lunedì 19 agosto 2019

Le cascate del Bucamante, appennino modenese (domenica 18 agosto)

Cascate del Bucamante
Verdissime in estate, rosse e arancioni in autunno, le colline modenesi riempiono la vista in tutte le stagioni. Ospitano i vigneti da cui nasce il Lambrusco Grasparossa, nascondono borghi storici e, quando meno te lo aspetti, svelano paesaggi ancora più particolari che nulla hanno da invidiare alle vicine cime toscane. Le cascate del Bucamante, che rappresentano uno degli itinerari più belli e suggestivi di queste colline, sono formate dal più importante affluente del torrente Tiepido, il Rio Bucamante, che nasce nell'impervia gola fra il monte di Monfestino ad occidente e il monte di Cornazzano ad oriente. Il territorio boschivo, calcareo per la concrezione di carbonato di calcio che col tempo si va a trasformare in travertino, rappresenta un ecosistema molto particolare contraddistinto da una rigogliosa vegetazione tipica di un ambiente umido e ricco di acqua, composta da peonie, felci, edera e vitalba le cui liane rendono ancor più impenetrabile - e affascinante - la boscaglia. Le origini della cascata derivano dalla leggenda di Odina e Titiro. Odina era la figlia dei signori di Monfestino mentre Titiro un semplice pastore di pecore. Un giorno, nei pressi del torrente, i due giovani si incontrarono e innamorarono. Ben presto però i genitori di Odina scoprirono la loro relazione e rinchiusero la ragazza nella torre del castello. Riuscita a fuggire, Odina ritrovò Titiro nei pressi della cascata ma sentendosi braccati dai soldati, decisero di lanciarsi in un ultimo eterno abbraccio nelle acque del ruscello.
Castello di Monfestino
Da quel momento si formò una buca proprio sotto alla cascata che prese appunto il nome di Buca degli Amanti, Busamante in dialetto emiliano.
Per arrivare alle cascate del Bucamante raggiungiamo la piccola frazione di Granarolo (Serramazzoni) a 457 metri di altezza, il cui nome risale probabilmente a un antico granaio. Zaini in spalla e via lungo il comodo sentiero CAI 480 che raggiunge un bivio chiuso da una sbarra, il sentiero Odina, che scende sino a raggiungere il rio Bucamante. Ora il sentiero segue in leggera salita il placido letto del torrente tra caratteristiche cascatelle mentre la gola diventa progressivamente sempre più stretta e il bosco rigoglioso. Poco dopo si raggiunge un ponticello che conduce verso la cascata Muschiosa  e le cascatelle le Travertine con le caratteristiche vaschette naturali.  Dopo aver osservato le due cascate si scende al salto principale che ha un'altezza di 18 metri ed è a forma di anfiteatro, appunto denominato "Buca degli Amanti". Visto che il borgo medievale di Monfestino con il suo bel castello non è lontano - purtroppo non visitabile perché privato - seguiamo le tracce bianche-azzurre in ripida salita sfociando su un grande prato dove scopriamo una splendida balconata naturale affacciata sui dolci rilievi appenninici, base di lancio di parapendio, e la presenza di molti appassionati di questa disciplina. La sosta panino è la miglior scusante per osservare da vicino la minuziosa preparazione della vela, l'attesa del vento, lo spiccare nel vuoto sottostante, quasi noi stesse partecipi del volo. Il sole caldo e la piacevole brezza sono complici del nostro bivacco ma bisogna rompere gli indugi, ora ci aspetta il castello di Monfestino le cui origini sono molto antiche, forse riportabili al XI secolo. Il paese costruito sopra uno sperone, per la sua posizione strategica, dominava tutta la vallata del fiume Tiepido. Durante il Medioevo il castello divenne la dimora di importanti famiglie feudatarie, i Balugola, poi i Savignano sino ai primi del Quattrocento, i Contrari e in ultimo i Boncompagni prima del dominio napoleonico, per perdere nel tempo la sua posizione strategica rispetto al neonato borgo di Serramazzoni. A inizio '900 il castello viene recuperato dalla famiglia Corni che ancora oggi ne detiene la proprietà. Oltre ad ammirare le possenti mura e le rotonde torri del castello, è possibile anche visitare la piccola chiesetta risalente al XIV secolo dedicata ai santi Faustino e Giovita.
Il ritorno a Granarolo lo si percorre a circolo sull'ampia e ripida mulattiera del sentiero Titiro che ci riporta al punto di partenza.
PARTENZA: Granarolo mt 457
SEGNAVIA: Cai 478
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 360
ALTITUDINE: mt 820
LUNGHEZZA: km 7,3

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