lunedì 30 settembre 2024

Palazzo Te e la mostra “Picasso, Poesia e Salvezza” - domenica 29 settembre

Mantova, bellezza senza tempo, ci sorprende all'arrivo con il suo profilo di cupole, campanili, torri, merlature che si affacciano sui laghi che la circondano. E continua a stupire con una serie di piazze l'una dietro all'altra sino a raggiungere Piazza Sordello, circondata da edifici medievali di rustici mattoni rossi e candidi marmi settecenteschi, le merlature che orlano le antiche residenze delle famiglie che si avvicendarono al potere, l'antica pavimentazione in ciottoli, è un angolo di storia variegato e interessante ricco e vario di monumenti, dettagli, colori, e profumi. Oggi questo luogo è una piazza ma una volta era il cuore della vecchia Mantova, in passato denso di edifici e viuzze, tutto è scomparso quando i Gonzaga abbatterono il vecchio centro città per realizzare un largo spazio davanti alla loro residenza da poter utilizzare come scena per le cerimonie eleganti e sfarzose e per ricevere ospiti importanti. L'impronta antica è mitigata dai tavolini all'aperto di ristoranti e caffè. La vita contemporanea si mescola all'architettura del passato e una pausa in questa piazza riconcilia spirito culturale e gastronomico. Nella zona meridionale della città, poco lontano da Palazzo San Sebastiano, sorge Palazzo Te, splendida cornice della villa suburbana voluta da Federico II Gonzaga e appositamente progettata e realizzata da Giulio Romano tra il 1524 e il 1534 per Federico II Gonzaga, considerata gioiello della cultura tardorinascimentale italiana. L’edificio, di proprietà comunale, è oggi museo e sede del Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te. Basso e a pianta quadrata, è composto da quattro corpi caratterizzati da facciate decorate a finto bugnato con paraste e colonne d’ordine gigante, disposti attorno a un cortile centrale, e da un vasto giardino retrostante chiuso da un’esedra mentre spazi e aree verdi ne disegnano l’intorno. Il complesso si inserisce oggi all’interno del tessuto urbano cittadino, in origine però l’ampia area era un’isoletta, chiamata fin dal medioevo Tejeto, forse dal latino tilietum, località di tigli, e da qui l’origine del nome “Te”, circondata dalle acque del lago Paiolo, luogo di svago privilegiato della corte, posto appena fuori dalle mura cittadine a ridosso di Porta Pusterla che ne consentiva l’accesso diretto.
“Un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi tal volta a desinare, o a cena per ispasso”
Nel quindicesimo secolo Mantova appariva come una grande isola collegata con altre tre isole minori. Qui Francesco II creò un vasto complesso rustico con scuderie per i suoi cavalli più preziosi e palazzina padronale poi inglobate nella villa voluta dal figlio Federico come rifugio per il tempo libero, nobile dimora deputata alle feste, alle cerimonie, ai grandi ricevimenti, funzione esemplarmente inaugurata con la fastosa accoglienza dell’imperatore Carlo V nel 1530, a palazzo non ancora ultimato. La costruzione di Palazzo Te viene affidata all’architetto Giulio Romano, brillante allievo di Raffaello che progetta la splendida residenza sullo schema architettonico delle antiche Domus romane, alternando agli elementi architettonici quelli naturali che la zona offriva, dando libero spazio a tutto il suo estro creativo.Il complesso è formato da un edificio a pianta quadrata costruito attorno ad un cortile centrale. Il lato est del palazzo è completato da un porticato che si apre su un giardino fiancheggiato da due ali a cui è collegato da un ponte pedonale. Un emiciclo