domenica 29 giugno 2025

L'anello del Monte Pora in Val Seriana - sabato 28 giugno

L’Anello del Monte Pora (mt 1880) è una facile escursione che si snoda in Val Seriana e non presenta dislivelli elevati. Si raggiunge il parcheggio fronte strada del Bar Nani, in frazione Malga Alta di Sotto (Castione della Presolana), sul retro dello stesso troviamo la mulattiera che sale con secco dislivello puntando alla nostra sinistra in direzione della Baita Termen (a destra si tira dritto verso il Rifugio Magnolini). Arrivate alla Baita troviamo l'incavo svuotato del laghetto artificiale detto "Pora Beach". Non ci fermiamo proseguendo sul sentiero che attraversa un vasto pianoro, versante camuno, verso i
l rifugio Pian de la Palù (mt 1595) ai piedi del Monte Alto dove facciamo una sosta. Da qui ha inizio la dolce salita sugli ampi pendii settentrionali del Monte Alto (mt 1721) che si risalgono zigzagando in un rado bosco di piccoli abeti. La salita non è ripida e la vista sulla cima merita questo sforzo. Dalla sommità il panorama è meraviglioso: si domina tutta la parte terminale della valle Camonica e gran parte del lago d’Iseo che, come un fiordo, si insinua tra i monti abbracciando Montisola mentre verso nord lo sguardo viene catturato dall’imponenza della regina delle Orobie, la Presolana. Iniziamo la dolce discesa al rifugio Magnolini (mt 1610) in terreno aperto e su dossi erbosi. Costruito negli anni 40 e dedicato al colonnello Leonida Magnolini, il rifugio è adagiato sul pian de La Palù e gode di una visuale bellissima tanto che nelle limpide giornate si possono ammirare in lontananza il Monte Rosa, il Monviso e gli Appennini. Credo che sia uno dei rifugi più belli della bergamasca, dentro è un gioiello e fuori altrettanto con le statue lignee e la panchina gigante. Punto di appoggio anche per i bikers dove è presente una stazione gratuita di ricarica per bici elettriche. Nel frattempo nel pianoro pascolano placidamente mucche, cavalli e asinelli mentre noi ci concediamo il piacere della cucina di montagna: strepitosi i tagliolini al taleggio con funghi porcini e tartufo e ottima la polenta con formaggio fuso. Dopo aver pigramente sostato al rifugio riprendiamo l'ampia forestale lasciando in alto sulla destra la casetta della partenza dello skilift, una volta raggiunto un fresco boschetto il dislivello
diminuisce per poi riprendere in decisa discesa fino a tornare al punto di partenza

PARTENZA: Bar Nani mt 1514
SEGNAVIA: ---
DIFFICOLTA': T/E
DISLIVELLO: mt 200
ALTITUDINE: Monte Alto mt 1721
LUNGHEZZA: km 7

lunedì 23 giugno 2025

L'anello dei Laghi di Grom e dei Laghi Seroti in Valcamonica - domenica 22 giugno

