mercoledì 29 settembre 2021

Tour della Tuscia (parte prima)

GIOVEDI' 23 SETTEMBRE Orvieto "la città alta e strana" ed è facile capire perché osservando dal basso la cittadina umbra sopra la rupe di tufo. Da lontano, soprattutto di notte, sembra sospesa nel cielo. Piccolo scrigno di arte Orvieto è famosa nel mondo soprattutto per il Duomo e il Pozzo di San Patrizio, capolavoro di ingegneria idraulica. Quando raggiungiamo la cittadina umbra è già mezzodì e lungo corso Cavour, arteria principale della città vecchia, una simpatica osteria recita "cacio, salame e...vino" quindi via col sapore dei salumi, eccellenza di tutta l’Umbria, degli affettati, dei formaggi e degli umbrichelli, una pasta acqua e farina con cui si ricavano spaghetti grossi simili a lombrichi - gli umbrichi in umbro - che gli orvietani condiscono "all'arrabbiata" accompagnati dal generoso rosso di Orvieto. 
Orvieto
Saliamo verso il Duomo rimanendo senza fiato. Meraviglia dell’arte gotica italianacolpisce immediatamente per lo slancio delle guglie, l'oro dei mosaici, il magnifico rosone e i portali bronzei. La sua bellezza non è solo nelle opere d’arte che conserva, ma anche nella storia secolare della sua costruzione e nelle tracce lasciate dalle importanti maestranze che vi hanno lavorato. L'edificazione, iniziata nel 1290 per volontà di papa Niccolò IV per dare al Corporale del Miracolo di Bolsena un posto dove essere venerato, proseguì fino alla seconda metà del '500. Purtroppo invasa di auto durante il giorno, ecco Piazza del Popolo riacquistare il suo fascino quando si accendono le luci della notte e arriva il mercato. Svetta più avanti la strana Torre del Moro, perfetto crocevia da cui si diramano i quattro quartieri del centro storico cittadini. Oggi è un centro culturale e soprattutto un mirabile balcone da cui godere un panorama straordinario sul Duomo e sui tetti di Orvieto, ma prima bisogna affrontare 250 gradini belli ripidi! In cima ci fa compagnia l’automa che suona le due campane. L'orologio, punto di riferimento per gli orvietani, ha cominciato a funzionare nel 1885. La rupe su cui la cittadina umbra è costruita è già un bastione naturale comunque a partire dal 1359 inizia l'edificazione della Fortezza di Albornoz. Distrutta e rimaneggiata più volte, sarà ricostruita solo nel 1450 quando Orvieto si assoggetterà al papato. 
Orvieto
Non resta molto della struttura originaria e
 oggi ospita i giardini pubblici. Raggiungiamo il famoso Pozzo di San Patrizio che papa Clemente VII, in fuga da Roma appena saccheggiata dai lanzichenecchi, voleva che Orvieto fosse inespugnabile quindi affidò l'incarico a Giuliano da Sangallo il Giovane ed è un miracolo di ingegneria. Avete presente il nastro di Moebius, cioè quel nastro di carta piegato a formare il simbolo dell’infinito, in modo tale che una colonna di formiche può camminare per sempre sulla sua superficie senza che le singole formiche si incrocino mai tra loro? Ecco, il Pozzo di Orvieto richiama un'esperienza simile. Lo affianca una scala scavata nella pietra, con cui si può scendere fino in fondo e poi risalire, ma se mentre scendete ci sono altri che risalgono non li incrocerete mai perché la scala è attorcigliata in una doppia spirale elicoidale così si potevano mandare fino in fondo al pozzo, dove c’è una riserva d’acqua naturale, gli asini carichi di recipienti vuoti, per riempirli e poi risalire in superficie senza che andassero ad incrociare gli asini che scendevano. Gli scalini, ben duecentoquarantotto, sono lunghi e bassi e con un po' di fiatone è una esperienza da provare. La giornata volge al termine. Pitigliano di notte, illuminata dalla luna e dalle luminarie poste alla base della roccia tufacea, creano un magnifico gioco di luci ed ombre. Una visione d'insieme unica che unisce il paesaggio naturale ai palazzi storici del paese, alle abitazioni più antiche, alle cantine scavate direttamente nel tufo. Il borgo di Pitigliano sembra essere sospeso nel vuoto, sorretto da una forza mistica...
VENERDI' 24 SETTEMBRE - Civita di Bagnoregio, la cosiddetta "città che muore" è un piccolissimo borgo dove il tempo sembra essersi fermato e che si può raggiungere soltanto a piedi percorrendo un ponte in cemento armato realizzato a vantaggio dei pochi abitanti rimasti (undici) e dei turisti che la visitano da tutto il mondo, posta tra le due valli chiamate Fossato del Rio Torbido e Fossato del Rio Chiaro che un tempo erano la via d’accesso che dalla valle del Tevere portavano fino al Lago di Bolsena.
Civita di Bagnoregio
