mercoledì 26 ottobre 2022
Isola d'Elba, l'isola dei tesori - (21-25 ottobre)
L'isola d'Elba è insieme all'isola del Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Gorgona e Giannutri una delle sette perle che compongono l'Arcipelago Toscano. Meta incantevole per la sua natura selvaggia e incontaminata che unisce la bellezza del mare all'entroterra montuoso. Definita in passato Piccola Trinacria per la sua conformazione geografica. Sul litorale occidentale chiamato Costa del Sole, una delle zone più frequentate dai turisti per la bellezza delle spiagge, appaiono d’improvviso come un fulmine colorato di verde e azzurro i "Tre Laghi", uno dei panorami più indimenticabili dell'Elba. Si tratta di una superba quinta prospettica, con tre specchi di mare in successione divisi da promontori che si rincorrono verdeggianti: i golfi della Biodola e del Viticcio insieme al profondo canale di Piombino. Il versante orientale dell'isola, denominato Costa che brilla, è caratterizzato dalla presenza delle ex miniere di ferro, con i colori particolari delle spiagge, bellissime e ancora poco frequentate dal turismo di massa. La storia dell'isola si rifà all'era protostorica con gli Ilvati di etnia ligure che le hanno dato il nome. Poi si susseguirono gli Etruschi e successivamente i Romani che apprezzarono molto l'isola per i suoi giacimenti di ferro e per i fanghi termali. E l'isola è ricca di testimonianze del suo passato documentati dai tanti reperti archeologici conservati nei musei, dalle imponenti architetture militari, il medievale Castello del Volterraio, e dalle splendide residenze napoleoniche come la Palazzina dei Mulini, e di Napoleone si parla visto che dopo la rovinosa battaglia di Lipsia e a seguito del trattato di Fontainbleau del 14 aprile 1814, è costretto ad abdicare dal trono di Francia e accettare l'esilio sulla piccola isola toscana. L'arrivo dell'imperatore nelle acque di Portoferraio avviene il 3 maggio 1814 a bordo della fregata inglese "Undaunted", accolto con solennità dalle autorità locali e dagli stessi elbani consapevoli dell'eccezionalità del momento storico. Il periodo di esilio di Napoleone durerà solamente nove mesi - ripartì infatti il 26 Febbraio 1815 - ma durante la sua permanenza il sovrano si adoperò per apportare delle migliorie nell'isola. Piombino si trova nel tratto finale della Costa degli Etruschi e da sempre è una importante base marittima. Agli inizi del '800 Piombino fu assegnata da Napoleone a sua sorella Elisa Bonaparte Baciocchi che divenne così reggente del Principato di Lucca e Piombino. La principessa amava chiamarla "la mia piccola Parigi" e nel periodo del suo regno la città visse un periodo di grande splendore. Il centro, piuttosto raccolto, si visita molto bene a piedi. In attesa del traghetto (venerdì 21 ottobre) raggiungiamo il Torrione ovvero l'antica porta di ingresso alla città. Detta anche porta di Sant'Antonino, risale al Duecento ed è il monumento più antico di Piombino. Accanto il quattrocentesco Rivellino, un'imponente costruzione semicircolare di rinforzo. Sul proseguimento ecco il Palazzo Comunale e l'adiacente Torre dell'Orologio e continuando verso il mare si arriva ad uno dei punti panoramici più belli di tutta Piombino: la terrazza di Piazza Bovio. Costruita su uno sperone roccioso la piazza è uno spettacolare balcone con vista sull'isola d'Elba e nelle giornate più limpide (ma non oggi) si riescono a scorgere anche l'isola di Montecristo, del Giglio, di Capraia e la Corsica. Alle nostre spalle il castello si trova dalla parte opposta di Piazza Bovio. Per arrivarvi saliamo lungo la strada panoramica sul mare (viale del Popolo). Il castello risale al XIII secolo, mentre la fortezza fu aggiunta nella metà del '500 per ordine di Cosimo de’ Medici. Allungandoci verso il promontorio si raggiunge il Faro della Rocchetta costruito dove un tempo sorgeva la Rocchetta di Piombino, storica fortificazione difensiva che venne demolita negli anni Venti del Novecento per lasciare posto all'attuale piazza che si apre verso il mare. Ma ora è tempo di raggiungere il porto e l'isola d'Elba si trova a soli 10 chilometri dalla costa! Intorno il mare appena mosso e i