lunedì 21 marzo 2022

Sul “tetto” dei Colli Euganei - domenica 20 marzo

Il monte Venda con i suoi 603 metri è la cima più alta dei Colli Euganei tra Galzignano Terme, Cinto Euganeo e TeoloIl Venda è caratteristico per la grande gobba oblunga chiaramente individuabile da quasi tutta la pianura veneta e soprattutto noto per la grande antenna televisiva e le installazioni, ora in disuso, della base NATO attiva tra il 1955 e il 1998, che rendono la cima impraticabile. Fortunatamente i ruderi del Monastero degli Olivetani si trovano ai margini dell'area interdetta. Base di partenza del sentiero n° 9 è Casa Marina, centro informazioni del Parco, e percorriamo la stradina Sottovenda che procede larga e panoramica sui monti Marco, Fasolo, Gemola, Rusta e Lozzo mentre a valle il sottostante abitato di Faedo. A destra ecco scorgere in alto gli antichi resti del Monastero degli Olivetani e incrociare immediatamente dopo sulla destra il sentiero "G.G. Lorenzoni", una salita che ci riserviamo al ritorno. Superato il bivio, che porta ad un'area di sosta presso la grande pietraia del versante sud del Venda, si prosegue fino ad arrivare ad un altro slargo. Il bosco è costituito da roverella e frassini, mentre dove si fa più fitto, da castagni. All'altezza di un cancello si esce dal bosco. Di fronte appare il contiguo Monte Vendevolo. Muovendosi tra una casa ed un uliveto, dopo poco si arriva ad un ampio spiazzo dove troneggiano, maestosi, alcuni splendidi esemplari di maronari centenari. Con molta tranquillità si va a raggiungere la Sorgente delle Volpi, invero in secca visto il periodo arido di piogge. Poco oltre una secca discesa a gradoni termina sul proseguimento del sentiero in direzione di Laghizzolo, e in successione si esce sulla radura di una ex cava contornata da castagni, frassini e carpini, dove è collocata un'area di sosta attrezzata.
Dopo una breve pausa, si percorre a ritroso il percorso sino ad incrociare nuovamente il "Lorenzoni", il sentiero più diretto e più ripido che mira al soprastante monastero che s'individua dalla torre campanaria. Poco dopo le prime rampe e l’antica Fontana Olivato, si opta per il sentiero che arranca diritto conducendo sul versante orientale del passo del Roccolo. Luogo di pace e meditazione, nude pietre in simbiosi con la natura circostante di quella che fu una grande chiesa monastica, ad una sola navata, di cui rimangono solamente le cortine murarie senza il tetto, ma è davvero fantastico il colpo d'occhio sull'abside che presenta una ampia breccia panoramica. Dall'alto domina le alture degli Euganei e in giornate particolarmente terse si può osservare la pianura fino alla laguna veneta e all'appennino bolognese. Con gli interventi di restauro di qualche anno fa i ruderi sono stati ben ripuliti, grazie anche alla cura di un gruppo di volontari locali, è stata sistemata la torre campanaria e recuperata la Cripta della chiesa.
 Le origini del monastero risalgono al 1197, primo insediamento eremitico fondato dal monaco Adamo di Torreglia. Nel 1207 alcuni monaci benedettini, della basilica di Santa Giustina di Padova, eleggono il luogo a ritiro spirituale in cerca di pace e solitudine. All'inizio del Duecento esistevano due chiese: la più antica dedicata a San Michele (scomparsa alla metà del secolo) e quella fondata da due monaci benedettini dedicata a San Giovanni Battista. Dal 1229 divenne un articolato monastero, con i lavori patrocinati e finanziati anche dai Maltraversi, nobile famiglia di Castelnuovo di Teolo, e successivamente dai Carraresi e diretti dal priore di Santa Giustina. Con la crisi dell'ordine nel 1380 il Vescovo di Padova decise di accorpare la comunità del Venda con i monaci Olivetani, nota congregazione benedettina aristocratica alla quale non è ininfluente la protezione dei Carraresi, signori di Padova. E' questo un nuovo periodo di splendore. La vita monastica scorre serena fino al 1771 quando la Serenissima ne decreta la soppressione facendo trasferire i monaci, mettendo all'asta tutti i possedimenti che passano in proprietà alla famiglia Erizzo. Gli edifici divennero luogo di riparo per i pastori e caddero rapidamente in rovinaTra le visite illustri si ricorda quella del poeta inglese Percy B. Shelley nell'autunno del 1818 durante il classico 'Tour' in Italia.
Egli rimase affascinato da questa straordinaria balconata naturale e scrisse versi dedicati agli euganei descritti come "isole fiorite che donano conforto nel mare della vasta angoscia dell'animo umano"
PARTENZA: Casa Marina (mt 276)
SEGNAVIA: sentiero n° 9 - G.G.Lorenzoni n° 4
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 300
ALTITUDINE: mt 575
LUNGHEZZA: km 7,5

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