mercoledì 17 luglio 2013

13 e 14 luglio sul Bondone (Trento)

Eh sì marmotte, l'appuntamento era uno di quelli speciali. I tornanti si dipanano veloci e appare il Bondone, massiccio roccioso prominente sulla storica città del Concilio che ha sempre mantenuto un tono più sommesso e misconosciuto se paragonato alle grandi rocce dolomitiche. Eppure la linea di demarcazione fra scoperta, cultura e conoscenza appare labile nel tessuto territoriale di questo angolo di terra trentina. Dall'alto il Palon scruta curioso, allora chiudi gli occhi e lasci che l'aria frizzante di una domenicale mattina inebri l'olfatto. Ops! Urge fare un passo indietro. Spostiamo le lancette alla sera precedente dove le marmotte si sono ritrovate nei festeggiamenti di un compleanno all'insegna della buona cucina e in un crescendo di risate e spiritose goliardie! E se l'eco lontano dei lenti rintocchi di un campanile richiamano alle ore sospese della notte, noncuranti della  temperatura scesa a soglie quasi invernali, agguantate le torce segnamo i passi per raggiungere brevemente il Montesel dove ammirare le mille luci di Trento e volgere lo sguardo alla volta celeste lucente delle stelle dell'Orsa Maggiore.
Con un salto temporale torniamo alla domenica. Il sole non è ancora una palla infuocata, gli zaini sono pronti e il programma è una bella sgambata lungo i sentieri della piana delle Viote, bel comprensorio per lo sci di fondo, giù giù a Vason. Il sentiero è pianeggiante, le gambe tengono un buon ritmo ma lo spettacolo vero è la meravigliosa varietà floreale che insegue il tracciato. Imperiose bistorte svettano accanto all'erica, la clematide lascia spazio a gigli rossi sfiorati dal volo di delicate farfalle, raponzoli si alternano alle margherite nella vastità della torbiera. E davanti a noi il Cornetto, il Doss d'Abramo e la Cima Verde un trittico roccioso che svetta oltre i 2000 metri. Poi la traccia campestre lascia spazio all'asfalto della provinciale che porta a Garniga Terme ed allora perchè dopo tanto morbido piano non trottorellare con le gambe su un leggero dislivello? Imbocchiamo quindi il sentiero 630 che discende verso la Cima Verde, e dopo un breve destreggiarsi fra i campeggiatori con barbecue al seguito, ecco entrare in un rado bosco che dolcemente imbuta lungo il sentiero. Sul breve costone la foschia in lontananza non ruba la scena al paesaggio sottostante. Oltre il tracciato ci fermiamo ad una sorgiva mitigando l'arsura della calda giornata, per sfociare finalmente su una rada piana, le acque di Mandret, a quota 1780 metri. L'aria è appena mossa, la sosta piacevole tanto da spingere qualche marmotta all'ebbrezza di una camminata sul ciglio di uno strapiombo che cade verticalmente sulle Mughere! Il vento incomincia ad incalzare più poderoso, qualche nuvola nera appare sopra le nostre teste e questo ci fa desistere dal proseguire verso la cima. Lo scanzonato ritorno mitiga la stanchezza, intercalato dai mille programmi che contraddistinguono la coscienza del nostro gruppo. Parafrasando il grande Walter Bonatti "la montagna più alta rimane sempre dentro di noi".



PARTENZA: Viote (mt. 1554)
SEGNAVIA: 630 (per Cima Verde)
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt. 200
ALTITUDINE: Acque del Mandret (mt. 1780)
CARTA "Progetto Monte Bondone" (provincia di Trento)

mercoledì 26 giugno 2013

Al rifugio San Pietro! - domenica 23 giugno

Dimentichiamo il brulicare impazzito della litoranea gardesiana e arrampichiamoci sulle tranquille tracce d'asfalto che dal meraviglioso lago di Tenno portano al rifugio San Pietro (974 metri) sul monte
Calino. Raggiunta Favrio, un delizioso pugnetto di case sulle pendici del Misone, si sale verso malga Lomasona e da qui imbocchiamo il sentiero 410 che muove verso l'alto tagliando il bosco. Il sole filtra dolcemente tra le fronde di faggi e castagni, le parole scorrono leggere nel rispetto della quiete boschiva. Poi il tratto sale sulla cresta e i muscoli delle gambe cambiano ritmo sul fruscio sommesso delle foglie al nostro passare. Improvviso lo sterrato sfocia su una breve strada forestale che discende sulla piana verdeggiante del rifugio.
Sul leggero crinale alla nostra sinistra ecco apparire una chiesetta, datata 1683 ma con diversi riscontri strutturali di epoca medievale, a cui è appoggiato il rifugio, antica dimora che fino alla metà del Settecento era un eremitaggio, poi acquistato nel 1930 dalla sezione SAT di Riva del Garda e successivamente trasformato in punto di ritrovo per i viaggiatori della montagna. Appena dietro al rifugio si può visitare la casa del poeta Giacomo Floriani famoso in zona per le sue rime in dialetto trentino.
Il panorama che si gode dalla balconata è da mozzare il fiato, l'occhio si perde sulla sottostante Valle dei Laghi e sul lago di Garda, i superlativi esprimono al meglio l'incanto di questa parte di Trentino. Altrettanto interessante l'ampio pergolato con i lunghi tavolacci di legno pronto ad accogliere il gruppetto delle marmotte con meravigliosi piatti in cui la polenta ne è l'incontrastata regina. Fumante e calda, arriva in tavola attorniata da carni e intingoli saporiti andando a nozze con le nostre papille gustative.
A ritroso ripercorriamo brevi sentieri paralleli a quello principale fermando la nostra attenzione sulla flora che si avvicenda lungo il cammino. Rimaniamo immerse in quel silenzio, attrici del bosco ed insieme beneficiarie di attimi universali di bellezza. Primule, sambuchi, margherite silvestri, orchidee montane, muschi su tronchi immobili offrono in dono la magnifica percezione delle Giudicarie. 



