lunedì 24 giugno 2024

I Colli Bolognesi - (21-23 giugno)

Territorio ricco di storia  i Colli Bolognesi sono punteggiati da tanti piccoli borghi, veri e propri tesori da conoscere e tutelare tra panorami mozzafiato e scorci incantevoli dove il tempo sembra essersi fermato e la natura si mostra in tutta la sua purezza. Della lunga strada, che collegava Modena a Bologna, ne percorreremo solo un piccolo pezzo, tra castelli e sentieri all’interno di parchi naturali di straordinaria bellezza ma anche di esplorazione col palato e con l'olfatto, per apprezzare le sfumature e gli aromi di vini potenti che crescono e maturano sugli assolati pendii argillosi e i sapori della più autentica cucina locale, ricca di piatti genuini e tradizionali.
VENERDI' 21 GIUGNO
Raggiungiamo il borgo medievale di Castello di Serravalle (BO) che domina dall'alto del crinale il territorio circostante. Formatosi a difesa dell’esarcato di Ravenna contro le invasioni barbariche e raso al suolo dai Longobardi nell’VIII secolo il borgo venne ricostruito nel Medioevo e nell'anno 800 diede asilo a Carlo Magno diretto a Roma. Feudo di Matilde di Canossa fino al 1109 venne poi aspramente conteso tra la ghibellina Modena e la guelfa Bologna. La disputa culminò nella battaglia di Zappolino del 15 novembre 1325 e per i bolognesi fu una sconfitta epocale oggi ricordata da una lapide in frazione Bersagliera. In occasioni speciali gli antichi palazzi del borgo vengono aperti al pubblico e questa sera Palazzo Boccadiferro diventa protagonista di una serata musicale. Situata nel punto più alto del paese la duecentesca Casa del Capitano, sede dell’Ecomuseo della collina e del vino (aperto solo la domenica e festivi) edificata nel 1235 dal Capitano Jacopino da San Lorenzo in Collina ed aveva probabilmente una funzione di controllo sul territorio circostante e  la chiesetta di San Pietro. Osservandola dall’esterno è possibile notare la mancanza del campanile che non venne mai costruito dato che per questa funzione veniva già utilizzata la torre della Casa del Capitano.
Ci spostiamo adesso verso Guiglia, in territorio modenese questa volta, e lo splendido fortilizio trecentesco. Qui si fondono arte, una storia illustre e l’incanto naturalistico. Famoso per essere stato la residenza estiva dei Marchesi Montecuccoli fino al 1796, il castello è anche detto “Conventino” da un convento di carmelitani fondato presso le mura nel 1632 da Francesco Montecuccoli. Si accede al centro storico di Guiglia dall’arco monumentale, datato 1710, con l’Aquila dei Montecuccoli e si sale poi al maniero tra case quattro-cinquecentesche. Il solenne portale in facciata introduce al cortile con loggiato a colonne e stucchi di un fastoso barocco simile a quello delle seicentesche dimore estensi e su tutto domina il possente torrione medievale. Nel periodo bellico vi furono nascoste le opere d'arte della Galleria Estense di Modena e nel dopoguerra ospitò per brevissimo tempo un casinò, prova la presenza di tavoli da gioco nelle sale castellane in cattivo stato di conservazione come del resto una parte del monumentale castello. Dall'alto del castello si ammira una stupenda vista che abbraccia il corso del fiume Panaro e la pianura modenese. 
Una giornata sui Colli Bolognesi non è completa senza una sosta in uno delle sue rinomate locande dove la cucina modenese si mescola alla tradizione di Bologna. Dopo aver apprezzato nel centro modenese di Spilamberto il borlengo, una sorta di crêpe ripiena di lardo, aglio e rosmarino tipico proprio di Modena, abbiamo prenotato la cena all'Agriturismo Cà Lunati, non prima si và a raggiungere un luogo denominato i Panorami di San Michele, lungo una stradella strettissima (via San Michele)  che collega il borgo di Serravalle con la valle del rio Marzatore.
