lunedì 1 aprile 2019

Il nostro assordante "NO" al Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona (sabato 30 marzo)

Sui numeri c’è stato il consueto “balletto” tra il massimo degli organizzatori, che hanno annunciato 100 mila presenze, e le forze dell’ordine che sono arrivate a una stima massima di 40 mila. Ma il corteo "transfemminista" di sabato 30 marzo a Verona, clou delle iniziative contro il Congresso mondiale della famiglia, ha riscosso un successo al di sopra di ogni aspettativa. Una fiumana con prevalente colore rosa ha attraversato nel pomeriggio la città scaligera, dal piazzale della stazione di Porta Nuova allo scalo ferroviario di Porta Vescovo, per un totale di tre chilometri e mezzo, esaurendosi solo a tarda sera. A lanciare l’iniziativa era stato il collettivo femminista locale aderente alla rete “Non una di meno” già fattosi notare per una clamorosa protesta quando in Consiglio comunale si votò un ordine del giorno contro la legge 194. Allora le attiviste si vestirono come le “ancelle” del romanzo della Atwood e della serie tv distopica «Handmaid’s tale», dove le donne fertili vengono sfruttate come macchine da riproduzione. Un tema, il rifiuto della donna come mero “angelo del focolare”, rilanciato con forza a Verona in una serie di incontri, conferenze, spettacoli e che ha richiamato in strada nel pomeriggio migliaia di persone da tutta Italia.
Il preludio in mattinata, nel piccolo teatro K2 che a malapena contiene trecento persone, e che ha costretto molti ad assistere all’aperto a un dibattito con voci della sinistra, tra cui Livia Turco, Laura Boldrini e Monica Cirinnà. L’ex ministro del welfare ha ringraziato le donne di Verona per ribadire la volontà di libertà femminile che non è libero arbitrio, è la rivendicazione della differenza dei nostri corpi, riconoscendo la fatica di un percorso che tante donne hanno fatto. Troppe volte la politica non ce lo ha riconosciuto.
L’ex presidente della Camera ha posto l’accento su "un’altra idea di società, e per noi tutti devono essere rispettati, non devono esistere discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e di genere". Cirinnà ha infine invitato a "resistere per esistere. Con questo governo si tenta di cancellare ogni diritto e i diritti sono l’esistenza delle persone, siano donne, eterosessuali, trans, persone di tutti i tipi e tutti gli orientamenti sessuali". Poi dalla sala si è formato un corteo che si è recato al vicino ponte di Castelvecchio, dove è stato messo in scena un flash mob sulle note della canzone "Viva la libertà" di Jovanotti mentre le donne alzavano le mani protette da guanti gialli da cucina.
Per il corteo pomeridiano - che ha visto la partecipazione del segretario Cgil Maurizio Landini, di Susanna Camusso, e di Ivana Veronese, della Uil, oltre che di esponenti del Pd come Emanuele Fiano e di Leu come Nicola Fratoianni - le forze dell’ordine avevano predisposto un piano di sicurezza blindando l’area di piazza Bra e palazzo della Gran Guardia. E il punto di maggiore tensione è avvenuto quando il corteo ha “sfiorato” piazza Bra, con vista sulla sede del Wcf. Da lì sono partiti cori e slogan in particolare contro il vicepremier Salvini, in arrivo al congresso. 
Dietro il cordone di sicurezza, qualcuno ha anche indirizzato un saluto fascista ai manifestanti venendo però dissuaso dalla polizia. È stato l’unico momento di tensione in una kermesse che ha invaso letteralmente la città scaligera in modo pacifico e rumoroso. Sin dalle prime ore del mattino c'è stato un vero assalto ai treni in partenza per Verona. Pensiline interamente occupate da persone che aspettavano i convogli. E' diventato virale il messaggio che il capotreno del convoglio Italo 8973 per Venezia Santa Lucia ha rivolto ai passeggeri una volta arrivato nella stazione Verona Porta Nuova: "Questo week end più che mai Verona è la città dell'amore, buona permanenza dal vostro capotreno, che ricorda: famiglia è dove c'è amore". In alcune carrozze si è levato anche qualche applauso. Dopo la grande manifestazione che a Verona ha riaffermato la centralità dei diritti ora è necessario un coordinamento di tutte le donne elette in Parlamento che vada oltre le appartenenze politiche, per fermare insieme ogni deriva che voglia mettere in discussione le conquiste di civiltà che il nostro Paese ha fatto.

(fonte: l'Adige.it)

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