domenica 27 giugno 2021

Grazie a tutte le marmotte partecipanti alla prima cena targata 2021 dell'Associazione Allegre Marmotte nel bellissimo parco del ristorante VILLA EIRE a Sona (VR)

SERATA FANTASTICA!!


lunedì 21 giugno 2021

Il castello di Zumelle e il divertente anello "Cison-La Via dell'Acqua-Cascata del Pissol-Cison" (19-20 giugno)

Sabato 19 giugno
 - La prima tappa del nostro breve viaggio è il Castello di Zumelle (Belluno) che si erge sulla cima di un colle a strapiombo sul torrente Terche, visibile dalla strada che congiunge l'abitato di Mel con Lentiai. Il primo nucleo di un castello fortificato risale probabilmente al I secolo d.C. quando i Romani stavano consolidando la loro influenza sulla Valbelluna. Il fortilizio si trovava lungo il transito, tra il passo di Praderadego e lo snodo del Municipium di Feltre della strada militare romana Claudia Augusta Altinate. Tra storia e leggenda il toponimo Zumelle trova maggior accredito storico da 'zumelo' ad indicare l'abbinamento strategico con il contrapposto Castelvint sul versante della Val Maor di cui rimangono solo esili tracce. Il castello ebbe un ruolo chiave nelle sanguinose lotte feudali della Valbelluna per tutto l'Alto Medioevo. Ricostruito nel 1311 da Rizzardo da Camino, signore di Treviso, Belluno e Feltre, il castello cadde successivamente in rovina poi con l'arrivo della Serenissima e delle armi da fuoco, le sue fortificazioni divennero di fatto inutili. Le cinta periferiche sono andate completamente distrutte, il nucleo centrale è cinto da un profondo fossato scavato nella roccia e si accede al castello e alla piccola corte interna attraverso una strada che si arrampica lungo il pendio.
La torre, alta trentasei metri, è a pianta quadrangolare e presenta cinque piani con ambienti di rievocazione, la casa torre (al suo interno la bottega dello speziale, la camera da letto medievale, il banchetto e la cucina) e lo scriptorium, collegati da una impervia scala in legno. Sul lato nord delle mura si trova l'antica chiesetta di San Lorenzo. Intorno si muovono figuranti in costume che anche a tavola riescono a creare un'atmosfera tipicamente medievale. E poi ritornando verso il trevigiano si aprono spettacolari le vedute sui dorsali collinari del Prosecco...
Domenica 20 giugno - Cison di Valmarino (Treviso) dal 2019 si fregia del marchio Bandiera arancione del Touring Club Italiano e si trova in una delle più belle valli della cornice prealpina della Marca Trevigiana. Piccolo centro dominato da CastelBrando, la fortezza che sovrasta dall'alto il paese, e dalla bellezza della Via dell’Acqua del torrente Rujo che taglia in lungo il paese e che da sempre ha connotato il paesaggio e ritmato la vita sociale ed economica.
Raggiunta piazza Roma di Cison di Valmarino (mt 256) su cui si affaccia la settecentesca Chiesa di Santa Maria Assunta puntiamo a nord, costeggiando per circa 200 metri il torrente Rujo per poi raggiungere l'altra riva. Oltre il ponte incontriamo due edifici, in passato sedi del Mulino Masutti e della latteria. Si continua in salita arrivando a Borgo Capretta Mugnai poi si raggiunge il Mulino Fiorin, notevole costruzione restaurata che sorge nei pressi di un ampio lavatoio. L’itinerario prosegue lungo il torrente fra cascatelle e marmitte dall'acqua limpidissima. Oltrepassato il Grande Faggio si arriva al Bosco delle Penne Mozze denominata “Bujon del Gal” (mt 460). Inaugurato nell'ottobre 1972 il bosco è un'area naturale protetta a ricordo di tutti gli alpini caduti in guerra. Si prosegue lasciando a sinistra la rupe con la bandiera italiana per entrare all'interno di una valletta secondaria sul Sentiero della Scaletta, Cai 987 che sale al parcheggio Peroz (mt 545) e, più avanti, ignorate le deviazioni per il Sentiero dell’Asta e Costa del Vent, si alza in direzione della cascata del Pissol.
Giunti alla deviazione per il capitello di San Gaetano si prosegue diritto per una manciata di metri fino a raggiungere la piccola cascata che alimenta il torrente Rujo (mt 600). Dopo una breve sosta torniamo al bivio e iniziamo il percorso di rientro seguendo la segnaletica del capitello. Con diversi saliscendi il sentiero taglia in costa il fianco della valle verso sud. Poco oltre, ad un bivio, si mantiene la traccia che sale a destra e si prosegue con piacevoli saliscendi in un contesto panoramico. Dopo aver perso nettamente quota con alcuni stretti tornanti che evitano una placca rocciosa si risale ad un piccolo promontorio sporgente, si supera una cengia esposta con splendida veduta sulla cima dello Schiaffet, su Cima Vallo Scuro e sul Crodon del Gevero e si raggiunge il capitello di San Gaetano con una veloce deviazione. A pochi metri ecco una bella area attrezzata con tavoli e panchine. Si riparte in direzione ovest oltre la testata della Valle di Castellazzo e ci si inoltra nel bosco in un ambiente suggestivo, isolato e selvaggio. Un paio di rapide svolte e si raggiungono i ruderi della storica Casera Ola (mt 450). In prossimità di alcuni schianti si mantiene la destra intercettando il sentiero che corre in basso. Usciti dal bosco e costeggiati alcuni vigneti, si attraversa il prato antistante, una casera abbandonata e si prosegue su via San Silvestro fino a raggiungere l’omonima chiesetta, sede del Gruppo Alpini, e ormai su sede stradale il centro storico di Cison di Valmarino.


