martedì 18 settembre 2018

Il Forte Asburgico di Fortezza (BZ) - domenica 16 settembre

Forte Basso
Pronta per attendere il nemico. Dalle sue mura poderose spuntavano cannoni e mortai, dalle sue innumerevoli feritoie poteva tenere sotto tiro l'intero territorio circostante. Progetto apparentemente perfetto, il forte di Francesco I all'epoca della sua inaugurazione era considerato un capolavoro dell'architettura bellica asburgica e doveva rappresentare uno sbarramento invalicabile per qualunque esercito. Ma il nemico non giunse mai, i suoi cannoni non spararono mai un colpo, le uniche vittime morirono nella costruzione del forte stesso e al momento della sua ultimazione nel 1838 aveva già perduto il suo ruolo strategico: gli enormi costi e le spaventose fatiche erano state inutili. Pochi anni più tardi l'immensa fortificazione, una delle più grandi delle Alpi, fungeva ormai solo da deposito. Una cattedrale nel deserto. Dopo l'umiliante armistizio del 1797 ad opera di Napoleone Bonaparte, l'Austria si convinse che contro futuri attacchi sarebbe stata indispensabile una linea fortificata di difesa. Nel 1801 il diciannovenne arciduca Giovanni d'Austria individuò il luogo ideale per erigere un grande sbarramento che bloccasse l'accesso alla Val d'Isarco: si trattava dello sperone roccioso sopra la profonda gola del fiume Isarco.
Forte Medio
Ma le sue idee non trovarono seguito e bisogna aspettare il 1830 quando in Europa scoppiano sanguinosi moti rivoluzionari e da Vienna il potente ma allarmatissimo principe Metternich in tutta fretta fa costruire il famoso "Quadrilatero" delle fortificazioni di Verona, Peschiera, Mantova e Legnago mentre gli ingegneri austriaci incastonano una fortificazione di cinque piani in una parete rocciosa a Nauders, a poca distanza dal passo Resia, e contemporaneamente l'arciduca Giovanni ottiene l'assenso al suo piano per fortificare la Val d'Isarco. I progetti della Fortezza furono opera di Franz von Scholl, autore anche del forte di Nauders. Ogni dettaglio ha il solo scopo di rendere imprendibile il forte: le mura esterne sono costituite da lisci quadroni di granito che possono sopportare cannonate di grosso calibro, le postazioni di artiglieria hanno volte coniche da cui il fumo si disperde più rapidamente, vari strati di terra coprono i tetti per attutire gli impatti. La fortificazione sfrutta al meglio l'orografia del terreno, divisa in tre forti completamente autonomi, i cui bastioni disposti su diverse altezze danno di primo acchito un'impressione disordinata con l'intenzione precisa di confondere il possibile aggressore.
Il Forte Alto domina l'intero complesso come un'acropoli, raggiungibile dall'interno solo attraverso una scala sotterranea facilmente difendibile. Dal punto di vista progettuale meravigliano le belle scale a chiocciola all'interno per la precisione della loro esecuzione. Pilastri, archi e volte esibiscono curve perfette come si trattasse di architetture da mettere in mostra e non di una fortificazione e questo spiega anche gli enormi costi di costruzione. La cappella, realizzata successivamente, è in stile neogotico mentre la mensa ufficiali ed altri locali presentano tracce di decorazioni. Il complesso è tuttavia un luogo magico. La grande monarchia austro-ungarica voleva dare un segno della propria forza prima di crollare sotto il peso delle proprie fragilità ma è anche la storia del traffico moderno tanto che ben quattro varchi attraversano la Fortezza, oggi libera circolazione ove un tempo venivano erette barriere. E infine l'avventurosa vicenda del tesoro della Banca d'Italia che venne nascosto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e che ha alimentato a lungo fantasie e speculazioni. L'interno del forte appare come un luogo sospeso oltre la Storia. Ampie porzioni della Fortezza sono rimaste praticamente immutate: le casematte in durissimo granito, i possenti archi in mattoni rossi, una spettacolare scala sotterranea di 451 gradini che sale sino a Forte Alto e l'atmosfera quasi inquietante che serpeggia nel gigantesco labirinto di postazioni d'artiglieria, polveriere e gallerie. "Minacciosa come un leone ma di pittoresca bellezza" commentò la stampa entusiasta in occasione dell'inaugurazione nel 1838 e in effetti con le sue spesse mura la struttura ricorda le fortezze medievali ma costò un'inutile enormità.
Già nel 1867 il primo treno sferragliò attraverso il Brennero e non avendo spazio per i binari con rapida decisione e in tempi brevissimi un muro di protezione della Fortezza fu abbattuto e la linea ferroviaria venne fatta transitare tra il Forte Medio e quello Alto. Nel 1872 anche la linea ferroviaria della Pusteria trapassò il Forte Basso, intorno al 1882 la Fortezza fu declassata a deposito ed infine nel novembre 1918, ormai alla fine del primo conflitto mondiale, cadde senza combattere nelle mani militari italiane.
Hotel Sachsenklemme
Per sopperire ai crescenti bisogni energetici nel 1940 venne costruita una diga che andava a sbarrare il corso dell'Isarco formando così un lago artificiale che oltre a cancellare il paese di Prà di Sotto e la profonda gola dietro la Fortezza, trasformò completamente il paesaggio. Dagli anni '70 anche l'autostrada transita tra il Forte Medio e quello Alto. Oggi gli enormi spazi della fortezza sono periodicamente occupati da mostre d'arte contemporanea. Una rassegna espositiva a tema "Sempre sulle corde", allestito nelle casematte del Forte Medio, ripercorre l'epopea delle grandi innovazioni tecnologiche dei primi '900. Con approcci geniali vennero realizzate ferrovie d'alta quota e ardite centrali elettriche connettendo in questo modo le montagne al fondo valle. Sicuramente la mostra più interessante. Dopo la visita alla Fortezza d'obbligo una fermata all'Hotel Sachsenklemme in località Le Cave dove giganteggia una simpatica scultura di Andreas Hofer, figura storica di rilievo di tutto l'Alto Adige, oltre che per la sua ottima birra artigianale.

