martedì 14 settembre 2021

Tre splendide giornate dolomitiche (11-13 settembre)

Sabato 11 settembre
-  
Il Lago di Braies, nel Parco Naturale Fanes-Senes-Braies, con il suo colore verde smeraldo e l'imponente massiccio della Croda del Becco sul fondo viene considerato la "Perla delle Dolomiti". L'inizio dell'anello lacustre parte dalla palafitta resa celebre - così come il lago - dalla serie televisiva italiana "Un passo dal cielo" con Terence Hill, e si immerge nel bosco discostandosi dalle sponde che si frammentano tra le fronde degli alberi. Il tracciato si restringe, serpeggia in verticale lungo una parete di roccia con incantevoli sprazzi visuali sul lago e si raggiungono le sue sponde meridionali, spiaggette ciottolose bianche, dove appaiono le indicazioni del sentiero n° 19 per Malga Foresta (Grünwald Alm, mt 1590) che si raggiunge in un'ora su un percorso leggermente in salita. La malga, circondata dal gruppo montuoso di Senes e dalla catena della Hochalpe, è un posto meraviglioso e piacevole la sosta con un menù a base di piatti locali da gustare sulla terrazza soleggiata magari in compagnia di placide vacche di passaggio. Ritornando sui nostri passi si procede sull'Alta Via n°1 delle Dolomiti, che arriva sino a Belluno, costeggiando il lato occidentale del lago, si oltrepassa la Chiesa della Madonna costruita nel 1904 dall'architetto viennese Otto Schmid e cappella privata della famiglia Hellensteiner, proprietari dell'hotel Lago di Braies, giungendo nuovamente al punto di partenza. 
Domenica 12 settembre
- Ecco le
 Tre Cime di Lavaredo, simbolo dell'Alta Pusteria e delle Dolomiti, quelle stesse vette una di fianco all'altra, isolate da tutte le altre, vittime della loro stessa bellezza e della facilità di accesso per escursionisti e alpinisti di tutto il mondo. Arrivati al lago di Misurina svoltiamo a sinistra e si sale lungo l'asfalto fino alla sbarra dove si paga un pedaggio (salato!) per raggiungere l'area parcheggio a due passi dal Rifugio Auronzo (mt 2320). Davanti a noi la visuale spettacolare del gruppo dei Cadini di Misurina (mt 2839), ricco di guglie e pinnacoli, la Val d'Ansiei,  il piccolo Lago d'Antorno, la Punta Sorapiss (mt 3205) e il Monte Piana (mt 2324). Si parte dall'Auronzo sul pianeggiante sentiero 101 che le Tre Cime non si vedono neppure, o meglio, sono lì davanti a noi ma la sagoma è del tutta diversa, bisogna aspettare la forcella Lavaredo perché si palesino nel loro splendore. Dopo circa quindici minuti di cammino arriviamo ad una chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice - mentre sopra di noi volano numerosi i gracchi alpini - e poco dopo al rifugio Lavaredo (mt 2344). Dal rifugio il sentiero taglia diagonalmente i depositi detritici alla base della Cima Piccola ma noi proseguiamo sulla più agevole strada sterrata fino alla Forcella Lavaredo. Sulle pareti della Cima Piccola, complice una giornata soleggiata, ammiriamo i rocciatori. 
Ancora un breve tratto in cui la strada passa tra alcuni grossi massi di crollo di antiche frane e si raggiunge la f
orcella (mt 2454) che costituisce il punto più elevato dell'intera escursione. Qui riconosciamo la celeberrima forma delle Tre Cime patrimonio Unesco: la Cima Piccola (mt 2857), la Cima Grande (mt 2999) e la Cima Ovest (mt 2973). In lontananza si intravvede il rifugio Antonio Locatelli (mt 2450) e, di fronte, un magnifico scenario montuoso si apre a corona, ecco il Monte Rudo (mt 2826), la Croda dei Rondoi (mt 2873), la Torre dei Scarperi (mt 2687), il Monte Mattina (mt 2493), la Torre Toblino (mt 2617) e il Sasso di Sesto (mt 2539) che fa da sfondo al rifugio, mentre sulla destra si erge il Monte Paterno (mt 2744) con le sue gallerie percorse da numerosi escursionisti in fila indiana e ancora la Croda Passaporto (mt 2701). Dalla forcella si scende decisamente di quota e le cime scompaiono per un attimo sul Pian da Rin poi, appena superata la sbarra metallica (sentiero 105) si segue a destra il tracciato che per un breve tratto sale lungo il ghiaione per poi proseguire con brevi saliscendi. Si raggiunge Malga Lange (mt 2232) dove facciamo una breve sosta. Da qui ci si arrampica per breve tratto e, sulla sinistra, si vedono le acque verdi-azzurre e freddissime dei tre laghetti delle Tre Cime che possono essere definiti le "antisorgenti" del fiume Rienza. Al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo, ora vicinissime e maestose, il paesaggio che si attraversa è quello dei depositi morenici, dei pascoli d'alta montagna, con l'insediamento rado del pino mugo e le fioriture più appariscenti della vedovina alpestre e del rododendro nano dai fiori rosso-purpurei. Proseguendo raggiungiamo il grande ghiaione della Forcella del Col de Mèdo a 2315 metri dove si incrociano altri sentieri, e da qui si affronta l'ultimo tratto dell'escursione che raggiunge il Rifugio Auronzo ai piedi del lato ovest delle Tre Cime di Lavaredo e il successivo ritorno a valle.
Lunedì 13 settembre
-
Acque cristalline circondate da fitti boschi di pini, dietro di essi l'imponente Latemar che vi si specchia e tutt'attorno il leggendario mondo di re Laurino e del suo giardino di rose visibile ad ogni tramonto sul Catinaccio nel fenomeno dell'enrosadira, termine che in lingua ladina significa letteralmente "diventare di colore rosa"Il lago di Carezza in Val d'Ega (mt 1534) è molto scenografico ma non è grande e per ammirarlo e immortalare i colori delle sue magnifiche acque basta una tranquilla camminata. Il lago viene alimentato da sorgenti sotterranee della catena montuosa del Latemar, per questo motivo sia la sua grandezza che la sua profondità variano a seconda della stagione e dalle condizioni climaticheTra i percorsi che si diramano dallo specchio d'acqua ecco la passeggiata dell'imperatrice Elisabetta (sentiero n° 6) che porta al Passo Costalunga tra boschi, prati e panorami magnifici. E non dimentichiamoci la leggenda del lago che narra di una splendida ninfa, Ondina. La ninfa viveva nel Lago di Carezza e la sua voce soave ammaliava i viandanti che salivano al Passo di Costalunga, fino a quando finì per far innamorare anche lo stregone che viveva sul monte Latemar. Lo stregone provò di tutto per avvicinare Ondina e conquistarla, ma invano quindi si rivolse alla Stria del Masarè del vicino Catinaccio che gli consigliò  di costruire un ponte arcobaleno per impressionarla. La ninfa, sorpresa uscì dall'acqua e si avvicinò alla riva incuriosita. Lo stregone corse al lago ma Ondina lo riconobbe e in un batter d’occhio scomparve. Lo stregone adirato distrusse l’arcobaleno e lo gettò nel lago che da quel giorno assunse i suoi splendidi colori. In ricordo di questa leggenda nelle sue profondità è stata installata una statua di bronzo raffigurante la bella ninfa.

Nessun commento:

Posta un commento