lunedì 17 agosto 2020

10 anni del gruppo Allegre Marmotte - sabato 15 e domenica 16 agosto

Sono trascorsi dieci anni da quando quasi per scherzo abbiamo creato il gruppo Allegre Marmotte e col tempo l'organizzazione di escursioni, viaggi ed eventi si è trasformato in un intreccio che presuppone un gioco di relazioni avvincenti e dinamiche. Chi viaggia scruta le immagini nel profondo, le percepisce nella loro costruzione, ne coglie le sfumature e le implicazioni, acquista il gusto esatto del particolare e del dettaglio. Adesso è giunta l'ora di mettere ordine nel fiume degli avvenimenti che contraddistinguono questo gruppo in modo da ampliare meglio il nostro universo, immaginando altri modi di concepirlo e di organizzarlo, strumento di relazione che coinvolge una varietà di persone creando una fitta rete di legami e riempendolo ognuna della propria esperienza. Dieci anni. L'appuntamento dei dieci anni era previsto per il primo maggio ma un virus invisibile ha solo rimandato l'appuntamento con i nostri luoghi del cuore ritrovandoci finalmente da dove siamo partite. Sabato 15 agosto - Si parte con la bella escursione a Malga Kraun, che si getta visivamente sulla sottostante Piana Rotaliana la cui storia millenaria si riconosce seminascosta tra la vegetazione o incastonata tra le rocce, dal periodo feudale con i suoi castelli sottoposti alla giurisdizione germanica (Castello di Königsberg), alle paure medievali con roccaforti protette da insenature rocciose (Castello di San Gottardo) oppure ancora, alla crescita culturale sotto il Principato Vescovile di Trento di cui è testimone Castel Firmian. 
Dalla piazza della chiesa di Mezzocorona, paese noto per la produzione del Teroldego DOC vera e propria eccellenza enologica trentina, raggiungiamo la funivia di Monte MezzocoronaL'impianto di questa funivia è stato inaugurato nel 1965 ma In realtà esisteva una teleferica già dall'epoca dell'Impero austro-ungarico. Questo impianto detiene il primato europeo per il dislivello maggiormente ripido superato, 622 metri in cinque minuti di corsa, con un'unica campata. Scendiamo a Monte (mt 892) e superato l'albergo Tre Cime, brulicante di persone, ci ritroviamo sulla strada forestale che conduce a Malga Kraun (Sat 500), costeggiando la profonda Val del Piaget per poi alzarsi  fino al pianoro boscoso della Plon (mt 1000). Il percorso in diversi tratti lascia la forestale per seguire il sentiero 507 che s'inoltra nel bosco, supera tre piccole gole e dopo qualche altro rado boschivo prosegue in salita fino ai prati della malga. Poco prima di arrivare all'ampio pascolo, una deviazione porta al sentiero "Magia del bosco" che visiteremo al ritorno. Oltre la piega si scorge la malga in posizione panoramica dove ci attendono le specialità tradizionali della cucina trentina: polenta e formaggio fuso piatto fantastico! Al ritorno allunghiamo sul percorso "Magie del bosco" dove si trovano in successione una serie di belle sculture lignee, per poi giungere ai resti monumentali dell'abete bianco "a candelabro" e successivamente percorrere a ritroso il tragitto dell'andata (lunghezza km 10,3 dislivello mt 345). Domenica 16 agosto - Un cielo bigio apre la domenica dei "dieci anni delle marmotte". Essendo la mattinata a scelta libera, c'è chi sale al Palon (mt 2098) con i suoi 450 metri di dislivello dal passo del Bondone e chi, più tranquillamente, oltrepassata la piana delle Viote, si ritempra sulle rive del piccolo lago di Lagolo a due passi dal castello di Madruzzo. E in conclusione, il pranzo del decennale del gruppo - sempre rispettando le norme anti-covid - con le fantastiche proposte della cucina dell'Albergo Vason, oggi davvero in stato di grazia.