Si tratta di un artefatto della società di gestione acqua al limitare di un campo dalla cui sommità si può ammirare un meraviglioso panorama a 360° della valle circostante accompagnato dal solo sussurro del vento. Ritornando indietro di un chilometro arriviamo all'agriturismo con vista sui colli, perfetta finestra dove godersi il tramonto. Vincitore di una puntata di "Alessandro Borghese - 4 ristoranti" Cà Lunati è un casolare di famiglia immerso nel verde tra vigne e castagneti, borghi e castelli, calanchi e antiche vie di mercanti e pellegrini che propone cucina a km zero con ingredienti autoprodotti. Punto forte del locale è lo gnocco fritto, leggero e non unto, da accompagnare con uno degli ottimi vini presenti sulla carta, Pignoletto su tutti,  mentre il dolce calar del sole accompagna l'ottima cena. Sulla via del ritorno (Hotel Falco d'Oro a Tolè, una garanzia!) rimaniamo incantati dalla meravigliosa Chiesa di Sant’Apollinare di Serravalle a Castelletto, sapientemente illuminata da fari che ne esaltano la forma barocca. Un luogo di preghiera situato in una posizione più esterna rispetto al centro storico. La sua bellezza risiede proprio nell’ubicazione, totalmente immersa nelle campagne dei Colli Bolognesi. All’interno si trovano  dipinti e opere del Settecento attribuibili ai più noti artisti locali.
SABATO 22 GIUGNO
"Nel tranquillo e poetico Frignano vi è un punto che è il centro storico e leggendario di quelle montagne. E’ il castello di Montecuccolo" (Pier Biagio Casoli) in poche parole sta tutto il significato di Montecuccolo per il Frignano e per il territorio pavullese la cui storia plurisecolare è stata segnata dalla famiglia che in quella rocca ebbe origine e che ebbe il dominio su gran parte della montagna modenese.
Il Castello di Montecuccolo è una struttura molto complessa formata da un borgo superiore e da uno inferiore. L’ingresso principale, protetto da una bertesca, si apre ancora sulla piazza del borgo inferiore e vi si arriva salendo una ripida rampa selciata. Il borgo di Montecuccolo ha il suo centro nella piccola piazza in cui si svolgeva la vita del paese e su cui si affacciavano gli edifici più importanti: una torre della Rocca, la Podesteria, la cinquecentesca Chiesa di San Lorenzo, le case di alcune famiglie notabili. Il nucleo più antico dell’intero fortilizio è il mastio, un’alta torre a pianta quadrata a più piani che sovrasta tutto il complesso. All’estremità meridionale dello sperone roccioso venne eretta una seconda torre, che si affaccia sulla piazza del borgo inferiore sottostante. Verso la metà del XVI secolo, con la costruzione della torretta rotonda con la scala a chiocciola la rocca assunse l’assetto definitivo trasformandosi in una fastosa dimora signorile, con stanze affrescate e ornate secondo lo stile rinascimentale del tempo. L’intero borgo superiore è racchiuso all’interno di un’ampia cinta muraria che abbraccia i tre fianchi dove il pendio del monte avrebbe permesso un facile accesso, in mancanza di difese artificiali. Sullo scosceso lato occidentale, invece, le mura lasciano il posto alle alte pareti degli edifici della rocca, radicata sul macigno. Al piano nobile si trova la stanza più famosa della rocca, quella dove, secondo la leggenda, vide la luce il generale dell'Impero Raimondo (1609-1680) reso celebre per la vittoria contro i Turchi sulle rive ungheresi del fiume Raab nel 1664.
