martedì 14 maggio 2019

La Val d'Orcia, parabola di vigneti e silenti filari di cipressi (10-12 maggio)

San Gimignano
La Val d'Orcia è una terra di rara bellezza dove storia, natura e tradizione si intrecciano: orgogliosi borghi medievali, abbazie e castelli immersi in un paesaggio unico. Un territorio mosso e frastagliato come il mare ma le sue onde sono colline verdi, campi di colza il cui giallo ocra è rotto dai filari dei cipressi, parabole di vigne che affiorano dai sentieri. E' una terra silenziosa e tranquilla come i suoi abitanti che da secoli conservano gelosamente tesori gastronomici e pregiate testimonianze artistiche. Venerdì 10 maggio. I chilometri scappano veloci lungo l'appennino dove l'occhio spazia veloce su orizzonti infiniti, poi incroci la segnaletica direzione San Gimignano e il nostro programma si arricchisce di un nuovo itinerario. Andiamo a scoprire la "città delle torri". Infatti San Gimignano ne contava ben 72 in epoca medievale ma oggi ne restano in piedi quattordici, con altre scapitozzate intravedibili nel tessuto urbano. La più antica è la torre Rognosa, eretta all'inizio del XII secolo, mentre la più alta è la torre del Podestà, detta anche Torre Grossa (54 metri). Un regolamento del 1255 vietava ai privati di erigere torri più alte della torre Rognosa ma le due famiglie più importanti della cittadina senese, i ghibellini Ardinghelli e i guelfi Salvucci, fecero costruire due torri di equale grandezza per dimostrare la propria potenza. La semplicità della facciata romanica del XII secolo della Collegiata di Santa Maria Assunta non anticipa le meraviglie dell'interno. Divisa in tre navate, il duomo conserva alcuni capolavori.
Il famoso Brunello
Sulla parte posteriore della controfacciata c'è il Martirio di San Sebastiano di Benozzo Gozzoli mentre nella parte centrale lo straordinario Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo. Se il duomo è il simbolo religioso della città, il Palazzo del Popolo è il suo corrispettivo civico e si trova sulla sinistra della piazza, tra la torre Grossa e la Loggia del Comune. Insieme, a pochi metri l'uno dall'altra, formano lo straordinario insieme architettonico di Piazza del Duomo. Lasciato il duomo raggiungiamo Piazza della Cisterna, straordinariamente scenografica e punto di passaggio obbligato della città, per poi risalire una stradina che porta alla Rocca di Montestaffoli. Non resta molto dell'antica rocca ma vale davvero la pena arrampicarsi in questo spazio verde per ammirare una vista magnifica su San Gimignano e la Val d'Elsa. La Rocca è diventata il Centro comunale di documentazione e degustazione del vino Vernaccia che riunisce tutti i produttori di questo splendido bianco DOCG. La Vernaccia, vino bianco asciutto e armonico era particolarmente apprezzato da Dante, Boccaccio, Ludovico il Moro e Lorenzo il Magnifico...e ovviamente anche da noi! Sorseggiarlo davanti ad uno dei paesaggi più suggestivi della Toscana è un'esperienza unica. Il tempo corre e dobbiamo raggiungere Castel del Piano, la porzione grossetana della Val d'Orcia, dove abbiamo posto la nostra base in località Borgo Tepolini sulle propaggini collinari occidentali del Monte Amiata, e da lì proseguire per Santa Fiora, bandiera arancione TCI, al cospetto della più genuina cucina toscana. I pici, tipica pasta fresca simile agli spaghetti ma più larghi, rappresentano appieno il piatto povero della realtà contadina. Gli gnudi, ravioli particolari senza alcuna pasta ad avvolgerli. Vengono preparati con spinaci o tradizionalmente con bietole, borragine e ortica insieme a ricotta e uova, fino a creare delle polpettine da servire con un filo d'olio e infine le pappardelle al cinghiale, piatto tipico della Maremma grossetana, il tutto innaffiato dai rossi locali.
Castello di Poggio alle Mura
Sabato 11 maggio. Il tour inizia di buon mattino deviando verso il Castello di Poggio alle Mura. Il borgo conobbe particolare fortuna durante il Medioevo data la sua posizione che gli permetteva di controllare facilmente il vasto territorio senese compreso tra Montalcino, il monte Amiata e la Maremma, nel punto di confluenza dell'Orcia e l'Ombrone. Il castello, già presente in epoca altomedievale, è strettamente legato alle vicende dei  Conti Placidi, famiglia di nobili senesi con importanti incarichi di governo nella città, che ne entra in possesso nel corso del Quattrocento e con alterne vicende lo governerà sino a metà Novecento. Nel 1983 viene acquistato dalla famiglia Mariani ed entra così a far parte dell'azienda Banfi che riporta il fortilizio all'antico splendore inglobandolo nell'attività vitivinicola. All'interno è ospitato il museo della bottiglia e una straordinaria enoteca dove sorseggiare i celebri rossi di questa importante tenuta. Il tratto stradale è breve sino Sant'Angelo in Colle. La pieve romanica di San Michele Arcangelo, documentata dal 1212, presenta una semplice facciata in pietra con tetto a capanna, portale costruito in travertino e lunghe finestre romaniche. In questa oasi di pace e silenzio ci tiene compagnia un ottimo Orcia bianco "misto" al trebbiano. Ecco Montalcino, famosissima grazie al Brunello, uno dei migliori vini italiani e tra i più apprezzati al mondo.
