lunedì 18 settembre 2023

Un grazie di cuore alle tantissime marmotte presenti alla mega grigliata sulle Torricelle di Verona (sabato 16 settembre). 

Bella compagnia, ottima musica con i dj Mascia ed Ennio e la spettacolare grigliata sotto la direzione della marmotta Donatella!!

lunedì 11 settembre 2023

I 4444 scalini di Calà del Sasso, l'Aquila di Vaia e Forte Lisser (9-10 settembre)

Sabato 9 settembre
- L’escursione a Calà del Sasso è una sorta di viaggio nel tempo. La lunga scalinata, realizzata nel XIV secolo sotto il dominio di Gian Galeazzo Visconti nel 1387, viene ampiamente sfruttata dai veneziani nei secoli successivi per rifornire di legname l'Arsenale della Repubblica di Venezia per la costruzione delle navi. Fino a quel momento la commercializzazione era vincolata alla carenza di vie di comunicazione che riducevano gli scambi alle contrade interne. La calata (da qui Calà) rappresentò la svolta, aggirando così le barriere daziarie imposte dal comune di Foza e distinguendosi per la sua particolare struttura per il trasporto dei tronchi sempre più richiesti dalla Serenissima per il potenziamento della propria flotta. La Calà perse la sua importanza come principale via di collegamento fra pianura e altipiano dalla metà dell’800 quando nascono le carrabili di collegamento in primis la ferrovia che 
rappresenta una novità dal forte impatto economico e sociale in una realtà periferica e arretrata. La linea più importante è sicuramente la "Rocchette-Asiago" inaugurata nel 1910 e dismessa nel 1958 anche se il tratto tra i comuni di Roana e Asiago è stato trasformato in un percorso ciclo-pedonale chiamato "La Strada del Vecchio Trenino" che interessa gli oltre dodici chilometri che vanno da località Campiello sino ad Asiago. Ma torniamo alla nostra escursione. Il percorso è un itinerario composto da 4444 gradini in pietra che unisce Valstagna, frazione del comune di Valbrenta, alla frazione di Sasso, nell’altopiano dei Sette Comuni. Questa è considerata tra le scalinate più lunghe al mondo e la sua pendenza che a tratti si avvicina al 40% si fa davvero sentire. Noi abbiamo percorso la scalinata in salita partendo da Foza (sopra Valstagna) fino a Sasso. La prima parte dell’itinerario è una pianeggiante strada sterrata che "taglia" la Val Venzela costeggiando il letto di un torrente e che, dopo quasi un chilometro, arriva alla base della scalinata. Si segue il sentiero 778 verso Calà del Sasso mentre il percorso di gradini è lungo circa 2,5 chilometri all’ombra del bosco, scalini disomogenei, non tutti della stessa altezza, e alcuni scivolosi a causa del muschio e dell’umidità che richiedono la massima attenzione. Il tracciato prosegue verso la Volta de Majo dove si trova una vasca di approvvigionamento idrico realizzata durante la Prima Guerra Mondiale. 
Andando avanti si incontra la Valle delle Fiorentine punto in cui il sentiero comincia a stringersi sempre più tra le pareti di roccia a cui segue un’altra ripida salita. Si continua sempre salendo fino ad arrivare ad una piccola cappella dedicata a San Antonio Abate (loc. Santantòni). Di tanto incrociamo delle sculture in legno. Dopo alcune curve si arriva al pianoro di Lobba in località Evina a Sasso di Asiago dove ci concediamo una pausa in uno dei gazebo in legno allestiti. Per scendere nuovamente a Valstagna preferiamo fare l'anello seguendo il sentiero 778b che si imbocca da Contrada Mori – Mörar (mt 965) e si snoda nel bosco in discesa. Non ci sono gradini in questo sentiero ma in alcuni tratti bisogna fare attenzione perché è molto ripido e le radici degli alberi possono trasformarsi in un ostacolo imprevedibile. Questo sentiero, lungo circa due chilometri, si ricongiunge più o meno a metà del percorso col sentiero 778 sino a raggiungere il punto di partenza.