colonnato chiude il giardino sul lato opposto all’edificio principale. Il complesso comprende anche un piccolo edificio con un giardino interno, conosciuto come Appartamento del Giardino Segreto che Federico II usava come piccola residenza privata. Oltre che come straordinaria opera architettonica, Palazzo Te è celebre per gli affreschi che decorano i suoi ambienti. Giulio Romano realizza gli affreschi e l’apparato decorativo insieme ad un gruppo di allievi e collaboratori fra cui Francesco Primaticcio. Rinaldo Mantovano e Fermo da Caravaggio.
La Sala del Sole che prende il nome dall’affresco della volta in cui sono raffigurati i carri del Sole e della Luna metafora dell’incessante scorrere del tempo. La Sala dei cavalli con i ritratti in grandezza naturale dei sei destrieri preferiti dei Gonzaga era la sala destinata all'accoglienza degli ospiti e alla celebrazione degli eventi più importanti. I cavalli sono dipinti a dimensione naturale e spiccano in tutta la bellezza delle loro forme su un paesaggio naturale che si apre dietro alcune colonne corinzie dipinte e che alternano i purosangue a bassorilievi che illustrano le eroiche fatiche di Ercole aggiungendo un ulteriore strato di magnificenza e mitologia a questa sala straordinaria. L’incredibile Camera di Amore e Psiche. Interamente affrescata, ogni parete raffigura la mitologica storia di Amore e Psiche, ispirate alla “Metamorfosi” di Apuleio, ed è il simbolo dell'amore del duca per Isabella Boschetti. Il culmine di questa straordinaria narrazione si trova al centro del soffitto dove Giove è rappresentato mentre unisce i protagonisti della storia in un sublime atto di unione divina. Ma non si smetterebbe mai di osservala è la Sala dei giganti, un vero e proprio capolavoro. L’affresco venne dipinto fra il 1532 e il 1535. Ricopre la sala dalle pareti al soffitto con l’illusionistica rappresentazione della battaglia tra i Giganti che tentano l’assalto a Giove e all’Olimpo. La camera è la più famosa e spettacolare del palazzo sia per il dinamismo e la potenza espressiva delle enormi e tumultuose immagini, sia per l’audace ideazione pittorica, volta a negare i limiti architettonici dell’ambiente, in maniera tale che la pittura non abbia altri vincoli spaziali se non quelli generati dalla realtà dipinta. Giulio Romano interviene proprio per celare gli stacchi tra i piani orizzontale e verticale, smussa gli angoli tra le pareti e la volta e realizza un pavimento, oggi perduto, costituito da un mosaico di ciottoli di fiume che prosegue alla base delle pareti.
Con questo stupefacente artificio illusionistico l’artista intendeva catapultare lo spettatore nel vivo dell’evento in atto, per produrre in lui una impressione indelebile di potenza e magnificenza. “Non si pensi alcuno di vedere mai opera di pennello più orribile e spaventosa, né più naturale di questa. E chi entra in quella stanza, non può non temere che ogni cosa non gli rovini addosso” scrive Giorgio Vasari nella sua opera “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” (1550). Ma Palazzo Te è anche importante polo culturale, a riprova la mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza quasi cinquanta opere del grande maestro del Novecento, alcune delle quali presentate per la prima volta al pubblico italiano in un dialogo che celebra la creatività e l’innovazione. Curata da Annie Cohen-Solal e Johan Popelard la mostra crea un ponte tra passato e presente, fa emergere un Picasso radicalmente sconosciuto che ritroviamo in preziosi dipinti come Donna sdraiata che legge del 1939 e Sta nevicando al sole del 1934.

