lunedì 23 giugno 2014

I laghetti di San Giuliano (22 giugno)

Fantastico! E l'aggettivo è quasi riduttivo ripercorrendo l'escursione in Val Rendena, ai laghetti di San Giuliano. Un luogo quasi paradisiaco, fra i più belli del Trentino, ricchissimo di scorci suggestivi dove roccia e acqua si cercano, si incontrano, si abbracciano....Scongiurate le gufate sul meteo piovoso, tredici balde marmotte, e ribadiamo il numero tredici tanto per stare in temi scaramantici, si ritrovano a Tione, tutte insieme verso Caderzone e volendo risparmiare ancora qualcosina sul dislivello, impegniamo una strada stretta e ghiaiosa che sale ad un parcheggino nei pressi di Pozza delle Vacche da dove diparte il sentiero 230. Ecco apparire scarponi, zaini e bastoncini e la leggera mulattiera è nostra. Lo sterrato lascia in breve il passo al bosco, poi la radura si spalanca su un ponticello sospeso, sotto il borbottio di un torrente. Volgi lo sguardo e lo spettacolo è da togliere il fiato: sullo sfondo fragorose le cascate del Nardis a fendere dolcemente la Val di Genova. Andiamo avanti proseguendo in costa, il bosco ritorna rigoglioso e quasi d'incanto appare...un elfo-marmotta  specie alquanto rara da queste parti a quanto ci risulta....Il sentiero piega decisamente mentre il gruppo si snocciola fra rododendri e svettanti pini a lambire il sentiero. Di colpo il paesaggio muta e ci troviamo nella spettacolare radura dove sorge la malga S. Giuliano (mt. 1980) con un grandioso colpo d'occhio verso le cime del Carè Alto. Si prosegue, mancano ancora una ventina di minuti a dire di una nostra marmotta. Un morbido saliscendi, poi una serie di gradoni e all'ultimo ti fermi di colpo, quasi tramortita dalla bellezza dei laghetti di San Giuliano e di Garzonè, in una splendida conca dove i ghiacciai si specchiano in acque profonde. Lasciamo alla nostra destra la chiesetta del 1868, celebre nell'antichità per la sua fonte di acqua buona per le febbri, oltrepassiamo anche il rifugio attualmente in ristrutturazione, e infilandoci tra pineti e un fiorire di genzianelle, scendiamo sulla riva del lago. Il terreno è ancora carico di nevi appena sciolte, il sole accarezza le spalle, conquistiamo i punti più asciutti e diamo spazio a panini, frutta e insalate di pasta. Affondare i piedi nelle acque fredde del lago dopo il cammino è una goduria unica! Intorno lo spettacolo impera silenzioso. Una nuvola grigia dispettosa ci "obbliga"ad alzarci e allora riprendiamo la china, seguendo a ritroso il percorso. Tra una risata e l'altra il gruppetto ritorna alla base di partenza giusto il tempo di evitare un temporalone. E sul ritorno l'invasione pacifica in un negozio di prelibatezze gastronomiche trentine. Ora piove e di brutto, ma che bella domenica!

martedì 17 giugno 2014

Tra i vigneti della Valle di Mezzane (VR) - 15 giugno

Il caos urbano è solo un ricordo quando impegniamo la breve salita in direzione del Pepe Verde, cucina vegetariana della nostra amica Paola, nel verde di questa incantevole valle. Pioverà o non pioverà? Nel dubbio amletico il pile finisce nello zaino: tira freddo questa mattina e anche una ventina ci starebbe bene nel caso Giove Pluvio non voglia essere così benevolo con noi marmotte. Il locale profuma di caffè e di brioche appena sfornate, fuori le nubi si rincorrono veloci, una risata e una chiacchiera e subito la vociante compagnia si infila tra vigneti carichi di uva ancora da fruttare, spingendo il cammino tra sterrati e brevi praticelli, sempre più su tra i filari del Valpolicella. La valle di Mezzane è un territorio incantevole dove la natura gioca con dolcezza le sue carte migliori. Da Lavagno sale dolcemente ed è un ininterrotto susseguirsi di vigne gonfie di primizie. Poi il pianoro lascia spazio alla collina dove si affacciano rigogliosi i ciliegi, gli ulivi e infiniti filari arroccati su terrazze impossibili che la mano dell'uomo ha saputo plasmare. E' la nostra curiosità a spingerci lontane da tracciati conosciuti andando in quota: i vigneti ornano antichi prati mentre il paesaggio si apre a visioni suggestive ed emozionali. Nel nostro girovagare incontriamo il proprietario di un bellissimo uliveto che, novello cicerone, ci racconta della vallata, di olio, di grandi vini, di San Briccio...nonché del sentiero che cingendo le alture ci riporti alla base di partenza! Quasi aggrappate ai fianchi collinari, l'incontro con albicocchi già pesanti di frutti mentre il sole non si fa scrupolo di apparire indicando la via da seguire. Tra una sortita in alto ed una ripiegata ritroviamo finalmente la facile mulattiera che scende verso località Montecurto, superiamo un'edicola votiva e oltre una curva ecco il profilo dell'agriturismo, ovvero quando il vegetariano è sinonimo di eccellenza. La breve sortita pomeridiana a San Briccio ci porta in un delizioso borgo arroccato sopra un antico vulcano. Procedendo lungo uno sterrato si può raggiungere la fortificazione asburgica, costruita sui ruderi di un'antica chiesa quattrocentesca, ora in fase di recupero dopo lunghi anni di abbandono. Rimane la magia di una regione unica.

