Albrecht Durer |
In una Milano frizzante e dinamica a dispetto della pioggia, Palazzo Reale propone "Durer e il Rinascimento", percorso dell'arte europea tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento con l'intento di presentare non soltanto l'opera del massimo artista del Rinascimento tedesco Albrecht Durer (1471-1538) ma, come sottolinea il suo curatore Bernard Aikema nel video all'ingresso del percorso espositivo "La mostra vuole narrare lo scambio di pensieri avvenuto tra il 1480 e il 1530 fra due grandi aree regionali: la Germania meridionale e l'Italia del Nord. In questo contesto di mobilità delle idee Durer ne rappresenta lo snodo centrale". Nelle sei sezioni della rassegna sono esposte circa 130 opere tra cui 12 dipinti di Durer, tre acquerelli e una sessantina tra disegni, incisioni, libri e manoscritti unitamente ad alcune significative produzioni di artisti tedeschi suoi contemporanei come Hans Baldung Grien, Lucas Cranach, Hans Burgkmair e Martin Schongauer e alle splendide testimonianze pittoriche di Tiziano, Giorgione, del Mantegna, di Giovanni Bellini e di Leonardo da Vinci presente col suo San Gerolamo rimasto incompiuto. Importanti prestiti da musei internazionali per quello che è un vero e proprio viaggio nel cuore artistico dell'Europa rinascimentale, viaggio espositivo affidato da subito all'enorme pianta di Venezia, incisa da Jacopo dè Barbari, e alla successiva veduta di Norimberga nella magnifica Adorazione dei Magi di Durer, direttamente dagli Uffizi di Firenze.
Al centro "Cristo tra i dottori" |
Le incisioni vanno osservate bene, ammirate nei minimi dettagli per leggerne meravigliosamente la genesi del tratteggio...e nella stessa sala trova posto la celebre Melencolia, l'incisione più famosa di Durer, parte del trittico detto "Meisterstiche" con il San Girolamo nella cella e Il cavaliere, la morte e il diavolo, realizzato tra il 1513 e il 1514. Sebbene non legate dal punto di vista compositivo, le tre incisioni rappresentano tre diversi esempi di vita di ispirazione umanistica ma di realizzazione fantastica, ricco di finezze descrittive e riferimenti esoterici. L'ultima sezione, "Il Classicismo e le sue alternative", chiude il percorso espositivo con una riflessione sul sistema estetico che ha caratterizzato questo periodo storico. Il modello classicheggiante, ovvero la riscoperta dell'arte antica fortemente presente in Italia, negli ultimi anni del Quattrocento inizia a manifestarsi nelle principali città della Germania meridionale e il poliedrico artista di
Norimberga ne rappresenta il trait d'union rivelando come l'Europa di allora fosse assai più ricca e brulicante di scambi artistici e culturali di quanto si possa immaginare. Siamo arrivate al termine del percorso con una ultima curiosità: in tutte le opere di Durer si può osservare un monogramma che unisce le iniziali del suo nome e cognome. Albrecht Durer infatti fu il primo artista a "registrare" la proprietà intellettuale della firma dei suoi lavori grazie ad una concessione dell'imperatore Massimiliano I, confermandosi in questo modo come acuto imprenditore di se stesso.
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