gabbiani ad accompagnarci per un bel tratto di navigazione. Arriviamo a Portoferraio che è scesa la sera e l'isola essendo prevalentemente collinare e montuosa, ci regala, salvo rare eccezioni,delle strade che non sono esattamente dei rettilinei ma arriviamo giusto in tempo per la cena all'Ottavo, delizioso ristorantino a San Piero in Campo paesino situato sulle colline antistanti il golfo di Marina di Campo ad un'altezza di 227 metri. E’ come se fosse incastonato in un rialto granitico dello sperone sud-occidentale del Monte Capanne, la vetta più alta dell'isola. Proprio il Monte Capanne, considerato una meta del nostro viaggio, si negherà alla visione, avvolto da un fitto ammasso nuvoloso per tutti i giorni della nostra sosta. In realtà del programma iniziale manteniamo che pochi appuntamenti complici le giornate decisamente calde. Grazie alla sua posizione strategica il Volterraio è il sito più suggestivo dell'isola (sabato 22 ottobre). La fortezza svetta dai suoi 395 metri incastonata nella roccia da cui emerge come per incanto. Il luogo fu scelto dagli Etruschi per edificare la prima postazione di avvistamento ma la struttura assunse una fisionomia definitiva alla fine del Duecento quando la Repubblica Marinara di Pisa ne decise la riqualificazione. Una fortezza imprendibile ieri, una suggestiva terrazza sull'Elba e sulle altre isole dell'Arcipelago Toscano oggi. Un panorama mozzafiato mostra il profilo della dorsale orientale dell'isola e all'orizzonte la forma esile dell'isola di Pianosa e l'austera sagoma di Montecristo. Di fronte a noi le morbide colline centrali, gli ampi golfi meridionali e l'inimitabile morfologia del golfo di Portoferraio con alle spalle il massiccio imponente del monte Capanne. Più a destra la selvaggia isola di Capraia e, sullo sfondo, le montagne della Corsica con Capo Corso proteso verso il nord. Domenica 23 ottobre invece tagliamo a metà il famoso anello occidentale e si va a prendere una strada stretta e ripida attraverso il bosco che passa per il Monte Perone per poi scendere a Marina di Campo, ma complice una fitta nebbia e un blocco sulla strada causata da un mezzo pericolosamente in bilico sullo strapiombo, bisogna tornare indietro spostandoci verso Marciana dove si sta svolgendo la Festa d'Autunno in piazza For di Porta e nelle piazzette adiacenti. Il territorio comunale di Marciana si distende lungo le pendici del Monte Capanne e occupa la parte nord-occidentale dell'isola d’Elba, un territorio montuoso e impervio, caratterizzato da una natura rigogliosa e incontaminata, ma che tende ad addolcirsi nel raggiungere il mare, fino ad arrivare alla piana in cui si trovano spiagge spettacolari. Si respira uno stile di vita "all'antica" dai ritmi lenti e rilassati totalmente in sintonia con la natura. E poi le spiagge: quella di Procchio una sabbia fine che traccia un arco dorato accarezzato da un mare smeraldino e limpido, specie quando soffiano i venti meridionali che rendono piatta la superficie dell'acqua. Quella di Bagnaia tutt'uno con il piccolo borgo dominato alle sue spalle dall'imponente Fortezza di Volterraio. Racchiusa tra il promontorio di Punta Pina e Punta degli Scarpellini permette di godere di una bellissima vista sul golfo di Portoferraio. E poi l'arena di Pomonte uno degli angoli isolani più selvaggi suddivisa nel raggio di un chilometro in tre piccole spiagge. La prima è quella di Pomonte che si incontra alla fine della strada che dalla chiesa del paese conduce verso il mare. Sulla sinistra, oltrepassando un ponticello, le altre due spiagge: Relitto e Ogliera, famose perché a pochi metri dalla riva sotto all'omonimo scoglio dell'Ogliera è adagiato il relitto dell'Elviscot, un mercantile affondato negli anni '70. Quella di Sant'Andrea sulla provinciale che da Marciana porta a Marina di Campo. Dall'alto il panorama si perde visivamente sulle calette sottostanti e nei profumi della macchia mediterranea. Le isole di Capraia e la lontana Corsica fanno da cornice. Curva dopo curva, scendendo verso il mare, ci si lascia sempre più alle spalle l'Elba e si entra in una realtà di un'isola dentro l'isola: la rinomata località turistica di Sant'Andrea con il granito che