PARTENZA: Cison di Valmarino (mt 256)
SEGNAVIA: Via dell'acqua-Trail del Gevero
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 400
ALTITUDINE: mt 687
LUNGHEZZA: km 10

giovedì 3 giugno 2021

La bellezza del Pasubio - mercoledì 2 giugno

Interessante escursione che aggira completamente il sottogruppo del Sengio Alto, caratterizzato dalla verticale struttura del Coston della Sisilla, dall'ampia parete est del Baffelan, dai Tre Apostoli, dall'elegante 'corno' del Cornetto. Si parte dal Pian delle Fugazze (metri 1163) lungo il confine tra le province di Vicenza e Trento che separa la catena del Sengio Alto dal massiccio del Pasubio, mettendo in comunicazione la Val Leogra e la Vallarsa, e si procede in senso orario verso l'Ossario del Pasubio. Dal bivio dell'Ossario si continua lungo la "strada del Re" (sentiero Cai 175) da Vittorio Emanuele III che l'inaugurò nel 1918. La strada è sbarrata al traffico ma prosegue tranquilla con l'asfalto ormai consumato sino a collegarsi col sentiero Cai 175 per la Selletta dell'Emmele. Ancora qualche centinaio di metri di percorso e si giunge al "Ponte Avis", meglio conosciuto come ponte tibetano, teso su corde d'acciaio, molto aereo e oscillante sopra il profondo vallone della frana, avvolte dal suggestivo paesaggio delle Piccole Dolomiti. Qualche altro tornante lungo la mulattiera e si giunge alla malga al cospetto dell'imponente parete est del Baffelan, la nobile e mitica balza rocciosa dove sono state scritte le pagine più epiche dell'alpinismo vicentino classico dai grandi alpinisti quali Gino Carugati, Gino Soldà, "Biri" Carlesso, etc. Il tracciato procede tranquillo, supera una breve dorsale per poi scendere al rifugio Campogrosso (mt 1457) brulicante di persone. L’ambiente è bellissimo, malghe, pascoli, fioriture, resti di opere militari sotto le pareti del Baffelan, del Coston della Sisilla, del Cornetto si rivelano in tutta la loro verticale bellezza. Proseguendo verso nord-ovest sul sentiero E5 (sentiero Europeo) Cai 170, con modesta salita si accede alla vasta conca di Campogrosso, raggiungendo il punto massimo dell'escursione (mt 1544), si declina dolcemente in mezzo al bosco per poi raggiungere i verdissimi prati di malga Boffetal dove ci si ferma per un caffè corretto grappa, rigorosamente veneta. Da qui si continua per il sentiero 173 che porta alla "Strada delle Sette Fontane" avvolte da un bellissimo bosco di faggi, facendo attenzione alla segnaletica biancorossa disposta in modo discontinuo lungo il percorso. Dal sentiero ghiaioso si sbuca infine sulla provinciale di Camposilvano, sempre verso nord, e si va a raggiungere poco più di un chilometro più avanti Pian delle Fugazze.