Allontanandoci da Pavullo, raggiungiamo Renno, piccola frazione sulla valle dello Scoltenna, a 647 metri d'altezza, sede della più antica chiesa plebana del territorio, un gioiello dell’arte romanica dedicata a San Giovanni Battista. Eretta al titolo di Pieve nel 1157 era il centro religioso più importante della montagna. Il benvenuto a Sestola (MO) ce lo dà la vecchia cabina della funivia, alla rotonda di Poggioraso mentre da un alto sperone di roccia il castello domina il paese. Sede del Governatorato della Provincia del Frignano durante la signoria degli Estensi, l'antica rocca appare oggi secondo le modifiche e ricostruzioni avvenute nel corso dei secoli. Le ville storiche dei "signori" provenienti dalla città rappresentano la documentazione più concreta dell’inizio dell’evoluzione economica che ha interessato gli abitanti di Sestola all’inizio del Novecento. Nel 1927 arriverà il riconoscimento a Stazione di Soggiorno e Turismo che tanto contribuirà nel secondo dopoguerra a fa diventare Sestola una delle primarie stazioni turistiche dell'Appennino settentrionale. Dal centro si sale verso il Lago della Ninfa, un suggestivo ed incantevole laghetto posto ad una quota di 1503 metri alle pendici nord-orientali del Monte Cimone. Il lago oggi è mantenuto artificialmente ed è circondato da faggete e boschi di conifere, ma un tempo i pendii intorno erano spogli (come testimoniano alcune cartoline d’epoca) ed emergevano solo alcuni faggi secolari.
Dalla zona del Lago della Ninfa partono numerosi sentieri. È possibile infatti salire fino a Pian Cavallaro e successivamente in vetta al Cimone seguendo il Sentiero dei Portatori del Cimone, oppure raggiungere Fontana Bedini lungo la strada militare dell’aeronautica o andare al Cimoncino seguendo un piacevole percorso ad anello. Continuando nel nostro girovagare arriviamo a Susano, tra Vergato e Cerelio, nell'incantevole cornice dell'Appennino bolognese. In questo piccolo borgo accogliente si trova l'Osteria Peccato di Gola, già apprezzata in un viaggio alle grotte di Soprasasso quindi perché non ritornare? Aggiungete a questo cocktail un buon vino scelto con gusto dal cantiniere, una mitica ciabatta tanto per cominciare e poi pizze, primi piatti della tradizione, grigliate di carne accompagnate da ottimi contorni e ancora deliziosi dolci preparati dalla padrona di casa.
DOMENICA 23 GIUGNO - La giornata si apre sotto i peggiori auspici. Pioggia battente e vertiginoso calo termico ma niente ci ferma e andiamo finalmente a visitare il borgo di Tolè (BO) che, grazie alla manifestazione ArTolè è diventata negli anni una frequentata meta turistica per la collezione en plein air che ne abbellisce le strade, le piazze e le vecchie e caratteristiche case in sasso. Oltre cento le opere protagoniste tra sculture, pitture e murales di artisti come Wolfango, Rolando Gandolfi, Demetrio Casile, Paolo Gualandi, Roberto Barbato, Luigi Faggioli, Alfredo Marchi...L'ultima tappa è Vignola con l'intenzione di visitare la splendida Rocca, dagli interni riccamente decorati, ma ahimè, la troviamo chiusa perché in fase di allestimento di una mostra d'arte.

lunedì 3 giugno 2024

Nel cuore dell'Appennino bolognese: dalle Grotte di Soprasasso al Castello Manservisi - (1-2 giugno)

SABATO 1 GIUGNO - I tafoni sono particolari cavità nella roccia presenti soprattutto in rocce granulari come l'arenaria, con pareti lisce e sono particolarmente comuni nelle zone marittime, nelle zone aride e nei deserti. In Italia è possibile trovarli in Sardegna, ad esempio nell'isola di La Maddalena, creati dalla erosione eolica e da quella dovuta al sale marino che disgrega la roccia. Lontano dalla costa si trovano nell’entroterra emiliano a Soprasasso, in località Monte Cavalloro, nel comune di Vergato, un territorio sospeso tra la valle del fiume Reno e le panoramiche montagne dell’Appennino bolognese. Tendenzialmente porosa e granulare l’arenaria è stata modellata a queste altitudini dall’azione continua del vento e dell’acqua di condensazione dando vita a un fenomeno davvero singolare. Per raggiungerle occorre seguire un sentiero ad anello ricavato qualche anno fa sull’antico tracciato della Linea Gotica, che parte dalla località Cavalloro, sede della piccola chiesa abbandonata dedicata a San Giorgio. L’imbocco del sentiero è ben segnalato, si sale su una comoda forestale sino a svoltare a sinistra su un sentiero all'interno del bosco, continuando in decisa salita.