(fino al 6 gennaio 2025)

giovedì 26 settembre 2024

Prossimamente...con le marmotte

PROGRAMMA 2024
(sempre in aggiornamento)

- Week end a Roma - (15-17 ottobre) RINVIATI ALLA PRIMAVERA 2025
- Trekking e grigliata in Valcamonica - sabato 19 e domenica 20 ottobre
- Spiedo alla Trattoria La Pina (Gussago) - domenica 27 ottobre
…ed altre date in arrivo nel 2024!!

Visita alla Cantina di Bellaveder (TR)– Il Santuario di Oropa (BI) – Villa della Torre (Fumane – VR) e molte cene, pranzi e apericene saranno inseriti di volta in volta

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Il nostro blog: allegremarmotte.blogspot.com
Per contatti telefonici: 347 1527671

Qualche suggerimento? Un viaggio interessante? Una meta da raggiungere? Scrivete alla nostra mail allegremarmotte@gmail.com !!

lunedì 23 settembre 2024

Viaggio a Roma RINVIATO A MAGGIO 2025!!!

ATTENZIONE!!

I 3 giorni a Roma sono stati rinviati in primavera, con ogni probabilità nella seconda settimana di maggio dal 9 all'11 maggio.
Ci aggiorniamo!

Info e prenotazioni: 347 1527671, sulle nostre pagine Facebook e sul blog allegremarmotte.blogspot.com

sabato 14 settembre 2024

mercoledì 11 settembre 2024

L'anello delle 5 Torri e le innumerevoli emozioni dolomitiche - (6-9 settembre)