PARTENZA: Pian delle Fugazze (mt 1163)
SEGNAVIA: 175-E5-173
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 380
ALTITUDINE: mt 1544
LUNGHEZZA: km 13

martedì 1 giugno 2021

Cima Larici, in sospeso tra il blu del lago e quello del cielo - domenica 30 maggio

Il Lago di Garda, cerniera fra tre regioni, si estende per 50 chilometri dalle Prealpi al grande anfiteatro morenico a sud racchiuso tra le montagne dell'Alto Parco Garda Bresciano ad ovest e il massiccio del Monte Baldo ad est. Punta Larici si trova di fronte al Monte Palaer e da esso separata da una sella poco pronunciata (Bocca Larici). Nonostante Punta Larici rimanga al di sotto dei mille metri di altitudine, rappresenta un punto di vista spettacolare sul lago gardesano. Si raggiunge Pregasina (mt 532), frazione di Riva del Garda (Tn), arroccata su una parete montuosa delle Alpi di Ledro non prima di una sosta alla monumentale Regina Mundiopera di frà Silvio Bottes dei Frati Minori trentini, collocata su un terrazzo affacciato sul lago. Da questo punto si raggiunge la seicentesca chiesetta di San Giorgio e il sottostante parcheggio. Le indicazioni portano verso il sentiero SAT 422A, chiamato Senter de la Costa, classificato EE ovvero per escursionisti esperti in quanto corre lungo il ciglio della parete rocciosa e presenta diversi tratti esposti, alcuni dei quali attrezzati con cordino metallico. Il tracciato è stato realizzato durante la Grande Guerra tra vecchie mulattiere usate per raggiungere le posizioni italiane a nord di Punta Larici, come la Cima Nodice, che fronteggiava la Cima Capi degli austriaci. L'alterativa non meno bella è il sentiero SAT 422 che passa per un suggestivo bosco di faggi, raggiunge Bocca Larici e con un ultimo strappo, i 907 metri di Cima Larici. Lo scenario sul lago è straordinario: sullo sfondo Limone del Garda, Torbole, il Monte Brione, l'Altissimo e il Monte Baldo di fronte, scorci di Nago e Malcesine fino alla punta di Sirmione. Fitta la presenza di escursionisti. Scendiamo nuovamente a Bocca Larici per raggiungere Malga Palaer (mt 946) in bella posizione tra boschi e prati. Si prosegue in salita per Passo Rocchetta a 1160 metri. Il primo tratto del sentiero è in parte in terra e in parte in cemento ed è percorso da innumerevoli bikers, troppo spesso a velocità elevata alle cui rimostranze arrivano risposte sprezzanti, a volte incivili, molto spesso maleducate. Il percorso diventa accidentato per cui si decide di tornare alla malga, impegnare Strada Palaer Alta - una forestale che sale di dislivello per i primi cinquanta metri -uscire poi sul sentiero SAT 422, una vecchia mulattiera, restando nel versante interno della montagna, quindi tagliare nel bosco seguendo le indicazioni per Pregasina - sentiero caratterizzato da lunghi ripidi tratti di ghiaioni - e raggiungere infine il piccolo borgo trentino.



PARTENZA: Pregasina (mt 532)
SEGNAVIA: 422B - 422
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 630
ALTITUDINE: mt 1160
LUNGHEZZA: km 7,5