Montalcino
Il borgo era già rinomato per i suoi vini nel XV secolo, tuttavia la preziosa formula del fantastico rosso fu inventata nel 1888 da Ferruccio Biondi Santi che per primo ebbe l'idea di eliminare i vitigni della tradizionale ricetta del Chianti, come il Canaiolo e il Colorino, usando invece solo la varietà Sangiovese. Prima che il Brunello sia pronto da bere deve essere fatto invecchiare per un minimo di cinque anni, due dei quali in botti di quercia, mentre il rosso di Montalcino è pronto dopo un solo anno di invecchiamento. Tra i più rinomati produttori di questo rosso favoloso menzioniamo Biondi-Santi, Schidione e Banfi. Ma Montalcino non è solo vino, è anche arte e cultura. Il centro storico è dominato dalla possente fortezza costruita nel 1361 a struttura pentagonale. Il panorama che si gode dai bastioni della rocca è davvero spettacolare, va dal Monte Amiata, attraverso le Crete fino a Siena e attraversa tutta la Val d'Orcia fino alle colline della Maremma. Torniamo indietro di qualche chilometro. Dalla sommità di un suggestivo viale di ulivi appare l'imponente complesso dell' Abbazia di Sant'Antimo. La chiesa attuale è databile all'inizio del XII secolo ma le sue origini si perdono nel tempo. La leggenda ne fa risalire la fondazione a Carlo Magno con l'edificazione di una cappella, detta appunto Cappella Carolingia, corrispondente all'attuale sagrestia. Certamente l'Abbazia esisteva nell'anno 814 quando Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno, emana un diploma che l'arricchisce di beni e privilegi. Il grande cantiere prende avvio nel dodicesimo secolo, sotto la guida dell'abate Guidone, come testimoniato dalla Charta Lapidaria, un'iscrizione collocata nei gradini dell'altare maggiore che ricorda la donazione elargita dalla famiglia degli Ardengheschi nel 1118.
Abbazia di Sant'Antimo
Questo anno segna l'inizio del periodo di maggior splendore di Sant'Antimo che diviene uno dei più ricchi e importanti monasteri della regione. Ma già nel XV secolo, dopo alterne vicende storiche, l'abbazia si trova in uno stato di abbandono. Solo dal 1870 inizia una lunga campagna di restauri guidata dall'architetto Giuseppe Partini che riporta la chiesa all'aspetto attuale. Risaliamo la collina in direzione di Castiglione d'Orcia. Situato al centro della vallata si trova arroccato su una collina della pendice settentrionale del monte Amiata. Nel cuore del borgo si trova Piazza Vecchietta dedicata al pittore senese Lorenzo di Pietro (1412-1480) detto appunto il Vecchietta. La piazza, si caratterizza per la particolare forma triangolare e l'irregolare pendenza del piano stradale disegnato da un acciottolato di pietre e mattoni rossi. Al centro un pozzo in travertino risalente al 1618 mentre su uno dei lati si affaccia l'antico Palazzo Comunale all'interno del quale è conservato un affresco di scuola senese Madonna con Bambino e due santi. La Rocca Aldobrandesca sorge nel punto più alto della città, a 574 metri, le cui mura, in ampi tratti ancora visibili nonostante vi siano addossate numerose abitazioni, un tempo si raccordavano.
Castiglione d'Orcia
La vicinanza, praticamente a qualche centinaio di metri in linea d'aria, dell'altrettanto possente Rocca di Tintinnano sullo sperone roccioso di Rocca d'Orcia, limitò fortemente il controllo che la Rocca Aldobrandesca poteva esercitare sulla Val d'Orcia e sulla via Francigena che l'attraversava, in quanto la "gemella" sorgeva in posizione strategicamente migliore allo scopo. La zona fu nel medioevo aspramente contesa fra le famiglie degli Aldobrandeschi e Salimbeni e i monaci del Monte Amiata. I resti della fortificazione sono scarsi, sia per lo stato di abbandono in cui è stata lasciata dalla fine della Guerra di Siena del XVI secolo, sia per i gravi danni subiti durante i bombardamenti dell'ultima guerra. Da alcuni anni l'intero complesso della rocca è oggetto di importanti lavori di consolidamento. L'area è stata liberata dalla vegetazione, quindi oggi sono ben leggibili sia la cortina muraria esterna sia l'area del palazzo ma a causa di un crollo l'accesso alla rocca è ora interdetto. Di rimando basta uno sguardo per comprendere i motivi che portarono alla costruzione della Rocca di Tintinnano, dominante sul grande scoglio di roccia calcarea. Nei secoli successivi, non avendo più importanza militare con lo sviluppo delle armi da fuoco, Tintinnano fu abbandonata. La rocca è famosa anche per aver ospitato nel 1377 Santa Caterina da Siena che, secondo la leggenda, imparò a leggere e scrivere grazie ad un miracolo. Rincorriamo le tracce storiche di questa magnifica vallata. Un largo sterrato boschivo conduce al Castello di Ripa d'Orcia, di proprietà della famiglia Piccolomini dal 1484 ed ora trasformato in una rinomata tenuta agricola. Ripresa la Cassia andiamo in cerca dei famosi Cipressi, figura iconografica di questa regione. Alle nostre richieste informative alcuni viaggiatori sulla via Francigena ci rispondono con stupore "Ma che hanno di speciale questi cipressi?". Abbiamo preferito lasciar perdere...