fa da padrone ci lascia senza parole. La spiaggia, seppur di modeste dimensioni, è graziosa e formata da una chiara sabbia granitica lambita da un mare turchese. Le lisce rocce granitiche, chiamate dagli elbani Cote Piane, si prestano a bagni fuori stagione. E poi Porto Azzurro e la grande piazza Matteotti dove guardare il tramonto sorseggiando un drink, le proposte di incantevoli trattorie com Cacio e vino a San Piero di Campo e su tutto questo l'odore intenso del mare e il libeccio che ci ha spesso accompagnato in questo breve viaggio. Ritornate sulla terraferma (martedì 25 ottobre) un ultimo tocco di bellezza con la visita al complesso composto dall'Eremo o Rotonda di Montesiepi e, soprattutto, dai spettacolari resti della Grande Abbazia di San Galgano uno dei siti più suggestivi che si trovano in Italia. La Rotonda di Montesiepi fu edificata tra il 1182 ed il 1185, sopra alla capanna sulla collina ove il nobile cavaliere Galgano Guidotti, dopo aver rinunciato alla propria vita fatta di agi e di ricchezze visse il suo ultimo anno di vita. Il momento culminante della conversione avvenne nel giorno di Natale del 1180, quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l'arma in una croce, spada ora preservata da una teca trasparente. Solo nel 1220 invece venne iniziata la costruzione della vicina Abbazia. I lavori di costruzione durano fino al 1268, quando venne ufficialmente consacrata dal Vescovo di Volterra Alberto Solari. tanto che alla metà del XIII secolo l'abbazia di San Galgano era la più potente fondazione cistercense in Toscana. Poi prima la carestia del 1328 poi la peste del 1348, che vide i monaci duramente colpiti dal morbo, portò all'arresto dello sviluppo del cenobio a cui seguì una lenta decadenza data dalla sventurata pratica della Commenda. Nel 1503 l'abbazia venne affidata al governo degli abati commendatari una scelta che accelerò la decadenza e la rovina di tutto il complesso tanto che uno di loro, alla metà del secolo, fece rimuovere per poi vendere la copertura in piombo del tetto della chiesa. A quel punto le strutture deperirono rapidamente. Infatti nel 1781 crollò quanto rimaneva delle volte e nel 1786, dopo che un fulmine lo aveva colpito, crollò anche il campanile. Tre anni dopo fu sconsacrata e da lì in poi venne usata come stalla, fino a quando nel 1926 lo Stato italiano ne riconobbe il valore culturale...e tutto questo al termine di un viaggio ricco di colori e di gusto.
venerdì 14 ottobre 2022
La Sicilia barocca dalla storia millenaria (8-11 ottobre)
La Sicilia è un’isola multicolore dove è tutto cangiante e dai mille volti. In effetti qui le Sicilie sono tante. Vi è la Sicilia del Carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla delle zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava e lo spiega benissimo lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino. "Perché tante Sicilie? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione”. Questa splendida isola è ricca di bellezze e la nostra breve storia ci conduce nella sua parte orientale che da Messina lungo la costa, con l’entroterra dell’Etna, raggiunge più a sud Siracusa. Sabato 8 ottobre - Il nostro itinerario on the road parte da Catania importante centro universitario. La scenografia in cui è inserita è di tutto rispetto, con l’Etna che vigila a nord e la proiezione spettacolare sul mar Ionio. Catania è la seconda città dell'isola dopo Palermo Sicilia ma non bisogna fermarsi all'apparenza. Dall'aeroporto si attraversano quartieri periferici grigi e tristi, industrie pesanti e zone portuali che è difficile apprezzare, ma quando si arriva nel cuore storico è tutta un’altra prospettiva. Il centro è un summa di magnifici edifici barocchi, di chiese monumentali, di teatri e di mercati. Dopo esserci fermate a far colazione, che non ha nulla a che vedere col nordico cappuccino e brioche ma è un vero trionfo del dolce tra cannoli, cassate variopinte e granite, si raggiunge lo storico mercato catanese, la fera 'o luni situata tra la nota Piazza Carlo Alberto e la centralissima Piazza Stesicoro, e distribuita nelle viuzze circostanti. Se si chiede a un catanese cosa significa "fera 'o luni" vi