(testo: Josef Rohrer  foto: Linda Mian)

sabato 25 agosto 2018

Teresa Salgueiro ai Suoni delle Dolomiti (venerdì 24 agosto)

Non ha bisogno di presentazioni Teresa Salgueiro. Il suo nome è noto per essere stata dal 1987 e per quasi tre decenni la voce dei Madredeus, voce unica, sensibile e creatrice di ambientazioni magiche che nello splendido scenario delle Dolomiti di Brenta incanta e trascina emozionalmente i tanti spettatori che sono saliti ad ascoltarla sino ai 2082 metri di Camp Centener, sopra Madonna di Campiglio. Si presenta al microfono con un elegante vestito scuro accompagnata da un gruppo di ottimi musicisti tra cui l'amico dei tempi dei Madredeus, José Peixoto alla chitarra, da Rui Lobato alle percussioni, Oscar Torres al contrabbasso e alla brava Carisa Marcelino alla fisarmonica, con il suo secondo album da solista O Horizonte di cui è anche autrice, un lavoro minimale e quasi sognante tra scenari immaginari e pieni di colori. E la voce della Salgueiro immersa nella trama strumentale, sempre fluente e mai uguale, affida l'inizio della sua esibizione proprio alla visionaria Horizonte seguita da Exodo che affronta simbolicamente le emigrazioni dei popoli, tema attualissimo. Un concerto di rara bellezza che alterna ricerca, eredità classica e insieme lezione popolare raccontando la cultura di un intero paese, il Portogallo, anche attraverso il pensiero dei suoi poeti e compositori come Josè Afonso già resi celebri dalla grande Amalia Rodrigues, e senza dimenticare una parte della sua storia musicale con i Madredeus.
Insieme al chitarrista e produttore Pedro Ayres Magalhaes, al violoncellista Francisco Ribeiro, al fisarmonicista Gabriel Gomes e al tastierista Rodrigo Leao diede vita ad una favola sonora meravigliosa che portò le suggestioni lusitane in tutto il mondo. Proprio con Magalhaes ha interpretato una delle parti principali nel film di Wim Wenders "Lisbon Story", girato nel 1994, che proiettò il gruppo sulle scene internazionali, curandone anche la colonna sonora pubblicata con il titolo di Ainda. Poi nel 2007 la decisione di intraprendere una carriera da solista dopo che due anni prima aveva inciso il suo primo album Obrigado che si fregia della collaborazione di musicisti del calibro di Caetano Veloso, Carlos Nunez e José Carreras. E' un tessuto di pura emozione quando Teresa Salgueiro attacca con la celeberrima Gracias a la vida della poetessa cilena Violeta Parra prima di concludere con O Misterio, tratto dall'omonimo lavoro interamente registrato nel convento di Arrabida. Un'esibizione dai ritmi misurati e intensi nello stile della Salgueiro e il caloroso applauso degli spettatori presenti rappresenta il riconoscimento più bello ad una artista immensa. Nota finale: abbiamo regalato a Teresa Salgueiro il cappellino del nostro gruppo Allegre Marmotte, dono accolto da un suo luminosissimo sorriso.