La conca ai piedi della panoramica Cima di Grom (mt 2770) sul versante orientale, racchiude due bellissimi laghetti morenici. La conca si trova alla testata della Valle Andrina ed è racchiusa, oltre che dalla già citata Cima di Grom a ovest, dai Dossoni (mt 2953) a nord e dal Monte Seroti (mt 2645) a nord-est. Sul crinale tra i Dossoni e il Monte Seroti c'è un passo a 2640 metri che permette, con sentiero poco evidente, di scendere nella sottostante conca dei Seroti e quindi di raggiungere la zona dei laghi che sono diciassette considerando anche delle pozze di diversa forma e diversa grandezza. I principali sono il Lago Inferiore (mt 2196), il Lago Storto (mt 2700) e i Laghetti Seroti Superiori Orientali (mt 2650). La collocazione dei laghi occupa una ampia area e quindi l’escursione completa prevede tempi abbastanza lunghi. Oltretutto la segnaletica, per quanto riguarda la parte orientale, è decisamente scarsa.
Dalla statale 42 si sale in direzione di Monno e poco oltre l’Albergo Passo Mortirolo, si prende a destra la stradella asfaltata che porta alla località Pianaccio. La si percorre interamente per raggiungere il punto oltre il quale si incomincia a scendere verso la Val Bighera di Vezza d’Oglio. Qui si lascia l’automezzo, non lontano da un’ampia conca erbosa intrisa d’acqua, e ci si dirige verso Malga Salina Bassa. Si risalgono i pascoli verso nord sopra la malga stessa fino al sentiero Cai 73B. Superato il primo tornante, incontriamo un tracciato poco battuto che si stacca sulla destra.
Questo sentierino, indicato da sassi colorati di giallo, ci porta al primo dei laghi di Grom. Seguendo l’evidente giallo dei sassi, avanziamo tra i pascoli fino ad arrivare a un tratto in cui il sentiero è un po’ esposto: voltandoci alla nostra sinistra possiamo vedere i ruderi della vecchia Malga Salina Alta. Comunque, una volta rimontato il costone, con un semi-pianeggiante traversone verso sinistra si raggiunge il sovrastante Lago di Grom (mt 2340). Il sentiero prosegue in salita mantenendosi sulla destra del lago, oltrepassiamo un torrentello e poi si risale un gradone roccioso un poco esposto fino a raggiungere un ampio pianoro, alla sinistra del quale è situato il secondo lago di Grom. Per visitare il Lago Superiore (mt 2415), 
di un colore verde intenso, si deve abbandonare temporaneamente il sentiero in modo da scavalcare il cordone morenico che nasconde il bacino immerso tra i massi. Tornate sul sentiero bisogna risalire il costone per altri 200 metri fino a raggiungere il passo (mt 2640) che divide la Valle Andrina dalla Val Bighera. Il nostro sguardo domina tutta l’Alta Valcamonica, con le valli laterali disposte come quinte sulla scena. Maestoso il Gruppo dell’Adamello-Presanella che si staglia di fronte con le sue rocce scure e i bianchi ghiacciai. Dopo una breve pausa affrontiamo il sentiero, poco evidente, che precipita letteralmente sulla sottostante valle fino a incontrare il segnavia Cai 73 a circa 2580 metri, e con questo si sale in direzione nord, puntando verso Monte Serottini. Si passa di poco sopra ad uno dei laghi e in breve si raggiunge il Lago Storto (mt 2700) che troviamo ancora parzialmente ghiacciato anche a stagione inoltrata.
Le sue acque sono di un blu intenso perché risulta profondo circa dieci metri. Si costeggia il lago nella parte inferiore e con vari saliscendi, caliamo verso un altro laghetto a quota 2573 metri. Mantenendo sempre la direzione est e tenendo anche come punto di riferimento il Corno Tremoncelli (mt 2836) e il Corno di Cevole (mt 2785), si raggiunge uno dei Laghi Seroti Orientali. Ora, con sentiero poco visibile e con rari segni sbiaditi (bianco/rosso) ci si orienta aggirando la valletta tra pascoli sassosi e terreno dissestato in un ambiente di alta quota con pascolo magro e conche nivali in cui la neve può attardarsi fino in piena estate dopo inverni particolarmente nevosi. Ora si scende decisamente con direzione nord-ovest superando tratti erbosi e grandi pietraie - un percorso spacca ginocchia - verso il Lago Seroti Inferiore. Poco prima del lago si ignora il Sentiero dell’Asino (Cai 2/A) che risale il costone e dopo aver aggirato il Corno dell’Omacciolo entra in Val Grande. Attraversato un torrentello impetuoso, raggiungiamo il bel Lago Inferiore sulla destra orografica per poi proseguire su sentiero che a un certo punto si biforca: uno (Cai 73) scende verso la sottostante Nuova Malga di Val Bighera, il nostro (Cai 73/A) prosegue a mezza costa fino al Col Carette di Val Bighera (mt 2083),
si passa accanto a Malga Salina Bassa e infine si cammina nell'ultimo tratto su strada asfaltata dove si raggiunge l’auto.

PARTENZA: Pianaccio (mt 2120)
SEGNAVIA: Cai 73-73a-73b
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 700
ALTITUDINE: mt 2700
LUNGHEZZA: km 12,5