Le Dolomiti sono considerate tra i più bei paesaggi montani della Terra ed oltre a distinguersi per la solennità e la dolcezza del proprio quadro paesaggistico attrae anche per il suo enorme patrimonio culturale e storico. Il nostro è un piccolo viaggio in questa sublime bellezza.
6 settembre - Ecco l'Abbazia di Novacella tra imponenti rocce dolomitiche, vicino a Bressanone, una delle più importanti dell'Arco Alpino costituita da un complesso di edifici religiosi e civili. Il convento di Novacella è stato fondato nel 1142 dal vescovo della diocesi di Bressanone, beato Artmanno, già preposito dell'abbazia di Klosterneuburg e faceva parte dell'ambizioso programma di riforma ecclesiastica avviato da Corrado I di Abenberg all'interno dell'arcidiocesi di Salisburgo di cui la diocesi di Bressanone faceva parte. L'abbazia, fin dalla sua fondazione, è stata un luogo di ricovero per i pellegrini provenienti dal Nord Europa e diretti verso Roma e la Terrasanta, dopo la dura prova dell'attraversamento dei valichi alpini. Entriamo tramite un piccolo ponte coperto nel complesso fortificato costituito da edifici di epoche diverse (il campanile è in stile romanico, coro, presbiterio della chiesa e chiostro in gotico, chiesa e biblioteca hanno forme barocche) coesistendo armoniosamente in uno spazio ben definito. Alla nostra destra la cappella di San Michele detta "Castello dell'Angelo", una rotonda di ispirazione romanica. Edifici di questo tipo erano frequenti sulle rotte dei pellegrinaggi, richiamandosi sia ai grandi edifici romani sia alla rotonda del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
La Chiesa di Santa Maria Assunta è stata interamente rifatta nel Settecento da Giuseppe Delai, mantenendo il presbiterio gotico. Al centro del cortile principale si trova il bel pozzo rinascimentale, detto “pozzo delle meraviglie” perché sovrastato da un'edicola ottagonale sui cui lati sono raffigurate le sette meraviglie dell'antichità e sull'ottavo lato, orgogliosamente, l'abbazia stessa. L'importante biblioteca settecentesca invece occupa due piani del monastero dove sono conservati circa 65.000 volumi oltre a manoscritti e codici miniati, ma la sala principale è un capolavoro di Antonio Giuseppe Sartori. Al di sopra del grande complesso giganteggiano i meravigliosi vigneti che beneficiano delle elevate altitudini, comprese tra i 600 e i 900 metri, del clima alpino e dell’alta concentrazione di sostanze minerali nei terreni. Infatti l'abbazia è anche una storica cantina che può essere considerata come una sorta di tempio della viticoltura della Valle Isarco e ancora oggi si configura come una delle realtà vitivinicole in attività più antiche di tutto il mondo. La tenuta abbaziale conta 86 ettari di vigneti dedicati a varietà tradizionali dell’Alto Adige quali Müller-Thurgau, Sylvaner, Kerner, Sauvignon Blanc, Riesling Renano e Grüner Veltliner tra le uve bianche, Schiava, Lagrein e Pinot Nero per quanto riguarda i vitigni a bacca nera. Completano la piattaforma varietale il Gewürztraminer e il Moscato Rosa, tecnicamente classificate come uve a bacca rosa. Proseguendo sulla nostra direttiva che ha come destinazione San Cassiano, scopriamo a Rio di Pusteria un'impressionante costruzione fortificata risalente al XIII secolo. Questo sbarramento difensivo e antica dogana dei Principi del Tirolo è situato tra i paesi Rio Pusteria e Vandoies all'imbocco della Val Pusteria. Nel 1271 qui correva il confine tra le contee di Tirolo e Gorizia e proprio per questa ragione Mainardo II fece costruire uno sbarramento, la Chiusa di Rio Pusteria che si trovava 600 metri ad ovest della struttura attuale chiamata Chiusa di Sigismondo, eretta nel quindicesimo secolo. Parti del complesso vennero distrutti da un'inondazione nel 1703 le altri parti caddero in rovina quando la dogana venne chiusa.
Nella parte bassa della Chiusa si possono riconoscere la dogana (con le stalle e la fucina) e sulla sinistra la cosiddetta Kaiserturm (torre dell'Imperatore), così chiamata perché Massimiliano I era solito soggiornarvi in occasione delle sue battute di caccia. Dopo un attento restauro il complesso è nuovamente accessibile al pubblico ogni giovedì. Ripresa la statale andiamo a svoltare in direzione del Lago di Braies, reso famoso dalla serie televisiva Un passo dal cielo, è un lago alpino situato in Val di Braies (una valle laterale alla Val Pusteria) a 1496 metri. Il lago giace ai piedi dell'imponente parete rocciosa della Croda del Becco (mt 2810) e si trova all'interno del parco naturale Fanes-Sennes-Braies, e punto di partenza dell'Alta via numero 1 delle Dolomiti detta "La classica" che arriva fino a Belluno ai piedi del gruppo della Schiara. 
