venerdì 3 maggio 2019

I Castelli di Malpaga e di Cavernago (Bergamo) - mercoledì 1° maggio

Castello di Malpaga
Poco lontano dalle rive del Serio, immerso in una distesa infinita di campi coltivati si erge maestoso il Castello di Malpaga, una delle più importanti fortificazioni lombarde del Trecento per iniziativa ghibellina. Dopo una scorribanda guidata da Tognotto Rota nel 1444 "acerrimo difensore delle Venete bandiere...auisato con numerose truppe d'armati improuisamente dalla città vicino portossi à Malpaga...piegò la Vittoria à suo favore, fatto lo stesso Conte prigione e con tutto il bottino in Bergamo trionfalmente condotto", il castello fu abbandonato andando in rovina. Con la nomina di Bartolomeo Colleoni a Capitano Generale di tutte le milizie della Repubblica di Venezia, il Senato della Serenissima il 24 giugno 1455 concede al grande condottiero la facoltà di scegliere come dimora un castello posto sul confine a difesa della Repubblica. Il 29 aprile 1456 il grande condottiero preferisce invece acquistare il Castello di Malpaga dal comune di Bergamo per 100 ducati d'oro adoperandosi a renderlo difendibile con una serie di interventi strutturali quali l'innalzamento delle mura, la costruzione di alloggi per le truppe, scuderie, porte fortificate e di un secondo fossato trasformando il complesso in una inespugnabile fortezza e nel contempo in una magnifica residenza tanto che il bellissimo palagio, come scriveva Marin Sanudo, cronista storico veneziano dell'epoca, diventa meta di personaggi di alto rango e di grande cultura. 
Nel 1458 il Colleoni vi si stabilisce, come in una vera reggia, con la moglie Tisbe Martinengo e come tutte le corti rinascimentali assumono sempre più il ruolo di centri di produzione culturale e il mecenatismo è parte integrante dell’esercizio del potere del principe e, nello stesso tempo, uno dei principali fattori che ne certificasse la sensibilità al bello e all'arte. Il maniero è a pianta quadrata, protetto da due cerchia di mura e da due fossati. All’interno del primo fossato, attualmente non più visibile, c’erano le scuderie e gli alloggi dei soldati. Il secondo fossato invece circonda tuttora il castello. Lungo tutto il perimetro del castello si notano le tracce della merlatura della fortificazione originaria. I dipinti murali del castello costituiscono non solo una viva e bellissima testimonianza artistica ma rappresentano un importante affresco storico e destano lo stupore del visitatore come nel Salone dei Banchetti dove viene celebrata la visita del re Cristiano I di Danimarca avvenuta nel 1474 mentre sta andando in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo, accompagnato dal Duca di Sassonia e da duecento cavalieri. L'evento viene raffigurato da Marcello Fogolino tra il 1520 e il 1530 e illustrano il corteo regale, l'ospitalità del Colleoni, i banchetti, i tornei e le scene di cacciaAl Romanino è stato attribuito l'affresco della parete del cortile, prospiciente l'ingresso, commissionato tra il 1520 e il 1530 dai nipoti dello stesso Colleoni e rappresentante la famosa battaglia della Riccardina combattuta nel 1467, dove per la prima volta furona usate massicciamente le armi da fuoco e perché non ci furono né vinti né vincitori: papa Paolo II, rappresentato sulla parete orientale, sancì la fine del conflitto perché i Turchi si stavano avvicinando alle coste europee e pertanto bisognava fermarli