risponderà che il mercato anticamente si svolgeva solo il lunedì, ma il nome potrebbe derivare dall'antica presenza di un tempio dedicato alla dea Luni, antica dea italica romana, spesso rappresentata come il complemento femminile del dio Sole. In età medievale il mercato di Catania era ubicato presso il Foro lunaris che si trovava davanti alla Chiesa della Madonna dell'Elemosina, ricostruita dopo il terremoto del 1693 e oggi nota come Chiesa della Collegiata. Spostata prima in Piazza Università, nel 1832 la fera 'o luni si stabilì definitivamente nella bellissima piazza in stile barocco, fiancheggiata dalla splendida chiesa della Madonna del Carmine e dalla chiesa di San Gaetano alle Grotte, che fanno da scenografia alle tante bancarelle che ogni giorno si accalcano e colorano l’atmosfera, inebriati dagli odori e dai colori dei vestiti ammucchiati nei banchi, accanto al vocio di chi cerca di richiamare l’attenzione dei passanti. Buttarsi nel traffico a Catania è come dire.. un bell'azzardo! Diciamo che abbiamo ricevuto più suonate di clacson quando si stava diligentemente ferme ad un incrocio più del dovuto, rispetto a quando ci si buttava in mezzo ad una strada senza averne la precedenza. Comunque si riesce a raggiungere il centro storico catanese. Due gravissime catastrofi naturali, l'eruzione dell’Etna del 1669 e il terremoto del Val di Noto del 1693, portarono di fatto Catania nell'era moderna: lo stile barocco predominante è il risultato della sua ricostruzione. Nel passeggio tra le vie del centro si affacciano splendidi palazzi in bianco e nero, primo fra tutti Palazzo Biscari, il più importante palazzo privato catanese e preziosa testimonianza del barocco siciliano. Ecco Piazza Duomo cuore pulsante del centro storico. Situata nel punto di incontro tra Via Etnea, Via Vittorio Emanuele II e Via Garibaldi, è un crocevia d'arte, cultura e socialità. Su di essa affacciano la Cattedrale di Sant'Agata e il Palazzo degli Elefanti, ovvero il palazzo municipale, mentre al centro troneggia l'elefantino simbolo della città (u Liotru in siciliano). Arrivate alle spalle della bellissima Fontana dell'Amenano, posizionata sul lato meridionale di piazza Duomo, un brusio di voci indistinte, misto all'intenso profumo di pescato fresco, ci conduce alla Peschiera di Catania, l'antico e chiassoso mercato mattutino del pesce. La Pescheria è il luogo dove la tradizione peschiera siciliana incontra la tipica atmosfera del suq arabo. Un mix di usi e colori tipici di una città che ha conosciuto il susseguirsi di dominazioni, contaminazioni e influenze di popoli provenienti da tutto il bacino mediterraneo.Domenica 9 ottobre Con i suoi 3357 metri l’Etna - dai catanesi chiamato Idda, al femminile intesa come "a muntagna" - è il vulcano attivo terrestre più alto d'Europa. Con la preparatissima guida Angela, dell'associazione Panorama Sicilia, abbiamo organizzato un bellissimo trekking per raggiungere i crateri sommitali, i coni di cenere, le colate di lava e la depressione della valle del Bove, uscendo dai sentieri più turistici, ma essendo un vulcano attivo non è stato possibile avvicinarsi al cratere principale. E sul ritorno dalla bella escursione vulcanica, passiamo prima da Milo fermandoci nella piazza principale all'ingresso del paese, uno splendido belvedere sulla costa ionica e sui comuni dell'entroterra che diradano fino al mare, dove è stata posta nell'agosto 2022 una scultura in bronzo, a grandezza naturale, raffigurante Franco Battiato e Lucio Dalla abituali frequentatori di questo piccolo centro. E mentre si presentano le prime ombre della sera si va a raggiungere Zafferana Etnea dove si festeggia l'Ottobrata Zafferanese, l’evento gastronomico più importante del Sud Italia, alla scoperta delle eccellenze della Sicilia, palcoscenico privilegiato dei piatti tipici della tradizione e delle primizie locali: miele, funghi, castagne, uva, mele. Lunedì 10 ottobre - proseguiamo il nostro viaggio nella Sicilia Sud-Orientale facendo tappa a Siracusa. Grazie alla sua posizione, con un porto naturale e l’accesso alle rotte commerciali nel Mediterraneo, Siracusa impose il suo dominio sulle altre città della Sicilia per più di