7 settembre - Oggi ci addentriamo nel cuore delle Dolomiti, con l'Anello delle 5 Torri che parte dal Rifugio Col Gallina (mt 2055), passa per il lago di Limides, sale fino al Rifugio Averau, per toccare i 2275 metri del Nuvolau, scendere al Cinque Torri ed infine risalire allo Scoiattolo. Raggiungiamo il sentiero 419 che parte da Col Gallina entrando nel boschetto di larici e pini cembri reso pesante dalla pioggia notturna. Dopo una quarantina di minuti ci troviamo al cospetto del piccolo lago di Lìmedes, di cui è famoso il riflesso della Tofana di Rozes. Lasciato alle spalle il lago si comincia a salire verso la forcella Averau dove la pendenza si fa più più decisa, d’obbligo qualche pausa per ammirare e fotografare la bellezza che ci circonda.
Dopo gli ultimi tratti che s’inerpicano tra le rocce dominati ai lati dall’Averau e dalla Croda Negra, usciamo sulla piana per superare la forcella Averau (mt 2435) non semplicissima. Si percorre un sentiero a mezzacosta che taglia tutto il versante della montagna e da questo punto di osservazione è facile riconoscere le curve sinuose della strada che sale fino al Passo Giau e gli altri sentieri che portano al rifugio. Siamo ormai arrivati al rifugio Averau (mt 2416) . Ci togliamo il piacere di una fresca birra prima di proseguire sul versante opposto della sella, salendo una breve fascia rocciosa dove ha inizio il costone roccioso e detritico che consente di raggiungere la cima del rifugio Nuvolau a 2575 metri offrendo una spettacolare vista a 360 gradi. Costruito nel 1883 dal Club Alpino Austriaco grazie alla donazione di un barone della Sassonia è oggi il rifugio ancora in funzione più antico delle Dolomiti. Ridiscesi all'Averau affrontiamo il panoramico sentiero 439 che scende verso il Rifugio Cinque Torri (mt 2137). Meta storica di generazioni di alpinisti di tutto il mondo, ha ospitato principi e regnanti di tutta Europa, prima e dopo la Grande Guerra. Nel 1916 il Re Vittorio Emanuele III si fermò qui durante la visita al fronte per assistere allo scoppio della mina del Castelletto. Intorno al rifugio sono presenti le trincee e le postazioni restaurate della Prima Guerra Mondiale. Risaliamo il pendio sino al sovrastante Rifugio Scoiattoli (mt 2255) dove si ammirano le Cinque Torri da una diversa prospettiva, per poi prendere la Seggiovia 5 Torri. Infine un meritato aperitivo al Rifugio Col Gallina.
8 settembre - Le previsioni meteo danno allerta pioggia quindi si decide di rinviare l'escursione alla Viel Dal Pan (Val di Fassa) preferendo andare a braccio in direzione dell'Alta Pusteria. Ci fermiamo al Lago di Landro che si trova nell'area del Parco Naturale Tre Cime sul confine con il Parco Naturale Fanes-Senes-Braies dove si gode una vista incredibile del gruppo del Cristallo che si riflette in modo meraviglioso sulle sue acque verde turchesi. Sulle sponde del lago un cippo con una ruota posto a ricordo della teleferica che dal lago portava rifornimenti alle postazioni sul monte Piana (mt 2324) durante la prima guerra mondiale. Poco lontano, in direzione Dobbiaco, si trova il famoso punto panoramico dopo possiamo osservare le Tre Cime di Lavaredo. Una manciata di chilometri e raggiungiamo un altro gioiello naturale, il Lago di Dobbiaco, uno degli ultimi esempi di marcita, una zona umida, che esistono ancora nella regione alpina, dove è stato predisposto un sentiero naturalistico che percorre l'intero periplo del bacino lacustre lungo 4,5 chilometri. Il sole in alto sembra resistere e sulla strada che porta in Alta Pusteria, superato il lago artificiale di Valdaora che usa l'acqua del fiume Rienza per la centrale idroelettrica Brunico-Valdaro, si va a raggiungere la funivia che sale a Plan de Corones, l’area sciistica più all'avanguardia dell'Alto Adige con i suoi 119 chilometri di piste e 32 moderni impianti di risalita.