lunedì 16 giugno 2025

Palazzo Montanari nel cuore della Valpolicella - sabato 14 giugno

Una bellissima scoperta quella di Palazzo Montanari, villa trecentesca meravigliosamente affrescata con la sua torre colombaia risalente al XIV secolo, situata sulla collina di Bure nel cuore della Valpolicella Classica. Un viaggio immersivo nel mondo della storia, del vino e del territorio. La torre colombaia situata all'angolo nord-ovest, rappresenta il nucleo più antico del complesso e faceva parte del sistema difensivo intorno alla città di Verona poi, nel corso dei secoli, si è arricchito di saloni per le feste, un roccolo di caccia con vista panoramica su tutta la Valpolicella e una chiesetta dedicata a Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, ancora oggi funzionante. Dal Quattrocento la villa perde la sua funzione militare e con casamenta, orto, aia, caneva (in dialetto veneto la cantina) e brolo viene convertita a fondo agricolo. La riedificazione cinquecentesca è attribuita probabilmente alla famiglia Montanari che ha preso il controllo delle terre che dipendevano dalla chiesetta di San Micheletto. La villa, con le sue radici profonde nel passato, conserva tradizioni secolari, come dimostrano gli affreschi del Cinquecento scoperti durante il restauro della struttura. Tra questi, scene tratte dall’Orlando Furioso di Ariosto che affascinano per la loro intensità narrativa, le vicende degli Dei tratte dalle Metamorfosi di Ovidio che trasportano in un mondo mitico e le scene bibliche, come quella di Giuditta e Oloferne, che rivelano la profonda spiritualità dei proprietari.
Nel primo decennio dell'Ottocento, la villa passa al demanio austriaco e successivamente ai Bonamico. Nel 2001 Massimo Nicolis decide di acquistare la villa con vigneto attiguo, prima condotto in affitto, e con la sua famiglia gestisce la cantina di Palazzo Montanari nonché l’intera struttura di cui da anni segue i lavori di restauro conservativo dando vita a un ambiente unico dove il passato e il presente convivono in armonia.
Il brolo della villa è il cuore della produzione vitivinicola. Un anfiteatro naturale con i filari di viti posti sulle classiche “marogne” a secco, con una esposizione verso sud-est particolarmente soleggiata che cattura il respiro della valle di Fumane contribuendo all’unicità dei vini. Il terreno asciutto, calcareo e ricco di scheletro garantisce l’altissima qualità delle uve, punto di partenza irrinunciabile per produrre vini di grande classe.
La vendemmia è un momento fondamentale per Palazzo Montanari. L’azienda realizza due raccolte manuali, senza l’uso di macchinari, per garantire la massima qualità. La prima vendemmia è dedicata alla selezione dei grappoli perfetti per la produzione dell’Amarone, un vino d’eccellenza. Solo grappoli spargoli e privi di imperfezioni vengono scelti, per evitare il rischio di muffe durante l’appassimento, che dura circa quattro mesi. La seconda raccolta utilizza le uve rimanenti per produrre il Valpolicella, un vino fresco. Il metodo dell’appassimento, patrimonio immateriale in candidatura per l’UNESCO, è una delle peculiarità della cantina.
Dopo la raccolta, i grappoli selezionati vengono posti in ambienti arieggiati, dove si disidratano lentamente, concentrando aromi e sapori. Questo processo permette di ottenere vini complessi e strutturati come l’Amarone e il Ripasso. Quest’ultimo, realizzato facendo ripartire la fermentazione del Valpolicella con le vinacce dell’Amarone, rappresenta un ponte tra tradizione e innovazione. Pur non essendo certificata biologica, l’azienda adotta pratiche sostenibili che rispettano la natura e il territorio. L’uso di rame e zolfo in agricoltura limita l’impiego di agenti chimici, mentre le trappole a feromoni per le mosche garantiscono una protezione naturale delle viti. Inoltre, l’antico sistema della pergola veronese, con grappoli distanti dal suolo, aiuta a prevenire l’umidità e le muffe.
Tra le vigne, piccoli olivi raccontano un passato in cui il legno degli alberi era usato come sostegno per i filari. Sebbene non ci sia un oliveto dedicato, Palazzo Montanari produce un olio extravergine d’oliva delicato, profumato e completamente naturale, privo di trattamenti chimici, ideale per esaltare piatti semplici e tradizionali. Prodotto con passione dalla famiglia, l’olio rappresenta un’aggiunta recente ma già apprezzata, a dimostrazione della cura e dell’attenzione per la qualità in ogni dettaglio.
Dopo la nostra passeggiata alla scoperta delle sue stanze e vigneti, abbiamo provato la degustazione dei loro vini nella corte panoramica abbinati con i prodotti locali, come salumi e formaggi, per amplificare al meglio l’olfatto e il gusto. Abbiamo iniziato con il Valpolicella Classico, che si fa sentire per la sua freschezza e la piacevolezza del frutto. L’annata 2021, in particolare, risulta equilibrata, con una ciliegia fresca che emerge sia al naso che in bocca. Perfetto per accompagnare antipasti leggeri, salumi e formaggi. E concluso con il Valpolicella Ripasso, conosciuto come il “vino ruffiano”, perché riesce a conquistare ogni palato. Questo vino nasce da una tecnica unica, una seconda fermentazione sulle vinacce dell’Amarone. Il risultato è un prodotto con note di marmellata di ciliegia, vaniglia e cannella, arricchito da sentori speziati. Grazie al suo equilibrio e alla versatilità, è ideale per aperitivi, primi piatti e secondi a base di carne. Una appassionante esperienza di visita in un territorio straordinario come la Valpolicella.

