lunedì 21 agosto 2023

Piccoli passi nella bassa Val d'Ossola piemontese - (19-20 agosto)

Sabato 19 agosto
- Superata Ornavasso, porta d'ingresso della bassa Val d'Ossola, in direzione del Santuario della Madonna del Boden, ci si ferma ad ammirare la cinquecentesca Chiesa di San Nicola dall'insolita costruzione, sorta su una precedente costruzione dedicata a Sant'Abate. L'edificio sacro volge le spalle al paese. L’interno è buio, illuminato dalla sola luce naturale. Incuriosisce anche l’estetica con il marmo a due colori che crea un particolare effetto cromatico.Poco distante dalla chiesa parte una scalinata che conduce alla Chiesa della Madonna della Guardia che prende il nome dal promontorio su cui sorge chiamato così per la presenza di una antica torre di segnalazione risalente al XIV secolo. Questa torre faceva parte di un sistema difensivo di avvistamento composto da diverse torri comunicanti visivamente fra loro.Qui il panorama si apre maestoso sulla Piana del Toce alla quale fanno da sfondo i Corni di Nibbio della Val Grande. Per raggiungere il Santuario andiamo imboccare il sentiero della Via Crucis a sinistra della scalinata, sconnesso e stretto e più in alto anche franato. Al termine della salita ci ritroviamo davanti al Santuario dopo aver spostato una transenna accorgendoci solo in quel momento che una delibera comunale, datata 2020, inibiva il passaggio che esiste una delibera comunale che inibisce il passaggio su questa "salita del pellegrino". Il Santuario di Boden (mt 475) era anticamente un oratorio consacrato, nato da una preesistente cappelletta dove, dice la leggenda, una pastorella vide apparire la Madonna.
L'aspetto attuale è frutto di alcuni rifacimenti, soprattutto settecenteschi, durante i quali furono aggiunti il coro, le cappelle di San Giulio e San Bartolomeo, la sacrestia e un portico. Oggi il santuario si presenta come una chiesa a tre navate divise da quattro archi di cui gli ultimi due si aprono sul presbiterio. 
Dopo una breve pausa all'Antica Trattoria del Boden, con alcune specialità walser che vale la pena scoprire, si prosegue lungo la strada militare con spunti panoramici sulla vallata e sul lago Maggiore. Poco distante dal santuario l'antica Cava di Marmo (visitabile su appuntamento) dalla quale un tempo venivano estratti i marmi utilizzati per la costruzione del Duomo di Milano. Con passo tranquilla raggiungiamo il Forte di Bara, l'opera difensiva della Linea Cadorna. E' lo sbarramento della Stretta di Migiandone, ovvero il luogo più stretto della valle del Toce e principale via di accesso dai laghi ai valichi dell’Ossola. Il Forte di Bara era una postazione fortificata dotata di cannoni a lunga gittata il cui scopo era quello di proteggere il sistema di trincee di Ornavasso e Migiandone. Una lapide, invece, ricorda il combattimento tra gli alpini e i partigiani contro l’esercito tedesco nell'ottobre del 1944 in difesa della Repubblica Partigiana dell’Ossola. Seguendo la mulattiera militare, che scende verso il fondovalle, si alternano le trincee difensive che ospitavano le postazioni per mitragliatrici sino ad arrivare al piazzale della Punta di Migiandone detta "il Muntagnet" con la presenza di due cannoni a ricordo delle strutture difensive. Nella "stretta di Bara", tra la Punta di Migiandone e Candoglia, la valle dell'Ossola raggiunge il suo punto di minima larghezza, i due versanti della valle, infatti, distano soltanto 700 metri. 
La costruzione della Linea ebbe inizio nel 1899 e venne consolidata durante la Prima Guerra Mondiale. Questa imponente opera militare (oltre 72 km di trincee e centinaia di chilometri di strade e camminamenti) rappresentava il sistema difensivo italiano alla frontiera nord verso la Svizzera. La temuta invasione degli Imperi Centrali non avvenne mai e la Linea Cadorna non venne mai utilizzata.
Domenica 20 agosto - Il 27 luglio 1642 un'enorme frana staccatasi dalle pendici del monte Pozzuoli rovinò su tutto il pianoro sottostante investendo anche una parte delle case dei cantoni di Grognasca e delle Case e seppellendo senza alcuna possibilità di fuga i suo abitanti, sorpresi nel sonno. Lo sbarramento della valle chiuse la via al passaggio delle acque del Troncone che a monte della massa franata si allargò in un lago, oggi il lago di Antrona. Situato nelle Alpi settentrionali della Lombardia a 1073 metri si trova nella vallata omonima, una piccola perla di paradiso in mezzo ai monti, dove il sole fa capolino dalle cime. Lo sfruttamento a scopo idroelettrico delle acque della Valle Antrona ha avuto inizio negli Anni Venti, periodo in cui furono costruiti tre grandi impianti, quelli di Pallanzeno, di Rovesca e di Campliccioli (il primo entrato in servizio nel 1926, il secondo tra il 1926 e il 1927 ed il terzo nel1930) per l’utilizzazione delle acque raccolte nei serbatoi dell’Alpe Cavalli, di Campliccioli, di Camposecco e di Cingino. Questi impianti, attualmente di Enel Produzione, sono tuttora in funzione. Il lago presenta un percorso ad anello (completato nel 2013) che lo circonda per tutta la sua estensione, caratterizzato da ponticelli, gallerie e passerelle sospese che consentono anche l’emozionante passaggio dietro la meravigliosa cascata del Rio Sajont.
Si parcheggia nei pressi dell'Albergo Ristorante La Pineta iniziando il percorso in senso orario, passando sopra un ponte e imboccando il sentiero tenendo il lago alla nostra destra. Qui il sentiero è in piano e oltre ai ponticelli superiamo una piccola galleria scavata nella roccia tra boschi di larici e betulle. Il tracciato si mantiene leggero sino a raggiungere la prima cascata che scende tumultuosa. Ci ritroviamo sulla riva opposta raggiungendo delle passerelle che si gettano visivamente sul lago. Si affronta seccamente una scalinata di 193 gradini (circa 90 metri di dislivello) che si alzano fra eventi franosi, per raggiungere un punto particolarmente suggestivo ed inconsueto: stiamo parlando della passerella sospesa che passa attraverso la cascata del Sajont. Il percorso poi prosegue andando a raggiungere una biforcazione che sulla sinistra conduce al suggestivo lago artificiale di Campliccioli. Ma questa è un'altra storia.

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