mercoledì 24 novembre 2021

Torino, la Reggia di Veneria e la Sacra di San Michele - (21-23 novembre)

Tra il Cinquecento e il Settecento Torino e il Piemonte registrano il fiorire di una straordinaria stagione di sviluppo artistico. Sono anni in cui nasce quel circuito di sontuose dimore signorili che oggi fanno parte le Residenze sabaude riconosciute dall'Unesco come Patrimonio mondiale dell'umanità il 7 dicembre 1997, splendidi tesori come la Reggia di Venaria Reale dove inizia il nostro breve tour.
Domenica 21 novembre - La reggia di Venaria Reale è l’imponente palazzo barocco che, con i suoi vasti Giardini, rappresenta uno dei più significativi esempi della magnificenza dell’architettura sei-settecentesca. Le origini della Venaria Reale risalgono alla metà del Seicento, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia decide di edificare una nuova residenza “di piacere e di caccia” per la corte ai piedi delle Valli di Lanzo favorita dalla vicinanza degli estesi boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina, un territorio che si estende per un centinaio di chilometri fino alle montagne alpine. Da quella decisione prese le mosse una complessa ed imponente operazione urbanistica destinata a rimodellare totalmente il sito preesistente, Altessano Superiore, che di fatto scomparve per far posto alla nuova città. I progetti per la sua realizzazione furono commissionati all'architetto di corte Amedeo di Castellamonte che plasmò il borgo, il palazzo con i suoi servizi, i giardini e i boschi di caccia (oggi è il Parco La Mandria) in un unicum di scenografie architettoniche in modo da creare un grandioso complesso monumentale governato da un solo asse di simmetria, ancor oggi ben identificabile nella Via Maestra dell’abitato. Il fulcro di tutto era rappresentato dalla cosiddetta Reggia di Diana, edificata fra il 1660 e il 1671, e destinata a vivere due secoli di ininterrotte modifiche, rimaneggiamenti e vicende che di riflesso influirono sulla vita sociale ed economica della città. Già nel 1693 le truppe francesi del maresciallo Catinat saccheggiarono il complesso e toccò all'architetto Michelangelo Garove idearne un rifacimento a partire dal 1699, anche per rispondere alle rinnovate esigenze del gusto dell’epoca. Del resto, con l’avvento del futuro primo re sabaudo Vittorio Amedeo II, la dinastia perseguì ambizioni regali che dovevano celebrarsi nella grandiosità delle proprie residenze e fu così che Garove ideò un’immagine più imponente per il palazzo della Venaria: grandi padiglioni uniti da gallerie e tetti mansardati. I lavori di ingrandimento furono poi ripresi nel 1716 da Filippo Juvarra. La reggia vide avvicendarsi guerre e saccheggi e durante la dominazione napoleonica i giardini vennero distrutti per farne una piazza d'armi. Inevitabile il declino. Nel 1978 la Reggia viene ceduta alla Soprintendenza ma è solo grazie ad una  vibrante esortazione del grande storico dell'arte Federico Zeri che nella trasmissione Arte negata su Rai Uno (luglio 1996) mostrò al grande pubblico lo stato di intollerabile degrado in cui versava il sito. Nel gennaio ’97 l’annuncio del restauro in A come arte su Rai Due. Dal bellissimo palazzo sabaudo torniamo verso il nostro b&b, un ex convento di Avigliana, mentre in lontananza la Sacra risplende nel blu della notte.
Lunedì 22 novembre - All'imbocco della val di Susa, avvolta dalla nebbia novembrina e arroccata sulla vetta del monte Pirchiriano a 962 metri, magnificente appare la Sacra di San Michele. Dal 569 d.C. i Longobardi occuparono le Alpi Cozie ed è in questo periodo che furono erette le famose “Chiuse dei Longobardi”. Questi innalzarono muraglie e torri attraverso la valle e lì si ammassarono per resistere all'entrata in Italia di Carlo Magno, Re dei Franchi. A metà dell'Undicesimo secolo l'abbazia venne affidata ai Benedettini. In questo periodo venne costruito l'edificio della foresteria, staccato dal monastero, in grado di accogliere i numerosi pellegrini che, percorrendo la via Francigena passante per il Moncenisio, vi salivano per trovare ristoro fisico e spirituale. La Valle di Susa, e anche la Sacra, subirono il passaggio devastante delle truppe francesi del generale Nicolas Catinat nel 1690 in seguito alla sconfitta dell’esercito piemontese di Vittorio Amedeo II di Savoia nella battaglia di Staffarda nel cuneese. Poi la Sacra di San Michele rimane quasi abbandonata per oltre due secoli fin quando nel 1836 Re Carlo Alberto di Savoia offre il sito ad Antonio Rosmini, giovane fondatore dell’Istituto della Carità, che la accetta trovandola conforme allo spirito della sua congregazione. Sul lato settentrionale, isolata dal resto del complesso, svetta la torre della "Bell'Alda". La leggenda narra di giovane fanciulla inseguita da una marmaglia di soldati che piuttosto che cadere nelle loro mani preferì