PARTENZA: Lago di Tenno (mt. 570)
ARRIVO: rifugio San Pietro (mt. 974)
SEGNAVIA: 410
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt. 400
CARTA KOMPASS 71


giovedì 13 giugno 2013

Lo scaffale: CORDE RIBELLI

Il rapporto che lega il mondo delle donne alla montagna è ancora adesso poco appariscente legato al falso pregiudizio di una mancante predisposizione naturale affiancata alla minor forza muscolare che ha reso limitato lo spazio alla conquista delle vette da parte del cosiddetto gentil sesso, ritenendolo terreno esclusivo del mondo maschile. Il rapporto donna e montagna ha spesso fatto storcere il naso ai puristi della roccia ma, sin dagli albori, non è mai stato di ostacolo per le intrepide che con incredibili gonnelloni nel bel mezzo dell'Ottocento si sono avventurate così in alto.
Corde ribelli colma una lacuna e in un viaggio attraverso il tempo ci offre l'occasione di rivivere le avventure delle prime ascensioni sulle Alpi di dame dell'alta società, delle signore vittoriane che legavano le ampie gonne alla cintola, delle prime spedizioni al femminile, dell'arrampicata moderna negli ultimi decenni. Nove storie di donne che ben prima di essere alpiniste sono state antesignane nel superamento di stereotipi e pregiudizi dell'epoca, donne che inseguivano con tenacia i loro sogni e il loro desiderio di libertà. Si inizia con la leggendaria storia della nobildonna francese Henriette d'Angeville, la fidanzata del Monte Bianco, che nel 1838 conquista la cima più alta d'Europa e ne fa ritorno riportando la sua incredibile avventura in un libro che fece scalpore. E poi via via tutte le altre grandi signore della montagna, dall'americana Annie Peck che alla veneranda età di 58 anni, nel 1908, tenta un Settemila sudamericano, il Huascaran in Perù. Il tentativo non le riuscirà ma avrà un'eco enorme. E poi Miriam O'Brien prima donna capocordata a salire sul Cervino e via via fino ad Allison Hargreaves prima donna a raggiungere la vetta dell'Everest in solitaria e senza ossigeno.
Nove storie fissate in una sorta di "fermo immagine", nove donne che hanno aperto percorsi importanti sui sentieri irti delle montagne, ne hanno pagato anche un prezzo alto in termini di vite umane ma che non si sono tirate indietro di fronte alla voglia di vetta.
"Corde ribelli" è il primo libro di Arantza Lopez Marugan e con questo libro ha vinto il Premio Desnivel di Letteratura di Montagna, Viaggi e Avventura nel 2001

Arantza Lopez Marugan
CORDE RIBELLI
Editore: Vivalda, 2003
Pagine: 146

martedì 11 giugno 2013

Il due giugno a Passo Nota (BS)

Il meteo ballerino ormai accompagna le nostre camminate. E infatti la domenica della Repubblica il cielo si presenta cupamente grigio quando, lasciata la Gardesana, ci inoltriamo in una serie infinita di tornanti che da Vesio di Tremosine, seguendo la valle di Bondo, raggiungono passo Nota a quota 1206 metri. Il passo è una importante via di comunicazione tra il Garda e la sottostante valle di Ledro e dalla bellissima piana accarezzata da un freddo venticello si aprono diversi sentieri. Noi imbocchiamo il 421 direzione Piana di Pur con l'intenzione di risalire sino al valico del Nota dal versante opposto, scendendo lungo il canalone che fiancheggia il Dosso di Pennalever. Il sentiero degrada ripido in parallelo con un torrente in piena, i fronti rocciosi richiamano attenzione e la quiete quasi sacrale del bosco è timidamente interrotta dai nostri passi. Poi il sentiero si ammorbidisce e i prati si inondano di genzianelle, clematidi, orchidee montane e...di pregevoli sculture lignee in sintonia con la natura circostante. Una sosta è quasi d'obbligo al Bosc del Meneghì, azienda agricola produttrice di piccoli frutti e piante officinali coltivati con scrupolosi metodi biodinamici, a due passi dal lago di Ledro. Il tempo vola e il ritorno ci vede arrancare sul pendio mentre il cielo si colora finalmente d'azzurro solleticando il costone montuoso. E all'arrivo lasciamo che i piedi, resi liberi dagli scarponcini, "accolgano" la terra, ne sentano il calore più profondo e come senso di una memoria sopita, ne aspettino il risveglio. Le prime luci della sera dirottano viceversa i nostri pensieri...sul "Ritrovo" agriturismo immerso nelle campagne lonatesi del Benaco dove chiacchiere, sensazioni e future programmazioni vanno ad ingarbugliarsi allegramente con l'ottima cucina bresciana.



PARTENZA: passo Nota 
(mt. 1206)
ARRIVO: val di Pur (mt. 669)
SEGNAVIA: 421 - 457
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt. 530
CARTA KOMPASS 102