"Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo" è il titolo della mostra che al Castello di Novara esplora l’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia, dagli anni venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento.
Superato il vedutismo settecentesco e la visione neoclassica e romantica del paesaggio si approda al paesaggio moderno che non si limita a cogliere la bellezza della natura ma si sofferma sulla trasformazione antropica dei paesi. La nascita del paesaggio "moderno" nella pittura italiana del secondo Ottocento si frammenta, in verità, su molteplici correnti nel concorso d'intenti più che nella sostanza di esiti davvero omogenei, schematizzati in convergenze di ricerche, visioni e militanze artistiche e riferite alla geografia dei luoghi che le videro nascere: dalla scuola di Resina a quella macchiaiola (Castiglioncello e Piagentina), dalla scuola piemontese di Rivara a quella genovese di Carcare. Le sale espositive dunque si tramutano in cromatiche sezioni di viaggio che ripercorrono le tappe salienti di questa trasformazione mettendone in risalto i principali temi - la predilezione per la pittura dal vero, le ricerche dedicate alla resa delle atmosfere e agli effetti di luce e colore - riunendo oltre settanta opere straordinarie provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private.Ad aprire la mostra è Filippo Carcano, con Pianura lombarda (1887), capolavoro assoluto del Naturalismo lombardo, che introduce lo spettatore alla prima sezione "La Pittura di paese: dalla veduta al paesaggio" dedicata al paesaggio di età romantica rappresentato da alcuni dei più valenti artisti di area settentrionale. Tra le opere presenti in sala La morte del conte Josselin di Montmorency (1825) del torinese Massimo D’Azeglio che ha per soggetto la Crociata del 1187 e per protagonista la bella Matilde, sorella del re Riccardo d'Inghilterra, e la mirabile Veduta della laguna di Venezia presa dal Campo di Marte (1838) di Giuseppe Canella. Nella sala rossa si prosegue con Il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano che offre il giusto spazio agli apporti fondamentali della pittura di paesaggio romantico naturalistica di area mitteleuropea. Ed ecco il ginevrino Alexandre Calame con Paese con macchia (1850) e il tedesco Julius Lange (Paesaggio nordico con montagne - 1852) presenti fin dai primi anni cinquanta alle esposizioni braidensi che influenzeranno la nuova generazione di paesaggisti operante nel nord ovest italiano, di cui sono esempio Angelo Beccaria (Alla Pesca - 1855) proveniente dalla Collezione del principe Odone di Savoia e Gaetano Fasanotti con il bucolico Strada di montagna (1862). La sezione si chiude con Antonio Fontanesi e lo straordinario Vespero (1859). Nella successiva sezione Incontri, amicizie e sodalizi artistici. Dallo studio ginevrino di Alexandre Calame a Rivara e Carcare oltre a Fontanesi (Aprile. Sulle rive del lago del Bourget, in Savoia - 1864) e al genovese Tammar Luxoro (La via ferrata - 1870) , tra i fondatori nel 1849 della Società Promotrice di Belle arti di Genova, Alexandre Calame e la sua prestigiosa scuola attirano la maggior parte dei giovani pittori paesaggisti. A parte Carlo Pittara, qui presente con Le imposte anticipate (1865), che si trasferisce a Ginevra e si perfeziona frequentando lo studio del pittore animalista Charles Humbert, per le nuove leve della pittura di paesaggio Ginevra è la Scuola di Calame. Tra i primi a seguire le sue lezioni il portoghese Alfredo de Andrade (Motivo sulla Bormida - 1865), lo spagnolo Serafin de Avendaño (Sulle alture. Primavera - 1881) e il genovese Ernesto Rayper (Sulle rovine dell’antico castello a Volpiano - 1869) tutti presenti nella sala. La quarta sezione espositiva si muove Verso la pittura di impressione, infatti dalla prima metà degli anni