lunedì 1 luglio 2019

Tre marmotte sulla Via degli Dei (23-29 giugno)

Sul crinale tra Setta e Savena gli Etruschi percorsero per almeno quattro secoli (VII-IV sec. a.C.) un antico percorso che congiungeva Fiesole con Felsina. Poi i Romani costruirono nel 187 a.C. una strada denominata Flaminia Militare tra Bononia (Bologna) ed Arretium (Arezzo), la cui esistenza ci è unicamente tramandata da Tito LivioL'antica pastorizia muoveva persone e animali da un versante all'altro, da qui transitavano merci e mercanti prima che la ferrovia e l' autostrada li rendessero vicoli ciechi. Questa è la Via degli Dei, un meraviglioso viaggio alla ricerca di un mondo perduto e di luoghi dimenticati.
Programmato nella testa e nel cuore già da qualche mese, alla resa dei conti ci ritroviamo solo in tre, io (Daniela), Maria Pia e Fiorella appassionatamente intente alla preparazione dei nostri zaini (per portarsi tutto l'indispensabile un 50 litri è più che sufficiente). Sono tanti i motivi per cui si può decidere di fare la Via degli Dei. Tanti e tutti rispettabili. Ma i presupposti reali per cui affrontiamo questa esperienza li scopriremo solo durante il cammino. Per ora non dimentichiamo di portare con noi la gioia della scoperta e la capacità della meraviglia, lasciando a casa l’ansia del controllo e la paura di perderci. La partenza (domenica 23 giugno) è dalle morbide campagne di Sasso Marconi. Da qui si entra nella riserva naturale del Contrafforte Pliocenico risalendone il boscoso versante settentrionale, una paretona rocciosa che con le sue solide falesie fa la gioia di molti appassionati di arrampicata. Superato l’abitato di Badolo, il sentiero si sposta sul crinale del Contrafforte regalando dei magnifici panorami sulla valle del Reno e sulla parete di roccia. La vista più bella e coinvolgente si ha sulla cima del Monte Adone (mt 654), punta più alta della riserva, con i suoi pinnacoli di arenaria, i crepacci e le pareti verticali che dominano il paesaggio. I panorami si manifestano in tutta la loro bellezza accompagnati dal frinire delle cicale durante le calde giornate e la presenza delle lucciole nella notte. Dopo aver attraversato le prime campagne a monte di Monzuno, il sentiero si addentra in un piccolo bosco di carpini e, successivamente, in un bel castagneto dove è possibile ammirare qualche bella pianta secolare.
Una volta raggiunto il crinale, con la gigantesca torre di telecomunicazioni, il percorso continua su una forestale fino a Madonna dei Fornelli (mt 798) che regala ampie vedute sulle vallate adiacenti, e il passaggio sotto le pale eoliche di Monte Galletto. Adesso si sale di quota e si assiste ad un cambiamento del paesaggio circostante che diventa decisamente appenninico ma il nostro passo, al riparo nel fresco boscoso, ci permette di raggiungere tranquillamente il Passo della Futa a 903 metri. Oltre al piacere che solo una camminata nel verde di una foresta riesce a dare, abbiamo trovato diversi tratti di antiche pietre del selciato, alcune perfettamente conservate, della millenaria Flaminia Militare. Dal Passo della Futa andiamo a seguire il sentiero di crinale (lo “00”) in direzione del Passo dell’Osteria Bruciata. L’ambiente circostante è quello tipico a queste altezze, con ampi faggeti e qualche radura di conifere. Lungo il percorso il panorama si apre più volte, sia sul versante emiliano che su quello toscano, con il Mugello e il lago del Bilancino sullo sfondo. Arrivati al Passo dell’Osteria Bruciata non si trova alcun resto dell’antica locanda ma solamente una grande lastra di arenaria, conficcata nel terreno, che riporta il toponimo del luogo e la sua macabra leggenda a cui è legato.
Ora l’itinerario prosegue in forte discesa e, dopo sei o sette chilometri di bosco, si sbuca nella campagna di Sant’Agata. Le indicazioni escursionistiche della Via degli Dei invitano a proseguire lungo una strada bianca in direzione di San Piero a Sieve. Appena due chilometri dopo, la strada diviene asfaltata e si trasforma in una grande sofferenza per i nostri piedi. Procedendo lungo l'asfalto si osserva il bel paesaggio agricolo e, in lontananza, riconosciamo il massiccio del Monte Falterona, nelle Foreste Casentinesi, dove nasce il fiume Arno. Raggiunta San Piero ci rendiamo conto che le nostre forze si sono esaurite a causa del caldo eccessivo e quindi di comune accordo si decide di rinunciare alla tappa finale di Firenze rientrando alla base stanchissime ma felici di questo incredibile cammino (sabato 29 giugno)Mi piace concludere con una frase di Paolo Coelho "Quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore"
(Daniela)

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