lunedì 9 giugno 2014

Grandi Donne: FANNY BULLOCK WORKMAN

Raccontare di donne lontane nel tempo, paladine di lotte e conquiste, capaci di lacerare convenzioni e modalità tipicamente maschili, figure bizzarre per i loro contemporanei che ad occhi moderni appaiono quasi anacronistiche. Nomi e volti sbiaditi nel tempo e affidati agli incerti toni delle lastre fotografiche ci riportano figure importanti. Esploratrice, cartografa, scrittrice di viaggi Fanny Bullock Workman rappresenta una delle primissime figure professionali femminili nel mondo dell'alpinismo e della esplorazione. Nata l'8 gennaio 1859 da una famiglia benestante statunitense, la Workman ha seguito un'educazione molto libera e indipendente per l'epoca permettendosi numerosi viaggi grazie alla propria agiatezza economica. Il matrimonio nel 1881 con William Hunter Workman, appassionato scalatore, ha introdotto Fanny nel mondo delle alte cime delle White Mountains nel New Hampshire. A differenza di quelli europei, i club di arrampicata americani erano aperti alle signore. Dal matrimonio nascono due figli ma Fanny si allontana decisamente dal cliche della casalinga e da convinta femminista promuove una figura di donna atletica e sportiva capace di primeggiare in settori notoriamente maschili. Tra il 1888 e il 1893, dopo essersi trasferiti in Europa, i coniugi Workman inforcano la bicicletta e si lanciano in un tour che attraversa Svizzera, Francia, Italia, Spagna, Algeria e India pedalando per migliaia di chilometri. Ogni viaggio veniva accuratamente documentato e in modo particolare Fanny sottolineava la locale condizione femminile. Nel 1891 fu una delle prime donne a scalare il Monte Bianco, nonché la Jungfrau e il Cervino. Poi sempre più incuriosita e desiderosa di mettersi in gioco, la Workman decide di avventurarsi al di là del bacino europeo e nel novembre 1897 la coppia macina migliaia di chilometri percorrendo l'intera penisola indiana. Il viaggio è estenuante ma l'esperienza della rilettura spirituale dei testi del Jakata, Mahabarata e il Ramayana,  che agli occhi degli occidentali dell'Ottocento rappresentavano i massimi poemi epici della cultura induista, diventa assolutamente straordinaria. Nell'estate 1898 la coppia decide di fuggire dal caldo opprimente della regione puntando a nord verso l' Himalaya decisa ad esplorare la zona ma trovando molte opposizioni dalle popolazioni locali che mal sopportavano i ritmi di lavoro imposti dai Workman e soprattutto il prendere ordini da una donna! Nell'arco di 14 anni Fanny si avventurò nel cuore dell' Himalaya in quell'epoca quasi interamente inesplorato, non mappato e soprattutto senza l'ausilio dei moderni supporti tecnologici, facendo interamente forza sull'entusiasmo. La sete di conoscenza li porta ad ingaggiare nel 1899 Matthias Zurbriggen la migliore guida alpina del tempo. Attraversano il Biafo ghiacciaio del Kashmir settentrionale, tra i più grandi del mondo, e poi il Skoro La ed è in quell'occasione che Fanny annota una montagna stagliarsi imperiosa nel cielo: stava ammirando il K2, la seconda montagna più alta del mondo e fu forse lei la prima donna occidentale ad osservarlo. Tra le varie scalate la Workman si cimentò con la Koser Gunge (mt. 6400) il suo terzo record consecutivo in quota delle donne. Ritornata in Europa, Fanny pubblica le sue prodezze, cercando di coniugare informazioni scientifiche e avventure di viaggio, impressionando tantissimo i lettori.
Nel 1902 i Workman ritornano ancora una volta in Himalaya e sono i primi occidentali ad esplorare il ghiacciaio Chogo Lungma. Nel 1905 Fanny diventa la seconda donna a parlare alla Royal Geographical Society (dopo Isabella Bird grande esploratrice, qualche anno prima) discorso citato anche sul Times. L'anno successivo è la volta dell'inesplorato Num Kun e in quello stesso anno Fanny sale sul Pinnacle Peak (6930 metri)) "il suo più grande successo alpinistico", nuovo record di altitudine per le donne che avrebbe resistito fino a Hettie Dhyrenfurth con la sua salita al Sia Kangri C (mt. 7273) nel 1934 ben trent'anni dopo. Negli anni successivi la coppia continuò le esplorazioni sino al ghiacciaio di Siachen nel Baltistan, il più ampio ghiacciaio subpolare nel mondo, scalando diverse montagne e mappando tutta la zona . Dopo l'ultimo viaggio, è il 1908,  i Workman si misero a scrivere e Fanny divenne la prima donna ad insegnare alla Sorbona di Parigi. Numerose le onorificenze e i riconoscimenti dalle più importanti società geografiche europee sull'eco delle sue avventure sino alla scomparsa avvenuta, a seguito di una lunga malattia, nel 1925.
Insieme con Annie Peck, Fanny è riconosciuta come una delle più famose alpiniste. Le sue prodezze divennero un chiaro segno di sfida ad un mondo notoriamente maschilista che la Workman ritagliò su se stessa, sostenitrice entusiasta com'era del suffragio delle donne.