lunedì 10 agosto 2020

Splendidi i Sassi di Roccamalatina (MO) - sabato 8 e domenica 9 agosto

Una regione, l'Emilia Romagna, che ha fatto delle cose buone e belle della vita la sua anima più sincera, un viaggio tra paesini antichi e nelle città dal grande passato, una terra sanguigna dove le montagne si distendono su una ricca pianura e che offre sapori autentici e vini superbi. Come la sua gente. Sabato 8 agosto: Con presupposti emozionali arriviamo in una afosa Sassuolo puntando sul seicentesco Palazzo Ducale. Nel 1634 Francesco d'Este trasforma un antico e massiccio castello in residenza della corte ducale. Il palazzo rappresenta un gioiello della cultura barocca per la sua architettura impreziosita da fontane e giardini, per le splendide decorazioni e per il felice inserimento nell'ampia vallata della Secchia. Nell'assolato cortile interno domina in una grande nicchia la fontana del Nettuno e la cappella palatina dedicata a san Francesco. Gli ambienti affidati al francese Jean Boulanger, pittore ufficiale di corte e ad Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli, tra i maggiori quadraturisti bolognesi, interpretano lo spirito ambizioso di Francesco I. Saliamo lo scalone che porta al primo piano e nella grandiosa successione di forme e colori delle figure del Boulanger, le ampie vetrate che si affacciano verso la piazza e il grande gioco degli specchi, si entra nelle stanze del duca.
Nelle pareti e sui soffitti si intrecciano temi allegorici, eroi mitologici e cavallereschi ed episodi della storia estense atte ad esaltare il "buon governo" della casata. Dal palazzo raggiungiamo la magnifica Pescheria e in prosieguo il parco ducale che anticamente si estendeva sino alle colline. Dalla magnificenza architettonica estense alla bontà gastronomica del rinnovato Caffè Broletto, nell'adiacente piazza Garibaldi, una delle più antiche osterie della città datata 1860. Tra i tavolini si consuma la pregevolezza degli affettati e del gnocco fritto, il rito dei tortelli e del tradizionale borlengo. Nuovamente in viaggio. Nella parte più alta di Fiorano Modenese sorge il Santuario della Beata Vergine del Castello la cui costruzione iniziata nel 1634, fu fortemente voluta dagli abitanti del piccolo centro emiliano come voto per essere stati risparmiati dalla pestilenza. Raggiungiamo Vignola nel tardo pomeriggio per la visita guidata alla splendida Rocca che domina la valle del Panaro. Non è certa la sua origine che si presume successiva all'età carolingia in difesa dalle orde degli Ungari. Un documento risalente all'anno 936 attesta che la città di Vignola era sottoposta all'autorità del Vescovo di Modena mantenendo comunque sino al quindicesimo secolo funzione esclusivamente militare.
Nel 1401 il nobile ferrarese Uguccione dei Contrari riceve il feudo da Niccolò III d'Este e la Rocca si trasforma in una sontuosa residenza nobiliare. Nel corso dell'Ottocento qui trovano sede le istituzioni politiche e sociali della città. Ora dopo un lungo e scrupoloso restauro, sia architettonico che pittorico, la Rocca è tornata al suo antico splendore. Da un'attenta ricerca storica si è data ampia rilevanza agli affreschi che decorano le sale del piano terra (sala dei Leoni e dei Leopardi, sala delle Colombe e sala degli Anelli) e di alcune del primo piano (sala delle Dame, sala degli Stemmi e sala dei Tronchi d'Albero) riportando il forte legame dei Contrari con la casata estense. Si sale ai panoramici camminamenti che collegano le tre torri, di Nonantola, delle Donne e del Pennello e attraverso le parole della nostra guida ci si sente anche noi un pò castellane. Il pomeriggio si chiude mentre raggiungiamo l'Hotel Belvedere a Guiglia, soprannominata "balcone dell'Emilia" merito della posizione in cima ad una altura che permette, da quasi tutto il paese, di vedere la maggior parte della provincia di Modena, e con i suoi 490 metri di altezza si sente il fresco della collina. Domenica 9 agosto: Il Parco dei sassi di Roccamalatina protegge l'ampio territorio adagiato sulle colline del medio Appennino Modenese prospiciente il fiume Panaro nei comuni di Guiglia, Zocca e Marano sul Panaro.
Un territorio costituito da antichi castagneti, boschi e coltivi nel cui centro svettano imponenti le guglie arenacee dei sassi. Un'ampia biodiversità di habitat concentrata in poco spazio, dai castagneti degli ambiti montani agli incolti argillosi di bassa collina, dai boschi ripariali  dei greti fluviali ai fenomeni di carsismo delle grotte e degli inghiottitoi, fino agli estesi coltivi collinari. L'itinerario in un contesto ambientale di per sé unico si affaccenda con la curiosità del viandante. Dal parcheggio appena fuori l'abitato di Pieve di Trebbio (mt 460) si recupera il percorso che sale seccamente ai Sassi. L'elevata pendenza, la scarsità di suolo e le ampie escursioni termiche limitano la vegetazione ad una copertura rada e discontinua permettendo lungo il cammino la visione dei sassi e la disposizione degli strati rocciosi nello spazio (si ergono in assetto quasi verticale) e la loro maggiore resistenza all'erosione, rispetto alle rocce circostanti prevalentemente argillose, hanno determinato la particolare morfologia a pinnacolo che li ha resi meritevoli di tutela e conservazione. Semplicemente eccezionali. E poi l'ascesa alla croce regala panorami mozzafiato. Si continua. Il tracciato supera, tra due file di tavolini, il White Dog Brewery, famoso da queste parti per le ottime birre artigianali, e scendendo tra boschi e ponticelli raggiungiamo Mulino della Riva a quota 382 metri, un pianoro verdeggiante.
Da qui ci inerpichiamo a sinistra per un sentiero che esce sull'asfalto in prossimità di Castellino delle Formiche (mt 500). E' un borgo minuscolo stretto intorno alla torre medievale dell'antico castello oggi trasformata in campanile, muri del Duecento e la chiesa quattrocentesca dedicata a Santo Stefano. La sosta panino la facciamo in compagnia...di una gatta. Fuori dall'abitato, boschi e campi declinano verso il fondovalle del fiume Panaro mentre si va a raggiungere la trattoria Sant'Apollonia (mt 445), piena di gente e successivamente si prende una mulattiera in località Casa Zuppa mantenendo i Sassi elevati nel cielo azzurro alla nostra destra. Ritorna l'asfalto di via Castellino, il caldo sembra quasi volerti ingoiare e le gambe diventano più pesanti. Ecco la sorgente d'acqua sulfurea e il Mulino delle Vellecchie (mt 297), attivo già nel corso del '500 oggi trasformato in un agriturismo che conserva tuttora le macine intatte. Un ultimo sforzo in salita e si raggiunge il parcheggio di partenza dopo quasi dieci chilometri di splendidi paesaggi emiliani.

