martedì 19 giugno 2018

La splendida terra friulana... (16-17 giugno)

la Vecchia Strada della Valcellina

Orgoglio della propria bellezza ma mai ostentato tipico del carattere schivo dei suoi abitanti, questa è l'essenza del Friuli Venezia Giulia, terra di confine e da sempre crocevia di popoli e culture che hanno lasciato un segno indelebile nel territorio, nelle tradizioni e nella cucina. Solo toccando con mano questi luoghi si riesce a capire quanto sia palpabile l'emozione di questa terra. Dai Romani ai Longobardi, dagli Slavi agli Austriaci fino alla Repubblica di Venezia in molti hanno lasciato qui la loro impronta. Le Dolomiti friulane, le Alpi Giulie e quelle Carniche custodisco autentiche meraviglie merito anche del suo cantore, Mauro Corona, alpinista, scultore e soprattutto sanguigno scrittore che immortala di lirica poesia le montagne della valle del Vajont e della Valcellina. Ed è in questi posti meravigliosi che inizia il nostro breve viaggio - sabato 16 giugno - lungo la regionale 251 che da Montereale sale verso le montagne sino a Ponte Antoi per scoprire la Vecchia Strada della Valcellina che anticamente univa Montereale a Barcis, strada dismessa dal 1992. Questa vallata ha sofferto a lungo un forte isolamento perché raggiungibile tramite mulattiere. La situazione cambia ai primi del Novecento quando viene realizzata un'arteria stradale sopraelevata sulla forra scavata nella roccia calcarea dal torrente Cellina in milioni di anni, torrente che scorre azzurrissimo e limpido più sotto tra alti e ripidi strapiombi, gallerie scavate nella roccia, spettacolari sporgenze rocciose sospese sopra le nostre teste che rendono unica la camminata.
il ponte tibetano
La strada realizzata sopra l'incanalamento delle acque del Cellina alla centrale idroelettrica è lunga una decina di chilometri e vicina ad alcune grotte naturali, come il Bus della Volpe. L'attraversamento della forra comporta obbligatoriamente l'ausilio di un caschetto consegnatoci all'entrata della galleria anche a causa dei frequenti smottamenti della montagna, poi a metà percorso incontriamo il Ponte Tibetano, un motivo in più per provare l'ebbrezza di passare oltre la stretta forra tra il Monte Fara e la Pala d'Altei. A guardare il vuoto sotto i nostri piedi c'è da restare senza fiato ma è una emozione che non potevamo certo lasciarci scappare. Ritornate sulla terra ferma arriva piano piano il Trenino rosso della Valcellina affollato di turisti che segue l'intero percorso dell'antica strada ad esclusione del tratto che va verso la vecchia diga, chiuso in via precauzionale per importanti franamenti, almeno chiuso per gli altri perché noi, con un bel pò di incoscienza, proseguiamo verso la Diga Vecchia che nel progetto redatto dall'ingegner Zenari nel 1903 andava ad alimentare le turbine della grande centrale di Malnisio importantissima per la popolazione della vallata, diga poi dismessa negli anni Cinquanta, la cui solitaria presenza ai nostri occhi ha un qualcosa di intrigante...Dalla diga allo splendido lago di Barcis, incastonato nel cuore di questa vallata, il passo è breve. Risultante del programma di sbarramento del Cellina alla diga di Ponte Antoi, che avrebbe dovuto portare alla sommersione dell'intero paese, pericolo poi scongiurato, questo bacino artificiale ci regala meravigliosi colori, lussureggianti boschi di abeti e faggi e una bella rete sentieristica che ne esaltano magnificamente la bellezza.
lago di Barcis
Ci fermiamo a cenare sulle sue sponde, in compagnia di un ottimo prosecco locale e il sole che scivola all'orizzonte...Domenica 17 giugno. Una buona colazione e siamo già in direzione Clauzetto, in Val Cosa, verso le Grotte di Pradis. In un paesaggio tipicamente carsico le grotte, cito testualmente,  sono scavate in rocce calcaree formatesi nel Cretacico superiore corrispondente ad un arco temporale da 65 a 100 milioni di anni fa e sono tra gli spettacoli naturali più affascinanti del territorio friulano. La prima grotta che esploriamo è la Grotta della Madonna, un'enorme cavità con la Madonnina delle Grotte, realizzata dallo scultore Costantini di Assisi. Dalle grotte attraverso una serie di ponticelli e gradinate passando per il bosco si raggiungono i 207 scalini che portano in fondo all'orrido scavato dall'impetuoso torrente Cosa. Da qui una serie di caverne, archi naturali, camminamenti portano alla cascata formata dalla confluenza del rio Molat nel torrente Cosa. Ora la direzione è rivolta alla diga del Vajont senonché lungo la strada la segnaletica avvisa della prossimità di un castello, non sembra lontano quindi tagliamo per la Val d'Arzino. a dire il vero l'immaginifico corre a ruderi magari importanti ma oltrepassata una salitella verdissime montagne fanno da fantastico fondale al fiabesco Castello Ceconi, imponente costruzione neogotica con rimandi di riflessi medievali e bellissimi affreschi, insomma un castello assolutamente...falso costruito dal conte Giacomo Ceconi, un importante ingegnere ferroviario (1833-1910) e nativo di queste terre.
il Castello Ceconi
Il castello, ora di proprietà della Graphistudio leader della fotografia digitale, non è visitabile ma si può passeggiare tranquillamente negli splendidi giardini, tra le sue torri, abbracciare la grande fontana...il tempo passa veloce ma ora si viaggia verso il Veneto, nella storia più recente ma tristemente famosa, la diga del Vajont. La frana, 270 milioni di metri cubi di terra staccatosi dal Monte Toc nella notte del 9 ottobre 1963, è ancora lì a perenne testimonianza della scelleratezza umana e dove prima c'era un lago rimane il sentore delle tante vite strappate in pochissimi terribili minuti. Consigliamo le visite guidate che accompagnano lo spettatore lungo il coronamento della diga, ovviamente non più funzionante, dalla quale si guarda la vallata sottostante e giù in fondo il "nuovo" Longarone, e a questo punto le parole ammutoliscono di fronte all'enormità dell'avvenimento...
la diga del Vajont

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