cinquecento anni. Questo passato importante si riflette sui suoi monumenti, che vanno dall’epoca greca a quella romana fino a quella medievale, rinascimentale e barocca. Cuore pulsante della città è l’isola di Ortigia, il Duomo, alcuni resti di epoca ellenistica e il Castello Maniace sulla punta. Il tutto circondato dal mare e piccole spiagge. Peccato che il meteo sia inclemente quindi ritorniamo sui nostri passi prima del previsto andando a raggiungere i borghi marinari della lava. A meno di un quarto d’ora dal centro di Catania si raggiunge la riviera dei ciclopi. Le rocce basaltiche porose color nero intenso frutto della lava dell’Etna, emergono dal mare e rendono questo uno degli scorci più iconici di tutta la Sicilia. I gabbiani utilizzano questi “isolotti di lava” come punto d’appoggio, rendendo la passeggiata sul lungo mare qualcosa di unico. I borghi che si sono sviluppati lungo le coste erano principalmente villaggi di pescatori, ma il turismo ha dato loro il giusto risalto. La prima tappa è Aci Castello: il grande castello normanno a strapiombo sul mare è il simbolo della città. Sorge su un promontorio di roccia lavica a picco sul mare blu cobalto ed inaccessibile tranne che attraverso una scalinata in muratura. Il ponte levatoio in legno che oggi non esiste più occupava parte della scalinata d'ingresso. Al centro della fortezza si trova il «donjon», la torre quadrangolare fulcro del maniero.Rimangono poche strutture superstiti: l'accesso che conserva i resti dell'impianto del ponte levatoio, il cortile dove si trova un piccolo orto botanico, diversi ambienti, fra cui quelli dove è accolto il museo e una cappella (secondo alcuni bizantina) ed un'ampia terrazza panoramica sul golfo antistante. La seconda tappa è il borgo di Aci Trezza: qui è possibile visitare uno storico cantiere navale e ammirare le piccole barche dei pescatori. Cuore della Riviera dei Ciclopi, è il luogo dove secondo la tradizione è ambientato il IX canto dell'Odissea nel quale Ulisse si scontra con Polifemo accecandolo dopo averlo fatto ubriacare. Così facendo riesce a fuggire dalla grotta dove era stato intrappolato con i suoi compagni. Il Ciclope, cieco e infuriato, scaglia contro le navi dei greci in frettolosa fuga degli enormi massi che secondo la tradizione divennero le Isole dei Ciclopi. Martedì 11 ottobre - Oggi si riparte ma non prima di raggiungere la Collegiata S. Maria dell’Elemosina, a lato della celebre via Etnea, costruita sull'antico tempio pagano di Proserpina. Rasa al suolo dal terribile terremoto del 1693, la sua ricostruzione la rese uno degli esempi di spicco del tardo barocco catanese. Tappa irrinunciabile è una delle piazze centrali di Catania: Piazza Università dove ha sede il rettorato dell’Università. All'interno è presente un cortile a forma di chiostro mentre nell'aula magna, affrescata da Giovan Battista Piparo, spicca alle spalle del podio accademico un arazzo con lo stemma degli Aragona.Nella piazza circostante è possibile ammirare quattro candelabri artistici in bronzo, realizzati dagli scultori catanesi Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco nel 1957, rappresentanti quattro antiche leggende locali: Gammazita, il Paladino Uzeda, i fratelli Pii e Colapesce. Infine si raggiunge nuovamente il mercato catanese di piazza Carlo Alberto fermandoci in via Pacini, ovviamente invasa dalle bancarelle, e più precisamente al Bar Termin dove si va ad apprezzare splendide grigliate di pesce cucinate al momento mentre il grido di battaglia dei contorni è soprattutto uno: melanzane e peperoni in ogni forma e ricetta, fritte, ripiene, arrostite! Ad onor di cronaca uno dei vanti del territorio è anche rappresentato dalla grande e variegata coltivazione di vitigni da cui vengono prodotti vini di qualità come il Nerello Mascalese, la Malvasia, il Carricante e il Nero d’Avola. Chiudiamo il nostro giro a Catania, prima di tornare in aeroporto, visitando Villa Bellini in onore del famoso compositore catanese, giardino costruito nel Settecento. Sul lato occidentale della villa è possibile passeggiare lungo il viale degli "Uomini illustri" tra i busti dei personaggi più famosi della storia catanese e italiana.