Domenica 10 settembre -  L'Aquila di Vaia, opera maestosa creata per dimenticare la tremenda catastrofe che ha abbattuto interi boschi il 29 ottobre 2018 anche sulla piana di Marcesina, è l'ultima opera di Marco Martalar e si trova in località Barricata, nel comune di Grigno (Trento). L'artista ha impiegato 1800 viti, 100 metri di tavole e murali in larice coperti con 1500 pezzi di radici e altro materiale raccolto nel raggio di un chilometro. Raggiungiamo il rifugio omonimo, dove ci fermiamo a pranzo con i piatti tipici accompagnati dall'immancabile polenta, salendo dalla strada per Enego. Dal rifugio si arriva all'Aquila con una breve camminata lungo un comodo sentiero. Marco Martello in arte Martalar trae ispirazione dai boschi e dalla forte natura dell’Altopiano di Asiago dove vive e lavora. Pini, faggi e larici  scendono dal versante fin quasi dentro al suo laboratorio posto a Mezzaselva di Roana, mentre rami e radici riprendono vita nelle sue mani... Meta finale della giornata è il Monte Lisser (mt 1633), una delle ultime montagne collocate nella parte orientale dell'Altopiano dei Sette Comuni, sulla cui sommità tra il 1911 e il 1914, viene edificata una fortezza a protezione del vecchio confine di Stato.

Superato il tratto boschivo si giunge in prossimità dei grandi pascoli che cingono il monte: il percorso, dopo località Làmbara, permette di spaziare visivamente verso sud con vista sulla sottostante frazione di Stoner e sul Monte Grappa. Raggiunti i ruderi delle ex caserme che ospitavano la guarnigione del forte, ad ovest spicca il massiccio delle Melette. Continuando in notevole salita si raggiunge la vetta. Da quassù è possibile ammirare uno dei panorami più belli dell'intero Altopiano con la vista che si apre anche verso nord con la Piana di Marcesina e la catena montuosa Cima Dodici-Ortigara. D’obbligo visitare il Forte Lisser, recentemente restaurato. Denominato da Emilio Lusso il Leone dell'Altopiano, rappresenta una tra le più belle e meglio conservate fortezze delle montagne venete e trentine. La struttura faceva parte dello sbarramento Brenta-Cismon ed aveva il compito di chiudere l'accesso alla Valsugana orientale in caso di attacco nemico. Tuttavia, data la distanza dal fronte, come i dirimpettai Forte Cima Lan e Forte Cima Campo, all'inizio del conflitto fu in parte disarmato. Nel maggio 1916 durante l'offensiva di primavera, fu parzialmente riarmato con delle batterie posizionate all'esterno della fortezza che aprirono il fuoco contro le truppe imperiali (2 giugno 1916). I tiri troppo corti, come scrisse anche Emilio Lussu nel suo libro di memorie “Un anno sull'Altipiano”, colpirono però le linee italiane. La fortezza venne danneggiata pochi giorni dopo, l'8 giugno, quando venne centrata da alcuni colpi da 305 mm. Con la fine dell'offensiva e il ritiro delle truppe austroungariche su posizioni più arretrate il forte si trovò nuovamente distante dal fronte. Il 13 novembre 1917 durante la seconda battaglia delle Melette, scatenatasi in seguito ai fatti relativi allo sfondamento dell'Isonzo (disfatta di Caporetto)

Forte Lisser fu occupato dal III Battaglione dell'81º Reggimento fanteria austroungarico senza trovare alcuna resistenza in quanto gli italiani lo avevano abbandonato poche ore prima. Rimase in mano degli imperiali che lo utilizzarono come deposito munizioni e materiali fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. 