Alla base dello sperone di roccia occorre prestare attenzione a causa di qualche passaggio esposto e ad una discesa su superfici rocciose molto levigate aiutandosi con un cordino d'acciaio. Si alterna una serie di anfratti e di ripari scavati negli strati più teneri della roccia, poi ecco la grande apertura della grotta di Soprasasso, la più spettacolare, e infine, poco sopra il sentiero, la stretta e oscura grotta Buia con intorno la magnifica vista sulla valle del Reno e il paesaggio montano che si spinge fino al Corno alle Scale. Da qui il sentiero prosegue a mezza costa, con una segnaletica non sempre di facile interpretazione per poi piegare verso Riolo, lungo una mulattiera e quindi una bella strada asfaltata di campagna che corre tra splendidi campi e case antichissime sino a ritornare al punto di partenza. Conclusione di giornata all'Osteria Peccato di Gola di Susano (Vergato), locale autenticamente rustico e accogliente. Il menù offre una scelta di piatti tipici della tradizione emiliana. I dolci, squisitissimi, tutti preparati dalla ruspante titolare.
DOMENICA 2 GIUGNO -  Raggiungiamo il Castello Manservisi  a Castelluccio, un borgo adagiato su un assolato crinale a 810 metri di altitudine, che scende dal monte Cavallo e Monte Tresca e da cui si dominano le valli circostanti. L’attuale assetto del Castello è frutto di una consistente ristrutturazione realizzata a fine ottocento da Alessandro Manservisi, allora proprietario di una delle più importanti sartorie di Bologna, che lo acquista nel 1886 per 50.000 lire. Il complesso apparteneva alla nobile famiglia dei Nanni-Levera che aveva fatto fortuna al servizio del cardinale Lambertini, futuro papa Benedetto XIV. Il rispetto delle proporzioni, l’armoniosità delle linee rende questo edificio un tipico esempio di quell’architettura romantica che fu di moda nell’ultimo trentennio del diciannovesimo secolo.
Quando Alessandro Manservisi scompare nel 1912 dispone che la proprietà venga devoluta a stazione climatica per i bambini. L’esistenza della colonia caratterizza la vita del castello e di Castelluccio per tutto il secolo scorso e attualmente è di proprietà del Comune di Bologna ma di fatto i lavori di restauro sono stati portati avanti dall'associazione "Castello Manservisi" formata da volontari, che per evitare il rischio di abbandono e di degrado totale, lo hanno trasformato in centro espositivo, culturale e turistico dell'alta valle del Reno. Concludiamo il breve tour con una puntata alle suggestive Grotte di Labante, le più imponenti grotte di travertino in Italia - un fenomeno carsico unico - situate nella Valle dell'Aneva, in località San Cristoforo di Labante. Le grotte, lunghe 54 metri, si sono formate grazie alle acque provenienti dalla sorgente di San Cristoforo. L’acqua calcarea salta su due speroni di roccia che formano un profilo molto particolare. Risaliamo verso la seicentesca chiesa di San Cristoforo che sorge a mezza costa lungo la provinciale che conduce dal fondovalle del Reno a Castel d’Aiano. E’ strettamente connessa alle grotte di travertino sottostanti dalle quali venne ricavato il materiale da costruzione.