mercoledì 22 agosto 2018

"Quattro passi per il Frate" a Monte Bondone: due giornate splendide! (sabato 11 e domenica 12 agosto)

Il meraviglioso panorama delle tre cime del Bondone fa da cornice ad una due giorni tra trekking e la più genuina cucina trentina. L'occasione viene dalla terza edizione  di "Quattro passi per il Frate" che gli Amici della Chiesetta hanno riproposto con l'entusiasmo di sempre. Sabato 11 agosto si apre col sole quindi dall'Albergo Vason nell'omonima località montana si scende ai 1540 metri delle Viote dove va di scena la "Polentata" a cura della Pro Loco, un omaggio ad un piatto semplice ma depositario di un sapere antico e fortemente identitario, prezioso valore del nostro passato. Le grandi tavolate sono state allestite nell'ampio prativo dove spicca la Terrazza delle Stelle dalla cupola in acciaio lucidissimo dal sorprendente effetto specchio, che nasconde un minuzioso osservatorio astronomico gestito dal MUSE di Trento, autentica protagonista di queste notti di stelle cadenti. Completiamo il breve trekking salendo a Bocca Vaiona (mt 1770). La Bocca si rivela un punto panoramico eccezionale: a nord-ovest si stagliano le Dolomiti di Brenta, ad ovest il massiccio del Carè Alto, a sud la catena delle Tre Cime ed ad oriente il Palon. Sotto di noi la Valle dei Laghi e salendo un pò più in alto verso Cima La Rosta (mt 1838) lo sguardo si perde verso l'infinito tra silenzio e senso di pace mentre sopra le nostre teste si veleggia nell'aria in parapendio. Un nuvolone dispettoso ci obbliga a ritornare verso la piana dove librano leggeri aquiloni di ogni foggia e dimensione, evento realizzato dall'associazione "Molina per aria". Arriviamo in piazzetta Riccardo Cetto mentre si sta esibendo il coro "Tre Cime del Bondone", noi invece ci defiliamo tra mille chiacchiere e musica live.
Domenica 12 agosto. Una grande frenesia corre tra le magliette verdi degli Amici della Chiesetta. Siamo pronti alla camminata non competitiva "Quattro passi per il frate" il cui intento è la raccolta fondi per la manutenzione della storica chiesetta di Monte Bondone. Verso le ore 10 un bel gruppo di oltre cento partecipanti si muove seguendo gli istruttori di nordic walking lungo un tracciato di circa 12 chilometri che va idealmente ad abbracciare questa montagna trentina. Scesi dalla passerella panoramica sul Brenta, si devia sulla Pedemontana che lambisce il bosco per poi affrontare i grandi spazi erbosi delle Viote, da qui oltrepassiamo le antiche Caserme austro-ungariche, il  Dos delle Prese sino alla Terrazza delle Stelle poi si risale lungo i sentieri dei Cencenari che ci riportano alla chiesetta dove la cucina allestita dagli Alpini di Sopramonte già si adopera tra polenta, formaggi alpestri e lucanica. Tra giochi, lotterie e premiazioni (a proposito, le Marmotte si sono aggiudicate il trofeo quale gruppo partecipante più numeroso) anche questa terza edizione va a concludersi positivamente. Un plauso a tutta l'organizzazione!