San Quirico d'Orcia
Ritorniamo verso San Quirico d'Orcia, dalle origini antichissime, probabilmente etrusche. Una piacevole passeggiata ci fa scoprire la bellissima Collegiata dei Santi Quirico e Giulietta e gli Horti Leonini, ampio giardino all'italiana realizzato alla fine del Cinquecento da Diomede Leoni. La conformazione del terreno ha influenzato la distribuzione del giardino che si divide in due zone. La zona inferiore è recintata da muri e lecci ed è composta da aiuole triangolari bordate da una doppia siepe di bosso. Al centro la statua di Cosimo III dé Medici, scolpita da Bartolomeo Mazzuoli nel 1688, proveniente da palazzo Chigi Zondadari. Il viale di confine con l'abitato, che fiancheggia la parte bassa del bosco, porta invece ad un altro ingresso cinquecentesco e al Giardino delle Rose. Si sta facendo buio e l'Osteria Santa Caterina in località Poggio Rosa ci attende con le sue prelibatezze toscane. Domenica 12 maggio. Dopo un bel temporale notturno il mattino regala un sole sorprendente, e valigie sono subito dimenticate. Il Castello del Potentino si trova nell'omonima località situata nella parte settentrionale di Seggiano. Il maniero costruito attorno all'anno Mille, era antico possedimento dei vescovi di Chiusi, la cui diocesi si estendeva, all'epoca, a tutta l'area del Monte Amiata. Il complesso che presenta ancora oggi l'originario aspetto medievale, appartiene agli eredi dello scrittore britannico Graham Greene che lo hanno trasformato in una importante azienda agricola.
Bagno Vignoni
A una manciata di chilometri si trovano le terme di Bagno Vignoni, elogiate da Santa Caterina da Siena. Al centro del borgo si presenta la Piazza delle Sorgenti, una vasca rettangolare di origine cinquecentesca, che contiene una sorgente di acqua termale calda e fumante che esce dalla falda sotterranea di origine vulcanica mentre il loggiato prominente alla vasca porta il nome della Santa. Le acque erano utilizzate già in epoca romana: re e papi si sono fermati qui! Ai piedi del borgo si trova il Parco dei Mulini, importante area storica che custodisce una bellissima vasca naturale le cui acque sono straordinariamente azzurre in netto contrasto con le rocce calcaree circostanti. Dai campi di grano e silenti uliveti spunta il Castello di Spedaletto trasformato in agriturismo là dove un tempo c'erano granai, stalle e abitazioni. Il complesso venne costruito nel corso del XII secolo e apparteneva allo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena. Si prosegue risalendo la vallata sino all'altezza di Monticchiello. Visto da lontano è solo una torre che si innalza tozza e robusta al sommo di un colle. Non è certamente il borgo più famoso della Val d'Orcia ma merita una visita raccolto com'è intorno alla rocca di cui rimangono oggi il cassero senese e il muro di cinta. Il borgo tra viuzze intricate, salite impervie e case in pietra, ha la sua centralità nella Chiesa dei Santi Leonardo e Cristoforo del dodicesimo secolo, al cui interno è custodito la Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti databile al 1315.
Pienza
E ultima meta del nostro viaggio ecco Pienza che è, come tutta la vallata, terra di papi. Pienza è un piccolo gioiello incastonato nelle dolci colline orciane, con la sua splendida piazza, i suoi palazzi intrisi di storia e gli scorci carichi di toscanità. Il nome di papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, è legato alla nuova struttura urbanistica di Corsignano, suo luogo di nascita, rifondato col nome di Pienza, i cui lavori furono affidati all'architetto Bernardo Rossellino.  La costruzione basata sul modella della città ideale, durò circa quattro anni con la consacrazione della Cattedrale nel 1462. Al centro l'incantevole Palazzo Piccolomini scelto da Zeffirelli per alcune scene del suo famoso "Romeo e Giulietta". Ma uno dei punti forti di questo borgo senese è il pecorino quindi è d'obbligo una sosta alla Trattoria Latte di Luna dove esaltare le papille gustative con questo  formaggio dai sapori decisi innaffiato da generoso Sangiovese. Arrivederci Val d'Orcia.

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