lunedì 3 ottobre 2022
Oh che bel castello! - domenica 2 ottobre
E' sufficiente uscire dal perimetro delle grandi metropoli per scoprire panorami unici, fatti di antichi borghi immersi nel verde e nella quiete: a meno di 40 chilometri dal capoluogo lombardo, arroccato su uno sperone di roccia, ci appare Trezzo sull'Adda caratterizzato da un'atmosfera totalmente differente da quella metropolitana. Il territorio di Trezzo è legato indissolubilmente alle acque del fiume sul quale si specchia e conserva tracce di un passato ricco di eventi e tra i suoi primi abitanti, i Celti nel IV secolo a.c. e si suppone che Trezzo deriverebbe infatti da "trecc", un termine celtico utilizzato per indicare un promontorio, quello sul quale sorge la città. Il Castello, simbolo dell'importanza storica cittadina, ci appare come complesso caratterizzato da un marcato grado di frammentarietà, contraddistinto dalla presenza di notevoli "emergenze" architettoniche come quelle dell’imponente mastio, a pianta quadrata alto 42 metri, delle splendide casematte incastonate sotto la scoscesa riva orientale dell’Adda, il pozzo fatto costruire nel 1400 dal castellano Vercellino e i suggestivi sotterranei, e di precari lacerti murari risparmiati dallo scempio ottocentesco dei pregiati blocchi di ceppo d’Adda reimpiegati in altre costruzioni mentre alcuni frammenti decorativi si riconoscono in edifici annessi alla Villa Reale di Monza. Proprio questo carattere frammentario ed episodico regala al complesso un fascino particolare, al quale contribuiscono la splendida cornice paesaggistica e la parsimoniosa cura dell'attuale proprietà. Nel corso del tempo il castello fu più volte oggetto di contesa fra schieramenti opposti, come fra Federico Barbarossa e la città di Milano. L'imperatore, entrato in possesso del castello nel 1158, commissiona un ampliamento della struttura che viene fortificata e dotata di torri. I resti attuali invece si riferiscono alla costruzione del 1360 di Bernabò Visconti. Bernabò porta a termine un complesso militare immenso fortificando tutto il promontorio trezzese e facendone sua residenza di caccia, divenuta poi la sua prigione fino alla morte nel 1385 ad opera del nipote Gian Galeazzo Visconti. Circondato per tre lati dal fiume, il castello era difeso via terra da imponenti mura e dalla grande torre. Il vero capolavoro ingegneristico però rimane l’ardito ponte ad una sola campata di 72 metri di lunghezza che collegava le due sponde dell'Adda, di cui oggi sono visibili solo la spalla e l’attacco: il ponte infatti venne inutilmente distrutto dal condottiero Francesco Bussone conte di Carmagnola durante l'assedio del 1416 al tempo dell'occupazione dei territori orientali dell'Adda da parte di Filippo Maria Visconti. Nel 1891 il castello viene acquistato dall'industriale tessile Cristoforo Benigno Crespi e l'antica fortezza ormai in rovina diviene parte integrante dell'imponente centrale idroelettrica Taccani.
Nel Museo longobardo, all'interno del castello, sono esposte le immagini dei reperti archeologici di epoca longobarda, come la tomba del gigante, testimonianza di uno dei più importanti ritrovamenti archeologici in Italia del Ventesimo secolo. Dalle ossa rinvenute si capisce che la persona doveva essere alta più di due metri! Oggi l’area del Castello ci regala un meraviglioso parco ricco di Lilium arancioni, fiori presenti e amati in tutte le epoche storiche che, con il loro aspetto signorile aiutano a donare al contesto il sapore nobile e storico che il luogo merita di trasmettere.
