lunedì 30 luglio 2012

Alice in concerto! (domenica 29 luglio)

Alice si presenta al pubblico di Padova con il concerto "L'armonia dei canti". L’assetto strumentale essenziale (tastiera, pianoforte e chitarra) mette in risalto le doti canore di Alice che sfodera una voce potente ed espressiva, di straordinaria pulizia e precisione, sfruttando appieno la sua estensione molto ampia con predilezione per i caratteristici toni bassi e più caldi.
L’apertura è affidata a 1943, brano di Mino Di Martino che segna l’atmosfera di gran parte del concerto: meditativa, intensa e coinvolgente. Dello stesso autore le melodie che fanno rivivere due poesie di Pier Paolo Pasolini: Al Principe è un manifesto estetico mentre Recessione è un brano profetico, involontario specchio dei giorni nostri che Alice canta recitando, dilatando i versi laddove emergono nostalgia e speranza. Sempre di Mino Di Martino è l’inedito Morire d’amore, anticipazione del nuovo lavoro, un pezzo storico-mistico sulla figura di Giovanna D’Arco, che ricorda Il Carmelo di Echt di Juri Camisasca. È poesia in musica anche Anìn a grîs, su testo della poetessa Maria Grazia Di Gleria, che lega Alice alla sua terra di adozione, il Friuli.
Sono molti i frammenti del repertorio di Alice che ancora sanno rivolgersi al presente. A distanza di più di vent’anni Il sole nella pioggia, album del 1989, è ancora il vertice della carriera dell’artista nonché uno dei dischi italiani più intensi di sempre. Nella scaletta del concerto trovano spazio tre estratti: L’era del mito, Le baccanti e Tempo senza tempo, che proiettano Alice in una dimensione spirituale e mistica, sostenuta dall’andamento ipnotico dei brani. Restando a Juri Camiscasca, autore dei pezzi appena citati, è d’obbligo l’esecuzione di Nomadi, minimalista, raccolta e perfetta. 
Tre cover omaggiano altrettanti artisti legati direttamente o idealmente ad Alice: una versione rarefatta de Il cielo tributo a Lucio Dalla che vede nuovamente Alice nei panni di valorizzatrice dei tasselli meno noti del repertorio altrui, Giuni Russo, artista per molti versi speculare ad Alice, è ricordata con le note di ‘A cchiù bella e siamo ancora nel territorio della poesia in musica (il testo è tratto da versi di Totò) e infine La cura ricuce la distanza tra Alice e Franco Battiato, suo primo mentore e autore per lei di una serie di brani in bilico tra il popolare e il sofisticato. Sono di provenienza battiatiana i pezzi che maggiormente fanno presa sul pubblico: Prospettiva Nevski, Il vento caldo dell'estate e I treni di Tozeur si reggono su strutture musicali complesse e testi profondi che l’esecuzione dal vivo sfrondata dagli arrangiamenti mette ulteriormente in rilievo. Arriva Chanson egocentrique e Alice recupera il lato giocoso della sua anima pop che si sfoga definitvamente nei bis dell’immancabile Per Elisa (che pare una canzonetta ma è in realtà un vero e proprio tour de force vocale) ed infine con Messaggio, brano d’addio, in buona parte affidato al pubblico, mantiene intatta la propria carica anche privato della base ritmica.
A concerto concluso, tra applausi e ovazioni, resta la sensazione di aver colto un momento particolarmente felice della carriera dell’artista. Alice è un’interprete di primo piano, ispirata e solida, capace di una gamma espressiva molto ampia. Sa consegnare al pubblico i momenti più alti del suo repertorio creando una continuità tra il passato e il presente, tra popolarità e sperimentazione. “L’armonia dei canti” contiene e condensa le diverse anime di Alice e prelude a nuove evoluzioni.

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