boschi. Inizia ad arrivare tanta gente, il richiamo del drago è incredibile per cui lo salutiamo ritornando al bivio e puntando decisamente in direzione della Tana Incantata lungo un sentiero innevato che sale dolcemente tra meravigliosi abeti, ora si scorgono le seggiovie in movimento ed infine la baita, già in fibrillazione visto il mezzogiorno. Polenta, spezzatino di capriolo, formaggio fuso e rosso Teroldego sono il degno contorno!
Al ritorno, ad un bivio non segnalato, si va a sinistra agganciandoci al sentiero dell'andata e di buon passo, grazie anche ai ramponcini utilissimi sul fondo ghiacciato, si rientra in centro paese.
PARTENZA: Lavarone fraz. Gionghi mt 1170
SEGNAVIA: Sentiero del Drago
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 210
ALTITUDINE: mt 1378
LUNGHEZZA: km 6,3

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