La maestosità delle montagne e l’immensità dei cieli fanno da sfondo e cornice a mura silenti, venendone nel contempo snaturate e violate, dove l’erba e i boschi hanno riconquistato a fatica i loro spazi. Cominciata in nome di grandi emozioni e di grandi ideali, la guerra grande per antonomasia fu la prima guerra totale, l’incubazione dei fantasmi del Ventesimo secolo, che queste cattedrali della guerra di artiglierie sembrano a modo loro incarnare. E questi custodi, oggi muti, del silenzio sembrano evocare per contrasto i micidiali scoppi che diedero inizio al secolo e tornarono più volte a dilaniarlo (Antonio Gibelli)

lunedì 4 settembre 2023

La bella Val Gandino: da Pizzo Formico al Rifugio Parafulmine - domenica 3 settembre

Il Pizzo Formico, cima principale della catena montuosa che sovrasta la media Valle Seriana, in provincia di Bergamo, si eleva a dominio della conca del Farno sopra Gandino dal lato sud e dell'altopiano di Clusone dal lato nord. Molto frequentato in inverno dagli sciatori di fondo, offre pur dai suoi modesti 1636 metri di altezza un panorama eccezionale. Arrivate a Gandino basta seguire le indicazioni per il Monte Farno, risalire il pendio, costeggiare l'abitato di Barzizza e guadagnare quota fino a giungere ad uno degli ampi parcheggi
dopo l’acquisto del "Gratta e Sosta reperibile presso gli esercizi del paese. Zaino in spalla si risale la carrareccia e superato il rifugio Monte Farno, mentre a destra prosegue verso il Parafulmine (sentiero 545) noi manteniamo l
a sinistra (sentiero 542) seguendo anche il Percorso delle Malghe. Infatti lungo il tracciato si trovano cinque aree di sosta, collocate in punti panoramici, con pannelli esplicativi che di volta in volta trattano un argomento legato al mondo rurale. Si parla delle malghe, della vita del malgaro, delle qualità delle erbe dei pascoli di altura da cui derivano le qualità organolettiche del latte prodotto e dei formaggi freschi e stagionati. In moderata salita si segue un tracciato che non presenta grosse difficoltà salvo per un unico punto in prossimità della vetta dove per superare un saltino roccioso bisogna aiutarsi anche con le mani.
Sostiamo per un bel po’ in vetta al Pizzo Formico accanto ai piedi della massiccia croce, ad ammirare e fotografare lo splendido panorama a 360° verso le Prealpi con l'Alben e l'Arera a sud, l'alta Valle Seriana a nord, con la conca-altopiano di Clusone con ampia vista verso i Giganti (Diavolo-Redorta-Coca) e la Regina delle Orobie, la Presolana e, più lontano, l'Adamello mentre mille metri sotto si estendono operose la Val Seriana e la Val Gandino. Dall'imponente croce si scende repentinamente sui pianori posti alla base della Montagnina dove possiamo osservare le profonde doline carsiche caratterizzate da numerose pozze per abbeverare il bestiame. Raggiungiamo la caratteristica campana posta dietro la Capanna Ilaria alla Forcella Larga. Sull'altura opposta svetta il Rifugio Parafulmine, un tempo baita alta della Montagnina oggi riconvertita in rifugio, che raggiungiamo affrontando la "direttissima" che taglia in verticale la conca tra placide vacche al pascolo. Il rifugio Parafulmine si trova a 1536 metri di quota affacciato sul balcone naturale della Val Gandino. 
Il rifugio dispone anche di una camerata con sedici posti letto per chi vuole pernottare. Diversi tavoloni in legno sono già presi d'assalto.
Noi apprezziamo la loro fantastica torta di mele. Raggiunto il sentiero 545 riprendiamo di fatto il Sentiero delle Malghe (Malga della Guazza) lasciandoci alle spalle la conca sino a riguadagnare il punto di partenza.
PARTENZA: Rifugio Monte Farno (mt 1248)
SEGNAVIA: Cai 542-549-545
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 400
ALTITUDINE: mt 1636
LUNGHEZZA: km 12