L'incantevole Seceda in Val Gardena - domenica 15 giugno

Dal centro di Ortisei, nei pressi della statua di Luis Trenker (alpinista e regista altoatesino), si sale sul
la comoda funivia che, superando ben 1217 metri di dislivello, si collega alla stazione a monte del Seceda (mt 2453). Si tratta in realtà di due diversi impianti: la cabinovia Ortisei-Furnes, poi a Furnes si cambia con la funivia che raggiunge la splendida cima dolomitica nel cuore del parco naturale Puez-Odle. Arrivate alla stazione a monte abbracciamo con lo sguardo l'incredibile paesaggio mentre la visuale si perde per chilometri nello skyline naturale delle Dolomiti. In una giornata particolarmente tersa come quella di oggi si riescono ad ammirare le vette austriache, il Gruppo del Brenta, le Alpi dello Stubai, dalle Tofane allo Sciliar, il Massiccio del Sella, il Sasso Lungo e il Sasso Piatto fino alla regina delle Dolomiti, la Marmolada. Sulla nostra sinistra incontriamo le Odle, con le sue formazioni che riconosciamo facilmente essendo l’anima e l’immagine del Seceda, avvolte da tappeti verdissimi tempestati di botton d'oro. Il trekking comincia proprio all’uscita della stazione dove una breve salita porta alla sommità del Seceda (mt 2519) dove svetta il maestoso crocifisso ligneo, alto otto metri, opera giovanile dello scultore gardenese Vinzenz Peristi morto sul fronte russo durante il secondo conflitto mondiale.
Queste fantastiche torri di pietra si innalzano elegantemente nel cielo e una inquadratura particolarmente suggestiva si otterrebbe lungo la Forcella Pana (mt 2444) ma il sentiero 6 che la attraversa è purtroppo ancora chiuso per pericolo caduta massi. Prendiamo il bel sentiero 1 e a seguire il sentiero 2B fino a ritrovarci ad una intersezione con un tracciato che sale e uno che scende. Optiamo per quello in discesa che porta alla Baita Troier (mt 2250), dove incontriamo dei simpatici alpaca, per continuare il cammino fino a Malga Pieralongia, una delle più antiche malghe della Val Gardena. Il paesaggio muta completamente, dal verde intenso dei prati all’atmosfera lunare delle Odle, dominato da un maestoso sperone roccioso di 60 metri (la piera longia appunto) che si trova nei pressi del rifugio sull'omonimo alpeggio. Si prosegue comodamente fino al Plan Ciautier e poi in ripida discesa sul sentiero 13 fino al Rifugio Firenze (mt 2040) che si trova sui dolci declivi dell'alpe Cisles sul versante meridionale delle Odle. Il rifugio venne costruito nel 1889 dalla sezione di Ratisbona del Deutscher und Österreichischer Alpenverein, poi data in consegna al Cai di Firenze nel 1920. Ancora oggi il nome del rifugio si riferisce alla città di Ratisbona (in tedesco Regensburg). Dal rifugio ci si alza di quota prendendo in successione il sentiero 2 e il sentiero 1A. Superiamo 
la panoramica Baita Daniel Hütte (mt 2240), tantissime malghe e pure la presenza curiosa di due simpatiche marmotte.
Giusto il tempo per un saluto a questo scenario spettacolare e si salta sull'ultima corsa della funicolare.


PARTENZA: stazione funivia (mt 2453)
SEGNAVIA: 1-1a-2-2b-6-13
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 500
ALTITUDINE: mt 2519
LUNGHEZZA: km 10
   