Il Plan de Corones (mt 2275) è un rilievo delle Dolomiti di Braies a forma di panettone, posta a spartiacque fra la Val Pusteria e la val di Marebbe. Dalla sua particolare cima si gode una vista impareggiabile su gran parte delle più alte e famose vette delle Dolomiti (Marmolada, Sass de Putia, Sassolungo, Civetta, Pelmo, Lagazuoi e molte altre), delle Alpi Retiche e delle Alpi della Zillertal, e si può accedere da tre versanti che corrispondono alle tre aree sciistiche del comprensorio, ossia Riscone di Brunico (Reischach), Valdaora (Olang) e San Vigilio di Marebbe (Enneberg). Questa conformazione fa sì che le discese a valle siano particolarmente lunghe e variegate in grado di accontentare sia il principiante che lo sciatore più esperto. Arrivate in vetta troviamo alcune compagnie degli Schutzen in parata e così si viene a conoscenza della cosiddetta Schützenkapelle ("cappella degli Schützen"), dedicata a San Sebastiano dove al suo interno è custodita una reliquia dell'ultimo imperatore austriaco Carlo (novembre 2018) nel centenario della suddivisione della regione altoatesina tra Austria e Italia dopo la sconfitta delle armate imperiali. E poi le diciotto tonnellate della grande Campana della Pace e il sesto Messner Mountain Museum voluto da Reinhold Messner su progetto della famosa architetta iraniana Zaha Hadid. Bellissima la progettazione ma deludente il suo percorso museale. Non lontano l'avveniristico Museo della fotografia, denominato LUMEN. Scendiamo mentre adesso sì che piove di brutto, passare da Cortina è davvero un must ed infine risalire verso il Rifugio Passo Valparola (mt 2168) con la colonnina di mercurio che segna quattro gradi e con un buonissimo piatto di polenta ad aspettarci!
9 settembre - E' giornata di partenza. Ci fermiamo al rifugio Valparola per un cappuccino e un simpatico saluto alla titolare, passiamo davanti al Forte Tre Sassi, alle pendici del Sass de Stria, dove è allestito l'interessante museo della Grande Guerra sul fronte dolomitico. Costruito nel 1897 a difesa dei confini meridionali dell'impero austro-ungarico contro l'esercito italiano, fu ammodernato nel 1910. Dopo poche settimane di guerra la fortezza fu colpita e perforata da bombe sparate dalle 5 Torri, e quindi evacuata con ritiro sulla Selletta del Sass de Stria. Arriviamo al Castello di Andraz costruito nel 1027 su di un gigantesco sperone roccioso che conferisce alla fortezza un'integrazione straordinaria con l'ambiente naturale circostante. Si trova lungo l'antica strada della Vena che dalle Miniere del Fursil alle pendici del monte Pore arrivava ai forni di fusione nei pressi del passo Falzarego. È il castello più alto d'Italia a circa 1800 metri. Alla rocca si accedeva solo da una rampa di pietra (oggi in parte recuperata) che metteva in comunicazione i vari piani sovrapposti. Per i rifornimenti, si ricorreva per questo all'uso di un argano. Attorno allo sperone si trovava una cinta muraria la quale, oltre alle chiare funzioni difensive, permetteva di ricavare anche uno spazio per le stalle. A malincuore non possiamo salire al Colle Santa Lucia (interruzione della provinciale 251 per lavori) perla ladina dell'Alto Agordino quindi proseguiamo verso lo specchio verde smeraldo in cui si riflettono superbe le vette imponenti del Civetta, il Lago di Alleghe, una delle attrattive più famose della Val Cordevole. Dopo una sosta sulle sue tranquille rive riprendiamo a salire incrociando a Falcade l'ottocentesca Chiesa della Beata Vergine Immacolata e poco più in alto la Chiesa di San Sebastiano, una delle più antiche del territorio agordino edificata probabilmente nel quattordicesimo secolo caratterizzata da una forte impronta gotico-alpina con l'aguzzo campanile del 1885.
Dal bellunese rientriamo in Trentino passando da località Zingari Bassi, parte del territorio di Falcade, dove a 1770 metri c'è un bellissimo laghetto, il Lago degli Zingari, e un simpatico cagnone che ci viene festosamente a salutare. Raggiungiamo il Passo San Pellegrino, valico alpino sospeso a 1918 metri sul confine con l’altopiano di Falcade e punto di congiunzione tra le Pale di San Martino e le Dolomiti di Fassa. Ora scendiamo oltrepassando il lago artificiale di Stramentizzo, situato all'imbocco della val di Fiemme, che trattiene le acque del torrente Avisio. E nell'occasione di una breve sosta al Ristorante 4 venti scopriamo l'esistenza di un percorso che si snoda tra antichi sentieri, mulattiere e terrazzi un tempo coltivati, che collegava le due frazioni di Ischiazza e Maso abbandonate in seguito all'alluvione del novembre 1966. Ripresa la strada puntando gli occhi in alto compaiono le Piramidi di Segonzano, in Valle di Cembra, capolavoro della natura: torri, creste, pinnacoli disposti a canna d’organo, alte colonne sovrastate da un masso di porfido, un fenomeno geologico unico in Trentino. Resti di un deposito morenico risalente all’ultima glaciazione, le Piramidi sono oggi un’attrazione turistica di alto valore didattico. 
Eccoci arrivate. Di queste intense giornate resta il grande impatto emozionale del mondo dolomitico che riflette suoni e profumi, luci e atmosfere di cui la nostra anima ha davvero bisogno.

