lunedì 30 settembre 2024

Palazzo Te e la mostra “Picasso, Poesia e Salvezza” - domenica 29 settembre

Mantova, bellezza senza tempo, ci sorprende all'arrivo con il suo profilo di cupole, campanili, torri, merlature che si affacciano sui laghi che la circondano. E continua a stupire con una serie di piazze l'una dietro all'altra sino a raggiungere Piazza Sordello, circondata da edifici medievali di rustici mattoni rossi e candidi marmi settecenteschi, le merlature che orlano le antiche residenze delle famiglie che si avvicendarono al potere, l'antica pavimentazione in ciottoli, è un angolo di storia variegato e interessante ricco e vario di monumenti, dettagli, colori, e profumi. Oggi questo luogo è una piazza ma una volta era il cuore della vecchia Mantova, in passato denso di edifici e viuzze, tutto è scomparso quando i Gonzaga abbatterono il vecchio centro città per realizzare un largo spazio davanti alla loro residenza da poter utilizzare come scena per le cerimonie eleganti e sfarzose e per ricevere ospiti importanti. L'impronta antica è mitigata dai tavolini all'aperto di ristoranti e caffè. La vita contemporanea si mescola all'architettura del passato e una pausa in questa piazza riconcilia spirito culturale e gastronomico. Nella zona meridionale della città, poco lontano da Palazzo San Sebastiano, sorge Palazzo Te, splendida cornice della villa suburbana voluta da Federico II Gonzaga e appositamente progettata e realizzata da Giulio Romano tra il 1524 e il 1534 per Federico II Gonzaga, considerata gioiello della cultura tardorinascimentale italiana. L’edificio, di proprietà comunale, è oggi museo e sede del Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te. Basso e a pianta quadrata, è composto da quattro corpi caratterizzati da facciate decorate a finto bugnato con paraste e colonne d’ordine gigante, disposti attorno a un cortile centrale, e da un vasto giardino retrostante chiuso da un’esedra mentre spazi e aree verdi ne disegnano l’intorno. Il complesso si inserisce oggi all’interno del tessuto urbano cittadino, in origine però l’ampia area era un’isoletta, chiamata fin dal medioevo Tejeto, forse dal latino tilietum, località di tigli, e da qui l’origine del nome “Te”, circondata dalle acque del lago Paiolo, luogo di svago privilegiato della corte, posto appena fuori dalle mura cittadine a ridosso di Porta Pusterla che ne consentiva l’accesso diretto.
“Un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi tal volta a desinare, o a cena per ispasso”
Nel quindicesimo secolo Mantova appariva come una grande isola collegata con altre tre isole minori. Qui Francesco II creò un vasto complesso rustico con scuderie per i suoi cavalli più preziosi e palazzina padronale poi inglobate nella villa voluta dal figlio Federico come rifugio per il tempo libero, nobile dimora deputata alle feste, alle cerimonie, ai grandi ricevimenti, funzione esemplarmente inaugurata con la fastosa accoglienza dell’imperatore Carlo V nel 1530, a palazzo non ancora ultimato. La costruzione di Palazzo Te viene affidata all’architetto Giulio Romano, brillante allievo di Raffaello che progetta la splendida residenza sullo schema architettonico delle antiche Domus romane, alternando agli elementi architettonici quelli naturali che la zona offriva, dando libero spazio a tutto il suo estro creativo.Il complesso è formato da un edificio a pianta quadrata costruito attorno ad un cortile centrale. Il lato est del palazzo è completato da un porticato che si apre su un giardino fiancheggiato da due ali a cui è collegato da un ponte pedonale. Un emiciclo colonnato chiude il giardino sul lato opposto all’edificio principale. Il complesso comprende anche un piccolo edificio con un giardino interno, conosciuto come Appartamento del Giardino Segreto che Federico II usava come piccola residenza privata. Oltre che come straordinaria opera architettonica, Palazzo Te è celebre per gli affreschi che decorano i suoi ambienti. Giulio Romano realizza gli affreschi e l’apparato decorativo insieme ad un gruppo di allievi e collaboratori fra cui Francesco Primaticcio. Rinaldo Mantovano e Fermo da Caravaggio.
La Sala del Sole che prende il nome dall’affresco della volta in cui sono raffigurati i carri del Sole e della Luna metafora dell’incessante scorrere del tempo. La Sala dei cavalli con i ritratti in grandezza naturale dei sei destrieri preferiti dei Gonzaga era la sala destinata all'accoglienza degli ospiti e alla celebrazione degli eventi più importanti. I cavalli sono dipinti a dimensione naturale e spiccano in tutta la bellezza delle loro forme su un paesaggio naturale che si apre dietro alcune colonne corinzie dipinte e che alternano i purosangue a bassorilievi che illustrano le eroiche fatiche di Ercole aggiungendo un ulteriore strato di magnificenza e mitologia a questa sala straordinaria. L’incredibile Camera di Amore e Psiche. Interamente affrescata, ogni parete raffigura la mitologica storia di Amore e Psiche, ispirate alla “Metamorfosi” di Apuleio, ed è il simbolo dell'amore del duca per Isabella Boschetti. Il culmine di questa straordinaria narrazione si trova al centro del soffitto dove Giove è rappresentato mentre unisce i protagonisti della storia in un sublime atto di unione divina. Ma non si smetterebbe mai di osservala è la Sala dei giganti, un vero e proprio capolavoro. L’affresco venne dipinto fra il 1532 e il 1535. Ricopre la sala dalle pareti al soffitto con l’illusionistica rappresentazione della battaglia tra i Giganti che tentano l’assalto a Giove e all’Olimpo. La camera è la più famosa e spettacolare del palazzo sia per il dinamismo e la potenza espressiva delle enormi e tumultuose immagini, sia per l’audace ideazione pittorica, volta a negare i limiti architettonici dell’ambiente, in maniera tale che la pittura non abbia altri vincoli spaziali se non quelli generati dalla realtà dipinta. Giulio Romano interviene proprio per celare gli stacchi tra i piani orizzontale e verticale, smussa gli angoli tra le pareti e la volta e realizza un pavimento, oggi perduto, costituito da un mosaico di ciottoli di fiume che prosegue alla base delle pareti.
Con questo stupefacente artificio illusionistico l’artista intendeva catapultare lo spettatore nel vivo dell’evento in atto, per produrre in lui una impressione indelebile di potenza e magnificenza. “Non si pensi alcuno di vedere mai opera di pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in quella stanza, non può non temere che ogni cosa non gli rovini addosso” scrive Giorgio Vasari nella sua opera “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” (1550). Ma Palazzo Te è anche importante polo culturale, a riprova la mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza quasi cinquanta opere del grande maestro del Novecento, alcune delle quali presentate per la prima volta al pubblico italiano in un dialogo che celebra la creatività e l’innovazione. Curata da Annie Cohen-Solal e Johan Popelard la mostra crea un ponte tra passato e presente, fa emergere un Picasso radicalmente sconosciuto che ritroviamo in preziosi dipinti come Donna sdraiata che legge del 1939 e Sta nevicando al sole del 1934.

(fino al 6 gennaio 2025)

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