martedì 3 giugno 2025

Sul Sentiero dei Grandi Alberi - lunedì 2 giugno

Il Sentiero dei Grandi Alberi ci porta alla scoperta di giganti silenziosi, alberi secolari testimoni di tempi antichi. Raggiungiamo l’altopiano delle Montagnole nelle Prealpi Vicentine, in corrispondenza della seggiovia di Recoaro Mille-Monte Falcone (località Pizzegoro) da dove parte questa bellissima escursione. Tra dolci pascoli e boschi incantati arriveremo al rifugio Cesare Battisti alla Gazza. Dopo aver lasciato l’automobile nell’ampio parcheggio vicino al bar Castiglieri ci incamminiamo lungo la strada delle Casare finché, alla nostra sinistra, non imbocchiamo il sentiero 120 con la presenza, lungo tutto l’itinerario, di numerosi pannelli didattici che descrivono i grandi alberi e il loro contesto naturale. Tra brevi tratti in mezzo al bosco e ampi alpeggi, il percorso si sviluppa lungo leggeri saliscendi. Superiamo dapprima la vecchia cava di marmo e poi malga Anghebe a 1178 metri dove si apre una vista spettacolare sulle Piccole Dolomiti, dal Monte Mesole fino al Gruppo del Carega.
Proseguiamo per malga Morando e il sentiero, in costante leggera salita, ci porta a Malga Podeme. La superiamo e dopo pochi passi, in basso a destra, è possibile scorgere il suggestivo Laghetto Sea Del Risso. Si tratta di un piccolo specchio d’acqua circondato dal bosco che si raggiunge percorrendo un piccolo tracciato boschivo anche se non è segnalato. Il sentiero procede in leggera salita, superiamo Malga Morando, che troviamo aperta, e chilometro dopo chilometro ci avviciniamo sempre più al bosco. Si raggiunge senza troppo sforzo Malga Ofra poi in successione si superano diverse malghe: malga Raute, Malga Pace e la vicina Malga Rove alta dopo la quale si trova un bivio che da un lato sale un po’ ripido sul colletto del Monte Rove e dall’altro, quello che seguiamo noi, il sentiero più semplice che, anche se leggermente più lungo, procede nel bosco con un dislivello minimo. Continuiamo la nostra escursione seguendo la segnaletica che fortunatamente è sempre presente. Talvolta si palesa con il classico cartello bianco e rosso del Cai mentre altre volte con cartelli bianchi e azzurri scritti a mano. Li troviamo ad ogni bivio e a cadenza regolare anche laddove il sentiero procede lineare. Oltrepassata quest’ultima malga, il sentiero prosegue in salita fino ad un bivio ignorando il sentiero che porta a Passo Ristele. Adesso la salita si fa un po’ più accentuata ma mai difficile e il sentiero è un continuo dentro e fuori dal bosco. Le soste fotografiche sono numerose perché il panorama ha dei colori meravigliosi. Alla fine, dopo oltre otto chilometri percorsi sbuchiamo sulla strada asfaltata ma non siamo ancora arrivate al rifugio. Dobbiamo percorrere altri 600 metri in salita seguendo i tornanti della strada e stando attente alle vetture che sporadicamente passano.
Ed eccoci finalmente al Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (mt 1265). Si trova ai piedi del massiccio del Carega alla base dei ghiaioni che scendono dal Passo delle Tre Croci. A nord si erge la maestosità delle Creste del Fumante, caratteristico l’imponente spigolo del Torrione Recoaro. Il Rifugio Battisti è ricavato da una vecchia caserma della guardia di finanza dismessa e ceduta nel 1922 all’Unione Sportiva Pasubio di Valdagno e da quest’ultima adattata al rifugio dopo vari ampliamenti, passaggi di proprietà e di gestione. Nel 1963 il lanificio Marzotto lo ha donato alla sezione Cai di Valdagno. 
Su un vicino dosso è stata eretta una cappella in memoria degli alpinisti valdagnesi caduti in montagna tra cui la grande alpinista Cristina Castagna scomparsa il 18 luglio 2009, sul Broad Peak (il suo quinto Ottomila himalayano) durante la discesa in un crepaccio a quota 7000 metri dopo aver raggiunto la vetta con il compagno di cordata Giampaolo Casarotto. Accanto alla chiesetta c'è un reticolo di trincee difensive con il punto più elevato denominato caposaldo al Colle della Gazza. Dopo la sosta nell'ampio pianoro si prosegue transitando nuovamente davanti al rifugio che scende all’enorme trincea Sarantonjo che s'impenna attraversando prima il sentiero 120 e una parte del 121 del Ristele. Il percorso continua addentrandosi in un fitto bosco per poi uscire nei ghiaioni detritici del Vajo dell’Acqua e della Fratta Grande alle pendici del Monte Zevola (mt 1976). Con una serie di ripide serpentine tra i mughi il percorso boschivo cala in ripida discesa fino a trovare la traccia di raccordo con il sentiero dei Grandi Alberi e da qui
proseguire sullo stesso percorso dell'andata.

