lunedì 9 ottobre 2023

Lo spettacolo delle Cascate del Serio e poi in alto verso il Rifugio Curò - domenica 8 ottobre

Raggiungiamo Valbondione, in Val Seriana, nell'ultima domenica di apertura delle famose Cascate del Serio, cascate formate dall'omonimo fiume nelle Alpi Orobie a circa 1750 m di altitudine (testa della cascata). Alte complessivamente 315 metri, misura che le classificano fra le cascate più alte d'Italia, sono formate da tre salti principali di 166, 74 e 75 metri. Già nel 1808 Giovanni Maironi da Ponte descriveva l'unicità delle cascate bergamasche e fino al 1931 erano visibili tutto l'anno in quanto scendevano naturalmente dal soprastante Piano del Barbellino, in cui confluivano le acque provenienti da monti come il Recastello e il Monte Gleno, mentre d'estate erano alimentate dal ghiacciaio del Trobio, a quel tempo ancora imponente. Dal 1931, anno di realizzazione della diga del Barbellino, non furono più visibili perché il bacino della diga tratteneva le acque che le alimentavano per produrre energia idroelettrica. Solo dal 1969 fu possibile ammirare nuovamente le cascate grazie a un accordo tra Enel, proprietaria della diga, e l'amministrazione di Valbondione. E' possibile assistere ai salti maestosi del Serio solo cinque volte l'anno e per una trentina di minuti, dalle 11 alle 11.30, ma queste cinque date radunano sui sentieri migliaia di spettatori. Ed infatti appena si arriva a Valbondione ci si rende conto del brulicare variopinto di escursionisti, curiosi e di intere famiglie che si arrampicano lungo i sentieri che, in circa due ore conducono allo strapiombo dei Grandi Macigni in località Maslana. 
Il 
trekking prosegue sino al Rifugio Curò considerando che, seppur non ci siano particolari difficoltà tecniche, la distanza da percorrere è abbastanza importante, poco più di 14 chilometri con un dislivello di mille metri che richiede una buona condizione fisica. Oltrepassata la piazzetta di Valbondione ci si arrampica lungo via Beltrame e dopo il primo tornante imbocchiamo alla nostra sinistra via Curò che poche centinaia di metri più avanti diventa una carrabile all'interno del bosco con pendenza regolare. Seguendo il fianco della valle prendiamo quota e, dopo aver attraversato alcuni valloni, raggiungiamo la stazione inferiore della teleferica che trasporta i viveri al rifugio. A questo punto inizia a suonare la sirena. Sono le 11. La diga viene aperta, tutti gli spettatori si bloccano mentre le acque del Serio precipitano tumultuose nel varco scavato tra le rocce. Ci spostiamo sul sentiero uscendo dal bosco continuando a salire. Ci fermiamo ancora una volta ad osservare il bellissimo arcobaleno prodotto dalla rifrazione della luce solare alla base del secondo salto. Riprendiamo a salire verso il rifugio Curò. Dopo aver piegato bruscamente verso sud e percorso diversi tornanti, incrociamo il sentiero Cai 305 percorrendo un tratto “aereo” scavato nella roccia del monte Verme e dopo aver ammirato la profondità della vallata sottostante, il tracciato pone una scelta, a destra si continua sullo stesso sentiero, meno secco e più lungo, a sinistra si inerpica il sentiero Cai 305A, la variante molto più ripida e faticosa, che dovrebbe farci guadagnare tempo e strada (gambe permettendo) prima di ricongiungerci con il sentiero più “dolce” all’arrivo in vetta della funicolare. Optiamo per la ripida salita.
Il sentiero è ricavato tra la roccia e nonostante sia abbastanza largo troviamo delle catene lungo la parete per renderlo ancor più sicuro visto che alla nostra sinistra abbiamo un bello strapiombo. Finalmente riagganciamo il sentiero 305, quasi in piano ma col fiato corto e poco dopo
 eccoci arrivate in vetta al Rifugio Curò a 1915 metri di quota, il secondo rifugio a essere inaugurato dal CAI di Bergamo nel 1886, dopo quello di Cà Brunona. Il nome omaggia l’Ing. Antonio Curò, allora presidente del CAI di Bergamo, dove apprezziamo le torte della casa. Dal rifugio si può andare verso la diga che crea il lago artificiale del Barbellino, situato ad un’altezza di 1862 metri, il più grande lago artificiale delle Orobie sempre più vuoto a causa delle ridotte piogge a causa dei cambiamenti climatici, ma circondato da montagne imponenti tra cui la più nota, il Pizzo Coca alto 3050 metri, e andare a scoprire la spada nella roccia. No, nulla a che vedere con Re Artù. A posizionarla nel 2016 è stato Matteo Rodari che ha coinvolto nel progetto il padre Modesto. ”Nessuna volontà di richiamare la leggenda dei cavalieri della Tavola Rotonda, ma semplicemente un’idea venuta dall'iniziativa “Sentieri creativi” promossa dal CAI - racconta Modesto Rodari - 
L'ho costruita nella mia fucina, utilizzando materiali di recupero e vari metalli. La lama è stata ricavata dalla penna di un piccone, il manico con il ferro di un'incudine e la pallina decorativa di una vecchia ringhiera e la guardia richiama in tutto e per tutto quelle delle armi quattrocentesche". Si potrebbe prolungare l’escursione, aggiungendo quasi un’ora di cammino, verso l’incantevole lago naturale di Barbellino a 1862 metri con il
corrispettivo rifugio che sorge alle pendici del Pizzo Strinato (mt 2836) e del Pizzo
 Torena (mt 2911), dove ha origine il fiume Serio, ma preferiamo desistere percorrendo a ritroso il sentiero dell’andata.

PARTENZA: Valbiondone (mt 900)
SEGNAVIA: Cai 305
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 1015
ALTITUDINE: mt 1915
LUNGHEZZA: km 15

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