lunedì 8 aprile 2024

Forte Leone e il Grifone di Vaia - domenica 7 aprile

L'imponente Forte Leone, a quota 1512 metri, domina un lungo tratto della parte mediana della Valsugana e regala spettacolari visioni verso il Monte Grappa, le Pale di San Martino e l'Altopiano di Asiago. Era in linea con il Forte di Cima di Col di Lan, verso Arina-Lamon (oggi i pochi resti sono stati inghiottiti dalla vegetazione boschiva) e il dirimpettaio Forte di Cima Lisser sopra Enego sull'Altipiano di Asiago (visitabile), a formare la linea di difesa "Brenta-Cismon". L'importante apparato fortificato, restaurato dal Comune di Arsiè grazie ad un progetto finanziato dalla Comunità Europea, merita una visita associata ad una facile escursione. Da Col Perer (mt 1026) arriviamo all'ex casermetta di Col de Gnela e proseguendo lungo una carrareccia, per un paio di chilometri, si raggiunge un ampio prativo esterno alla fortificazione. La visita è possibile solo tramite prenotazione e con l'ausilio di una guida, peraltro bravissima, all'interno del cortile, nelle stanze frontali della fortezza, nei corridoi più interni. Notevole è l'esplorazione delle adiacenze esterne e del piazzale erboso e roccioso che lo ricopre e da cui emergono le cupole girevoli dei cannoni.
Forte Leone, costruito tra il 1906 ed il 1912 secondo una specifica tipologia fortificata della guerra di posizione di inizio secolo (come il ben più noto Forte Belvedere di Lavarone ma austriaco), non venne mai utilizzato in battaglia in quanto tagliato fuori dal fronte a seguito degli avvenimenti di Caporetto.
Nei giorni della ritirata italiana gli alpini del battaglione "Monte Pavione" si asserragliarono all’interno della fortezza per due giorni riuscendo ad opporre resistenza all'attacco nemico in modo da assecondare l'assetto della nuova linea italiana sul monte Grappa. L’armamento complessivo dell’opera corazzata, incluse le artiglierie appostate nei pressi con funzioni di supporto, comprendeva i sei cannoni da 149A sulle cupole girevoli in acciaio, otto cannoni da 75A, sei mitragliatrici Maxim mod. 1906 in torretta corazzata a scomparsa e cinque mitragliatrici del medesimo modello in casamatta. Obiettivi delle armi pesanti erano quello di battere efficacemente tutte le mulattiere che dalla valle del Brenta risalivano sull’altopiano dei Sette Comuni (essenzialmente i sentieri della Pertica e di Frizzon) e, non meno importante, quello di coprire con il loro tiro tutta la zona circostante per un raggio di circa dodici chilometri. Il grande dislivello rispetto alla Valsugana determinava però amplissime zone morte che si estendevano fino quasi a Grigno. I danni della struttura sono riconducibili alle esplosioni austriache di poco precedenti l’armistizio e alle razzie messe in atto nel dopoguerra per recuperare il materiale ferroso. La cima è priva di bosco perciò si ha una spettacolare vista sulle vette sontuose mentre dalla fortificazione, dopo aver superato una croce di legno, si scende verso Malga Cima Campo (aperta in estate) raggiungendo poco dopo l'Agriturismo Bettin (anche questo ancora chiuso).
Da qui necessariamente dobbiamo seguire l'asfalto (la forestale che attraversa il bosco è in fase di sistemazione) sino a ritornare alla Casermetta.

Dal territorio veneto bastano pochi chilometri per raggiungere la località trentina di Celado, Castel Tesino, dominato dal fantastico Grifone di Vaia. Sappiamo tutti cosa accadde la sera del 29 ottobre 2018. Tutto il territorio delle Alpi orientali venne colpito da un tremendo uragano, un vento che arrivò a raffiche di 200 km orari. Si stima che in poche ore sedici milioni di alberi vennero rasi al suolo, di fatto il più grande disastro forestale d’Italia chiamato Tempesta Vaia. Marco Martalar, scultore vicentino e artista del legno profondamente scosso da questo evento, sperimenta una nuova tecnica per dare un senso a quanto accaduto. “Sono un uomo dei boschi, dopo Vaia mi sono ritrovato a camminare tra le mie montagne e a incontrare ad ogni passo alberi divelti, radici scoperte…presto lo sconforto si è trasformato in ispirazione: volevo curare la ferita della natura trasformandola in un’opera d’arte che ne conservasse la memoria ma che desse anche un segno di speranza e rinascita”. Il Grifone, l'ultima sua opera inaugurata il 9 settembre 2023, è una figura mitologica che unisce l'aquila trentina e il leone alato emblema veneto, in segno di unione simbolica tra le due regioni confinanti.
Per ammirare il Grifone basta raggiungere il ristorante Al Cacciatore, in località Celado, e una quindicina di minuti a piedi su una facile forestale.

PARTENZA: Rifugio 
La Casermetta mt 1380
SEGNAVIA: ---
DIFFICOLTA': T
DISLIVELLO: mt 166
ALTITUDINE: mt 1512
LUNGHEZZA: km 5

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