lunedì 9 giugno 2014

Grandi Donne: FANNY BULLOCK WORKMAN

Raccontare di donne lontane nel tempo, paladine di lotte e conquiste, capaci di lacerare convenzioni e modalità tipicamente maschili, figure bizzarre per i loro contemporanei che ad occhi moderni appaiono quasi anacronistiche. Nomi e volti sbiaditi nel tempo e affidati agli incerti toni delle lastre fotografiche ci riportano figure importanti. Esploratrice, cartografa, scrittrice di viaggi Fanny Bullock Workman rappresenta una delle primissime figure professionali femminili nel mondo dell'alpinismo e della esplorazione. Nata l'8 gennaio 1859 da una famiglia benestante statunitense, la Workman ha seguito un'educazione molto libera e indipendente per l'epoca permettendosi numerosi viaggi grazie alla propria agiatezza economica. Il matrimonio nel 1881 con William Hunter Workman, appassionato scalatore, ha introdotto Fanny nel mondo delle alte cime delle White Mountains nel New Hampshire. A differenza di quelli europei, i club di arrampicata americani erano aperti alle signore. Dal matrimonio nascono due figli ma Fanny si allontana decisamente dal cliche della casalinga e da convinta femminista promuove una figura di donna atletica e sportiva capace di primeggiare in settori notoriamente maschili. Tra il 1888 e il 1893, dopo essersi trasferiti in Europa, i coniugi Workman inforcano la bicicletta e si lanciano in un tour che attraversa Svizzera, Francia, Italia, Spagna, Algeria e India pedalando per migliaia di chilometri. Ogni viaggio veniva accuratamente documentato e in modo particolare Fanny sottolineava la locale condizione femminile. Nel 1891 fu una delle prime donne a scalare il Monte Bianco, nonché la Jungfrau e il Cervino. Poi sempre più incuriosita e desiderosa di mettersi in gioco, la Workman decide di avventurarsi al di là del bacino europeo e nel novembre 1897 la coppia macina migliaia di chilometri percorrendo l'intera penisola indiana. Il viaggio è estenuante ma l'esperienza della rilettura spirituale dei testi del Jakata, Mahabarata e il Ramayana,  che agli occhi degli occidentali dell'Ottocento rappresentavano i massimi poemi epici della cultura induista, diventa assolutamente straordinaria. Nell'estate 1898 la coppia decide di fuggire dal caldo opprimente della regione puntando a nord verso l' Himalaya decisa ad esplorare la zona ma trovando molte opposizioni dalle popolazioni locali che mal sopportavano i ritmi di lavoro imposti dai Workman e soprattutto il prendere ordini da una donna! Nell'arco di 14 anni Fanny si avventurò nel cuore dell' Himalaya in quell'epoca quasi interamente inesplorato, non mappato e soprattutto senza l'ausilio dei moderni supporti tecnologici, facendo interamente forza sull'entusiasmo. La sete di conoscenza li porta ad ingaggiare nel 1899 Matthias Zurbriggen la migliore guida alpina del tempo. Attraversano il Biafo ghiacciaio del Kashmir settentrionale, tra i più grandi del mondo, e poi il Skoro La ed è in quell'occasione che Fanny annota una montagna stagliarsi imperiosa nel cielo: stava ammirando il K2, la seconda montagna più alta del mondo e fu forse lei la prima donna occidentale ad osservarlo. Tra le varie scalate la Workman si cimentò con la Koser Gunge (mt. 6400) il suo terzo record consecutivo in quota delle donne. Ritornata in Europa, Fanny pubblica le sue prodezze, cercando di coniugare informazioni scientifiche e avventure di viaggio, impressionando tantissimo i lettori.
Nel 1902 i Workman ritornano ancora una volta in Himalaya e sono i primi occidentali ad esplorare il ghiacciaio Chogo Lungma. Nel 1905 Fanny diventa la seconda donna a parlare alla Royal Geographical Society (dopo Isabella Bird grande esploratrice, qualche anno prima) discorso citato anche sul Times. L'anno successivo è la volta dell'inesplorato Num Kun e in quello stesso anno Fanny sale sul Pinnacle Peak (6930 metri)) "il suo più grande successo alpinistico", nuovo record di altitudine per le donne che avrebbe resistito fino a Hettie Dhyrenfurth con la sua salita al Sia Kangri C (mt. 7273) nel 1934 ben trent'anni dopo. Negli anni successivi la coppia continuò le esplorazioni sino al ghiacciaio di Siachen nel Baltistan, il più ampio ghiacciaio subpolare nel mondo, scalando diverse montagne e mappando tutta la zona . Dopo l'ultimo viaggio, è il 1908,  i Workman si misero a scrivere e Fanny divenne la prima donna ad insegnare alla Sorbona di Parigi. Numerose le onorificenze e i riconoscimenti dalle più importanti società geografiche europee sull'eco delle sue avventure sino alla scomparsa avvenuta, a seguito di una lunga malattia, nel 1925.
Insieme con Annie Peck, Fanny è riconosciuta come una delle più famose alpiniste. Le sue prodezze divennero un chiaro segno di sfida ad un mondo notoriamente maschilista che la Workman ritagliò su se stessa, sostenitrice entusiasta com'era del suffragio delle donne.

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