la morte gettandosi dalla torre. Durante la caduta nel vuoto fu salvata da due angeli che la posarono delicatamente a terra sana e salva. Questo fatto inorgoglì la bella fanciulla, la quale raccontava a tutti il fatto miracoloso senza esser creduta. Così la giovane un giorno si arrampicò nuovamente sulla torre del monastero e senza pensarci un attimo si gettò di sotto, ma questa volta nessun angelo accorse a salvarla e la bell'Alda morì a causa della sua superbia. La leggenda racconta che tutto ciò che rimase di lei fu un misero pezzetto di orecchio: ’L toc pi gross rimast a l’era l’ouria (il pezzo più grosso rimasto era l’orecchio). Nel 1980 lo scrittore Umberto Eco si ispirò a questa abbazia per ambientare il suo più celebre romanzo Il nome della rosa. Inizialmente, fu anche proposto di girarvi le scene dell'omonimo film di Jean-Jacques Annaud del 1985, scelta poi scartata dai produttori cinematografici a causa degli elevati costi da sostenere. Lasciamo la Sacra mentre inizia a piovigginare che impone un cambio di programma per cui si procede per Torino e il suo Museo del Cinema. Fortemente voluto negli anni Quaranta da Maria Adriana Prolo, studiosa di storia e di cinema, col sostegno artistico di alcuni pionieri del cinema, tra cui il regista Giovanni Pastrone, che nel lontano 1914 diresse Cabiria il più grande kolossal del cinema muto italiano, è ospitato dal 1995 nella Mole Antonelliana, monumento simbolo di Torino. Il Museo si sviluppa a spirale verso l’alto, su più livelli espositivi, dando vita a una presentazione spettacolare delle sue straordinarie collezioni, dal teatro d'ombre e le prime affascinanti lanterne magiche ai più spettacolari effetti speciali dei nostri giorni, in una cornice di scenografie, proiezioni e giochi di luce che coinvolge attivamente il visitatore. Cuore spettacolare del Museo è l'Aula del Tempio da cui si raggiunge la rampa elicoidale che, come una pellicola cinematografica, si srotola a salire verso la cupola.
Martedì 23 novembre - Cielo grigio e pioggia battente non fanno presagire nulla di buono quindi ennesimo cambio di programma. Si ritorna a Torino e al suo Museo dell'Automobile. Giuseppe Acutis, presidente dell'Associazione dei Costruttori di Autoveicoli, incarica Carlo Biscaretti di Ruffia di organizzare una mostra retrospettiva al 26º Salone dell'Automobile di Milano del 1933. Sostenuto dal padre e da Cesare Goria Gatti, presenta il suo progetto a Mussolini, giunto nel capoluogo piemontese per l'inaugurazione dell'autostrada Torino-Milano, che ne rimase entusiasta ma fra un tira e molla il museo apre al pubblico solo nel 1939. Negli anni Sessanta la nuova sede viene costruita sulla sponda sinistra del Po a poca distanza dal Lingotto. Tra i più importanti musei a tema d'Europa documenta l'evoluzione dell'automobile dai primordi agli anni ottanta con l'esposizione di oltre 150 vetture originali, a cui vanno aggiunti modelli, stampe, manifesti e disegni d'epoca. Il Museo si snoda lungo le trenta sale integrate da ambientazioni e installazioni interattive, presenta molti pezzi unici o rarissimi e una sezione dedicata alle auto da corsa. Usciamo entusiaste dal museo mentre fa capolino uno sprazzo di sole e Torino si presenta con geometrie insolite. Belle le arcate che permettono di passeggiare "al coperto", belle le piazze e buonissima la fantasia culinaria della città. Ultima tappa la Basilica di Superga che sorge sull'omonimo colle di Torino a 672 metri. Il progetto è dell'architetto abate Filippo Juvarra, che ne ha fatto un capolavoro. La storia della sua costruzione risale al 2 settembre 1706, quando il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, e il principe di Carignano, Eugenio di Savoia, salirono sul colle per osservare Torino assediata dalle truppe di Luigi XIV. Vittorio Amedeo fece un voto, in caso di vittoria avrebbe edificato un monumento alla Madonna. E così avvenne. Il 7 settembre le armate si scontrarono nei pressi del castello di Lucento e alla fine la vittoria arrise ai sabaudi. Ma Superga è legata anche alla tragedia del grande Torino. Di ritorno da un amichevole a Lisbona con il Benfica di Ferreira il 4 maggio 1949, il trimotore FIAT G. 212 delle Avio Linee Italiane trovò una fitta nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti. Alle ore 17:05, fuori rotta per l'assenza di visibilità ma soprattutto per il malfunzionamento dell'altimetro, l'aeroplano si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga. L'impatto causò la morte istantanea di tutte le trentuno persone di bordo, fra calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio. La tragedia ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale, come il film Ora e per sempre ha ben documentato. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l'ultimo saluto alla squadra.

Nessun commento:

Posta un commento