lunedì 15 luglio 2024

Claude Monet a Padova - sabato 13 luglio

Capita a volte che una selezione di opere di un famoso museo internazionale si sposti in blocco per realizzare in Italia una mostra con i capolavori provenienti da quella sola sede museale, sottolineando generalmente il concetto e la straordinarietà dell’evento già nel titolo stesso, che vede il ripetersi dell’ormai usuale formula “Capolavori da... ” seguito dal celebre museo prestatore di turno. Un’operazione condivisibile o meno che tuttavia dà la possibilità di ammirare in Italia capolavori di importanti musei stranieri senza andare all’estero. E ora si ripropone questo modello a Padova con la mostra Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi nel penultimo giorno di apertura al Centro Culturale Altinate San Gaetano, curato da Sylvie Carlier, direttrice delle collezioni del Musée Marmottan Monet.
In occasione della mostra padovana sono arrivati in Italia sessanta capolavori del museo che custodisce la più grande raccolta al mondo delle tele di Claude Monet per raccontare le varie tappe della ricerca artistica del pittore, dagli esordi ai suoi soggiorni in Olanda, in Norvegia e a Londra, fino a giungere alle sue grandi tele con le Ninfee e i Glicini. Si ha modo di ripercorrere, attraverso le sei sezioni espositive, i momenti fondamentali della produzione del maestro dell’Impressionismo nell’anno in cui ricorrono i 150 anni dalla nascita del movimento francese, ovvero da quella prima mostra impressionista che si tenne a Parigi, nello studio del fotografo Félix Nadar, al numero 35 del Boulevard des Capucines, il 15 aprile 1874. E di osservare da vicino molte delle opere che lo stesso Monet custodì gelosamente, senza volersene mai separare, nella sua casa di Giverny fino alla sua scomparsa. 
La mostra di Padova si apre con il Ritratto di Michel Monet realizzato nel 1880 quando il figlio Michel aveva solo due anni e mezzo. È invece del 1867 il ritratto qui esposto di un giovane Claude Monet realizzato dal pittore Carolus-Duran come anche il ritratto sempre qui esposto che Pierre-Auguste Renoir fa a Monet mentre legge il quotidiano L’Événement e fuma la pipa o ancora il ritratto che Gilbert Alexandre de Séverac compie di un Monet ventiquattrenne limitando la gamma cromatica ai toni del marrone su sfondo neutro. Per raccontare la pittura di Claude Monet non si può non parlare della luce con i suoi riflessi che inonda i paesaggi impressionisti, insita nei quadri che il pittore realizza all’aria aperta, quella luce unica che viene trasposta dalla natura alla tela, considerando che non vengono rappresentati i colori reali, bensì l’interpretazione di essi a seconda della luce qui ben testimoniato nel dipinto La spiaggia di Trouville che Monet realizzò nell’estate del 1870. Qui Monet  si concentra soprattutto sugli effetti della luce tra cielo e mare nonché sullo studio della pittura en plein air, per cui tutto ciò che è in secondo piano risulta meno definito rispetto a ciò che sta in primo piano e Il treno nella neve. La locomotiva del 1875 realizzato ad Argenteuil. Vedute invernali che permettono al pittore di misurarsi con nuovi effetti di luce e di contrasto, evidenziando le sue doti di colorista. 
Si susseguono quindi sotto i nostri occhi La spiaggia di Pourville, sole al tramonto in cui il pittore rende le variazioni della luce e del sole al tramonto che riflettono sul mare, sulla spiaggia, sulle scogliere e che creano suggestive sfumature nel cielo. Barca a vela, effetto sera, dipinto sulla spiaggia di Étretat: al centro della marina è raffigurata scura una barca a vela, in contrasto con i toni pastello che vanno dal giallo al rosa che occupano l’intera scena e che creano una soluzione di continuità tra cielo e mare. Campo di iris gialli a Giverny in cui i fiori sono resi con tocchi gialli accostati che diventano pennellate sempre più ampie in secondo piano. Ci si sposta poi nella pittura en plein air della Norvegia, dove Monet soggiornò tra febbraio e marzo 1895, a quella di Londra, dove l’artista soggiornò varie volte dal 1870 al 1901. Troviamo esposto Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi  
il dipinto del 1905 che raffigura in controluce la silhouette del Parlamento nell’ora del tramonto, espediente che gli permette di creare scintillanti riflessi sul Tamigi. Questo è anche uno degli ambienti più suggestivi del percorso espositivo dove è stata collocata al centro della sala una seduta circolare sulla quale vengono proiettate immagini di alcune opere del pittore a tema. Un altro capitolo fondamentale della vita e dell’arte di Monet è il trasferimento nella sua proprietà di Giverny, dove trascorre gli ultimi vent’anni della sua esistenza circondato dalle sue tele, che si popolano di fiori, e soprattutto dal suo giardino.
È proprio questo infatti il tema della successiva sezione: il visitatore si trova attorniato da tele con iris dai petali blu-viola, emerocallidi e ninfee, fiori che si trovavano nel suo splendido giardino acquatico di Giverny, nel quale si rispecchiavano anche i salici piangenti che il pittore aveva fatto piantare intorno allo stagno. E ancora, segue un ambiente quasi circolare al cui centro è collocata una seduta che mostra a rotazione immagini di ninfee: sulle pareti tornano tele con ninfee e iris, questa volta gialli. Tema sono le Grandi Decorazioni: i monumentali pannelli con le Ninfee, a cui Monet lavorò fino alla sua scomparsa, che portarono alla realizzazione delle celebri sale ovali dell’Orangerie. 
L’ultima sezione documenta infine un netto cambiamento sia nei colori che nelle forme, arrivando persino quasi all’astrazione, come nel caso del dipinto Il giardino di Giverny, dove vengono eliminati i dettagli realistici mantenendo solamente ampie masse cromatiche. I marroni, i rossi, i gialli dominano in queste opere, come si vede nello Stagno delle ninfee, ne Il viale delle rose, ne Il ponte giapponese o nel Salice piangente. Un cambiamento dettato dai problemi alla vista che gli alteravano la percezione dei colori, ma che lo conduce probabilmente in maniera inconsapevole a una pittura estremamente moderna e più gestuale.
Il percorso espositivo si conclude con due grandi tele allungate dedicate ai glicini, piante che nella casa di Giverny si arrampicavano e ricadevano sull’arco installato sul ponte giapponese. Le grandi dimensioni e la forma allungata richiedevano una collocazione adeguata: erano infatti destinate a decorare il padiglione del giardino dell’hôtel Biron di Parigi (l’attuale Musée Rodin), ma il progetto venne abbandonato in favore dell’allestimento dell’Orangerie. 
Attraverso tutte queste opere siamo andate a ripercorrere l’intero universo artistico di Monet e i temi che hanno caratterizzato la sua produzione, dagli esordi alle Grandi Decorazioni che sfociano nell’astrazione. Un percorso cronologico scandito in modo lineare nelle diverse sezioni tematiche arricchite anche da un percorso didattico sulla luce e sui colori. Anche se essenzialmente non aggiunge nulla alla conoscenza del padre dell’Impressionismo, visitare la mostra di Padova è stata una occasione imperdibile.

(fonte: Ilaria Baratta finestresullarte.info)

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