lunedì 2 settembre 2024

Le meraviglie della Valcamonica: Bienno e il lago d'Aviolo - 31 agosto- 1 settembre

Sabato 31 agosto - Ogni anno ad agosto torna la Mostra-Mercato di Bienno, nella Valle dei Magli, un borgo storico medievale incastonato tra le verdi montagne della Media Valle Camonica e citato tra "I borghi più belli d'Italia". La sua importanza nel passato si legge ancora negli antichi palazzi, nel mulino quattrocentesco e nelle fucine museo, ma il suo gioiello più prezioso è custodito nella Chiesa di Santa Maria Annunciata che domina la borgata ovvero il ciclo di affreschi opera del Romanino. Oggi Bienno si trasforma in una bottega a cielo aperto grazie ai tantissimi artisti e artigiani che animano il cuore storico in prospettive ricche di colori e con un colpo d'occhio agli antichi mestieri, dal mulino alla forgiatura, dalla fucina alla segheria. Ma diventa anche ampio spazio per i prodotti tipici del territorio camuno. Meritano una menzione particolare i formaggi d'alpeggio tra i quali il Silter o il Fatulì, un formaggio ottenuto con latte di capra dell'Adamello. Ci si muove leggere tra vicoli, piazze racchiuse tra le mura che inaspettatamente si aprono verso spazi ristretti di un centro storico custodito dalla solenne cortina d’antichi palazzi che si ammirano cercando di non perdersi nell’intricato labirinto di itinerari possibili, ancora lontane dal vociare irrequieto che ben presto sovrasterà il remoto silenzio del borgo. Sì, ora possiamo proseguire. Domani ci aspetta il trekking all'Aviolo.
Domenica 1 settembre - Si raggiunge agevolmente il punto di partenza per lo splendido lago
d'Aviolo percorrendo per circa cinque chilometri la strada della Valpaghera che si stacca dal centro abitato di Vezza d’Oglio, supera il ponte Stella e, in leggera salita, oltrepassa la piccola chiesetta gialla dedicata a Sant’Anna. Dopo un tornante e alcune curve attraversiamo il Ponte Scalvino  fino a raggiungere il rifugio "Alla Cascata" a quota 1453 metri. Proseguendo si raggiunge un parcheggio in prossimità della teleferica Enel dove imbocchiamo il sentiero 21, che si addentra subito nel bosco facendosi strada tra le alte radici degli abeti, per poi continuare su fondo roccioso. La mulattiera appare già impegnativa. Giunte ad un canalone di massi il sentiero prosegue a gradoni, costeggiando la roccia. Oltrepassiamo un torrentello, poi un lieve tratto in piano prima di affrontare un altro irto canalone. Il panorama finalmente si apre sullo scacchiere di Vezza d'Oglio poi il sentiero piega a sinistra. Passiamo in mezzo a dei larici e arriviamo a un piccolo pianoro, con in fondo una galleria nella roccia, chiusa da un cancello. Ripieghiamo sempre a sinistra risalendo nel vallone dalle gole larghe superando una breve passerella, anch'essa attrezzata con una catena. Ancora poco e siamo arrivate al rifugio Sandro Occhi all'Aviolo, dedicato alla memoria del vezzese Sandro Occhi, esperta guida alpina, soccorritore, nonché ideatore della nota Caspolada al chiaro di luna che si tiene ogni anno a febbraio, perito nella Val Grande nell'inverno 2003. Poco più avanti, ai piedi del monte Baitone, si apre in tutta la sua bellezza il lago d'Aviolo. Non molto lontano si trova anche il centro di osservazione naturalistica del Parco dell’Adamello posto in prossimità di Malga Aviolo, oggi purtroppo chiuso. Proseguendo ancora, a circa un'ora e mezza dal rifugio, si può raggiungere il Passo Gallinera, e il bivacco Festa. Ritornate a ritroso sullo stesso percorso dell'andata raggiungiamo il rifugio "Alla Cascata" dove andiamo a gustare le migliori interpretazioni della cucina tipica camuna.


PARTENZA: Rifugio Alla Cascata (mt 1453)
SEGNAVIA: Cai 21
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 480
ALTITUDINE: mt 1930
LUNGHEZZA: km 5