lunedì 6 agosto 2018

Il Forte di Valledrane (domenica 5 agosto)

Posizionato a 831 metri di altezza sull'omonimo monte che con Cima Antegolo e il Monte Curma delimitano a sud-ovest il bacino del lago di Idro e la Valvestino, il forte di Valledrane venne costruito dallo Stato Maggiore dell'Esercito tra il 1906 e il 1912 e faceva parte dello Sbarramento Giudicarie che correva sul confine italo-austriaco. I suoi cannoni intervennero più volte nei primi giorni del conflitto mondiale, poi anche questa fortezza seguì il destino di molte altre e venne disarmata. L'escursione al forte è un percorso ad anello semplice ed interessante con partenza dall'edicola votiva posta all'incrocio tra la provinciale 56 e via Sesa di Treviso Bresciano. Seguiamo la carrabile che poi piega a destra (cartello con segnaletica tricolore) entrando in un bel bosco che profuma ancora di piogge notturne e camminando su un letto di foglie che nascondono veri tesori micologici. Poco più avanti incrociamo le indicazioni per il forte (eccellente il lavoro del Gruppo Sentieri Attrezzati Idro 95). Con una traversa a mezzacosta e dopo aver superato un faggeto si intravedono tra la folta boscaglia le acque dell'Eridio punteggiate di vele bianche, ancora un piccolo sforzo e andiamo a sbucare sui prati dove emerge imponente forte Valledrane.
La fortificazione, fra le più grandi tra quelle italiane, si sviluppa in lunghezza su quattro livelli costruttivi seguendo la morfologia del terreno - analogamente all'opera austriaca di Forte Verle sulla piana di Vezzena in Trentino - e la disposizione a gradoni delle batterie, degradante verso occidente, fu sviluppata per mantenere l'asse del forte in direzione del Monte Manos (1517 metri) fulcro del sistema difensivo. Il forte è visitabile pur con le dovute attenzioni, anche se mancano quasi tutte le scale d'accesso al piano superiore (presente solo una solida gradinata di tronchi) e parte dello stesso piano. Lungo il perimetro si notano ancora due caponiere poste alla difesa del fossato. Saliamo sopra la cupola più alta della fortezza. Lo sguardo si perde in un meraviglioso respiro panoramico: ecco la Corna Blacca e le altre Piccole Dolomiti Bresciane (i monti calcarei che separano l'Alta Val Trompia dalla Val Sabbia) e poi il lontano Monte Guglielmo, il gruppo del Brenta, la Rocca Pagana, lo Stino, il Pizzoccolo e Monte Spino. Lasciato il forte alle nostre spalle, una traccia prima sterrata e poi asfaltata scende fino all'ex sanatorio infantile di Valledrane, inaugurato nel 1928 e all'epoca uno dei più importanti centri lombardi per la cura della tubercolosi, ma abbandonato da tempo. Il cancello semi arrugginito è aperto. Nonostante un cartello riporti chiaramente che si tratti di proprietà privata, questa struttura già parzialmente avvolta dalla vegetazione ha su di noi un richiamo quasi inquietante. All'interno i vandali hanno fatto molto bene il loro dovere e la sensazione d'insieme fa davvero venire i brividi...Ripresa la strada si esce definitivamente dal bosco raggiungendo in breve tempo la chiesetta di San Liberale, oggi purtroppo chiusa, si va a svoltare a sinistra riprendendo via Vestone in modo da riportarci alla santella di partenza.



PARTENZA: edicola votiva 
(mt 710)
SEGNAVIA: Alta Via dei Forti n° 1
DIFFICOLTA': T
DISLIVELLO: mt 130
ALTITUDINE: mt 831
LUNGHEZZA: km 4,5