Da Trezzo sull'Adda ci spostiamo verso la bergamasca andando a visitare la splendida basilica di Santa Maria del Fonte a Caravaggio dove apparve la Madonna alla giovane contadina Giannetta de' Vacchi il 26 maggio 1432. Le cronache del 1516 descrivono la cappella quivi costruita come una chiesa veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e pitture venerande, come recitano le parole del privilegio concesso da papa Leone X al Santuario. L'attuale tempio mariano, fortemente voluto dall'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, iniziò nel 1575 dietro progetto dell'architetto Pellegrino Tibaldi mentre nell'aprile 1906 papa Pio X lo elevò alla dignità di basilica minore. Il grandioso tempio monumentale sorge al centro di una vasta spianata circondata da portici simmetrici su tutti e quattro i lati che corrono con 200 arcate, per quasi ottocento metri. Nel piazzale antistante il viale di collegamento con il centro cittadino si trova un alto obelisco in marmo con putti bronzei, opera di Rustico Soliveri. Poco oltre l'obelisco una fontana di grandi dimensioni la cui acqua che passa sotto la chiesa, raccoglie quella del Sacro Fonte. All'interno la basilica si presenta ad una sola navata con una caratteristica pianta a croce latina, ed è caratterizzata da uno stile classico, con pilastri dai capitelli ionici. La decorazione è opera dei pittori caravaggini Giovanni Moriggia e Luigi Cavenaghi. Il tempio appare diviso in due corpi separati: quello occidentale, più vasto, ospita quattro cappelle riccamente decorate per lato, le cantorie e l'ingresso principale e quello orientale, di dimensioni minori, consente la discesa alla cripta. Le due parti sono separate dal maestoso altare maggiore, progetto originario dell'architetto Filippo Juvarra, che si ispirò agli studi di Michelangelo per l'altare della Confessione della basilica vaticana, e realizzato fra il 1735 ed il 1750 dall'ingegnere milanese Carlo Giuseppe Merlo. Al di sotto dell'altare maggiore si trova il Sacro Speco che ospita il gruppo statuario ligneo dell'apparizione. L'opera, dello scultore di Ortisei Leopoldo Moroder, fu inaugurata nel 1932 in occasione dei festeggiamenti per il quinto centenario dell'apparizione. Un luogo di grande spiritualità.
Da Trezzo sull'Adda ci spostiamo verso la bergamasca andando a visitare la splendida basilica di Santa Maria del Fonte a Caravaggio dove apparve la Madonna alla giovane contadina Giannetta de' Vacchi il 26 maggio 1432. Le cronache del 1516 descrivono la cappella quivi costruita come una chiesa veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e pitture venerande, come recitano le parole del privilegio concesso da papa Leone X al Santuario. L'attuale tempio mariano, fortemente voluto dall'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, iniziò nel 1575 dietro progetto dell'architetto Pellegrino Tibaldi mentre nell'aprile 1906 papa Pio X lo elevò alla dignità di basilica minore. Il grandioso tempio monumentale sorge al centro di una vasta spianata circondata da portici simmetrici su tutti e quattro i lati che corrono con 200 arcate, per quasi ottocento metri. Nel piazzale antistante il viale di collegamento con il centro cittadino si trova un alto obelisco in marmo con putti bronzei, opera di Rustico Soliveri. Poco oltre l'obelisco una fontana di grandi dimensioni la cui acqua che passa sotto la chiesa, raccoglie quella del Sacro Fonte. All'interno la basilica si presenta ad una sola navata con una caratteristica pianta a croce latina, ed è caratterizzata da uno stile classico, con pilastri dai capitelli ionici. La decorazione è opera dei pittori caravaggini Giovanni Moriggia e Luigi Cavenaghi. Il tempio appare diviso in due corpi separati: quello occidentale, più vasto, ospita quattro cappelle riccamente decorate per lato, le cantorie e l'ingresso principale e quello orientale, di dimensioni minori, consente la discesa alla cripta. Le due parti sono separate dal maestoso altare maggiore, progetto originario dell'architetto Filippo Juvarra, che si ispirò agli studi di Michelangelo per l'altare della Confessione della basilica vaticana, e realizzato fra il 1735 ed il 1750 dall'ingegnere milanese Carlo Giuseppe Merlo. Al di sotto dell'altare maggiore si trova il Sacro Speco che ospita il gruppo statuario ligneo dell'apparizione. L'opera, dello scultore di Ortisei Leopoldo Moroder, fu inaugurata nel 1932 in occasione dei festeggiamenti per il quinto centenario dell'apparizione. Un luogo di grande spiritualità.
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