PARTENZA: Recoaro 1000 (mt 1019)
SEGNAVIA: Cai 120
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 250
ALTITUDINE: mt 1265
LUNGHEZZA: km 18

domenica 1 giugno 2025

Splendida escursione ai piedi delle Odle - sabato 31 maggio

Ci troviamo all’interno dello splendido Parco Naturale Puez-Odle, area naturalistica protetta dal 1978, e l’escursione a Geisleralm - il Rifugio delle Odle - è una delle più scenografiche della Val di Funes. E’ un percorso di moderata 
difficoltà e una volta arrivate al rifugio il panorama sul Gruppo delle Odle si presenterà in tutta la sua bellezza. Raggiunta località Santa Magdalena (BZ) il parcheggio di Malga Zannes (mt 1680) è situato pochi chilometri più avanti ma prima di metterci in cammino puntiamo al vicino rifugio Treffpunkt Zans, un terrazzo con splendida vista sul gruppo delle Odle e crocevia da cui dipartono tutte le escursioni del parco, per un ottimo panino. Imbocchiamo il sentiero Cai 6 che corre in modo deciso nel bosco a lato del torrente fino ad arrivare al ponte sul rio Ciancenon
La segnaletica è davvero ben segnata ed è difficile sbagliare quindi, oltrepassato il ponticello, si prosegue sul sentiero Cai 35 che 
coincide con una parte dell’Adolf Munkel Weg, il sentiero panoramico ai piedi delle Odle tracciato dal Club Alpino di Dresda nel 1905 e intitolato all’alpinista tedesco e, successivamente, presidente della sezione Adolf Munkel. Nel continuo alternarsi di piccoli tratti ripidi a lunghi percorsi semi pianeggianti nel bosco, ecco che tutto d'un tratto fanno capolino tra gli abeti le splendide vette delle Odle, imponenti guglie calcaree frastagliate dal profilo inconfondibile che si stagliano sul cielo terso (Odle in ladino significa aghi). Il sentiero passa vicinissimo ai pendii detritici sotto la Furchetta che conduce fino ad un avvallamento pianeggiante punteggiato da grossi massi franati. Superata la radura, attraversiamo un lungo ponticello, il tracciato s'impenna e a metà corsa troviamo l'ennesimo bivio. Seguiamo le indicazioni per il sentiero Cai 36 che sale dolcemente fino a portarci fuori dal bosco nel mezzo di un enorme prato alpino con le Odle sempre lì a sorvegliare il nostro cammino. Dopo un centinaio di metri raggiungiamo Geisleralm, o Rifugio delle Odle, a quota 1996 metri.
D'improvviso ci si ritrova avvolte da un meraviglioso spettacolo della natura, oltre al verde sconfinato, con le cime delle Odle che si stagliano sull'orizzonte. Da destra a sinistra il panorama offre il profilo dei prati del Seceda (2519 metri) e le inconfondibili vette del Sass Rigais e del Furchetta ambedue a 3025 metri, le due vette più alte di tutto il Parco Naturale Puez-Odle. 
Il 
Geisleralm è piuttosto affollato ma ci trovano velocemente un tavolo. Sgranocchiamo pane croccante accompagnato da un tagliere ricco di vari assaggi: dagli affettati ai formaggi di malga, alle salse e sfiziose verdurine. Risalita la dorsale, dove il rifugio ha creato delle sdraio in legno per i propri ospiti, andiamo a contemplare uno scenario naturale di rara bellezza. Ma è anche tempo di riprendere il cammino procedendo a sinistra lungo il sentiero Cai 34. Si procede su una piacevole forestale che nella penombra del bosco scende zigzagando, pieghiamo prima verso il sentiero Cai 33B per poi prendere il sentiero Cai 33. Ormai ci siamo, l'escursione prosegue in semipiano fino al parcheggio. Sulla via del ritorno fermata obbligatoria a Ruini per visitare la celeberrima chiesetta di San Giovanni, parte del maso Ansitz Ranuihof, uno dei soggetti più fotografati dell’Alto Adige. Non c’è escursionista che non rimanga affascinato dalla cappella barocca con il suo campanile a cipolla in rame coronato da una stella, che si protende fiero verso le cime delle Odle...

PARTENZA: Malga Zannes (mt 1680)
SEGNAVIA: Cai 6-33-33B-34-35-36
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 320
ALTITUDINE: mt 1996
LUNGHEZZA: km 10,1