Civita di Bagnoregio sorge infatti su un terreno molto precario, situata su una platea tufacea, e rischia il crollo perché i vasti banchi d'argilla che la sorreggono sono soggetti a continua erosione. Ne sono testimonianza i maestosi "calanchi", in parte ricoperti da povera vegetazione, che si estendono per chilometri e che al tramonto danno all'intero paesaggio un aspetto lunare. Porta Santa Maria è oggi l’unico accesso al borgo e, passando sotto di essa, si possono ammirare le splendide decorazioni di leoni che schiacciano alcune figure umane: sono il simbolo degli abitanti di Bagnoregio che schiacciano i tiranni. Per accedere al centro bisogna pagare una piccola tassa di entrata (5 euro). L'intero centro urbano vive intorno alla cinquecentesca Chiesa di San Donato, costruita sul sito di un antichissimo tempio etrusco, al cui interno si può ammirare uno splendido crocifisso ligneo di area fiamminga della fine del Sedicesimo secolo. Vale la pena perdersi tra le viuzze, esplorare gli anfratti più segreti e ammirare gli scorci più suggestivi senza seguire un itinerario preciso e poi raggiungere lo spettacolare Belvedere, una piazzetta a strapiombo sulla vallata. Da Civita ci spostiamo al borgo fantasma di Celleno nel cuore della Teverina. Castello Orsini, posto all'ingresso della Celleno Antica, è sicuramente la costruzione più bella e suggestiva all'interno del borgo. Circondato da un fossato il castello è munito di un imponente fortilizio e di una grande torre di guardia. Acquistato nel 1973 dal pittore Enrico Castellani, una delle figure di maggior rilievo dell'arte europea della seconda metà del Novecento il castello viene restaurato ed eletto a propria abitazione dall'artista sino alla sua scomparsa nel 2017Da Piazza San Rocco, denominata il Torracchio si sale al castello superando un ponte in muratura ad arcata unica, Via del Ponte. 
Celleno
Alla fine del ponte si trova un bel portale, oltrepassato il quale troviamo l'accesso al suggestivo borgo non tutto visitabile a causa di alcune parti frananti. Sempre in Piazza del Comune si innalza il bel campanile (col suo orologio) della chiesa parrocchiale di San Donato, risalente all'anno Mille che fortunatamente ancora conserva il portale in pietra basaltica e alcune parti di mura, ma è privo di soffitto. A sinistra del castello sorge la seicentesca Chiesa di San Carlo, ora sede di una bellissima mostra permanente di grammofoni. Martoriata da numerosi smottamenti e terremoti nel corso dei secoli Celleno era divenuto oggettivamente un luogo pericoloso per i suoi abitanti, talmente pericoloso che l'allora presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, nel 1951 emanò un'ordinanza che obbligava i suoi abitanti a lasciare le proprie case per spostarsi a circa un chilometro e costruire, in località Le Poggette, la nuova Celleno. Lasciano il borgo fantasma ci spostiamo lungo la provinciale verso Sant'Angelo di Roccalvecce,  piccola frazione del viterbese immersa nel suggestivo scenario rurale della Valle Teverina. E’ uno di quei borghi apparentemente fuori dal tempo ma che è tornato a rivivere ancorandosi al presente grazie alla fantasia. 
Sant'Angelo di Roccalvecce
Tagliato fuori dalle principali arterie stradali e soggetto all'abbandono per spopolamento, a trasformarlo è stato un progetto molto ambizioso - e in continuo mutamento - sull'idea di far rivivere il piccolo borgo attraverso i personaggi delle fiabe conosciute in tutto il mondo. Nasce da qui l'iniziativa dell'Associazione Culturale Arte e Spettacolo (ACAS), realtà locale presieduta da Gianluca Chiovelli, che dal 2016 trasforma l'anonimo paese in un museo a cielo aperto dell’arte popolare. Sono le ore 11 e 27 minuti, così segna l’orologio di Alice nel Paese delle Meraviglie nella piazza principale, l'orario in cui il 27 novembre 2017 è stato inaugurato  il primo murale del progetto "Sant'Angelo il Paese delle Fiabe", realizzato dalla direttrice artistica Tina Loiodice. E poi la scelta felice di affidare la realizzazione dei lavori a un team di donne street artist tra le più celebri della scena italiana. Tra queste, oltre a Tina Loiodice, Alessandra Carloni, Daniela Lai, Lidia Scalzo, Isabella Modanese, Stefania Capati, Cecilia Tacconi, Lena Ortmann, Ginevra Giovannoni in un percorso incantato che sa di tuffo nel passato e storie della buona notte. Da un piccolo belvedere appare il borgo medievale della dirimpettaia Roccalvecce e il profilo possente del Castello Colaguti, famiglia di banchieri genovesi e proprietaria della fortezza dalla metà del '600. Lasciamo questo mondo fiabesco e risaliamo la sponda orientale del lago per raggiungere Bolsena, ultimo appuntamento della giornata, centro fortemente legato all'agricoltura e soprattutto alla pesca e dominata dalla massiccia Rocca Monaldeschi, uno suoi dei monumenti più rappresentativi, oggi sede del Museo Territoriale del Lago di Bolsena

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