martedì 3 giugno 2014

Salò: escursione nel Parco Alto Garda Bresciano (2 giugno)

Le auto fianco a fianco con il lago abbracciato dalle prime ombre della sera, i polpacci ancora tesi nel sentore del pendio e....alt! Torniamo alla mattinata. Dimentichiamoci Salò splendida nel blu gardesano, e tiriamo dritte per frazione Renzano dove, abbandonate le quattroruote tra un vociare e l'altro seguiamo il tracciato che ci porta alla suggestiva chiesetta della Madonna del Rio. Oltrepassando un ponticello di legno scopriamo un'alta cascatella che gorgoglia sommessamente. Mantenendo il santuario a sinistra ecco il sentierino che brevemente porta ad un ampio tratto franoso, la Strinada, rendendo la nostra salita impervia e sbuffante, ma giri lo sguardo e la fatica subito si dimentica rapite dal magnifico scenario di valli e vallette verdeggianti che si sovrappongono all'orizzonte. La lunga petraia lascia finalmente il passo al limitare del bosco, si svuotano le prime riserve d'acqua e poi via sulle tranquille mulattiere, località Milord a quota 437 metri, tra forti castagni e fragoline di bosco. Raggiungiamo così il Santuario della Madonna del Buon Consiglio (mt. 516) restaurato da una famiglia del luogo ma ahimè purtroppo chiuso. Dietro alla piccola chiesa gli alpini hanno attrezzato un bel luogo di sosta che simpaticamente occupiamo. Il silenzio è rotto dalle nostre risate, la frescura rende piacevole la fermata ma è ora di alzare velocemente il fondoschiena e riprendere il cammino. Chiacchierando abbandoniamo la vegetazione, sbagliamo tracciato pensando di dirottare verso San Bartolomeo, e ci ritroviamo sull'asfalto della Bassa Via del Garda, direzione Serniga. Il lago solcato da sciami silenziosi di vele spiegate appare opulento e lontano. Ciliegi carichi di frutti e campi sfalciati di fresco lasciano profumi agresti nell'aria. Sarà la solarità della giornata o chissà quale strana incredibile alchimia ma c'è chi tra le marmotte si butta sul canterino mentre i metri di strada, ora sì caldi, si sommano. Ad un'intersezione recuperiamo finalmente il bosco puntando verso La Corna. E qui la salita si fa ripida, anzi ripidissima e il dislivello si alza imperioso! Si arranca sulla china, i legamenti gridano vendetta e gli zaini diventano incredibilmente pesanti. Il bosco farfuglia mentre snocciolato il gruppo raggiunge la segnaletica per gli ultimi 30 minuti di marcia, lungo un facile sentiero e le prime case ci dicono che Renzano è finalmente vicina.
La serata, dopo tanto cammino, è un trionfo gastronomico a base di risotti e tortelli...



PARTENZA: Renzano (mt. 119)
ARRIVO: Renzano (mt. 119)
SEGNAVIA: 17
DIFFICOLTA': E
LUNGHEZZA: km. 11
CARTA KOMPASS 102