domenica 10 settembre 2017

Il Festivaletteratura di Mantova (sabato 9 e domenica 10 settembre)

La ventunesima edizione del Festivaletteratura di Mantova ha chiuso i battenti e numeri alla mano, pur con meno spettatori rispetto all'edizione del ventennale, il bilancio è sicuramente positivo. Fatto sta che dopo due giorni festivalieri contrassegnati dalla presenza di fior di autori come la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie icona della lotta al sessismo e al razzismo oppure Elizabeth Strout di "Tutto è possibile", dalla penna del Washington Post e due volte premio Pulitzer Joby Warrick a Francisco Lopez Sacha esponente della drammaturgia cubana, anche noi vogliamo lasciare un segno prendendo parte a questo lungo respiro culturale il cui sentore lo avverti da subito, complice l'allegra corsa all'evento, la curiosità degli argomenti della tenda Sordello, l'ascolto sincero di bellissime pagine di lettura, i suoni di improvvisati jazzman lungo le vie cittadine, perchè in questi giorni Mantova è questo e più di questo. Nel cinquecentesco Palazzo San Sebastiano è di scena la montagna anzi Le otto montagne del fresco vincitore del premio Strega Paolo Cognetti, il racconto di un mondo, quello montano, dove i torrenti, i sentieri, le linee dei pendii hanno percezioni sensoriali che vanno oltre i luoghi geografici. Ti sposti in piazza Sordello e nel giardino interno di Palazzo Castiglioni è di scena l'incredibile coppia formata da Syusy Blady e Patrizio Roversi, che dopo tanti chilometri percorsi per "Turisti per caso" proseguono i loro racconti sulla falsariga dei grandi itinerari. E proprio Syusy ha voluto specificare quanto la parola caso sia distante dal suo reale significato perchè "ogni passo dei nostri cammini non è dettato dalla casualità ma dal Fato". I divertenti e divertiti schiamazzi a cui la coppia si è prestata hanno sottolineato il modo sui generis in cui i loro viaggi intorno al mondo sono stati organizzati e vissuti.
Per la ex tap model era anche l'occasione per presentare l'ultima sua fatica letteraria I miei viaggi che raccontano tutta un'altra storia in cui la sua viscerale curiosità storica e antropologica l'ha portata a ridiscutere la Storia così come la conosciamo. Sopra di noi persiste un cielo grigio ma piazza Sordello è sempre bellissima e quindi ce la gustiamo sorseggiando un aperitivo. Dall'altra parte di Mantova intanto, e più precisamente nelle aule dell'Università, la scrittrice tedesca Helena Janeczek messa da parte la sua fantasia narratrice, tra documenti, fotografie ed indizi ha riportato alla luce la figura della fotografa tedesca Gerda Taro che inventò con Andrè Fiedmann il mito di Robert Capa. Il suo romanzo La ragazza con la Leica restituisce alla cronaca una delle prime fotoreporter di guerra morta giovanissima sul fronte del conflitto civile spagnolo. Intanto a Palazzo Ducale, Carlo Lucarelli si confronta appassionatamente con la famosa giallista Elizabeth George. Un pò deludente l'evento "Settanta mi dà tanto" dove la scrittrice Francesca Capossele, in dialogo con Andrea Vitali, ha presentato la sua opera prima 1972 ma senza alcuna emozione narrativa. E mentre il sabato volge al termine noi andiamo ad un'apericena al Cubo dove diritti e integrazione si miscelano all'unisono con la musica.
Della mattinata domenicale possiamo citare che la temperatura è scesa bruscamente, le splendide piazze mantovane si sono svuotate e solo un vento freddo ci fa compagnia. Ma non per molto. Oggi si ritorna a Palazzo Ducale per l'evento Eni Viaggio in Africa e con ospiti d'eccezione quali Jacopo Fo, la scrittrice Ingy Mubiayi, il politico congolese Jean Leonard Touadi e il responsabile medico di Lampedusa Pietro Bartolo e a far da simpaticissimo moderatore l'onnipresente Neri Marcorè. Si parla del rapporto conflittuale dell'Occidente con il continente nero alla luce degli attuali e drammatici flussi migratori, tra mille pagine scure e qualche aneddoto divertente e pieno di speranza. Si chiude, almeno per noi, il Festivaletteratura con "Vent'anni di libri e chiacchiere insieme" tra il cantautore Francesco Guccini (in teleconferenza purtroppo) e lo scrittore Loriano Macchiavelli. Dopo  i "prodigiosi" tagli alla cultura e le allarmanti voci sul futuro del Festivaletteratura ci sembra giusto concludere riportando le parole dello scrittore torinese Davide Longo "Ma il motivo per cui siamo qui - e vorremmo esserci anche l'anno prossimo - è che possiamo essere tutti esattamente quello che siamo: schivi, istrionici, ironici, di successo, sconosciuti, seriosi, viziati, spartani, bisognosi di bagni di folla o eremiti in breve vacanza. Il Festival ti chiede e ti permette di essere quello che sei. Noi chiediamo al Festival di continuare a essere quello che è. Le persone che vengono agli incontri, che li affollano, forse non lo sanno, ma lo sentono. Lo amano e noi con loro".

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