martedì 4 agosto 2020

L'Altopiano dei Sette Comuni - domenica 2 agosto

L'Altopiano di Asiago, o dei Sette Comuni, a cavallo tra la parte settentrionale della provincia di Vicenza e quella sudorientale di Trento è un territorio vastissimo e fortunatamente poco antropizzato. Anticamente Gran parte del territorio era anticamente suddiviso in sette circoscrizioni la cui lingua impropriamente chiamata cimbra indicava la parlata dei Sette Comuni vicentini (Siben Komoine), dei Tredici Comuni lessini e di Luserna (TN). Collegata all'antico alto tedesco è una lingua sopravvissuta protetta dall'isolamento territoriale e da una secolare economia di sussistenza, le cui origini sono ancora in discussione, via via collegata ai Goti, ai Longobardi, agli Alemanni e ad altre popolazioni barbariche entrate in Italia dopo la caduta dell'Impero Romano. La professoressa Maria Hornung dell’Università di Vienna ha scritto che “la parlata dei Sette Comuni ha mantenuto il più antico stadio di conservazione delle antiche lingue germaniche e può essere considerata un monumento linguistico di primario valore le cue tracce sussistono nel linguaggio e nella toponomastica della zona". 
Oggi l'altopiano si manifesta nella modellata sinuosità dei prati e nell'azzurro turchino dei suoi cieli, snodandosi nella fitta rete sentieristica dedicata ad una mobilità dolce e con un occhio particolarmente attento alle sue profonde tracce storiche legate ai drammatici scenari della Grande Guerra, ne è testimonianzia il complesso sistema di trincee e postazioni blindate che si susseguono sulla radura sommitale del Monte Zovetto.
A sinistra dell'oratorio di Sant'Antonio di Cesuna parte la carrareccia in direzione del Rifugio Alpino (mt 1268) immerse immediatamente nel Bosco Nero tra tronchi, rami e fogliame filtrate dal sole. La salita non è molto impegnativa, tranne qualche piccolo tratto e al limitare del bosco una biforcazione porta a sinistra al rifugio Alpino mentre a destra prosegue col più turistico Sentiero delle malghe. Preferiamo scendere lungo uno sterrato che lambisce una pozza d'acqua, passando accanto a placide vacche, per poi superare una selletta che porta ad una depressione naturale mentre in alto appare malga Carriola. Il pendio si fa più dolce, mentre si aggira il monte Cucco, poi una lunga disgressione raggiunge Bocchetta Paù a quota 1286 metri, splendido balcone panoramico sull'imbocco della Valdastico, su tutto il Costo di Asiago, il monte Summano e sul Cengio. Dal capitello ora si prosegue in discesa sull'ampia forestale per circa cinquecento metri, poi la svolta a destra ti riporta nella selva. Finito di percorrere il tratto in bosco intercettiamo una breve lingua d'asfalto in corrispondenza di un tornante che saliamo andando a trovare la segnaletica che indica malga Zovetto - ottima produttrice di selezionati formaggi - sul monte omonimo e successivamente l'ultimo strappo a raggiungere il Rifugio Kubelek, posto sulla cima del monte Zovetto, dove è presente il cippo in memoria della Brigata Liguria che qui resistette agli attacchi austro-ungarici durante la Strafexpedition nel 1916. Da questo punto di osservazione si gode il panorama eccezionale dell'altopiano con tutte le principali cime dei Sette Comuni. Il rifugio è affollato. I riscontri sensoriali dei salumi, dei formaggi e dell'ottimo Refosco fanno da giusto contorno a questa bella escursione. Prima del ritorno andiamo a percorrere tutta la linea fortificata delle trincee britanniche che stazionavano sullo Zovetto.

PARTENZA: Oratorio Sant'Antonio (mt 1092)
SEGNAVIA: ---
DIFFICOLTA': E
DISLIVELLO: mt 200
ALTITUDINE: mt 1311
LUNGHEZZA: km 13,5