L'affresco si trova all'aperto ed è abbastanza deteriorato dall'esposizione all'intemperie ma è ancora ampiamente leggibile, un affresco importante perché rappresenta la scena bellica, i combattenti, le armature, i cavalli e i movimenti quasi animati nel loro realismo figurativo. Al piano superiore si entra nella Stanza del Capitano  dove il Colleoni  morì e dove si conserva un prezioso quadro della Madonna con il Bambino, oltre agli affreschi strappati dai muri che in precedenza adornavano la Sala di rappresentanza, e le fanciulle ritratte, un tempo identificate con le figlie del Colleoni, sono in realtà raffigurazioni allegoriche delle Virtù. Queste sono state dipinte nel 1545 circa dal pittore bresciano Lattanzio Gambara. Il complesso testimonia il rango raggiunto da un importante stratega che aveva cominciato la propria carriera militare come scudiero di Filippo Arcelli a Piacenza. Bartolomeo Colleoni ebbe solo discendenze femminili: Ursina, Isotta, Caterina, Medea, Dorotina, Riccadonna, Cassandra, Polissena. Dopo la morte del Colleoni, avvenuta il 2 novembre 1475, il castello di Malpaga passò ai suoi nipoti Estore, Giulio e Alessandro Martinengo Colleoni, figli di Gerardo Martinengo e di Ursina Colleoni. 
Castello di Cavernago
Pochi chilometri e raggiungiamo il secondo castello di Cavernago o Castello Martinengo-Colleoni, costruito tra il 1597 e il 1610 su un precedente caseggiato di proprietà dei Canonici della cattedrale di Bergamo. Le prime notizie dell’antico fabbricato risalgono al 1234 quando tale Salvo di Bellobon vendette l’intera proprietà al prete Redulfo di Ghisalba che l’acquistò per conto del Capitolo di Bergamo. I Canonici  nel 1341 si disfarono della tenuta che passò a un uomo ricco del quale si conosce solo il nome, Guglielmo figlio di Pietro Assonica. Fu uno dei suoi successori che un secolo dopo vendette l’intera proprietà a Bartolomeo Colleoni con un atto notarile datato 15 luglio 1473. Si deve a Francesco Martinengo Colleoni il castello come lo ammiriamo oggi. Nominato da Emanuele Filiberto, duca di Savoia, suo gentiluomo di camera e consigliere di guerra con il grado di colonnello nel 1568, sarà comandante generale per l'impresa di Revello nella guerra contro i francesi per il possesso del marchesato di Saluzzo e capitano di cavalleria contro i turchi di Solimano a Malta sotto la bandiera della Serenissima. E fu a Venezia che trovò il disegno fatto dal Sansovino (Jacopo Tatti) del grande cortile con doppio loggiato che caratterizza l’interno del Castello. La presenza dei Martinengo Colleoni doveva protrarsi per oltre duecento anni fino a quando, sullo spirare del diciannovesimo secolo, il ramo della famiglia si estinse. Ora appartiene da oltre sessant’anni ai Principi Gonzaga di Vescovato. Il castello di Cavernago non ha la tipica struttura di fortezza militare quanto di un'importante residenza famiare. Il castello è a pianta quadrata circondato da un profondo fossato dove ora non c'è più acqua. Un ponte levatoio assicurava il passaggio alla corte interna attraverso un'arcata in muratura su cui troneggia la grande aquila circondata dal collare dell'Annunziata, stemma del casato Martinengo.

Ai lati del castello ci sono quattro piccole torri poco sporgenti dalla struttura castellana. Queste torri, sempre per il carattere poco militare della fortezza, non presentano sulla parte alta la tipica merlatura ma delle logge circondate da archi sostenuti da sottili colonne. Le colonne sostengono archi a tutto sesto ricchi di affreschi che decorano tutti i porticati e in particolare in quello rivolto a sud si apre un salone dove è riprodotta una gigantesca figura di Bartolomeo Colleoni. Nell'ampio cortile un pozzo, ora chiuso da una grossa grata. Di particolare interesse la scala elicoidale del XVIII secolo sul lato sinistro dell’ingresso e varie sale seicentesche affrescate.I due castelli e l'intero borgo sono i protagonisti assoluti del progetto di riqualificazione territoriale che non può che fare bene al nostro splendido patrimonio artistico.

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