Durante un soggiorno a Berlino è folgorata dal mondo russo e con l'aiuto finanziario della vedova di Jack London parte per Mosca ospite della contessa Tolstoj. Da questo momento ha inizio il suo incessante cammino verso nuovi mondi, nella ricerca della spiritualità e della conoscenza. Viaggia attraverso il Caucaso e scopre la valle nascosta di Svanetia, poi, passando attraverso la Crimea, ritorna a Parigi dove l'editore Charles Fasquelle la incarica di scrivere un libro sul suo viaggio, "Parmi la jeunesse russe" (1932), che provoca grande scalpore. Ella riprende immediatamente le sue esplorazioni spostandosi verso est e scoprendo le polverose distese del Takla Makan, deserto proibito in Cina e inesistente sulle mappe, e ritornando attraverso le repubbliche sovietiche meridionali, in quegli anni devastate dalle rivolte musulmane soffocate nel sangue dall'esercito sovietico. I rischi e i pericoli corsi in queste zone "calde" del mondo testimoniati da una eccezionale documentazione fotografica, fanno di lei un'eroina al suo rientro a Parigi. Pubblica "Turkestan Solo" ed è un successo immediato. Negli anni successivi Le Petit Parisien, una rivista specializzata in viaggi in luoghi remoti, la invia in Cina per indagare sulla situazione in Manciuria sotto il giogo giapponese. Qui incontra Peter Fleming, brillante giornalista del Times, e insieme si avventurano nel febbraio del '35 verso il Turkestan cinese. Il loro viaggio, durato ben sette mesi e al limite della sopravvivenza, attraversa l'altopiano Tsaidam evitando le strade maestre per sfuggire al controllo delle autorità locali, poi seguendo l'antica Via della Seta riescono a raggiungere il Pamir. "Oasi proibite" è il risultato di questa avventura. "D'improvviso, ecco la sera della partenza. Nel pomeriggio ho detto addio ai palazzi imperiali, meraviglia della Città Proibita; addio e non arrivederci, poichè un ritorno a Pechino potrebbe significare soltanto uno scacco a cui non voglio pensare. Sto per abbandonare la civiltà e tutto ciò che essa comporta quanto a tesori d'arte, raffinatezze, confort, letti, vasche da bagno, giornali pieni di notizie dal mondo intero, poltrone, posta, frutta, medici, biancheria pulita e calze di seta. Parto, io verso il Medioevo...".
Il libro è un grande successo e le permetterà d'ora in poi di godere di una certa agiatezza economica con cui affrontare nuovi itinerari. Nel 1939 un'altra donna entra prepotentemente nella vita di Ella Maillart, la compagna di viaggio di "La via crudele - Due donne in viaggio dall'Europa a Kabul". E' Annemarie Schwarzenbach, giornalista, scrittrice fragile e ribelle morfinomane che Ella chiamerà nel libro con lo pseudonimo di Christina. Il loro viaggio su una Ford V8 verso il Kafiristan è soprattutto ricerca di un equilibrio interiore tra due donne profondamente diverse e ai confini del mondo, ma anche il tentativo di Ella di strappare l'amica dal tunnel della droga. Mentre in Europa infuria la seconda guerra mondiale la Maillart si stabilisce in India. Nel suo libro autobiografico "Crociere e Caravan" (1942) scrive "Ho iniziato un viaggio che, lo so, mi porterà più di prima verso la vita perfetta che stavo cercando istintivamente...". Al suo ritorno alla fine del conflitto, Ella si stabilisce definitivamente a Chandolin nelle Alpi Svizzere e vi costruisce uno chalet che fungerà da base di ritorno dai suoi innumerevoli itinerari. Nel 1951 si reca in Nepal, che ha appena aperto i propri confini, terra himalayana descritta ne "La terra degli sherpa" e negli anni della maturità continuerà a seguire il mai sopito istinto viaggiatore organizzando tour culturali in vari paesi asiatici rinsaldando così il forte legame interiore con queste terre. Alla venerabile età di 83 anni si recherà un'ultima volta in Tibet e nel 1991 darà alle stampe "Le vie immèdiate" una raccolta di oltre 200 fotografie che offrono un importante contributo alla conoscenza etnica e geografica del nostro tempo. Ella Maillart, una vita vissuta al massimo, scompare quasi centenaria il 27 marzo 1997 ed è giustamente considerata tra i più importanti viaggiatori del XX secolo.
"Conosco già l'odore dei cammelli, il loro alito fetido di ruminanti, conosco la fermata alla sorgente d'acqua, la raccolta dello sterco per il fuoco e la gioia di un tè bollente; non ignoro la ricerca del bestiame che si è disperso pascolando, nè il silenzio delle notti, quando gli occhi bruciano per il vento. Amo questa vita primitiva dove ritrovo la fame, che trasforma in solida gioia ogni boccone, la sana stanchezza, che dà al sonno una voluttà incomparabile, e il desiderio di andare avanti, che ogni passo realizza."
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