settanta il paesaggio diviene il luogo privilegiato per il confronto con il vero anche per un pittore di scene di genere come era stato considerato fino ad allora Filippo Carcano che si spingerà, in compagnia di Eugenio Gignous qui presente con l'olio Il ruscello (1879), a lavorare en plein air nelle terre dei laghi lombardi, nei dintorni di Stresa, sulle alture del Mottarone, cercando di elaborare un nuovo linguaggio: La quiete del lago (1878) e L’isola dei Pescatori (1880) ne sono due splendidi esempi. Nella successiva sezione ecco Il trionfo del naturalismo lombardo e la diffusione del nuovo linguaggio. Partendo proprio da Carcano la sezione presenta alcune tra le opere più significative di Pompeo Mariani Il porto di Genova da Palazzo Doria (1884), di Achille Befami Formis Sulla Strona (1887), di Giorgio Belloni Nei campi (1889) e di Lorenzo Delleani con due deliziosi quadretti Giochi di bimbi e Capitombolo, ambedue del 1885, lavori che documentano anche la vita, gli usi e i costumi dei popolani. La sala successiva, Il naturalismo nel paesaggio urbano: tra i Navigli e il Carrobbio, è dedicata ad alcuni scorci del paesaggio urbano milanese divenuto oggetto di indagine pittorica. Presente colui che diventerà il maestro del Divisionismo, Giovanni Segantini con Il Naviglio al Ponte San Marco (1880) e Nevicata (1880-1881), La prima neve (1890) di Mosè Bianchi e le lavandaie di Emilio Gola (Naviglio a Milano 1890-1895) . Tra vita en plein air e intimità familiare. Leonardo Bazzaro all’Alpino la settima sezione è interamente dedicata a Leonardo Bazzaro e accompagnano il visitatore tra le alture della montagna verbanese, nella campagna nei dintorni di Gignese, tra i fiori del giardino del villino del pittore all'Alpino – costruito proprio sulla strada che da Gignese conduce al Mottarone – luogo amatissimo da Bazzaro e dalla moglie, la nobildonna Corona Douglas Scotti della Scala qui ritratta ne Tra le ortensie (1902). La penultima sala Dalle Prealpi all’alta montagna presenta alcuni dipinti eseguiti negli anni novanta, tra questi la grande tela de il Lago del Mucrone (1890) di Lorenzo Delleani, due straordinari dipinti di un ormai celeberrimo Filippo Carcano, Dall’alto (1895) e Il ghiacciaio di Cambrena (1897), e le raffinate sfumature di Ludovico Cavaleri (Dalle montagne del Lago Maggiore - 1898).L’ultima sezione della mostra, Il paesaggio divisionista: dal vero al simbolo, è dedicata alle opere di autori che hanno operato in ambito divisionista come Giovanni Segantini con Mezzogiorno sulle Alpi (1891), manifesto ufficiale di questa mostra novarese, Carlo Fornara poesia cromatica della tela Fine d'autunno in Valle Maggia (1908) e soprattutto Giuseppe Pellizza da Volpedo, Sul fienile (1893-1894), il primo quadro in cui Pellizza cerca di applicare meticolosamente il divisionismo. La mostra è parte di un percorso di celebrazione della figura di Pellizza avviato da METS Percorsi d'arte congiuntamente alla GAM di Milano. Proprio a questo itinerario “pellizziano” è dedicata l’ultima sala della mostra di Novara che ospita anche La Clementina (1906-1907) un dipinto che non si vedeva dalla Biennale di Venezia del 1909. Il percorso proseguirà con l’uscita nelle sale del docufilm con Fabrizio Bentivoglio diretto da Francesco Fei, "Pellizza Pittore da Volpedo", prodotto da METS e Apnea Film e si concluderà a Milano nell’autunno del 2025 con un'ambiziosa mostra monografica organizzata congiuntamente da METS e dalla GAM, con l'opera simbolo di Pellizza, Il Quarto Stato. Questo variegato itinerario offrirà al pubblico l'opportunità di conoscere e apprezzare i molteplici volti del pittore che deve essere giustamente collocato tra i più grandi artisti europei del suo tempo. Conclusione di giornata all'ottima Trattoria Risorgimento a Caltignaga!
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